giovedì 19 febbraio 2009

Veltroni lascia....

“Ho sempre avuto un'idea della politica come missione civile, che sia un mezzo e non un fine. Lascio con assoluta serenità e senza sbattere la porta. Spero che la mia scelta possa tutelare il partito dalla sindrome del logoramento che c'è stata nelle settimane passate”.


Sono le ultime parole di Walter Veltroni in una conferenza stampa da segretario del PD. Un incontro convocato per spiegare le ragioni delle sue dimissioni, per confessare di lasciare perché “Non ce l'ho fatta a fare il partito che sognavo io e che sognavano tre milioni di elettori. Ma non chiedete al mio successore risultati subito".
Veltroni esordisce parlando di “rimpianto, per un'idea buona ma partita troppo tardi, perché il Pd doveva nascere già nel 1996", dopo la vittoria elettorale di Prodi. “L'idea dell'Ulivo - spiega Veltroni - era la possibilità di cambiare il Paese, cosa che il governo Prodi, che al suo interno aveva due ministri che sarebbero poi diventati presidenti della Repubblica, aveva iniziato a fare. E se l'esperienza di quel governo fosse andato avanti tutto il corso della storia italiana sarebbe stato diverso”. E oggi che il Partito democratico è nato, aggiunge il leader dimissionario, è la “realizzazione di un sogno perché dal dopoguerra “non c'è mai stato un ciclo veramente riformista”.

Anche perché i primi risultati si sono visti in questi 16 mesi, ricordati dallo stesso Veltroni: “La semplificazione della vita politica e sociale del Paese. Un concetto, questo, che non è figlio della volontà di ridurre le differenze, ma è l'idea di una democrazia che decida, per non contrapporre decisione e democrazia”.

Poi c'è stata l’ innovazione programmatica, per affrontare le nuove sfide della società, dal Lingotto al programma elettorale, alle proposte del governo ombra. E l'innovazione della forma partito: “Speravo se ne potesse realizzare uno nuovo, aperto, con una partecipazione forte dal basso, non come nella destra dove c'è uno solo che decide. Io a tratti il Partito democratico l'ho visto: alle primarie, in campagna elettorale, tra le migliaia di volontari che ci hanno aiutato, nella grande manifestazione del Circo Massimo, dove c’erano solo le bandiere del PD, nessun simbolo del passato”. Fino alle iniziative a difesa della Costituzione e di confronto con le parti sociali sulla crisi economica.

Un partito per cambiare l’Italia.
Il Pd non è nato come un “partito-Vinavil, un contenitore per tenere insieme tutto e il contrario di tutto. È un progetto ambizioso e a lungo termine, finalizzato a far diventare il riformismo maggioranza nel paese, un partito inserito nella società, capace di raccoglierne le istanze e gli umori. Capace di voltare pagina e superare questa Italia da Gattopardo”. Tuttavia “io non ci sono riuscito ed è per questo che lascio e chiedo scusa”.

Nel Tempio di Adriano, a Piazza Di Pietra scatta l’applauso.
“La destra ha vinto – riprende - il successo del Pdl per noi è difficile da capire. Berlusconi ha vinto una battaglia di egemonia nella società, perché ha avuto i mezzi e la possibilità anche di stravolgere i valori della società stessa, costruendo un sistema di disvalori contro i quali bisogna combattere con coraggio, anche quando il vento è più basso, ma sapendo che se la vela è posizionata nella giusta direzione, prima o poi arriverà il vento alle spalle che spingerà in avanti. Io non ce l’ho fatta e chiedo scusa. Sento di non aver corrisposto alla spinta di innovazione che c'era e di non averlo fatto forse per un riflesso interiore che mi ha portato al tentativo di tenerci uniti”.

