giovedì 19 febbraio 2009

Veltroni lascia....

“Ho sempre avuto un'idea della politica come missione civile, che sia un mezzo e non un fine. Lascio con assoluta serenità e senza sbattere la porta. Spero che la mia scelta possa tutelare il partito dalla sindrome del logoramento che c'è stata nelle settimane passate”.


Sono le ultime parole di Walter Veltroni in una conferenza stampa da segretario del PD. Un incontro convocato per spiegare le ragioni delle sue dimissioni, per confessare di lasciare perché “Non ce l'ho fatta a fare il partito che sognavo io e che sognavano tre milioni di elettori. Ma non chiedete al mio successore risultati subito".
Veltroni esordisce parlando di “rimpianto, per un'idea buona ma partita troppo tardi, perché il Pd doveva nascere già nel 1996", dopo la vittoria elettorale di Prodi. “L'idea dell'Ulivo - spiega Veltroni - era la possibilità di cambiare il Paese, cosa che il governo Prodi, che al suo interno aveva due ministri che sarebbero poi diventati presidenti della Repubblica, aveva iniziato a fare. E se l'esperienza di quel governo fosse andato avanti tutto il corso della storia italiana sarebbe stato diverso”. E oggi che il Partito democratico è nato, aggiunge il leader dimissionario, è la “realizzazione di un sogno perché dal dopoguerra “non c'è mai stato un ciclo veramente riformista”.

Anche perché i primi risultati si sono visti in questi 16 mesi, ricordati dallo stesso Veltroni: “La semplificazione della vita politica e sociale del Paese. Un concetto, questo, che non è figlio della volontà di ridurre le differenze, ma è l'idea di una democrazia che decida, per non contrapporre decisione e democrazia”.

Poi c'è stata l’ innovazione programmatica, per affrontare le nuove sfide della società, dal Lingotto al programma elettorale, alle proposte del governo ombra. E l'innovazione della forma partito: “Speravo se ne potesse realizzare uno nuovo, aperto, con una partecipazione forte dal basso, non come nella destra dove c'è uno solo che decide. Io a tratti il Partito democratico l'ho visto: alle primarie, in campagna elettorale, tra le migliaia di volontari che ci hanno aiutato, nella grande manifestazione del Circo Massimo, dove c’erano solo le bandiere del PD, nessun simbolo del passato”. Fino alle iniziative a difesa della Costituzione e di confronto con le parti sociali sulla crisi economica.

Un partito per cambiare l’Italia.
Il Pd non è nato come un “partito-Vinavil, un contenitore per tenere insieme tutto e il contrario di tutto. È un progetto ambizioso e a lungo termine, finalizzato a far diventare il riformismo maggioranza nel paese, un partito inserito nella società, capace di raccoglierne le istanze e gli umori. Capace di voltare pagina e superare questa Italia da Gattopardo”. Tuttavia “io non ci sono riuscito ed è per questo che lascio e chiedo scusa”.

Nel Tempio di Adriano, a Piazza Di Pietra scatta l’applauso.
“La destra ha vinto – riprende - il successo del Pdl per noi è difficile da capire. Berlusconi ha vinto una battaglia di egemonia nella società, perché ha avuto i mezzi e la possibilità anche di stravolgere i valori della società stessa, costruendo un sistema di disvalori contro i quali bisogna combattere con coraggio, anche quando il vento è più basso, ma sapendo che se la vela è posizionata nella giusta direzione, prima o poi arriverà il vento alle spalle che spingerà in avanti. Io non ce l’ho fatta e chiedo scusa. Sento di non aver corrisposto alla spinta di innovazione che c'era e di non averlo fatto forse per un riflesso interiore che mi ha portato al tentativo di tenerci uniti”.

Del resto, “in questo partito c'è bisogno di più solidarietà, che ci si senta tutti maggiormente squadra, che vi sia una partecipazione comune ad un disegno che è compito di chi è chiamato a dirigere assicurare. Per questo, se non ci sono riuscito, la responsabilità è solo mia. Penso che il passaggio che si farà nei prossimi giorni si dovrà accompagnare a energie nuove, dovremmo fare un partito capace di raccogliere sempre di più la sua esperienza, capace di non chiedere più a nessuno da dove vieni, ma solo "dove vai".

Per il futuro indica l’alt alla sinistra “salottiera, giustizialista e conservatrice. Serve un centrosinistra che creda nella legalità, che abbia coraggio di cambiare, che riscopra il contatto con la società: fuori dalle stanze e dentro la vita reale delle persone”.

“Ma io non sono riuscito a fare tutto ciò ed è per questo che mi faccio da parte. E' una scelta dolorosa ma giusta, anche per mettere al riparo il Pd da ulteriori tensioni e logoramenti. Era chiaro già nei giorni scorsi che si dovesse aprire una pagina nuova. Certo, non chiedete con l'orologio in mano a chi verrà dopo di me di ottenere subito dei risultati perché «un grande progetto richiede anni, come è capitato con Mitterand o Lula”. E anche in Germania o Gran Bretagna il centrosinistra ha perso e nessuno si è dimesso. “Noi invece abbiamo cambiato sei o sette leadership, mentre Berlusconi è sempre lì che vinca o che perda. Quindi - dice il leader del Pd - a chi verrà dopo di me si conceda il tempo di lavorare, quello che io non mi sono conquistato sul campo”.

Verrà il tempo di un’altra Italia. “Il Pd dovrà unire il Paese, mentre la destra lo vuole dividere. Unirlo tra forze sociali, tra nord e sud, tra giovani e anziani. Verrà un tempo in cui questo possa accadere. Io spero di avere dato un contributo. Ora lascio ma con assoluta serenità e senza sbattere la porta. Ma al contrario cercherò di dare una mano a questo progetto. Quando camminerò per la mia città - dice infine Veltroni, che ha rivelato di aver già chiesto che gli venga revocata la scorta - avrò la sensazione di aver passato la mia vita a fare cose per gli altri. Sono più portato ad essere uomo delle istituzioni che uomo di partito, del fare più che dei discorsi e delle interviste”. E lascia con un'esortazione finale: “Non bisogna tornare indietro, non venga mai la tentazione di pensare che c’è uno ieri migliore dell’oggi. Oggi ci sono le condizioni perché questo partito possa finalmente realizzare il sogno di una maggioranza riformista in questo Paese, il sogno di una stagione in cui il riformismo si fa maggioranza”.

sabato 7 febbraio 2009

GIORNI BUI

7 febbraio 2009 PRIMO PIANO - Copertina
Giorni bui
"Il valore della vita si tutela solo nel rispetto dei principi e delle regole della democrazia. Si levi forte la voce di chi ha a cuore lo stato di diritto, il valore della laicità, il rispetto dei sentimenti e dell'amore di una famiglia." Appello dei Parlamenbtari Pd Si mobilita in tutta Italia la società civile sul caso di Eluana Englaro.
Dopo la dura presa di posizione del governo contro il Presidente della Repubblica e le parole umilianti del premier all'indirizzo di Beppino Englaro, anche il Pd vuole fare la sua parte, in una mobilitazione che coinvolge tanto gli organismi nazionale che le sezioni locali. Così ad unirsi alle proteste sono il Pd del Veneto, il Pd di Genova, la rete degli studenti, i parlamentari del Pd, compresi quelli di area cattolica, che imputano al governo inaccettabili forzature verso gli organi costituzionali e la stessa famiglia di Eluana. Il Partito Democratico di Roma ha invitato tutti i cittadini, sabato 7 febbraio, alle 17 ad un sit-in davanti a Palazzo Chigi per "riaffermare il nostro no deciso al tentativo da parte del governo Berlusconi di strumentalizzare la vita di Eluana Englaro".Dai parlamentari del Pd è stato poi lanciato un appello, dal titolo 'Il dovere civile di reagire' firmato da esponenti del Pd ma anche della società civile. "Sentiamo il dovere - si legge nell'appello - di una risposta popolare di fronte alla ferita inferta dal Governo e dal Presidente del Consiglio ai principi della Costituzione repubblicana. Ci rivolgiamo a singole persone e personalità, ad associazioni e ai partiti, e innanzitutto al PD e ai suoi Circoli, perché ci sia una risposta corale di umanità e di rispetto della legalità. Insieme a tanti e tante ci adoperiamo per moltiplicare le occasioni di un dibattito pubblico e di mobilitazione nel Paese. Riteniamo auspicabile che la reazione diffusa di queste ore trovi sbocco nei prossimi giorni in un appuntamento nazionale unitario per la difesa della Costituzione". "Comunque la si pensi, il dramma di Eluana e dei suoi cari - si legge ancora - richiede sensibilità e confronto. La scelta del Consiglio dei ministri e le parole del Premier umiliano per le argomentazioni offensive e per il metodo autoritario. Tanto più perché il valore della vita si tutela solo nel rispetto dei principi e delle regole della democrazia. Si levi forte la voce di chi ha a cuore lo stato di diritto, il valore della laicità, il rispetto dei sentimenti e dell'amore di una famiglia." Queste le firme dei sottoscrittori: Barbara Pollastrini, Ignazio Marino, Mercedes Bresso, Sergio Chiamparino, Miriam Mafai, Fabio Fazio, Albertina Soliani, Sergio Staino, Luigi Manconi, Stefano Draghi, Romana Bianchi, Daria Colombo, Paolo Corsini, Alessandra Kustermann, Roberto Vecchioni, Giuliana Manica, Carlo Porcari, Gianni Cuperlo, Cini Boeri, Angelo Zucchi, Emilia De Biasi, Lucia Codurelli, Walter Tocci, Teresa Bellanova, Franca Chiaromonte, Manuela Ghizzoni, Ferruccio Capelli, Antonio Misiani, Marco Carra, Emanuele Fiano, Eva Cantarella, Cinzia Fontana, Emanuela Marchiafava, Vitantonio Ripoli, Guido Ascari, Ilaria Cristiani, Pierangelo Ferrari, Graziella Pagano, Paola Concia, Lisa Noja, Francesca Marinaro, Lionello Cosentino, Andrea Benedino, Sara Paladini, Rosanna Abbà, Anna Rossomando, Terry Basso.Per il segretario del Pd Walter Veltroni "il governo lavora scientemente per dividere il paese" e avverte: "dividere è esercizio pericoloso, anche tra laici e cattolici. Berlusconi vorrebbe indurre nella società italiana una sorta di arroccamento reciproco". Il leader del PD sottolinea il diverso approccio del suo partito. "La grandezza della nostra azione- sostiene- è dimostrare che all'interno del baluardo delle certezze scritte nella Costituzione, si possono far convivere esperienze politiche e culture religiose diverse, alla ricerca di posizioni comuni". Quindi, "non ci si deve meravigliare che all'interno del partito su queste cose ci possano essere opinione diverse, è naturale", afferma. "Il partito- prosegue- deve esprimere una posizione e sul testamento biologico lo stiamo facendo. Ma quello che dobbiamo evitare è l'assenza del dubbio".Dopo l'attacco al premier, il leader dei democratici torna ad esprimere solidarietà al Capo dello Stato. "Al presidente della Repubblica va non solo l'apprezzamento per il lavoro che fa, ma tutti gli italiani riconoscono a lui e alla sua funzione di garanzia un punto alto del nostro Paese"."Sono giorni bui per il nostro Paese e per le istituzioni. Stanno accadendo cose che -fa notare- con questa forma e virulenza non sono mai accadute e tutto questo mentre è in atto una crisi che richiederebbe un Paese unito. Le parole di Berlusconi -torna a sottolineare Veltroni- accentuano e aggravano il conflitto che si è aperto e creano una situazione inedita".Ma a mobilitarsi è anche la rete. Sul Pd network il caso di Eluana è al centro delle discussioni. In poche ore su Pdnetwork sono arrivati oltre mille post di protesta e sdegno sulla vicenda Eluana Englaro. “Dai commenti emerge un sentimento di fortissima indignazione nei confronti del decreto varato dal governo, che ha prodotto un gravissimo scontro istituzionale, e un forte messaggio di sostegno al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per il suo strenuo impegno nella difesa della Costituzione”, ha dichiarato Francesco Verducci, responsabile comunicazione on line del PD.Oltre ai post sono centinaia i commenti degli utenti della rete, in una grande discussione che va dai temi etici alla forzatura costituzionale compiuto dal premier. Per intervenire vi segnaliamo il link dei post più commentati:http://partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/?t=post&pid=2162971&page=2http://partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/?t=post&pid=2162858.Tante le critiche all'opportunismo berlusconiano, che non si ferma nemmeno davanti alla tragedia della famiglia Englaro per dividere. Poi il confronto tra laici e cattolici, tra chi come Camillo Rota sostiene che la vita va difesa sempre e chi come vax84 ricorda che l'Italia è un paese laico e che in altri paesi esiste già una normativa sull'accanimento terapeutico, il dolore per Eluana, la necessità di una legge sul testamento biologico e la consapevolezza che tante parole sono state spese quando forse un rispettoso silenzio sarebbe stata la scelta più giusta. Come sostiene Mal8too :”Io sono dell'idea che dobbiamo smetterla di parlare di Eluana e lasciarla morire in pace, nel rispetto suo e della Famiglia Englaro. Il povero Beppino dopo anni di lotta ora si vede sbattuto su tutte le prime pagine dei giornali, accusato e attaccato. Alziamo la voce di Beppino invitanto tutti al rispetto della famiglia che sta vivendo questo dramma. Condurremo le battaglie politiche dopo, forse più avanti, quel che è sicuro è che questo non è il momento giusto per farlo! Basta parlare di Eluana, invitiamo i giornali ad accogliere la richiesta di silenzio stampa chiesto dalla famiglia Enlgaro”. Ma questo al governo non importa.