Del resto, “in questo partito c'è bisogno di più solidarietà, che ci si senta tutti maggiormente squadra, che vi sia una partecipazione comune ad un disegno che è compito di chi è chiamato a dirigere assicurare. Per questo, se non ci sono riuscito, la responsabilità è solo mia. Penso che il passaggio che si farà nei prossimi giorni si dovrà accompagnare a energie nuove, dovremmo fare un partito capace di raccogliere sempre di più la sua esperienza, capace di non chiedere più a nessuno da dove vieni, ma solo "dove vai".

Per il futuro indica l’alt alla sinistra “salottiera, giustizialista e conservatrice. Serve un centrosinistra che creda nella legalità, che abbia coraggio di cambiare, che riscopra il contatto con la società: fuori dalle stanze e dentro la vita reale delle persone”.

“Ma io non sono riuscito a fare tutto ciò ed è per questo che mi faccio da parte. E' una scelta dolorosa ma giusta, anche per mettere al riparo il Pd da ulteriori tensioni e logoramenti. Era chiaro già nei giorni scorsi che si dovesse aprire una pagina nuova. Certo, non chiedete con l'orologio in mano a chi verrà dopo di me di ottenere subito dei risultati perché «un grande progetto richiede anni, come è capitato con Mitterand o Lula”. E anche in Germania o Gran Bretagna il centrosinistra ha perso e nessuno si è dimesso. “Noi invece abbiamo cambiato sei o sette leadership, mentre Berlusconi è sempre lì che vinca o che perda. Quindi - dice il leader del Pd - a chi verrà dopo di me si conceda il tempo di lavorare, quello che io non mi sono conquistato sul campo”.

Verrà il tempo di un’altra Italia. “Il Pd dovrà unire il Paese, mentre la destra lo vuole dividere. Unirlo tra forze sociali, tra nord e sud, tra giovani e anziani. Verrà un tempo in cui questo possa accadere. Io spero di avere dato un contributo. Ora lascio ma con assoluta serenità e senza sbattere la porta. Ma al contrario cercherò di dare una mano a questo progetto. Quando camminerò per la mia città - dice infine Veltroni, che ha rivelato di aver già chiesto che gli venga revocata la scorta - avrò la sensazione di aver passato la mia vita a fare cose per gli altri. Sono più portato ad essere uomo delle istituzioni che uomo di partito, del fare più che dei discorsi e delle interviste”. E lascia con un'esortazione finale: “Non bisogna tornare indietro, non venga mai la tentazione di pensare che c’è uno ieri migliore dell’oggi. Oggi ci sono le condizioni perché questo partito possa finalmente realizzare il sogno di una maggioranza riformista in questo Paese, il sogno di una stagione in cui il riformismo si fa maggioranza”.