venerdì 6 febbraio 2009

BERSANI: MI CANDIDO ALLA SEGRETERIA DEL PARTITO DEMOCRATICO

Il ministro ombra annuncia che si candiderà alla leadership del Partito democratico:"Sento il disamore dei nostro elettori. Ho fatto una cavolata a non correre alle primarie"
Pd, Bersani prepara la sfida di ottobre"Veltroni è solo il leader dei supporter"
Pierluigi Bersani
CAGLIARI - Se non ora, quando? "La volta scorsa ho fatto una grandissima cavolata a non candidarmi alle primarie". Ci furono pressioni enormi, "sarei andato a chiedere i voti ai segretari delle federazioni mettendoli in imbarazzo perché il partito aveva fatto un'altra scelta. Mi rimaneva la possibilità di mettermi alla testa di una lista di consumatori.". Troppo poco per puntare al vertice. Ma gli errori non si ripetono. Pierluigi Bersani ha un programma, un'idea di Partito democratico (opposta per molti versi a quella di Walter Veltroni), una visione di come si esercita la leadership. Persino l'età non è un problema, a dispetto dei soliti discorsi sul ricambio generazionale. "Sono un giovane di lungo corso, io", dice scherzando dall'alto dei suoi 57 anni. Dunque, ora. Il dado è tratto, Bersani lancia la sua corsa verso la segreteria del Pd. Con i tempi del partito che celebra il congresso a ottobre, certo. Con le variabili della politica: elezioni in Sardegna, amministrative, Europee. "Ma ho deciso di espormi subito perché sento il disamore dei nostri elettori, la mancanza di una prospettiva. Hanno bisogno di un punto di riferimento, altrimenti se ne vanno". Bersani gira l'Italia da settimane, nei centri della crisi. Lavora per "la ditta", ma si guarda anche intorno, cerca di capire cosa chiedono i cittadini al Partito democratico. E a un eventuale nuovo segretario. Ieri era in Sardegna. Per Renato Soru, che potrebbe essere uno sfidante in autunno, e per ascoltare le domande del mondo del lavoro. Davanti ai cancelli della Syndial, fabbrica di cloro dell'Eni, trova ad aspettarlo tutti i 220 operai preoccupati per il loro futuro. Li rassicura, li prende sotto braccio, li coccola col suo accento emiliano, spiega anche qual è secondo lui la missione principale di un partito di sinistra. "Da 150 anni la nostra storia, con le sue evoluzioni, si fa carico del punto di vista dei più deboli, dei subordinati. Questo dobbiamo continuare a fare per costruire una società migliore". Poi nella sede regionale del Pd a Cagliari, accompagnato dal "commissario" Achille Passoni e dall'assessore all'Industria Concetta Rau, incontra i rappresentanti dell'Eurallumina, raffineria del Sulcis che il 23 febbraio rischia di chiudere i battenti per un anno. Così hanno deciso i proprietari russi.
Qui Bersani non si limita ad offrire sostegno, garanzie. Chiama l'ambasciatore russo perché nel Paese di Putin affari e politica vanno a braccetto. Telefona al ministro Scajola: "Quando lo aprite questo tavolo?". Il tour prosegue a nord: inaugurazione di un circolo del Pd a Uras, poi l'altra zona calda di Porto Torres. I lavoratori sono la forza del Pd. E potrebbero essere la sua. Sia chiaro, questo fronte non va abbandonato. "Per il 13 febbraio ho aderito alla mobilitazione dei metalmeccanici e del pubblico impiego. E non mi venissero a dire che sono filo-Cgil. Quando si parla con gli imprenditori ci vogliono le truppe. Se hai dietro un consenso e una proposta ragionevole allora gli industriali ti stimano, ti ascoltano. Se lecchi i piedi, non ti stimano e non ti ascoltano". Questa bandiera quindi non la molla. "Ma lo sapevate che Di Pietro aveva aderito allo sciopero nazionale della Cgil? E che il 13 sarà in piazza sia con i metalmeccanici sia con i dipendenti pubblici? Ma vi pare che il Pd si deve far togliere la rappresentanza dei lavoratori da Tonino?". No, così non va. Il partito, com'è oggi, non funziona. Le attenuanti non mancano, "perché lo so anch'io che siamo ancora nella fase costituente". Ma il Pd non riesce a darsi un profilo, una missione. "Perché esistiamo?", è la domanda senza risposta. Il riformismo "non è andar per funghi, come ho visto alla scuola di formazione di Cortona", fiore all'occhiello veltroniano. "Parla Rifkin, poi un altro professorone, un altro ancora e alla fine non si capisce l'obiettivo". Anche la conferenza programmatica di aprile può diventare un'occasione persa. "L'ho detto a Bettini. Coinvolgiamo subito la periferia, organizziamo assemblee sul territorio, facciamoci mandare dei documenti su 4-5 grandi temi: la crisi, l'Europa visto che si vota dopo poco, un Welfare universalistico, il Nord e il Sud. Mi ha ascoltato con grande attenzione, poi si è deciso il contrario. Si chiamano a raccolta 3000 persone il giorno prima, le si divide in una decina di gruppi, poi all'assemblea parlano i portavoce dei gruppi, due ospiti stranieri, magari Bono o chissà chi altro, si chiude con un discorso di Veltroni. Ma così Walter si riduce a fare il leader dei supporter e questo non può bastare a un grande partito". Invece è necessario motivare gli iscritti, farli partecipare. "Sennò tanto vale mettere nei circoli quei manifesti che si appendevano dal barbiere: vietato parlare di politica". La sua candidatura è emersa da una riunione di Red, l'associazione dalemiana. Come dire che nasce nell'ambito dell'eterno dualismo tra Massimo e Walter. "Lo so, è una dinamica che ha stancato anche me. Però a Veltroni è piaciuto il cappello di D'Alema alle primarie.". Con il segretario in questi giorni ha il dente avvelenato. "Se hai un'opinione diversa vuoi distruggere il partito. Se ti acconci, come è avvenuto per la legge delle Europee, sei uno sconfitto. Adesso basta. Quando io e mia moglie litigavamo di brutto non andavo di là dalle bambine a dire che il papà voleva strangolare la mamma. Le consolavo: "Non succede niente, stiamo solo discutendo"". Bersani non scrive romanzi, non ha la barca, non cucina risotti. E' un antipersonaggio, per molti più un tecnico che un politico, molto competente sì, ma oltre questo? "Forse è pure vero, sembro un tecnico, ma ho anche approfittato di questa fama per rimanere fuori da certi meccanismi". Del suo privato si conosce soprattutto la passione per Vasco Rossi. "E chi dice che è un maschilista non capisce niente. Le donne sanno benissimo che il maschilismo di Vasco è solo un vezzo, un gioco. A far girare il mondo, anche in quelle canzoni, sono sempre loro".

VELTRONI: CI SARA' TEMPO AL CONGRESSO PER LE CANDIDATURE, ORA UNITI SU CRISI

6 febbraio 2009 PRIMO PIANO - Flash news
Veltroni: ci sarà tempo congresso, ora uniti su crisi
Perugia, 6 feb. - Ora non e' il momento di pensare alcongresso e alle candidature. Bensi' e' il momento di marciare uniti per fronteggiare la crisi economica e prepararsi al meglio per le prossime tornate elettorali. Cosi', da Perugia, il segretario del Pd Walter Veltroni, interviene sul dibattitoì interno al partito dopo l'annuncio fatto da Pierluigi Bersani di volersi candidare alla guida del Pd al congresso del prossimo autunno."Ci sara' il tempo del congresso e legittimamente cisaranno le candidature. Ma per me ora - scandisce Veltroni - e' il tempo di occuparsi della crisi che vive il paese e di occuparsi a far crescere il Pd per portarlo verso le elezioni, prima quelle in Sardegna, poi le amministrative ed europee. Sono mesi - prosegue Veltroni - in cui il partito dovrebbe essere unito e solidale, questo e' il lavoro che faccio e che continuero' a fare". Del resto, conclude, "quando incontro gli esponenti locali del Pd tutti mi dicono 'vai avanti, meno discussioni interne'. Poi - ribadisce - verra' il tempo del congresso".

LESA DEMOCRAZIA

6 febbraio 2009 PRIMO PIANO - Copertina
Lesa democrazia
Varando il decreto su Eluana il governo ha superato ogni limite. È una sfida lanciata al Parlamento, alla magistratura, alla Corte di Cassazione, alla Presidenza della Repubblica, all'opinione pubblica. Un atteggiamento irresponsabile.Eppure vogliono andare avanti.“Credo che il presidente del Consiglio voglia deliberatamente creare un incidente istituzionale – ha dichiarato il segretario del Partito Democratico, Walter Veltroni, parlando a margine di una iniziativa a Deruta, commenta il via libera del Consiglio dei Ministri al decreto sulla vicenda di Eluana Englaro. “Credo che in questa vicenda il merito c’entri poco ma che si tratti di un’intenzione politica. Nonostante il Capo dello Stato abbia più volte fatto sapere di essere contrario all’intervento, il premier ha voluto approvare lo stesso il decreto, facendo poi proclami irresponsabili e molto gravi. Esprimo a Napolitano tutta la mia solidarietà. Per fortuna c’è chi, come il Capo dello Stato, garantisce il rispetto della Costituzione e delle istituzioni, mentre c’è chi vuole farle saltare”. Insomma quello di Berlusconi è “un comportamento totalmente irresponsabile. Non si vedeva una cosa del genere dai tempi del dopoguerra e io ho il dovere di dirlo perché è grave ed è tanto più irresponsabile, visto il momento di crisi che il Paese vive. Invece si vuole creare un conflitto istituzionale, io ritengo per un interesse politico. Ciò deve essere respinto da tutte le forze democratiche e anche da quelle della maggioranza. Oggi è un momento molto grave che non ha precedenti nella storia recente”.“Si ostacola l’attuazione di una sentenza che è passata al vaglio di diversi livelli di competenza - sottolinea il ministro ombra per le pari opportunità Vittoria Franco - si creano conflitti istituzionali, si
sfida il mondo pur di non rispettare la volontà di una persona e di una famiglia”.Eppure vogliono andare avanti . A Udine, dove in mattinata sono stati sospesi i trattamenti, stanno arrivando gli ispettori inviati da Sacconi “perché mancano delle risposte ad alcuni interrogativi che servono a comprendere i confini formali”. Al Quirinale Napolitano rifiuta di firmare il testo (le vicende dei giorni scorsi e i commenti del PdNetwork nell'articolo Contro tutti, approvato decreto per Eluana : “Non supera le obiezioni di incostituzionalità”. Ma la destra fa finta di niente con un Consiglio dei Ministri che vota all’unanimità. Poi Silvio Berlusconi maramaldeggia: “Se il presidente della Repubblica non dovesse firmare il decreto, ha detto Berlusconi, il Parlamento dovrà riunirsi ad horas e approvare in 2-3 giorni la legge che è già in itinerario legislativo. Altrimenti Eluana sarebbe vittima di una legge che non c’è”.Parole profetiche perché “il Presidente ritiene di non poter procedere alla emanazione del decreto” come si legge nella nota diramata dal Quirinale subito dopo l’annuncio del premier.Il capo dello Stato in una lettera, aveva citato una serie di precedenti di decreti legge respinti da suoi predecessori perchè in contrasto con sentenze passate in giudicato.Napolitano ha ricevuto l'appoggio di Gianfranco Fini: “Desta forte preoccupazione - ha dichiarato il presidente della Camera - che il Consiglio dei ministri non abbia accolto l'invito del capo dello Stato, ampiamente motivato sotto il profilo costituzionale e giuridico, ad evitare un contrasto formale in materia di decretazione d'urgenza”. "Oggi è un giorno triste per la democrazia italiana - dichiara il portavoce del PD, Andrea Orlando - il governo ha scelto di utilizzare con cinismo una vicenda tanto doloroso per provocare un gravissimo scontro istituzionale ignorando le indicazioni che venivano dal capo dello Stato. Ci sentiamo vicini al presidente della Repubblica, a cui esprimiamo gratitudine per lo sforzo che sta compiendo, per l’equilibrio e la difesa della Costituzione, per l’impegno ad evitare uno scontro che rischi di dividere e lacerare le coscienze degli italiani. Sappiamo che tra i cittadini questo sentimento di solidarietà al presidente e di allarme per le mosse del premier sta crescendo: speriamo che questo possa coinvolgere anche le altre forze politiche e convincere il governo a rinunciare a nuove forzature drammatiche". Mentre a prendere le distanze dal governo si è apprestato anche il professor Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale: “Hanno strumentalizzato le mie parole, disconosco nella maniera più assoluta qualunque mia partecipazione alla stesura del testo di un decreto legge che non ritengo nemmeno di commentare”."Ha ragione il Presidente Napolitano, la Costituzione non è negoziabile e impone il rifiuto della firma per i motivi spiegati nella lettera". Lo afferma il senatore del Pd Stefano Ceccanti in merito alla decisione del Capo dello Stato di non firmare il decreto sul caso di Eluana Englaro. "L'innovazione di inviare una lettera prima della delibera del Consiglio dei Ministri, oltre le tradizionali diplomazie informali, rappresenta una chiara scelta di trasparenza, in modo che siano evidenti le reciproche responsabilità. Quella di chi cerca di prevenire i conflitti e - conclude Ceccanti - quella di chi vuole attizzarli". Nel pomeriggio il senatore politologo aveva già ricordato come la responsabilità del governo è sempre doverosamente vincolata al rispetto della Costituzione su cui vigila il capo dello Stato.E in italia lo sconcerto è unanime, tra sit-in di piazza e proteste sul web.