sabato 7 febbraio 2009

GIORNI BUI

7 febbraio 2009 PRIMO PIANO - Copertina
Giorni bui
"Il valore della vita si tutela solo nel rispetto dei principi e delle regole della democrazia. Si levi forte la voce di chi ha a cuore lo stato di diritto, il valore della laicità, il rispetto dei sentimenti e dell'amore di una famiglia." Appello dei Parlamenbtari Pd Si mobilita in tutta Italia la società civile sul caso di Eluana Englaro.
Dopo la dura presa di posizione del governo contro il Presidente della Repubblica e le parole umilianti del premier all'indirizzo di Beppino Englaro, anche il Pd vuole fare la sua parte, in una mobilitazione che coinvolge tanto gli organismi nazionale che le sezioni locali. Così ad unirsi alle proteste sono il Pd del Veneto, il Pd di Genova, la rete degli studenti, i parlamentari del Pd, compresi quelli di area cattolica, che imputano al governo inaccettabili forzature verso gli organi costituzionali e la stessa famiglia di Eluana. Il Partito Democratico di Roma ha invitato tutti i cittadini, sabato 7 febbraio, alle 17 ad un sit-in davanti a Palazzo Chigi per "riaffermare il nostro no deciso al tentativo da parte del governo Berlusconi di strumentalizzare la vita di Eluana Englaro".Dai parlamentari del Pd è stato poi lanciato un appello, dal titolo 'Il dovere civile di reagire' firmato da esponenti del Pd ma anche della società civile. "Sentiamo il dovere - si legge nell'appello - di una risposta popolare di fronte alla ferita inferta dal Governo e dal Presidente del Consiglio ai principi della Costituzione repubblicana. Ci rivolgiamo a singole persone e personalità, ad associazioni e ai partiti, e innanzitutto al PD e ai suoi Circoli, perché ci sia una risposta corale di umanità e di rispetto della legalità. Insieme a tanti e tante ci adoperiamo per moltiplicare le occasioni di un dibattito pubblico e di mobilitazione nel Paese. Riteniamo auspicabile che la reazione diffusa di queste ore trovi sbocco nei prossimi giorni in un appuntamento nazionale unitario per la difesa della Costituzione". "Comunque la si pensi, il dramma di Eluana e dei suoi cari - si legge ancora - richiede sensibilità e confronto. La scelta del Consiglio dei ministri e le parole del Premier umiliano per le argomentazioni offensive e per il metodo autoritario. Tanto più perché il valore della vita si tutela solo nel rispetto dei principi e delle regole della democrazia. Si levi forte la voce di chi ha a cuore lo stato di diritto, il valore della laicità, il rispetto dei sentimenti e dell'amore di una famiglia." Queste le firme dei sottoscrittori: Barbara Pollastrini, Ignazio Marino, Mercedes Bresso, Sergio Chiamparino, Miriam Mafai, Fabio Fazio, Albertina Soliani, Sergio Staino, Luigi Manconi, Stefano Draghi, Romana Bianchi, Daria Colombo, Paolo Corsini, Alessandra Kustermann, Roberto Vecchioni, Giuliana Manica, Carlo Porcari, Gianni Cuperlo, Cini Boeri, Angelo Zucchi, Emilia De Biasi, Lucia Codurelli, Walter Tocci, Teresa Bellanova, Franca Chiaromonte, Manuela Ghizzoni, Ferruccio Capelli, Antonio Misiani, Marco Carra, Emanuele Fiano, Eva Cantarella, Cinzia Fontana, Emanuela Marchiafava, Vitantonio Ripoli, Guido Ascari, Ilaria Cristiani, Pierangelo Ferrari, Graziella Pagano, Paola Concia, Lisa Noja, Francesca Marinaro, Lionello Cosentino, Andrea Benedino, Sara Paladini, Rosanna Abbà, Anna Rossomando, Terry Basso.Per il segretario del Pd Walter Veltroni "il governo lavora scientemente per dividere il paese" e avverte: "dividere è esercizio pericoloso, anche tra laici e cattolici. Berlusconi vorrebbe indurre nella società italiana una sorta di arroccamento reciproco". Il leader del PD sottolinea il diverso approccio del suo partito. "La grandezza della nostra azione- sostiene- è dimostrare che all'interno del baluardo delle certezze scritte nella Costituzione, si possono far convivere esperienze politiche e culture religiose diverse, alla ricerca di posizioni comuni". Quindi, "non ci si deve meravigliare che all'interno del partito su queste cose ci possano essere opinione diverse, è naturale", afferma. "Il partito- prosegue- deve esprimere una posizione e sul testamento biologico lo stiamo facendo. Ma quello che dobbiamo evitare è l'assenza del dubbio".Dopo l'attacco al premier, il leader dei democratici torna ad esprimere solidarietà al Capo dello Stato. "Al presidente della Repubblica va non solo l'apprezzamento per il lavoro che fa, ma tutti gli italiani riconoscono a lui e alla sua funzione di garanzia un punto alto del nostro Paese"."Sono giorni bui per il nostro Paese e per le istituzioni. Stanno accadendo cose che -fa notare- con questa forma e virulenza non sono mai accadute e tutto questo mentre è in atto una crisi che richiederebbe un Paese unito. Le parole di Berlusconi -torna a sottolineare Veltroni- accentuano e aggravano il conflitto che si è aperto e creano una situazione inedita".Ma a mobilitarsi è anche la rete. Sul Pd network il caso di Eluana è al centro delle discussioni. In poche ore su Pdnetwork sono arrivati oltre mille post di protesta e sdegno sulla vicenda Eluana Englaro. “Dai commenti emerge un sentimento di fortissima indignazione nei confronti del decreto varato dal governo, che ha prodotto un gravissimo scontro istituzionale, e un forte messaggio di sostegno al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per il suo strenuo impegno nella difesa della Costituzione”, ha dichiarato Francesco Verducci, responsabile comunicazione on line del PD.Oltre ai post sono centinaia i commenti degli utenti della rete, in una grande discussione che va dai temi etici alla forzatura costituzionale compiuto dal premier. Per intervenire vi segnaliamo il link dei post più commentati:http://partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/?t=post&pid=2162971&page=2http://partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/?t=post&pid=2162858.Tante le critiche all'opportunismo berlusconiano, che non si ferma nemmeno davanti alla tragedia della famiglia Englaro per dividere. Poi il confronto tra laici e cattolici, tra chi come Camillo Rota sostiene che la vita va difesa sempre e chi come vax84 ricorda che l'Italia è un paese laico e che in altri paesi esiste già una normativa sull'accanimento terapeutico, il dolore per Eluana, la necessità di una legge sul testamento biologico e la consapevolezza che tante parole sono state spese quando forse un rispettoso silenzio sarebbe stata la scelta più giusta. Come sostiene Mal8too :”Io sono dell'idea che dobbiamo smetterla di parlare di Eluana e lasciarla morire in pace, nel rispetto suo e della Famiglia Englaro. Il povero Beppino dopo anni di lotta ora si vede sbattuto su tutte le prime pagine dei giornali, accusato e attaccato. Alziamo la voce di Beppino invitanto tutti al rispetto della famiglia che sta vivendo questo dramma. Condurremo le battaglie politiche dopo, forse più avanti, quel che è sicuro è che questo non è il momento giusto per farlo! Basta parlare di Eluana, invitiamo i giornali ad accogliere la richiesta di silenzio stampa chiesto dalla famiglia Enlgaro”. Ma questo al governo non importa.