UNITI PER AFFRONTARE LA CRISI ECONOMICA. LA PROSSIMA SETTIMANA, LE PROPOSTE DEL PD

6 febbraio 2009 PRIMO PIANO - Articolo
"Uniti per affrontare la crisi economica. La prossima settimana le proposte del PD"
Veltroni in Umbria attacca il governo. E spiega: "Al congresso legittime tante candidature" Tornare uniti. Per affrontare la crisi economica, per prepararsi alle elezioni europee e alle amministrative.Walter Veltroni, dall'Umbria, torna a ricordare a tutti i dirigenti democratici che occorre remare tutti dalla stessa parte: “Ci sarà il tempo del congresso e legittimamente ci saranno le candidature. Ma per me ora è il tempo di occuparsi della crisi che vive il paese e di occuparsi a far crescere il Pd per portarlo verso le elezioni, prima quelle in Sardegna, poi le amministrative ed europee. In questo periodo storico il Pd dovrebbe essere unito e solidale”. Poi precisa ai cronisti: “è per questo che io lavoro e che continuerò a lavorare, perché la base e i dirigenti dei territori mo lo chiedono tutti. E a chi gli chiede delle interviste del minsitor ombra dell’Economia risponde: “Ci sarà il tempo del congresso e sarà legittimo che ci siano tante candidature: adesso è il tempo della crisi sociale del Paese, di occuparsi dei lavoratori, dei precari e delle piccole e medie imprese ed il tempo di far crescere il Pd verso le elezioni. Lunedì prossimo si sapranno i risultati delle regionali sarde ed in giugno ci saranno le amministrative. Sono mesi in cui questo partito dovrebbe essere unito, impegnato solidamente per cercare di ottenere i migliori risultati possibili. Continuerò a fare il mio lavoro, come mi dicono i segretari dei circoli del Pd in giro per l'Italia, che chiedono meno discussioni interne: poi verrà il tempo del congresso". Affrontando il tema della crisi economica, Veltroni ha attaccato il premier: "Non è possibile che della gravità della crisi economica in Italia si renda conto l'ambasciatore uscente degli Stati Uniti e non il Governo che ne ignora la portata, ma non si può restare a guardare”, dice il segretario del Pd, riferendosi al discorso di Ronald Spogli che ha detto nel suo discorso di commiato che l'Italia è un paese a rischio di declino. E chiama alla mobilitazione tutte le forze sociali: “è necessario l'apporto di tutti per svegliare" il Governo sulle riforme da affrontare per risolvere la crisi. Sarebbe giusta la mobilitazione di tutte le forze sociali del paese, perchè non si può assistere fermi al fatto che il governo sta ignorando l'entità di questa crisi".Per questo seppure le misure del Consiglio dei Ministri a sostegno del comparto auto vanno bene, ma "sono misure che arrivano in ritardo di mesi e costituiscono solo un pezzetto, perchè quello che manca per fronteggiare la crisi, ed è molto grave il fatto che ancora manchi, è un grande piano anti-crisi, fatto di un disegno generale non di annunci". Il Pd presenterà un suo piano anticrisi martedì prossimo: sarà un piano forte, con riforme importanti tra cui misure a sostegno del reddito, ammortizzatori sociali, piano di infrastrutture, velocizzazione delle pratiche. Per Veltroni il Governo ombra con questo piano si sostituisce in meglio al Governo, che ha sbagliato manovra: "Facciamo quello che dovrebbe fare il governo ma che non fa. Il Paese ha bisogno di un grande disegno riformatore, perchè le riforme si fanno nei momenti di crisi così: solo così se ne esce più forti e competitivi".Sulla scia della norma approvata ieri al Senato nel ddl sicurezza sugli immigrati e la possibilità per i medici di denunciare gli irregolari,
fortemente avversata dal Pd, che la ritiene "razzista" e "disumana", il segretario lancia un aut aut alla Lega: "Non è che alla Camera ci si aspetti un clima di dialogo sul federalismo con quelle forze che presentano un norma che è pura barbarie. Le due cose non stanno insieme". E insiste: "Si deve prima togliere questa norma che imbarbarisce il nostro paese".

giovedì 5 febbraio 2009

UN'IDEA INUMANA

5 febbraio 2009 PRIMO PIANO - Copertina
Un'idea inumana
La Lega vuole i medici spia, e la maggioranza approva. Il PD: "Persecuzione e violazione della Costituzione" Via libera alla persecuzione. Il concetto di integrazione per il governo passa per una legge che impedisce di garantire le cure agli immigrati clandestini. Questo, in sostanza, il vergognoso colpo messo a segno dalla Lega Nord. Il Senato ha, infatti, approvato l'emendamento presentato dal Carroccio che cancella la norma secondo cui il medico non deve denunciare lo straniero irregolare che si rivolge alle strutture sanitarie pubbliche. E vergognosa e razzista è stata definita la norma dal segretario del Pd Walter Veltroni: "Considero questo emendamento una cosa vergognosa. E' un'dea inumana, sostanzialmente razzista. Per me del tutto inaccettabile. L'idea di creare le condizioni per le quali le persone che sono ammalate abbiano paura di farsi curare è un'idea inumana, un'idea che meriterebbe una risposta forte e determinata da parte di tutti coloro che hanno a cuore la vita"."Mi stupisce – interviene la capogruppo del PD, Anna Finocchiaro, subito dopo il voto in aula - che non si colga che qui si è superato il passo tra il rigore della legge e la persecuzione''. Con calma ma non nascondendo una sua forte irritazione, la senatrice PD spende l'ultima manciata di tempo a disposizione del suo gruppo, per accusare la maggioranza di aver votato un articolo che ''attiene all'umano'' andando ''contro i principi che difendono i diritti degli uomini prima ancora dei diritti di cittadinanza''. ''In questo emendamento - sottolinea Finocchiaro - abbiamo discusso di figli, madri, salute e ora grazie a questa norma se un medico potrà denunciare un malato si introduce il germe della paura''. ''Paura - scandisce l'esponente del Pd - che porterà queste persone a non andare più negli ospedali per partorire o per curare i propri figli, e se avranno una malattia anche infettiva la nasconderanno. Questo - afferma Anna Finocchiaro - colleghi della maggioranza non è rigore ma creiamo dei perseguitati che agiranno per paura''. ''Avete introdotto il tema dei cittadini di serie A e di serie B'', aggiunge l’esponente PD rivolgendosi ai banchi della Lega e dice che quanto è avvenuto con il voto sui medici ''che possono essere delatori'' le fa venire in mente il titolo del libro di Primo Levi ''Se questo è un uomo''. La capogruppo del PD non risparmia le sue critiche anche verso il ministro dell'Interno che aveva detto di volere essere ''cattivo'' verso i clandestini. ''Come ha detto il sottosegretario Mantovano, il ministro Maroni - osserva Anna Finocchiaro - non voleva dire cattivo, ma duro, rigido. Ma l'uso del termine cattivo ha dato ragione al timore che ho espresso riguardo all'atteggiamento verso gli immigrati''. ''E allora chiedo - scandisce - sono stati abbastanza cattivi quei ragazzi che hanno dato fuoco a quell'indiano a Nettuno? Maroni ha quella razionalità per usare il termine rigore ma invece ha dato in pasto la parola cattivo che invece indica istinto, bestialità, persecuzione''. ''Noi oggi – conclude - ancora più decisamente diciamo no a questo articolo 39 che attiene all'umano''.Promette battaglia anche Livia Turco, capogruppo del PD in commissione Affari sociali della Camera. “Facciamo – dice - un accorato appello a medici, infermieri, volontari e a tutti i cittadini perché facciano pressioni per eliminare alla Camera la possibilità di denuncia dei clandestini che si rivolgono alle strutture sanitarie pubbliche per essere curati''. ''Si tratta - continua Turco - di una norma insensata e incivile. In questo modo siamo tutti più esposti a malattie trasmissibili. La maggioranza per motivi puramente propagandistici non tiene conto così dell'aumento delle malattie collegate a situazioni di poverta'''.''Da parte nostra - conclude Livia Turco - ci batteremo alla Camera per eliminare questa norma incivile e inefficace, per contrastare la quale e' necessaria anche la mobilitazione di tutta la societa' civile''Anche il resto dell’opposizione ha risposto duramente all’approvazione dell’emendamento leghista. Il capogruppo dell’Udc Giampiero D’Alia ha commentato il ddl che “trasuda intolleranza” ricordano che ormai “siamo alle barbarie”, mentre il presidente dei senatori dell’Italia dei Valori, Felice Belisario, ha rimarcato sullo carattere “razzista” del provvedimento.Durissimo anche il commento di Medici senza Frontiere, che già
nei giorni scorsi aveva protestato rumorosamente contro l’emendamento. «Siamo sconcertati per la scelta del Senato di avere consapevolmente ignorato il grido di allarme lanciato dagli ordini professionali di medici, infermieri e ostetriche e da centinaia di associazioni e rappresentanti della società civile - dice Kostas Moschochoritis, direttore generale di MSF Italia -. Una scelta che sancisce la caduta del principio del segreto professionale per il personale sanitario volto a tutelare il paziente come essere umano, indipendentemente da ogni altra considerazione».Persino Paolo Caratossidis, coordinatore nazionale di Forza Nuova, ha definito l’emendamento leghista ''raccapricciante''. ''La Lega Nord – afferma - non riesce a far valere le proprie già misere proposte sulla sicurezza e quindi promuove un emendamento che oltre ad essere inutile, odora di vendetta. Non è obbligando i medici a tradire il giuramento di Ippocrate che l'immigrazione si potrà contrastare''

mercoledì 4 febbraio 2009

GIUSTIZIA FAI DA TE

4 febbraio 2009 PRIMO PIANO - Copertina
Giustizia fai da te
Gli ultimi due giorni hanno visto il premier tornare in Tv per concedersi a due interviste sulle sue televisioni. Con grande capacità mediatica, Berlusconi ha sciorinato i suoi soliti meriti e quelli del suo governo per poi dare grande risalto alla prossima mossa a sorpresa: la riforma della giustizia. Una riforma per la quale il PD voterà no perché “fortemente contrario al ddl intercettazioni che giudica un provvedimento 'ammazza indagini' ed un vero e proprio attacco alla sicurezza dei cittadini". Non contento di essere “immune” da ogni processo grazie al Lodo Alfano, il capo dell'Esecutivo ha orientato il suo bersaglio sui magistrati, colpevoli, a suo giudizio, di non saper fare il loro mestiere. Berlusconi ha condannato le recenti violenze sulle donne come la diretta conseguenza delle scarcerazioni facili e dell'inoperosità dei giudici. Motivazione eccezionale per provvedere ad un'immediata riforma della Giustizia.Analizzare le parole di Berlusconi non è una questione di stabilire se dice la verità o meno. È una questione di scoprire quali siano i particolari significanti che volutamente omette per nascondere la verità nella sua completezza. I principali obiettivi del premier sono la separazione delle carriere e degli ordini dei giudici, svilire il ruolo del Consiglio Superiore della Magistratura e bloccare lo strumento delle intercettazioni come strumento di indagine. Ed è proprio su sul blocco sostanziale delle intercettazioni che Berlusconi dimentica di ricordare che limitandone l'uso sia nella durata e sia nel merito, si elimina di fatto uno strumento fondamentale per la lotta alla criminalità. In altri termini “tutti questi provvedimenti – ha sottolineato Walter Veltroni – indeboliscono l'autonomia della magistratura senza rendere più efficiente la giustizia”. In effetti sembra un semplice gioco di parole, ma, modificando l'attuale legge sulle intercettazioni nella sua dicitura laddove parla di “gravi indizi di reato” in “gravi indizi di colpevolezza” vengono paralizzate le indagini degli inquirenti. E se a questa condizione si aggiunge il limite massimo di due mesi per l'operatività delle intercettazioni ecco che la frittata è fatta. Per usare le parole del procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro, “si tratta di una scelta priva di logica comune. L'assurdo è evidente”. Poi come se non bastasse, stamani a Studio Aperto, Berlusconi ha rilanciato la restrizione delle intercettazioni contenute nello disegno di legge del suo governo: da “gravi indizi di colpevolezza” a “gravi prove di colpevolezza”. Insomma lo stallo completo.La riforma della giustizia voluta da Berlusconi va contro ogni logica del buon senso e non tiene conto di nessuna delle proposte avanzate dal PD “che partono dalla necessità di far funzionare la macchina giudiziaria e di accrescere le garanzie dei cittadini. Dai processi in tempi più rapidi, alle pene certe, alla tutela della privacy dei cittadini”, come ha ricordato Veltroni in una recente intervista al mensile “Pocket”.Per Lanfranco Tenaglia, ministro della Giustizia del governo ombra, “sulla giustizia continua il gioco degli specchi di Berlusconi. L’accordo nella maggioranza sulle intercettazioni avrà come solo prodotto quello di impedire le indagini per gravissimi reati come le rapine in villa, con buona pace della Lega e dei proclami sulla sicurezza dei cittadini”. “Quanto alla riforma della giustizia, poi – ha continua Tenaglia –, l’unica cosa che realmente interessa il premier è quella di mettere in riga i magistrati con la separazione delle carriere e di controllare il Csm, senza occuparsi della giustizia che serve ai cittadini ossia processi più rapidi, effettività della pena ed equilibrio tra accusa e difesa. I giochi di parole in cui si lancia il presidente del Consiglio non bastano a nascondere la sostanza di ciò che va affermando”. “Con l’avvicinarsi delle elezioni è ritornato ai soliti mantra da campagna elettorale fatti di slogan del tutto distanti dai problemi reali del paese e delle persone. Ha ripreso la sua campagna elettorale permanente, parole tante, effetti positivi per il paese nessuno”. “Separare le carriere – ha concluso Tenaglia - non ridurrà di un solo minuto la durata dei processi.La giustizia ha bisogno di un intervento di riforma complessivo che sia nell’interesse dei cittadini e nel senso di garantire l’effettività dei diritti. Il Pd le sue proposte le ha avanzate e il confronto può avvenire solo per risolvere i problemi e non per regolare i conti con la magistratura o per sottoporla al controllo del potere politico. "O Berlusconi straparla o le sue sono affermazioni schizofreniche che rivelano la più totale mancanza di fiducia nella propria maggioranza e l'assenza di rispetto nei confronti dei lavori parlamentari". Così la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti ha commentato l'intervista a Studio Aperto in cui il premier ha annunciato un'ulteriore modifica alla disciplina sulle intercettazioni che sostituisce i ‘gravi indizi di colpevolezza’ con le ‘gravi prove di colpevolezza ’."La proposta di inserire le 'gravi prove di colpevolezza' per autorizzare l'avvio delle intercettazioni è una norma 'ammazza indagini' – ha sottolineato Ferranti - che uccide definitivamente l'utilizzo di un valido strumento per la ricerca della prova. Invece di ascoltare le autorevoli critiche che si sono levate in questi giorni a difesa delle intercettazioni – ha proseguito – il governo attacca violentemente il sistema investigativo mettendo a repentaglio la sicurezza dei cittadini. Non si comprendono inoltre le ragioni di questa ulteriore inversione di rotta dell'esecutivo che non solo peggiora ulteriormente il testo in discussione alla Camera, ma rivela l'inesistenza dell'accordo di maggioranza tanto annunciato la scorsa settimana”. "Oggi – ha chiarito Ferranti - abbiamo presentato una ventina di subemendamenti per modificare radicalmente l'impianto del testo governo e ridare dignità ad uno strumento fondamentale per le indagini e per la ricerca della prova"."Nel merito i nostri emendamenti prevedono: l'eliminazione del presupposto dei 'gravi indizi di colpevolezza' e la reintroduzione dei 'gravi indizi di reato' per l'autorizzazione delle intercettazioni; il ritorno al giudice competente per le autorizzazioni e l'eliminazione dell'organo collegiale; l' eliminazione del termine complessivo di 60 giorni e la rimozione del limite massimo di proroghe all'intercettazione; il ripristino della disciplina delle intercettazioni ambientali prevista dal codice di procedura penale; una disciplina delle videoriprese rispettosa dei diritti fondamentali; l'eliminazione della necessità della richiesta della persona offesa per poter effettuare intercettazioni nei procedimenti contro ignoti; l'estensione della sfera di operatività delle regole speciali destinate alla criminalità organizzata ai cosiddetti 'reati satelliti' (omicidio, sequestro, estorsione, violenza sessuale, usura, corruzione e concussione) che sono la prima dimostrazione della presenza nel territorio di reti criminali organizzate".

ZAVOLI PRESIDENTE

4 febbraio 2009 PRIMO PIANO - Articolo
Zavoli presidente
Con la nomina del senatore PD, riparte la Commissione di Vigilanza Rai Con 34 voti favorevoli, uno nullo e nessuno contrario, si è finalmente conclusa la telenovela sulla Commissione della Viglianza Rai: Sergio Zavoli è il nuovo presidente. Il senatore del PD è considerato la persona giusta nel posto giusto, capace di ridare lustro ad un'istituzione che dopo la vicenda Villari era paralizzata e senza alcun ruolo. Dopo la seduta che lo ha eletto, molto soddisfatto, Zavoli ha subito dichiarato che “nella prima riunione della Commissione di Vigilanza affronteremo il problema dell'elezione del nuovo Cda della Rai". Questo primo obiettivo "è un modo per dare un segnale al Paese che la politica, dopo essersi presa troppo tempo, con un colpo di reni è riuscita a rimettersi in carreggiata su una questione così delicata"."Non è legittimo né sopportabile che non si ponga fine a una vacanza su una questione così importante" ha continuato. “La Rai è di gran lunga migliore della fama che ha e in tempi difficili è riuscita a mantenere alto il suo prestigio". Quindi Zavoli ha voluto ricordare che "si può discutere dell'abbassamento di qualità di una certa programmazione, ma si tratta di un problema di sobrietà, di carattere etico, da porre a chiunque faccia comunicazione e informazione".Sergio Zavoli, ha immediatamente riunito l'ufficio di presidenza della bicamerale: sul tavolo, l'approvazione del regolamento per l'applicazione della par condicio in vista delle elezioni regionali in Sardegna, in programma il 15 e 16 febbraio. "Daremmo un buon segnale - ha concluso il neo presidente - se la Commissione, non appena costituita, prendesse almeno una piccola decisione".“Sergio Zavoli è uno dei protagonisti della storia della televisione e dell’informazione italiana. Una persona competente al posto giusto: è un’ottima notizia per le istituzioni e per il pluralismo della comunicazione”. Questo è stato il primo commento di Walter Veltroni.“Il voto così ampio che ha accompagnato la sua elezione è la testimonianza della sua autorevolezza e della sua indipendenza. Con Zavoli si chiude una travagliata vicenda che ha conosciuto momenti di autentica crisi dell’istituzione. Ora la Commissione può iniziare il suo difficile lavoro, a tutela della qualità e del pluralismo dell’informazione televisiva in Italia”, ha concluso il segretario del Partito Democratico.Per Antonello Soro, presidente deputati Pd , “l’elezione di Sergio Zavoli chiude una brutta pagina nella vita di questa legislatura e nell’esperienza della Commissione di Vigilanza Rai. Sono certo che l’autorevolezza e la specchiata competenza del presidente Zavoli sapranno riguadagnare la fiducia che le istituzioni di garanzia meritano” ."Salutiamo con orgoglio e felicità l'elezione di Sergio Zavoli a Presidente della Commissione di Vigilanza Rai. La sua elezione è garanzia di competenza e serietà. Autorevolissima figura del giornalismo italiano e profondo conoscitore dell'Azienda Rai saprà guidare la Commissione con quel grande equilibrio che tutti gli riconoscono. La sua elezione rappresenta davvero un'ottima notizia per il Parlamento e per il nostro Paese". Lo ha affermato Anna Finocchiaro, presidente del gruppo PD a Palazzo Madama.“Una personalità di sicura garanzia democratica, un’autorità televisiva indiscussa, un uomo di cultura che in ogni momento si è messo con generosità e passione al servizio delle istituzioni”. Così Piero Fassino ha salutato l’elezione di Sergio Zavoli a Presidente della Commissione di Vigilanza per i servizi radiotelevisivi. “Si deve adesso – ha aggiunto Fassino – finalmente aprire una stagione di innovazione e di riforme del settore televisivo e la presidenza di Sergio Zavoli sarà un punto di riferimento essenziale”.Per Giovanna Melandri, ministro ombra della Comunicazione, “oggi è una buona giornata per il servizio pubblico radiotelevisivo e per le Istituzioni. Con l'elezione del senatore Zavoli a presidente della commissione di Vigilanza non solo si è chiusa una brutta vicenda, ma si è aperta una fase nuova di un lavoro che sarà sicuramente serio e proficuo. Il presidente Zavoli, fin dal su discorso di insediamento, ha mostrato l'eleganza, l'autorevolezza ed il grande senso istituzionale che lo hannocaratterizzato da sempre, prima come giornalista e poi come politico”."L'elezione alla Presidenza della Commissione di vigilanza Rai del senatore Sergio Zavoli è una buona notizia non solo per la Rai ma anche per il Parlamento. Finalmente una notizia che restituisce un po' di prestigio al Parlamento italiano". Lo ha dichiarato il vicepresidente dei senatori del Partito democratico Luigi Zanda. "L'elezione alla Presidenza della Commissione di Vigilanza sulla Rai di Sergio Zavoli sblocca nel migliore dei modi una situazione di stallo. Il suo nome prestigioso e autorevole garantisce che i lavori della Commissione potranno svolgersi in armonia. A lui vanno i miei migliori auguri''. Cosi' il Vice Presidente del Senato Vannino Chiti, commentando l'elezione di Sergio Zavoli. "Oggi è il giorno della svolta. L'elezione pressochè unanime di Sergio Zavoli alla Presidenza della Commissione di Vigilanza Rai significa, anche simbolicamente, che la RAI rientra nel solco della sua grande storia. Si tratta, infatti, del più grande servizio pubblico del mondo insieme alla BBC. Nessun'altro nome di Presidente poteva esprimere di per sé la straordinaria novità. Ora dovremo lavorare assiduamente per dare alla Rai una missione e un futuro, facendone coraggiosamente la protagonista dell'era multimediale". Così il senatore Vincenzo Vita ha commentato l'elezione di Sergio Zavoli