venerdì 6 febbraio 2009

BERSANI: MI CANDIDO ALLA SEGRETERIA DEL PARTITO DEMOCRATICO

Il ministro ombra annuncia che si candiderà alla leadership del Partito democratico:"Sento il disamore dei nostro elettori. Ho fatto una cavolata a non correre alle primarie"
Pd, Bersani prepara la sfida di ottobre"Veltroni è solo il leader dei supporter"
Pierluigi Bersani
CAGLIARI - Se non ora, quando? "La volta scorsa ho fatto una grandissima cavolata a non candidarmi alle primarie". Ci furono pressioni enormi, "sarei andato a chiedere i voti ai segretari delle federazioni mettendoli in imbarazzo perché il partito aveva fatto un'altra scelta. Mi rimaneva la possibilità di mettermi alla testa di una lista di consumatori.". Troppo poco per puntare al vertice. Ma gli errori non si ripetono. Pierluigi Bersani ha un programma, un'idea di Partito democratico (opposta per molti versi a quella di Walter Veltroni), una visione di come si esercita la leadership. Persino l'età non è un problema, a dispetto dei soliti discorsi sul ricambio generazionale. "Sono un giovane di lungo corso, io", dice scherzando dall'alto dei suoi 57 anni. Dunque, ora. Il dado è tratto, Bersani lancia la sua corsa verso la segreteria del Pd. Con i tempi del partito che celebra il congresso a ottobre, certo. Con le variabili della politica: elezioni in Sardegna, amministrative, Europee. "Ma ho deciso di espormi subito perché sento il disamore dei nostri elettori, la mancanza di una prospettiva. Hanno bisogno di un punto di riferimento, altrimenti se ne vanno". Bersani gira l'Italia da settimane, nei centri della crisi. Lavora per "la ditta", ma si guarda anche intorno, cerca di capire cosa chiedono i cittadini al Partito democratico. E a un eventuale nuovo segretario. Ieri era in Sardegna. Per Renato Soru, che potrebbe essere uno sfidante in autunno, e per ascoltare le domande del mondo del lavoro. Davanti ai cancelli della Syndial, fabbrica di cloro dell'Eni, trova ad aspettarlo tutti i 220 operai preoccupati per il loro futuro. Li rassicura, li prende sotto braccio, li coccola col suo accento emiliano, spiega anche qual è secondo lui la missione principale di un partito di sinistra. "Da 150 anni la nostra storia, con le sue evoluzioni, si fa carico del punto di vista dei più deboli, dei subordinati. Questo dobbiamo continuare a fare per costruire una società migliore". Poi nella sede regionale del Pd a Cagliari, accompagnato dal "commissario" Achille Passoni e dall'assessore all'Industria Concetta Rau, incontra i rappresentanti dell'Eurallumina, raffineria del Sulcis che il 23 febbraio rischia di chiudere i battenti per un anno. Così hanno deciso i proprietari russi.
Qui Bersani non si limita ad offrire sostegno, garanzie. Chiama l'ambasciatore russo perché nel Paese di Putin affari e politica vanno a braccetto. Telefona al ministro Scajola: "Quando lo aprite questo tavolo?". Il tour prosegue a nord: inaugurazione di un circolo del Pd a Uras, poi l'altra zona calda di Porto Torres. I lavoratori sono la forza del Pd. E potrebbero essere la sua. Sia chiaro, questo fronte non va abbandonato. "Per il 13 febbraio ho aderito alla mobilitazione dei metalmeccanici e del pubblico impiego. E non mi venissero a dire che sono filo-Cgil. Quando si parla con gli imprenditori ci vogliono le truppe. Se hai dietro un consenso e una proposta ragionevole allora gli industriali ti stimano, ti ascoltano. Se lecchi i piedi, non ti stimano e non ti ascoltano". Questa bandiera quindi non la molla. "Ma lo sapevate che Di Pietro aveva aderito allo sciopero nazionale della Cgil? E che il 13 sarà in piazza sia con i metalmeccanici sia con i dipendenti pubblici? Ma vi pare che il Pd si deve far togliere la rappresentanza dei lavoratori da Tonino?". No, così non va. Il partito, com'è oggi, non funziona. Le attenuanti non mancano, "perché lo so anch'io che siamo ancora nella fase costituente". Ma il Pd non riesce a darsi un profilo, una missione. "Perché esistiamo?", è la domanda senza risposta. Il riformismo "non è andar per funghi, come ho visto alla scuola di formazione di Cortona", fiore all'occhiello veltroniano. "Parla Rifkin, poi un altro professorone, un altro ancora e alla fine non si capisce l'obiettivo". Anche la conferenza programmatica di aprile può diventare un'occasione persa. "L'ho detto a Bettini. Coinvolgiamo subito la periferia, organizziamo assemblee sul territorio, facciamoci mandare dei documenti su 4-5 grandi temi: la crisi, l'Europa visto che si vota dopo poco, un Welfare universalistico, il Nord e il Sud. Mi ha ascoltato con grande attenzione, poi si è deciso il contrario. Si chiamano a raccolta 3000 persone il giorno prima, le si divide in una decina di gruppi, poi all'assemblea parlano i portavoce dei gruppi, due ospiti stranieri, magari Bono o chissà chi altro, si chiude con un discorso di Veltroni. Ma così Walter si riduce a fare il leader dei supporter e questo non può bastare a un grande partito". Invece è necessario motivare gli iscritti, farli partecipare. "Sennò tanto vale mettere nei circoli quei manifesti che si appendevano dal barbiere: vietato parlare di politica". La sua candidatura è emersa da una riunione di Red, l'associazione dalemiana. Come dire che nasce nell'ambito dell'eterno dualismo tra Massimo e Walter. "Lo so, è una dinamica che ha stancato anche me. Però a Veltroni è piaciuto il cappello di D'Alema alle primarie.". Con il segretario in questi giorni ha il dente avvelenato. "Se hai un'opinione diversa vuoi distruggere il partito. Se ti acconci, come è avvenuto per la legge delle Europee, sei uno sconfitto. Adesso basta. Quando io e mia moglie litigavamo di brutto non andavo di là dalle bambine a dire che il papà voleva strangolare la mamma. Le consolavo: "Non succede niente, stiamo solo discutendo"". Bersani non scrive romanzi, non ha la barca, non cucina risotti. E' un antipersonaggio, per molti più un tecnico che un politico, molto competente sì, ma oltre questo? "Forse è pure vero, sembro un tecnico, ma ho anche approfittato di questa fama per rimanere fuori da certi meccanismi". Del suo privato si conosce soprattutto la passione per Vasco Rossi. "E chi dice che è un maschilista non capisce niente. Le donne sanno benissimo che il maschilismo di Vasco è solo un vezzo, un gioco. A far girare il mondo, anche in quelle canzoni, sono sempre loro".

VELTRONI: CI SARA' TEMPO AL CONGRESSO PER LE CANDIDATURE, ORA UNITI SU CRISI

6 febbraio 2009 PRIMO PIANO - Flash news
Veltroni: ci sarà tempo congresso, ora uniti su crisi
Perugia, 6 feb. - Ora non e' il momento di pensare alcongresso e alle candidature. Bensi' e' il momento di marciare uniti per fronteggiare la crisi economica e prepararsi al meglio per le prossime tornate elettorali. Cosi', da Perugia, il segretario del Pd Walter Veltroni, interviene sul dibattitoì interno al partito dopo l'annuncio fatto da Pierluigi Bersani di volersi candidare alla guida del Pd al congresso del prossimo autunno."Ci sara' il tempo del congresso e legittimamente cisaranno le candidature. Ma per me ora - scandisce Veltroni - e' il tempo di occuparsi della crisi che vive il paese e di occuparsi a far crescere il Pd per portarlo verso le elezioni, prima quelle in Sardegna, poi le amministrative ed europee. Sono mesi - prosegue Veltroni - in cui il partito dovrebbe essere unito e solidale, questo e' il lavoro che faccio e che continuero' a fare". Del resto, conclude, "quando incontro gli esponenti locali del Pd tutti mi dicono 'vai avanti, meno discussioni interne'. Poi - ribadisce - verra' il tempo del congresso".