LA CAMERA APPROVA LO SBARRAMENTO DEL 4%

3 febbraio 2009 PRIMO PIANO - Articolo
La Camera approva lo sbarramento al 4%
Veltroni: "Una positiva evoluzione del quadro politico" Via libera dell'Aula della Camera all'introduzione di una soglia di sbarramento al 4% nella legge elettorale per le elezioni europee. L'Assemblea di Montecitorio ha infatti approvato l'emendamento con 487 voti favorevoli. I voti contrari sono stati 29, sei gli astenuti.Tutti gli altri emendamenti sono stati respinti. In serata arriverà il voto finale sulla riforma. Dalle 19 in poi le dichiarazioni di voto saranno trasmesse in diretta televisiva.L'introduzione di uno sbarramento del 4% della legge elettorale per le Europee "è un obiettivo che perseguitavamo da anni". Il segretario del Pd Walter Veltroni lo dice ai giornalisti al termine della riunione del gruppo cha ha dato il via libera all'intesa con il centrodestra sulla riforma della legge elettorale per le Europee. Una riforma, spiega ancora Veltroni, che rappresenta una positiva “evoluzione del quadro politico”, un obiettivo delle forze di centrosinistra che favorirà le aggregazioni, mettendo fine alla frammentazione in Europa. Insomma, "un accordo alla luce del sole tra avversari che restano avversari" aggiunge Dario Franceschini, vicesegretario dei democratici.Accettando l'accordo, secondo Franceschini, il Pd ha "difeso il diritto dei cittadini a scegliere gli eletti" inserendo nella legge elettorale uno "sbarramento che ci mette al passo - ha detto - con gli altri Paesi europei".Franceschini, conversando con i cronisti, ha poi minimizzato sulle ipotesi di conflitto in seno al gruppo democratico: "Abbiamo votato - ha detto - e l'esito è stato di 200 voti a favore dell'accordo, 4 contrari e 2 astenuti". Insomma, per Franceschini oggi è stato fatto un passo importante.Un passo atteso non solo dal PD, ma anche dagli italiani. Secondo il sondaggio Ipsos pubblicato da Repubblica, infatti, il 74% dei cittadini del Bel Paese vede con favore lo sbarramento del 4% e addirittura, per il 39,4% sarebbe meglio alzare la soglia anche oltre la percentuale approvata oggi dalla Camera.

lunedì 2 febbraio 2009

RABBIA E INDIGNAZIONE

2 febbraio 2009 PRIMO PIANO - Copertina
Rabbia e indignazione
Tre ragazzi danno fuoco ad un senza tetto solo per divertirsi un po' Una notte di sballo. Una notte di droga e di alcol. Poi la decisione di cospargere di benzina un barbone di origine indiana e di dargli fuoco. In sintesi, la cronaca di un'ordinaria follia accaduta a Nettuno nella notte tra sabato e domenica. Volevano solo divertirsi hanno dichiarato i tre ragazzi. Non c'è nulla legato al razzismo. E proprio in questa affermazione che sta il significato più agghiacciante della vicenda: è peggio il razzismo o il divertirsi dando fuoco ad una persona? Ma è proprio nel divertimento il lato peggiore del razzismo. Il PD, come la stragrande maggioranza degli italiani, partecipa con rabbia e indignazione Tre ragazzi, due maggiorenni di 29 e 19 anni e uno minorenne di 16, passano la sera alla ricerca dello sballo. Stanno giù di giri e hanno bisogno qualcosa di forte. Di più forte. E quindi quando stanno facendo rifornimento per la loro macchina, decidonoche l'ultimo euro di benzina sia da destinarsi al senzatetto che li aveva “provocati” solo per essere passato davanti ai tre nel piazzale della stazione ferroviaria. Davanti ai carabinieri hanno confessato la voglia di fare un "gesto eclatante per provare una forte emozione" e per questo di aver cercato uno che dormiva in strada, non per forza un romeno o un nero. Uno indifeso.Tornando alla stazione, lo trovano, lo cospargono di benzina e gli danno fuoco. Poi non riuscendo a spegnere le fiamme scappano come se niente fosse accaduto. La vittima, gravemente ustionato alle gambe, alle mani, all'addome e al collo ma fortunatamente fuori pericolo di vita, si chiama Navte Singh, 35 anni sikh, disoccupato e muratore all'occorrenza.Luca, il diciannovenne, dichiarerà alle forze dell'ordine che "il razzismo non c'entra, è stato solo uno scherzo al barbone, una bravata". La tesi è confermata anche dal comandante provinciale dei carabinieri di Roma, Vittorio Tommasone che ha commentato: “al momento quel che sappiamo ci consente di escludere una matrice razziale. Il che non rende meno agghiacciante quel che è accaduto. Anzi. Perché se si vuole capire davvero quale è lo sfondo del tentato omicidio di Nettuno, allora bisognerà cominciare a ragionare su quel che accade ai nostri ragazzi. All'uso smodato che ormai fanno di droghe e alcol. A quelle che ne sono le conseguenze".Il mondo della politica si interroga sui fatti accaduti. Per Walter Veltroni, segretario del Partito Democratico, “quello che è successo a Nettuno è gravissimo e suscita in me, come nella stragrande maggioranza degli italiani, rabbia e indignazione. Esprimiamo solidarietà al giovane indiano selvaggiamente picchiato e bruciato e chiediamo che i responsabili di questo crimine siano assicurati al più presto alla giustizia. Episodi di intolleranza criminale come questo sono il frutto di predicazioni xenofobe, di un clima creato ad arte di odio e di paura”. “Non ci sono davvero parole per esprimere l'orrore di fronte agli episodi di violenza di Nettuno e di Roma di questi giorni”, ha dichiarato Piero Fassino, ministro degli Esteri nel governo ombra.“Ma è tempo soprattutto di chiederci – ha aggiunto Fassino - in quale società viviamo e soprattutto in quale vogliamo vivere, rimettendo al centro dei comportamenti di ognuno la dignità della persona, il rispetto del corpo altrui, la vicinanza con i deboli, la uguaglianza dei diritti e dei doveri, il rifiuto di ognuno forma di sopruso e di violenza, la lotta alla solitudine e alla marginalità”.“Fermiamo l'abisso della violenza prima che sia troppo tardi”. .Fuori dal coro unanime di condanna e con un suo particolare distinguo è stato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno che ha precisato: ''Se qualcuno pensa che i recenti fatti di violenza, che hanno visto come presunti colpevoli delle persone immigrate, possano essere un alibi per ritorsioni xenofobe, si sbaglia di grosso - ha affermato - a nessuno è consentito farsi giustizia con le proprie mani e tanto meno strumentalizzare politicamente il dolore delle donne che sono state violentate nei giorni scorsi.In effetti la tragedia di Nettuno va inserita nel constesto di odio e paura che fa da sfondo alla triste situazione italiana degli ultimi giorni. Senza alcuna strumentalizzazione, se la sicurezza è stata il cavallo di Troia del governo Berlusconi e di molte amministrazioni passate nelle scorse elezioni al centrodestra, ora potrebbe ritorcersi contro gli stessi uomini di propaganda. Non bastano le rassicurazioni del premier o del sindaco di turno che cercano di sviare il pericolo addossando la colpa al branco rumeno o comunque clandendestino e straniero, istigando violenza su violenza. A Nettuno, i ruoli di vittima e di carnefice si invertono: la vittima è un immigrato, il carnefice un ragazzo di buona famiglia.La questione è di carattere sociale e culturale più che economica. Il divertimento si ottiene con un gesto al di fuori di ogni logica e ogni regola. La noia di un qualunque sabato sera avvalla il superamento di ogni limite della trasgressione e della vigliaccheria.E alla crisi dei valori si aggiunge la deriva istituzionale che il governo Berlusconi propone con la sua riforma della Giustizia. Così come per lo stupro di Guidonia, anche il caso di Nettuno sarebbe irrisolto se passasse la legge sulle intercettazioni. A spiegarlo è il procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro in un intervista rilasciata a la Repubblica. "Oggi la polizia – ha risposto Spataro - potrebbe chiedere al pm di mettere sotto controllo il telefono di personaggi noti per il feroce razzismo contro gli immigrati, magari visti nei giorni precedenti mentre si aggiravano alla stazione. Basterebbero "gravi indizi di reato" e l'assoluta indispensabilità dell'ascolto per le indagini, requisiti indiscutibilmente presenti nell'esempio ipotizzato. Con la riforma, invece, occorrerebbero "gravi indizi di colpevolezza", lo stesso grado di prova che ne consentirebbe la cattura. Ma è evidente che sospetti ben precisi non equivalgono a "gravi indizi di colpevolezza". Dunque niente cattura, ma soprattutto niente indagini con intercettazioni".

sabato 31 gennaio 2009

INTERCETTAZIONI: LIMITI SU LIMITI

PRIMO PIANO - Articolo
Intercettazioni: limiti su limiti
Berlusconi, Alfano e la Lega. Tutti assieme per smantellare un fondamentale strumento investigativo
Intercettazioni sì, intercettazioni no. Anzi forse. Con le nuove disposizioni volute dal Pdl e dalla Lega, il ddl sicurezza pone limiti su limiti all'uso delle intercettazioni. Limite temporale pari a due mesi. Limite di merito ossia sono se esistono "gravi indizi di colpevolezza" e non più semplici "indizi di reato", come prevede la normativa ancora vigore oggi. Verranno inoltre esclusi dall'elenco dei reati per cui saranno autorizzate le intercettazioni, l'insider trading, la manipolazione del mercato azionario, e l'aggiotaggio. Trenta giorni di carcere o ammenda dai 3 mila ai 10 mila euro per i giornalisti che pubblicheranno le intercettazioni. Queste sono le principali aggiunte ad una norma che sembra essere nella sostanza confermata. Ad eccezione della pornografia minorile, il contrabbando, i delitti contro la pubblica amministrazione e i reati concernenti sostanze stupefacenti e armi, potranno essere oggetto di intercettazioni solo i reati con pene superiori ai 5 anni. Intercettabili anche i reati di ingiuria, minaccia, usura, abusiva attività finanziaria, molestia o disturbo delle persone con il mezzo del telefono, lo stalkingL'unico ad essere entusiasta della riforma è il Guardasigilli Angelino Alfano felice di avere svolto il compito assegnatogli dal premier con grande celerità dopo lo stallo dei giorni scorsi. Né il PD, né l'Associazione nazionale magistrati sono dello stesso parere.
"La legge sulle intercettazioni non va assolutamente bene". Lo ha ribadito Walter Veltroni che a margine dell'inaugurazione della sede piemontese del PD. "Dire che si possono fare le intercettazioni solose ricorrono le condizioni di gravi indizi e' un errore perché le intercettazioni si fanno per appurare se esistono gravi indizi di colpevolezza, quindi la legge non va proprio bene".
"La nostra proposta é diversa - ha spiegato ancora il leader del PD - è che i magistrati usino le intercettazioni per tutti i reati allo scopo di accertare la verità poi queste intercettazioni non devono finire sui giornali, che è una elementare norma di tutela e di garanzia della privacy e dell'onorabilità dei cittadini".
"Siamo sconcertati, dopo tanta attesa il governo ha presentato un testo peggiore del precedente, che subdolamente reintroduce la possibilità astratta di sottoporre ad intercettazioni chi commette reati tra i 5 e i 10 anni, ma che in realtà limita gravemente il potere investigativo della polizia giudiziaria e della magistratura inquirente. Nel merito, la richiesta di 'gravi indizi di colpevolezza' per attivare le intercettazioni comprime fortemente la possibilità di utilizzarle efficacemente” ha dichiarato la capogruppo del PD nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti. “Un'ipotesi gravissima – ha continuato - che rivela il vero modo in cui Pdl e Lega considerano le intercettazioni: un accessorio delle indagini e non uno strumento essenziale per la ricerca della prova in presenza di gravi indizi di reato Inoltre, il presupposto dei gravi indizi di colpevolezza e' quello che giustifica le misure cautelari. Non si capisce allora perché si dovrebbero avviare le intercettazioni. Diciamoci la verità - sottolinea - il vero scopo di questa legge non è la tutela della riservatezza dei cittadini ma quella di impedire indagini serie per i gravi reati contro la pubblica amministrazione. Altro che accordo di maggioranza, questo è un attacco alla sicurezza di tutti i cittadini e alla trasparenza della gestione della cosa pubblica”. “Inoltre – ha proseguito la Ferranti - mi sembra assurdo e risibile che in caso un autore ignoto di reato sia solo la parte offesa a poter richiedere l'intercettazione e, tra l'altro, solo della propria utenza. Una privatizzazione delle indagini che contrasta con il principio dell'obbligatorietà dell' esercizio dell'azione penale e che lega le mani agli organi di investigazioni. Infatti - si chiede - nel caso di scarico di rifiuti tossici, o in presenza di altri reati ambientali e satelliti in cui la parte offesa è difficilmente identificabile, o magari compressa dalla paura o dalla minaccia, chi chiederà le intercettazioni”?"Questo testo – ha concluso la Ferranti - non evita l'uso strumentale delle intercettazioni ma bloccherà l'efficace contrasto alla criminalità. Il Pd presenterà in commissione radicali proposte di modifica al testo del governo, ma nel caso non fossero accolte,voteremo contro. Non ci presteremo a distruggere il sistema investigativo"."Vedremo e valuteremo, quella delle intercettazioni è una materia molto delicata. Io credo che il punto di partenza saggio sarebbe il testo che è stato approvato dall'aula della Camera due legislature fa". Lo ha dichiarato Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del PD al Senato."Vorrei mettere subito in chiaro che è inutile montare polemiche strumentali sul caso Genchi per giustificare qualunque norma di restrizione sulle intercettazioni telefoniche e sulle intercettazioni ambientali - sottolinea - Il caso Genchi va trattato con la dovuta cautela e con l'approfondimento necessario, e certo ci vuole un serio approfondimento su quello che è avvenuto, ma teniamolo distante dalla riforma delle norme sulle intercettazioni telefoniche. E' un'altra partita, va guardata con grande attenzione, bisogna tenere insieme le libertà dei cittadini e le possibilità di investigazione. Non nego che si sia ricorso tavolta troppo alle intercettazioni telefoniche, evitando così altri strumenti di indagine più faticosi e meno immediati. Però non metterei in correlazione, come mi pare stia facendo il Presidente Berlusconi, le vicende di cronaca legati all'affare Genchi con questa riforma. Capisco che si voglia creare nell'opinione pubblica un senso diffuso che appoggi qualunque restrizione rispetto alle intercettazioni telefoniche, ma esse sono molto spesso essenziali ai fini delle indagini. L'unica buona notizia - ha concluso Anna Finocchiaro - è che sono rientrati i reati contro la Pubblica amministrazione tra quelli per i quali si possono disporre le intercettazioni". “Così hanno vanificato un fondamentale strumento investigativo. Così la magistratura inquirenterischia di chiudere. Di molti reati, a cominciare dalla corruzione, non si scoprirà più il colpevole". Lo ha dichiarato Luca Palamara, presidente dell'Associazione nazionale magistrati e pm a Roma, inun'intervista a “ la Repubblica”."Nessun pm - continua il leader Anm- potrà più chiedere un'intercettazione, se si prevede che debbano essere necessari, per ottenerla, i 'gravi indizi di colpevolezza'. Quando io, come pm, hogià in mano dei 'gravi indizi di colpevolezza' nei confronti di un soggetto significa che non ho più bisogno di mettere un telefono sotto controllo perché sono già in possesso di elementi sufficienti per chiudere l'indagine o, addirittura, se sussistono le esigenze cautelari, per chiedere l'arresto"."Inserire quella formula nel codice produce, al contrario - ha osservato Palamara - un effetto estremamente negativo perchè impedisce di accertare i crimini quando i 'gravi indizi' ancora non ci sono. Faccio un esempio: se nell'inchiesta di Guidonia fossero stati necessari i 'gravi indizi di colpevolezza' per ottenere le intercettazioni contro il gruppo degli stupratori, i colleghi non avrebbero potuto ottenerle perche' gli elementi acquisiti ancora non rientravano nella categoria indicata adesso dal governo".

RIVOLUZIONE VERDE

31 gennaio 2009 PRIMO PIANO - Articolo
Rivoluzione verde
"Dalla green economy, una grande piano di riconversione ambientale per creare 1 milioni di posti di lavoro e fare uscire il Paese dalla crisi". Walter Veltroni, segretario nazionale del Pd "Oggi il Pd è il partito di un ecologismo moderno, che ha dentro di sé il Dna del riformismo. L’ambiente è il cuore del progetto politico del Partito democratico. Per questo proponiamo un piano per 1 milione di posti di lavoro, serio, che avrebbe bisogno di poco dispendio di risorse e assicurerebbe molti benefici". Lo ha annunciato il segretario del Pd, Walter Veltroni, a conclusione del convegno "Un nuovo new deal ecologico", organizzato dagli Ecologisti democratici, presso la sede del Pd di Largo del Nazareno. Ecco la sintesi dell’intervento del segretario nazionale del Pd.La crisi economica cambierà radicalmente il paese e il governo non riesce a dominare e nemmeno ad interpretare la crisi. Eppure da come si uscirà dalla crisi dipenderà la collocazione internazionale del nostro Paese. Non è mai successo che si verificasse una crisi di sistema come questa, in cui le crisi si manifestano tutte insieme. La cassa integrazione sta raggiungendo livelli difficilmente gestibili, 2 milioni di persone vivono senza ammortizzatori sociali. Non possiamo escludere che senza dei provvedimenti immediati si faccia largo nella società un orientamento allo scambio tra la decisione e le procedure democratiche. Uno scambio che magari non si risolve con la dittatura, ma con una democrazia più povera, più asciutta che mette il potere nelle mani di uno solo. Il governo di fronte alla crisi non ha idee, ha perso il controllo, da mesi non produce nulla. C'è una assenza totale, persino fisica, del presidente del Consiglio che fa campagna elettorale in Sardegna come se questa crisi non lo riguardasse. Quella che ha investito l'Occidente e con esso l'Italia è una crisi economica, finanziaria, ma anche sociale. Il Pd deve per questo essere la forza capace di interpretare l’inquietudine che c’è nel Paese e proporre un piano di innovazioni. E’ adesso nella crisi il momento delle riforme, perché altrimenti il rischio è che la crisi duri più a lungo e che, una volta finita, si ripresentino gli stessi problemi, soprattutto in un Paese come il nostro in cui rimangono problemi irrisolti e sacche di arretratezza. Mai in Italia dal dopoguerra a oggi si è conosciuta una grande stagione riformista e il Pd deve spingere ora, non tra 4 anni, per aprire una stagione di riforme, che parta però da due condizioni fondamentali, ovvero la riforma degli ammortizzatori sociali, per non avere un welfare ingiusto, e una rivoluzione ambientale.La Rivoluzione verde è l’unica leva di sviluppo dell’economia occidentale. E’ necessaria per lasciare un mondo migliore alle generazioni future e rispetto alle altre stagioni dello sviluppo, quella dell’auto, dell’edilizia e delle telecomunicazioni, è virtuosa e senza contraddizioni. In Italia rispetto agli altri paesi occidentali c’è bisogno di fare di più, per questo proponiamo un piano decennale in 10 punti:1) Riqualificazione energetica degli edifici. Rendere permanenti le agevolazioni fiscali del 55% per gli interventi di efficienza energetica delle abitazioni e degli edifici privati. Avviare un piano straordinario di riqualificazione per gli edifici pubblici (scuole e ospedali in testa), con l’istituzione di un fondo di rotazione di 100 milioni di euro all’anno, per l’efficienza energetica e la messa in sicurezza. Costruzione di 100 mila nuovi alloggi tra edilizia pubblica e canone agevolato: case a bassissimo consumo energetico.2) Auto. Ecoincentivi per la rottamazione vincolati ad auto a basse emissioni e bassi consumi. Sostegno alla ricerca e all’innovazione dell’industria automobilistica per le auto ecologiche del futuro.3) Trasporto pubblico. Favorire investimenti pubblici per il rinnovo del parco mezzi con acquisto di autobus a metano. Avviare un piano di 1.000 treni per i pendolari, con 300 miliardi di euro all’anno per cinque anni.4) Elettrodomestici. Ecoincentivi per l’acquisto di frigoriferi e congelatori a basso consumo e per prevedere l'ampliamento a lavatrici e lavastoviglie ad alta efficienza energetica delle tipologie di elettrodomestici che possono usufruire delle detrazioni; blocco delle vendite o sovrattassa per tutti gli apparecchi fuori da classe A e da classe A+ per i frigoriferi.5) Fonti rinnovabili. Raddoppiare nei prossimi dieci anni l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili.6) Semplificazione e certezza delle regole. Rendere più semplici le procedure delle autorizzazioni per gli impianti che utilizzino fonti rinnovabili e garantiscano risparmio energetico. Le Regioni completino entro la fine dell’anno i loro piani energetici per il rispetto del “20-20-20”. I Comuni, sempre nell’arco di quest’anno, adeguino i propri regolamenti edilizi e urbanistici, affinché tutte le nuove costruzioni rispettino gli obblighi di legge per la produzione di calore e di energia elettrica.7) Industria delle energie da fonti rinnovabili. Proseguire e rafforzare il progetto “Industria 2015” per costruire un’industria nazionale del settore, per promuovere nuove industrie che producano impianti, tecnologie, pannelli solari, nuovi materiali per l’edilizia, ecc.8) Ricerca. Ripristinare il credito d’imposta per la ricerca e l’innovazione tecnologica.9) Rifiuti. Incentivare il riciclo dei rifiuti e l’industria ad esso collegata: un incremento del 15% in dieci anni rispetto ai livelli attuali rappresenterebbe il 18% dell’obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni di CO2. e significherebbe far scendere i consumi energetici di 5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.10) Infrastrutture. Ripristinare i fondi per le infrastrutture a livello nazionale e usare le opportunità dell’allentamento del patto di stabilità per i Comuni per aprire subito i cantieri per piccole e medie opere di riqualificazione del territorio e delle città, per la manutenzione di scuole, ferrovie e strade.Ripristinare i fondi per la difesa del suolo dimezzati dal governo (dai 510 milioni di euro del 2008 ai 269 milioni del 2009, per arrivare nel 2011 a 93 milioni).Insomma, scegliendo per l’Italia la via della green economy, presentando un grande piano di riconversione ambientale si sostiene e si rilancia l’economia, si rispettano gli impegni presi a livello europeo. Entro tre mesi il governo faccia finalmente conoscere quali sono i piani di azione per il rispetto degli obiettivi “20-20-20”, come hanno fatto Francia, Gran Bretagna e Germania. Attraverso la via della green economy si coinvolgono, fra nuovi lavori e riqualificazione (o almeno “salvataggio”) di quelli esistenti, un milione di posti di lavoro nei prossimi cinque anni. Il Pd è pronto a raccogliere questa sfida e ad essere il principale partito italiano per un ecologismo moderno.