LESA DEMOCRAZIA

6 febbraio 2009 PRIMO PIANO - Copertina
Lesa democrazia
Varando il decreto su Eluana il governo ha superato ogni limite. È una sfida lanciata al Parlamento, alla magistratura, alla Corte di Cassazione, alla Presidenza della Repubblica, all'opinione pubblica. Un atteggiamento irresponsabile.Eppure vogliono andare avanti.“Credo che il presidente del Consiglio voglia deliberatamente creare un incidente istituzionale – ha dichiarato il segretario del Partito Democratico, Walter Veltroni, parlando a margine di una iniziativa a Deruta, commenta il via libera del Consiglio dei Ministri al decreto sulla vicenda di Eluana Englaro. “Credo che in questa vicenda il merito c’entri poco ma che si tratti di un’intenzione politica. Nonostante il Capo dello Stato abbia più volte fatto sapere di essere contrario all’intervento, il premier ha voluto approvare lo stesso il decreto, facendo poi proclami irresponsabili e molto gravi. Esprimo a Napolitano tutta la mia solidarietà. Per fortuna c’è chi, come il Capo dello Stato, garantisce il rispetto della Costituzione e delle istituzioni, mentre c’è chi vuole farle saltare”. Insomma quello di Berlusconi è “un comportamento totalmente irresponsabile. Non si vedeva una cosa del genere dai tempi del dopoguerra e io ho il dovere di dirlo perché è grave ed è tanto più irresponsabile, visto il momento di crisi che il Paese vive. Invece si vuole creare un conflitto istituzionale, io ritengo per un interesse politico. Ciò deve essere respinto da tutte le forze democratiche e anche da quelle della maggioranza. Oggi è un momento molto grave che non ha precedenti nella storia recente”.“Si ostacola l’attuazione di una sentenza che è passata al vaglio di diversi livelli di competenza - sottolinea il ministro ombra per le pari opportunità Vittoria Franco - si creano conflitti istituzionali, si
sfida il mondo pur di non rispettare la volontà di una persona e di una famiglia”.Eppure vogliono andare avanti . A Udine, dove in mattinata sono stati sospesi i trattamenti, stanno arrivando gli ispettori inviati da Sacconi “perché mancano delle risposte ad alcuni interrogativi che servono a comprendere i confini formali”. Al Quirinale Napolitano rifiuta di firmare il testo (le vicende dei giorni scorsi e i commenti del PdNetwork nell'articolo Contro tutti, approvato decreto per Eluana : “Non supera le obiezioni di incostituzionalità”. Ma la destra fa finta di niente con un Consiglio dei Ministri che vota all’unanimità. Poi Silvio Berlusconi maramaldeggia: “Se il presidente della Repubblica non dovesse firmare il decreto, ha detto Berlusconi, il Parlamento dovrà riunirsi ad horas e approvare in 2-3 giorni la legge che è già in itinerario legislativo. Altrimenti Eluana sarebbe vittima di una legge che non c’è”.Parole profetiche perché “il Presidente ritiene di non poter procedere alla emanazione del decreto” come si legge nella nota diramata dal Quirinale subito dopo l’annuncio del premier.Il capo dello Stato in una lettera, aveva citato una serie di precedenti di decreti legge respinti da suoi predecessori perchè in contrasto con sentenze passate in giudicato.Napolitano ha ricevuto l'appoggio di Gianfranco Fini: “Desta forte preoccupazione - ha dichiarato il presidente della Camera - che il Consiglio dei ministri non abbia accolto l'invito del capo dello Stato, ampiamente motivato sotto il profilo costituzionale e giuridico, ad evitare un contrasto formale in materia di decretazione d'urgenza”. "Oggi è un giorno triste per la democrazia italiana - dichiara il portavoce del PD, Andrea Orlando - il governo ha scelto di utilizzare con cinismo una vicenda tanto doloroso per provocare un gravissimo scontro istituzionale ignorando le indicazioni che venivano dal capo dello Stato. Ci sentiamo vicini al presidente della Repubblica, a cui esprimiamo gratitudine per lo sforzo che sta compiendo, per l’equilibrio e la difesa della Costituzione, per l’impegno ad evitare uno scontro che rischi di dividere e lacerare le coscienze degli italiani. Sappiamo che tra i cittadini questo sentimento di solidarietà al presidente e di allarme per le mosse del premier sta crescendo: speriamo che questo possa coinvolgere anche le altre forze politiche e convincere il governo a rinunciare a nuove forzature drammatiche". Mentre a prendere le distanze dal governo si è apprestato anche il professor Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale: “Hanno strumentalizzato le mie parole, disconosco nella maniera più assoluta qualunque mia partecipazione alla stesura del testo di un decreto legge che non ritengo nemmeno di commentare”."Ha ragione il Presidente Napolitano, la Costituzione non è negoziabile e impone il rifiuto della firma per i motivi spiegati nella lettera". Lo afferma il senatore del Pd Stefano Ceccanti in merito alla decisione del Capo dello Stato di non firmare il decreto sul caso di Eluana Englaro. "L'innovazione di inviare una lettera prima della delibera del Consiglio dei Ministri, oltre le tradizionali diplomazie informali, rappresenta una chiara scelta di trasparenza, in modo che siano evidenti le reciproche responsabilità. Quella di chi cerca di prevenire i conflitti e - conclude Ceccanti - quella di chi vuole attizzarli". Nel pomeriggio il senatore politologo aveva già ricordato come la responsabilità del governo è sempre doverosamente vincolata al rispetto della Costituzione su cui vigila il capo dello Stato.E in italia lo sconcerto è unanime, tra sit-in di piazza e proteste sul web.