giovedì 29 gennaio 2009

UNA RIFORMA DELUDENTE E INADEGUATA

29 gennaio 2009 GOVERNO OMBRA - Articolo
Una riforma deludente e inadeguata
Riforma della Giustizia: il voto negativo del PD alla relazione del ministro Alfano. Tenaglia e Finocchiaro: "Relazione burocratica". "Deludente, inadeguata. Con un taglio marcatamente burocratico". Così il vicepresidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, definisce la Relazione del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, intervenendo nell'Aula del Senato. "Considerata la drammatica situazione della giustizia – ha dichiarato Zanda - i senatori del Pd vogliono ribadire la loro disponibilità ad affrontare, senza tabù e senza pregiudizi, il tema centrale della riforma della giustizia con l'unico obiettivo di garantire ai cittadini del nostro Paese giudizi giusti e solleciti. Il ministro Alfano ci dica una data, un luogo, un tavolo intorno al quale incontrarci per discutere della giustizia per i cittadini. Ce lo dica e noi saremo lì". "Il Governo – ha continuato Zanda in Aula - non ha un adeguato disegno riformatore sulla giustizia. E in particolare disapprovo il silenzio molto pesante del Guardasigilli di fronte a iniziative del Governo il cui contenuto avrà effetti negativi consistenti sulla situazione della giustizia e della sicurezza del nostro Paese. Il ministro non ha protestato per il taglio di 800 milioni di euro alla 'sua' giustizia. Non ha protestato per i tagli alla sicurezza pubblica e all'ordine pubblico. Non ha protestato quando sono stati tagliati otto miliardi in tre anni alla scuola con una riduzione di circa 130 mila unità tra docenti e altro personale. Tagli gravissimi perché le risposte 'prime' ai problemi della giustizia e della sicurezza debbono essere trovate innanzitutto nella società. Alfano - continua il vicepresidente dei senatori del Pd - non ha protestato nemmeno per la riduzione ai trasferimenti a Regioni e Comuni, né per il mancato rimborso ai Comuni per l'ici. Poi non c'è da lamentarsi per la scarsa manutenzione urbana, per l'insufficiente illuminazione nelle periferie delle nostre città che rende più facile la vita ai teppisti e ai violenti. Il Ministro Alfano non ha protestato quando la sua maggioranza ha abrogato qui al Senato la norma che colpiva l'autoriciclaggio, richiesta sia dalla Commissione antimafia sia dal procuratore Grasso. Non ha mai sollecitato la relazione al Parlamento sulla lotta all'evasione fiscale. Evadere il fisco è un atto criminale". "Il Pd disapprova inoltre che il ministro Alfano abbia omesso ogni riferimento al lodo che porta il suo nome. Il Guardasigilli promuovendo e determinando la legge che ha dato l'immunità al Presidente del Consiglio ha messo in atto due comportamenti politici che un ministro di giustizia di un Paese democratico non dovrebbe avere. Ha immesso nell'ordinamento il privilegio di rendere inapplicabile la legge nei confronti di una specifica persona, e ha indotto la sua maggioranza a votare in materia di giustizia una legge che ha solo ed esclusivamente motivazione politica di parte. Non credo – ha concluso Zanda - che al Ministro faccia piacere che il suo nome resti legato solo al lodo Alfano. Gli auguro quindi, e lo auguro al nostro Paese, che possa adesso dimostrare di saper promuovere una riforma democratica della giustizia. Una riforma della giustizia per i cittadini". "Mi è sembrata una relazione di taglio burocratico, mi pare che ciò che non è emerso è che, come ci ricordano ormai tutte le fonti internazionali, la giustizia è un fattore di competitività del Paese". Ha dichiarato Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd in merito alla relazione del ministro della giustizia Alfano nell'aula del Senato. "Noi siamo in un'aperta crisi economica – ha sottolineato Anna Finocchiaro - Sostenere il nostro sistema produttivo e creare un ambiente che sia favorevole per gli investimenti esteri in Italia dipende anche dalla qualità della nostra giustizia. Questo avrebbe significato secondo me, continuare quel processo virtuoso, cominciato dal primo governo Prodi, che individuava strumenti per abbattere l'arretrato e andare verso una vera riorganizzazione che dia efficienza e celerità al sistema. Questo non è fatto dal governo Berlusconi 2001-2006, che si è occupato del rapporto tra politica e magistratura, con una serie ininterrotta di legge anche ad personam. Anche oggi non si è colto questo dato essenziale e invece dovrebbe essere il punto dal quale la maggioranza parte. Per ciò che riguarda la riforma della giustizia - continua la presidente del gruppo del Pd al Senato - io credo sia meglio lasciar perdere la Costituzione e la possibilità di cambiarla a colpi di maggioranza. Una contrarieta' -spiega ancora - che non e' capriccio ne' presa di posizione corporativistiva a favore della magistratura. C'e', infatti, una ragione piu' profonda: e' in atto una trasformazione di fatto del nostro impianto costituzionale. La decretazione d'urgenza e la riforma costituzionale per regolamenti ne sono gli indicatori. Noi siamo persone serie e responsabili e l'abbiamo dimostrato col federalismo fiscale. Ma torno a ripetere, non è quello della riforma costituzionale la strada per dare alle imprese e ai cittadini italiani una giustizia più celere, più efficiente e più affidabile". ***Di seguito l'intervento in Aula del ministro ombra della Giustizia, Lanfranco TenagliaPresidente, Ministro, onorevoli colleghi,Il Pd ha presentato una risoluzione con la quale non si approva la relazione del Ministro.In questo primo anno di legislatura la politica della giustizia del governo è stata assente completamente nel contrasto a quello che Lei sig Ministro ha chiamato e noi condividiamo essere il vero avversario della giustizia: la lentezza dei processi; lacunosa quando si è timidamente manifestata con riferimento al processo civile perché con la sua proposta non si affrontano i due problemi veri del processo civile: la macedonia di riti processuali che noi alla camera abbiamo proposto di ridurre, e la sua maggioranza ce lo ha impedito, e i tempi certi e definiti di durata del singolo processo, che il PD voleva introdurre mediante l’udienza di programma e il suo governo e la sua maggioranza hanno risposto no;dannosa nell’unico e solo provvedimento approvato il lodo che porta il suo nome che avrebbe meritato da Lei almeno una citazione nella relazione, non se ne vergogni, in fondo, come abbiamo da subito denunciato, ha due soli piccoli difetti: ha reso alcuni cittadini meno eguali degli altri nei confronti della legge, compiendo un grave strappo al dettato costituzionale e ha garantito l’immunità al Presidente del consiglio; e nella totale accondiscendenza alla furia dimezzatrice del ministro dell’Economia che le ha imposto, invece dei necessari stanziamenti, un taglio ai fondi per la giustizia di 800milioni di euro in tre anni e di procedere al blocco delle riqualificazione e delle assunzioni del personale amministrativo Altro che Giustizia quale emergenza nazionale il Suo Governo sta sulla giustizia, come in tema di crisi economica, esercitando la più grossa opera di irresponsabilità nazionale che la vita politica italiana ricordi;omissiva quando non ha impedito la presentazione, da parte del Ministro Tremonti che alla faccia della coerenza aveva minacciato dimissioni per molto meno, della riforma del reato di bancarotta che prevede la sostanziale depenalizzazione per il reato di bancarotta patrimoniale e le cui conseguenze sarebbero gravissime, perché consentirebbe la prescrizione anche per procedimenti in corso, compresi quelli per i crac Parmalat e Cirio, con una grande beffa per i diritti dei consumatori truffati e per la certezza della pena. Nella prospettiva futura la sua Relazione è deludente, inutilmente rivendicativa e generica sulle proposte in grado di avere dignità e forza tali da essere non dico condivise ma almeno condivisibili.Sig. Ministro ha rivendicato per la sua funzione maggiori poteri, senza dirci cosa e come intende concretizzare tale rivendicazione, questo innanzitutto ci preoccupa ma ci impone anche di invitarla, prima di far questo, almeno ad esercitare i poteri che ha già e che dimentica di porre in opera. Le indico tre compiti che potrebbe da subito svolgere con grande beneficio per la Giustizia e per gli interessi dei cittadini: consenta la costituzione definitiva della Scuola della magistratura la cui entrata in funzione viene senza ragioni dalla sua inerzia e da quella del C.S.M. di fatto impedita;realizzi quello che il Governo Prodi nella scorsa legislatura aveva previsto il centro unico nazionale di ascolto per le intercettazioni, questa sarebbe un risparmio vero sui costi delle intercettazioni e non quello derivante da surrettizi budget imposti alle procure che in realtà servirebbero all’altro scopo molto meno commendevole di impedire lo svolgimento delle indagini;la smetta con le proroghe all’entrata in vigore della legge sulla Class action, legge fondamentale per tutelare quelle migliaia di cittadini consumatori che sono stati lesi nei loro diritti che tutti a parole diciamo di voler tutelare, ma che nei fatti aspettano ancora giustizia. E’ una legge che esiste già e non ha bisogno di ulteriori interventi che la stravolgano, state perdendo tempo per l’unica e sola ragione di trovare il sistema per tutelare le grandi imprese, banche e società assicurative per le azioni commesse nel passato e che si voglio coprire con il velo dell’immunità. La giustizia italiana ha una grande necessità di riforme che le consentano di assolvere al meglio la funzione cui è chiamata riuscendo a superare i principali punti di criticità. E’ necessario un intervento normativo globale e coerente per realizzare, per la prima volta, una politica della ragionevole durata del processo, la parità tra accusa e difesa, l’effettività della pena e un maggiore equilibrio tra poteri nel rispetto del quadro costituzionale.Per giungere a simili obiettivi servirebbe un cammino comune. Ciò presuppone come condizione preliminare il dialogo del governo con gli operatori della giustizia magistrati, avvocati e personale amministrativo, da sviluppare nelle sedi appropriate e non sui media o in qualche piazza come è prassi di questo governo e del presidente del Consiglio.In questa cornice l’approccio al problema scelto dal presidente della Camera è corretto sia nel merito che nel metodo; Berlusconi ed i suoi ministri lo ascoltino perché le riforme le si fanno insieme ai diretti interessati e non contro, come ha fatto per ora questo governo. Noi, fin dall’inizio, abbiamo cercato il confronto, convinti che su una materia così delicata questa strada sia nell’interesse del paese e l’unica atta a garantire efficacia e durata dei provvedimenti. Però questa maggioranza ha interpretato il dialogo come una gentile concessione all’opposizione, ponendo minacciosi ultimatum. A questo noi abbiamo risposto e continueremo a rispondere che non faremo da notai a decisioni cui non avremo contribuito con nostre proposte. Nella logica della maggioranza troppo spesso sembra non esistere nessuna possibilità di confronto ma solo l’accettazione supina delle proposte annunciate.A questa logica noi non opponiamo lo stereotipo dell'opposizione riottosa e incapace di proposta, ma dimostreremo che, quando c'è la disponibilità del Governo e della maggioranza, noi ci siamo.Non sappiamo se sulla giustizia ciò potrà avvenire. Ma sappiano che dipende dal Governo e dalla maggioranza, che dal Governo e dalla maggioranza dipende la possibilità di costruire consenso intorno a riforme che servano al Paese.E sulla riforma della Costituzione sul punto dell’assetto della Magistratura occorre essere chiari, ma anche intendersi.Il PD mantiene le sue riserve e la sua contrarietà a riforme di questo genere sia per il metodo che intendete seguire, sia per il merito delle proposte che avanzate che sostanzialmente è riferito alla separazione delle carriere.Intervenire sulla Costituzione solo sul delicato e fondamentale punto dell’equilibrio tra poteri dello stato, senza una riforma complessiva che abbracci l’intero sistema istituzionale (poteri del Governo, assetto del Parlamento, ruolo e funzioni delle istituzioni di garanzia e di controllo), non sarebbe una riforma utile, ma una surrettizia alterazione degli assetti sanciti dalla Costituzione. Una forzatura a cui di fatto e nella prassi istituzionale che si sta imponendo corrisponde una costante sottrazione di poteri e funzioni del parlamento e la progressiva alterazione dei principi che presiedono al funzionamento del governo, così come è stato sancito dal dettato costituzionaleDi fronte a ciò il PD non fa un passo indietro. Nessuna condivisione è possibile se l’obiettivo di questo governo è quello di modificare la costituzione a colpi di maggioranza, facendosi beffa di principi fondamentali e animati dall’intento di “normalizzare” la magistratura e di regolare i conti.Il metodo giusto piuttosto è quello di fare una manutenzione costituzionale senza strappi ai principi di autonomia e indipendenza della magistratura e di soggezione del giudice alla legge. Noi vogliamo rafforzare e rendere più effettivo il principio di responsabilità della magistratura, disciplinare, professionale e istituzionale.. Per questo non ci nascondiamo la necessità di intervenire con riforme che riguardano anche la giustizia come potere e proponiamo di riformare la legge elettorale del C.S.M., di riportare a 30 il numero dei componenti, di istituire la sezione disciplinare autonoma, di regolare i poteri del C.S.M. di dare pareri al ministro e di decidere le cd pratiche a tutela e di rendere effettivo il principio di obbligatorietà dell’azione penale Con legge ordinaria si può fare tanto, fors’anche tutto.Serve una riforma non una controriforma. Il centrosinistra nella scorsa legislatura, dopo 40 anni ha riformato l’ordinamento giudiziario stabilendo valutazioni di professionalità per i magistrati approfondite e frequenti nel tempo (ogni 4 anni), illeciti disciplinari tipici, temporaneità degli incarichi direttivi e netta e rigida distinzione delle funzioni tra giudici e Pm. Ciò è avvenuto anche con il concorso dell’attuale maggioranza. E’ forse il caso di verificare gli effetti di queste riforme prima di mettere nuovamente mano all’ordinamento della magistratura.Riformare la giustizia significa soprattutto migliorare il funzionamento dell’esistente rendere efficiente e garantito il sistema .Le rammento che su questo versante esistono solo le proposte dell’opposizione e del Pd in particolare che ha avanzato un pacchetto di proposte organico, complessivo e omogeneo: revisione circoscrizioni giudiziarie, ufficio processo, processo telematico, manager, riforma del codice penale e del codice di procedura penale mediante interventi sull’udienza preliminare, sul giudizio di cassazione, sull’archiviazione per inoffensività del fatto, sull’individuazione di criteri di priorità nell’esercizio dell’azione penale, riforma del codice di procedura civile mediante riduzione dei riti processuali e durata predeterminata delle cause, intercettazioni. Certamente si potrebbe cominciare in questo modo e con questo metodo per raccogliere l’alto e pressante invito che il Presidente della Repubblica ha rivolto al legislatore di intervenire decisamente sull’abnorme, intollerabile durata dei processi e di prevedere misure di riforma che riguardino anche la migliore individuazione e il più corretto assolvimento dei compiti assegnati al C.S.M. dalla Carta Costituzionale.Temi concreti di confronto ci sono: ci domandiamo per quale motivo il governo si sia concentrato su aspetti che nulla hanno a che vedere con un miglior funzionamento del sistema. Fino ad oggi abbiamo assistito ad una sapiente regia mediatica che ha cercato di coprire le profonde crepe apertesi nella maggioranza sulla questione giustizia, che nella sua attuale formulazione è funzionale al perseguimento degli interessi personali del presidente del Consiglio e certo non quelli degli italiani. Abbiamo assistito ad un susseguirsi infinito di posizioni contrastanti dove alle proposte del guardasigilli non corrispondevano posizioni univoche del presidente del Consiglio e degli stessi componenti di governo e maggioranza. La vicenda delle intercettazioni è paradigmatica delle divisioni interne alla maggioranza.Innanzitutto, vogliamo vedere i reali contenuti dell’accordo perché troppe volte questo governo ha fatto annunci rivelatisi poi inesistenti. Vogliamo capire se esiste realmente e soprattutto su che cosa è stato raggiunto. Sembra che l’annunciato accordo nella maggioranza rappresenti una disfatta del presidente del consiglio che aveva baldanzosamente disceso le valli parlamentari annunciando la volontà di limitare a suo piacimento un importante strumento di indagine ed ora è costretto alla rotta accettando di non modificare la normativa attuale in ordine ai reati sottoponibili ad intercettazioni.Se le intercettazioni sfuggiranno alla mannaia voluta dal presidente del Consiglio allora vorrà dire che ci troviamo di fronte ad una sua personale Waterloo. Se così fosse avevamo ragione noi, è l’accettazione della nostra proposta, è la vittoria della posizione ferma e chiara del Pd: nessuna limitazione allo strumento d’indagine, al controllo di legalità, massima tutela della privacy dei cittadini soprattutto se estranei all’indagine.In caso contrario ci troveremmo di fronte ad un'altra Waterloo, quella sacrosanto diritto dei cittadini di essere difesi dall’illegalitàIn ogni caso, quello che è uscito dalla porta non deve rientrare dalla finestra. Nell’emendamento della maggioranza altri aspetti preoccupano e sono dannosi: limitazione temporale rigida e molto limitata della durata temporale dell’intercettazioni, potere eccessivo in capo al Procuratore della Repubblica che rischia di essere un boomerang paralizzante per l’attività delle Procure soprattutto di maggiori dimensioni, restrizioni al diritto di cronaca con l’estensione eccessiva ed ingiustificata del divieto di non pubblicazione degli atti processuali, presupposto dei sufficienti indizi di colpevolezza per autorizzare le intercettazioni.Su questi aspetti sarà il risultato finale a determinare il nostro atteggiamento definitivo; niente, da questo punto di vista, è scontato.Per adesso ci accontentiamo del ravvedimento operoso della maggioranza almeno in astratto si è impedito di rendere impossibile di venire a capo di tanti gravissimi reati ambientali, o di vicende quale quella dei cosiddetti “furbetti” del quartierino o di gravissimi scandali finanziari che hanno colpito i consumatori. Il Pd concorda pienamente sulla necessità di tutelare la privacy degli italiani. Occorre una legge che la tuteli e che stabilisca limiti certi e precisi al segreto investigativo. Ma non si prenda a pretesto la vicenda Genchi, pur grave, ma di nessuna attinenza con le intercettazioni telefoniche, per una riforma che limiti uno strumento di indagine che è fondamentale per l’accertamento dei reati e per la sicurezza dei cittadini. Il gruppo del Pd voterà contro la mozione della maggioranza e si asterrà sulle mozioni presentate dall’UDC, dall’IDV e dalla delegazione radicale.Tutte queste mozioni contengono proposte diverse, alcune condivisibili, altre da approfondire e discutere quando saranno trasfuse in proposte di legge. Non è questa la sede, destinata alla sola discussione delle Relazione annuale del Ministro, per esprimere giudizi di merito sul contenuto delle proposte di riforma della giustizia.Alla fine del suo intervento sig. Ministro ha rivolto alle opposizioni un invito alla collaborazione e al confronto.Veramente siamo noi a dover rivolgere questa esortazione a lei e alla sua maggioranza, perché il PD le sue proposte le ha già presentate in Parlamento. Mentre aspettiamo ancora di leggere le sue che per adesso restano nella gran parte solo degli annunci. La giustizia per il Pd è un’istituzione indispensabile e insostituibile per rendere effettivi e diritti dei cittadini, la legalità, la sicurezza e per efficienza dello Stato fondato sull’imperio della legge.Il nostro compito è ricostruirla secondo gli ideali che entrano a formare, separatamente o congiuntamente, la nozione di giustizia: l’ideale dell’ordine e quello dell’eguaglianza. Così Norberto Bobbio sul tema della Giustizia. Due cardini, quindi, con funzioni complementari che “agiscono” al fine di garantire la “virtù” della giustizia ed il suo corretto funzionamento. Elementi, care colleghe e cari colleghi, da cui Bobbio faceva discendere il significato e la funzione stessa della giustizia. Se il parlamento nell’opera riformatrice saprà seguire l’alto insegnamento di Bobbio avremo tutti insieme servito al meglio Il paese, la Costituzione e i nostri elettori.

CONTRO LA PRECARIETA', LE PROPOSTE DEL PD

29 gennaio 2009 PRIMO PIANO - Articolo
Contro la precarietà, le proposte del PD
Damiano: "Governo dimentica questa galassia" Costituiscono una delle fasce più deboli della società italiana e, paradossalmente, una delle più dimenticate dalla politica di questo governo. Si tratta dei precari. Proprio a tutela di questa categoria, oggi il Partito Democratico ha presentato due proposte di legge (
Misure di armonizzazione della disciplina in materia di lavoro flessibile e Disposizioni in materia di tutele sociali e politiche attive per i lavoratori assunti con contratti non subordinati)Si propongono numerose innovazioni in merito al lavoro flessibile. Innanzitutto la forma dei contratti, da stipularsi rigorosamente per iscritto. Ciò impedirebbe, infatti, al datore di lavoro di perseguire unicamente i propri interesse e di imporre clausole vessatorie ai danni del lavoratore, garantendo una gestione trasparente del rapporto di lavoro.Nel ddl si garantisce la posizione del lavoratore in caso di maternità, infortunio e malattia, precludendo al datore di lavoro la possibilità di discriminare il dipendente. In questo modo si intende tutelare la posizione del lavoratore ed ostacolare i licenziamenti, troppo frequenti, motivati soltanto da una delle tre condizioni citate.Il Pd pretende una regolamentazione dl cosiddetto contratto di lavoro a progetto, in primo luogo impedendo l’impiego dei lavoratori a progetto in mansioni proprie dei lavori stabili, ma anche stabilendo un compenso che non sia inferiore a quello elargito per analoghe prestazioni previste dai contratti di lavoro.In un altro passaggio della proposta si chiede di conformare la legislazione italiana alle sentenze della cassazione e alle disposizioni dell’Unione Europea, sancendo l’inapplicazione dell’IRAP a lavoratori che prestano esclusivamente la loro opera professionale senza mezzi organizzati d’impresa.Completano il quadro l’accesso delle prestazioni anche in caso di mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro, un aggiornamento e completamento della disciplina dei tirocini, stage e borse di studio, il ripristino delle misure di stabilizzazione del personale precario delle pubblica amministrazione e la riproposizione della delega legislativa in materia di riforma degli ammortizzatori sociali. Le proposte saranno affinate nei prossimi giorni e il contributo più grande arriverà proprio dai diretti interessati. “Faremo un viaggio nel Paese – spiegano Cesare Damiano, Ivano Miglioli e Maria Grazia Gatti – e solo alla fine arriverà la stesura finale dei testi”. I precari in Italia son oltre 4 milioni – evidenzia Miglioli – un lavoratore su otto è precario e tra il 2004 e il 2007 i contratti a termine sono aumentati del 20%. È un problema enorme e secondo le stime dell’”Università la Sapienza” 300mila lavoratori non vedranno rinnovarsi il contratto”. L’obiettivo è sempre lo stesso: “fare in modo che il lavoro precario costi di più e non di meno, al contrario di quanto accade oggi in Italia”. E visto lo scenario di profonda crisi economica, le misure sono, a detta di tutti, urgenti. Peccato che l’unico a non pensarla in questo modo sia il Governo. “La controriforma del mercato – dice Damiano - del lavoro voluta da questo governo è tanto più grave e iniqua nell’attuale situazione di insicurezza e rende ancora più oscuro il futuro di centinaia di migliaia di lavoratori”. "Il governo continua a dimenticare questa galassia e propone misure inadeguate".Conclude Maria Grazia Gatti che, alla fine della presentazione afferma: “Chiederemo che vengano calendarizzate in commissione perché è ora che il Parlamento affronti questioni importanti potendone discutere”.

mercoledì 28 gennaio 2009

EMERGENZA SANITA': NEL 2010 SPESA SCOPERTA DI 10 MILIARDI DI EURO

MAGAZINE - Articolo
Emergenza sanità: nel 2010 spesa scoperta di 10 miliardi
Tagli agli ospedali pubblici: meno posti letto e più diseguaglianze tra Nord e Sud. Lo Stato si dimentica dei suoi cittadini. Almeno di quelli che una clinica privata non possono proprio permettersela. Nel 2010, infatti, le Regioni saranno costrette a tagliare ospedali pubblici e posti letti. Il perché? Semplice: i fondi stanziati dal governo non saranno sufficienti a pagare i 10 miliardi "scoperti" necessari alla spesa sanitaria.E' questo il quadro che emerge dal rapporto 'Sanità 2008' curato dal Ceis (Centre for economic and international studies) dell'università Tor Vergata di Roma presentato oggi in una sala del Senato. Lo scenario descritto dallo studio è allarmante: sono circa un milione e 200mila le famiglie che si sono impoverite nel 2006 a causa di spese sanitarie impreviste, la maggior parte delle quali, circa 861mila, hanno ammesso di aver dovuto affrontare "spese catastrofiche". Una situazione di fronte alla quale il ministero del Welfare tenta una razionalizzazione dell'offerta sanitaria cercando di "liberare risorse - spiega il titolare del dicastero, Maurizio Sacconi - per destinarle ai servizi", riducendo il numero di ospedali e puntando su poche grandi strutture specializzate. Una scelta però bocciata dal rapporto Ceis. Ospedali e posti letto, infatti, sono necessari in quanto la domanda c’è ed è confermata dai dati resi noti: mentre cala l'offerta pubblica, aumenta quella privata.Tra il 2000 e il 2006 il numero degli ospedali pubblici in Italia è diminuito del 16,7% mentre, nello stesso periodo, quello delle strutture private accreditate è aumentato del 5%. Allo stesso tempo il numero di posti letto disponibili nelle strutture statali è calato del 13,6%, mentre in quelle accreditate, al contrario, è aumentato del 2,6%. Ormai, scrive il Cei, solo il 54% delle strutture sanitarie è di proprietà pubblica. E' vero che sono mediamente più grandi e ancora garantiscono l'80% dei posti letto. Ma si tratta di una percentuale che, secondo le proiezioni, è destinata a diminuire.Nel 2006, precisa il Ceis, il numero di posti letto complessivi, tra pubblico e privato, è pari a 4,5 ogni mille abitanti (in calo del 10,8% rispetto al 2000): di questi, 3,9 sono destinati al ricovero per acuti e 0,6 ai lungo-degenti, un livello al di sotto di quanto prescritto dalla legge, che prevede almeno un posto disponibile ogni mille abitanti. Solo il Lazio e la Provincia di Trento risultano in regola; per tutti gli altri la disponibilità è insufficiente. Tra il 2000 e il 2006 il numero degli ospedali è calato complessivamente del 7,9%. Primi nella classifica dei tagli il Veneto, che tra il 2000 e il 2005 ha sforbiciato il numero di strutture del 42% e quello dei posti letto del 15%, e il Friuli Venezia Giulia con, rispettivamente, -8% e -21%. In controtendenza il Molise con +22% delle strutture e +16% dei posti."I dati del Ceis – ha criticato il senatore Lionello Cosentino, responsabile Sanità nel governo ombra del Pd, commentando i dati del rapporto - purtroppo non sono una novità. La spesa cresce e il Governo annuncia tagli. Eppure le diseguaglianze nella salute e nelle cure sono già grandi nel Paese, fin troppo grandi"."Ciò che occorre - prosegue Cosentino - è aiutare le Regioni, soprattutto al Sud, a fare e a fare bene: controllare la spesa, la sua efficienza, i suoi risultati. Il piano nazionale, promesso per settembre con il Libro bianco sul Welfare dal ministro Sacconi, ancora non si vede".Secondo l'esponente democratico "sarebbe necessario definire le priorità e gli obiettivi di salute, coordinare le politiche delle Regioni in difficoltà, fare gioco di squadra. Ma il governo - conclude Cosentino - annuncia solo tagli. Non è la strada giusta".