UNITI PER AFFRONTARE LA CRISI ECONOMICA. LA PROSSIMA SETTIMANA, LE PROPOSTE DEL PD

6 febbraio 2009 PRIMO PIANO - Articolo
"Uniti per affrontare la crisi economica. La prossima settimana le proposte del PD"
Veltroni in Umbria attacca il governo. E spiega: "Al congresso legittime tante candidature" Tornare uniti. Per affrontare la crisi economica, per prepararsi alle elezioni europee e alle amministrative.Walter Veltroni, dall'Umbria, torna a ricordare a tutti i dirigenti democratici che occorre remare tutti dalla stessa parte: “Ci sarà il tempo del congresso e legittimamente ci saranno le candidature. Ma per me ora è il tempo di occuparsi della crisi che vive il paese e di occuparsi a far crescere il Pd per portarlo verso le elezioni, prima quelle in Sardegna, poi le amministrative ed europee. In questo periodo storico il Pd dovrebbe essere unito e solidale”. Poi precisa ai cronisti: “è per questo che io lavoro e che continuerò a lavorare, perché la base e i dirigenti dei territori mo lo chiedono tutti. E a chi gli chiede delle interviste del minsitor ombra dell’Economia risponde: “Ci sarà il tempo del congresso e sarà legittimo che ci siano tante candidature: adesso è il tempo della crisi sociale del Paese, di occuparsi dei lavoratori, dei precari e delle piccole e medie imprese ed il tempo di far crescere il Pd verso le elezioni. Lunedì prossimo si sapranno i risultati delle regionali sarde ed in giugno ci saranno le amministrative. Sono mesi in cui questo partito dovrebbe essere unito, impegnato solidamente per cercare di ottenere i migliori risultati possibili. Continuerò a fare il mio lavoro, come mi dicono i segretari dei circoli del Pd in giro per l'Italia, che chiedono meno discussioni interne: poi verrà il tempo del congresso". Affrontando il tema della crisi economica, Veltroni ha attaccato il premier: "Non è possibile che della gravità della crisi economica in Italia si renda conto l'ambasciatore uscente degli Stati Uniti e non il Governo che ne ignora la portata, ma non si può restare a guardare”, dice il segretario del Pd, riferendosi al discorso di Ronald Spogli che ha detto nel suo discorso di commiato che l'Italia è un paese a rischio di declino. E chiama alla mobilitazione tutte le forze sociali: “è necessario l'apporto di tutti per svegliare" il Governo sulle riforme da affrontare per risolvere la crisi. Sarebbe giusta la mobilitazione di tutte le forze sociali del paese, perchè non si può assistere fermi al fatto che il governo sta ignorando l'entità di questa crisi".Per questo seppure le misure del Consiglio dei Ministri a sostegno del comparto auto vanno bene, ma "sono misure che arrivano in ritardo di mesi e costituiscono solo un pezzetto, perchè quello che manca per fronteggiare la crisi, ed è molto grave il fatto che ancora manchi, è un grande piano anti-crisi, fatto di un disegno generale non di annunci". Il Pd presenterà un suo piano anticrisi martedì prossimo: sarà un piano forte, con riforme importanti tra cui misure a sostegno del reddito, ammortizzatori sociali, piano di infrastrutture, velocizzazione delle pratiche. Per Veltroni il Governo ombra con questo piano si sostituisce in meglio al Governo, che ha sbagliato manovra: "Facciamo quello che dovrebbe fare il governo ma che non fa. Il Paese ha bisogno di un grande disegno riformatore, perchè le riforme si fanno nei momenti di crisi così: solo così se ne esce più forti e competitivi".Sulla scia della norma approvata ieri al Senato nel ddl sicurezza sugli immigrati e la possibilità per i medici di denunciare gli irregolari,
fortemente avversata dal Pd, che la ritiene "razzista" e "disumana", il segretario lancia un aut aut alla Lega: "Non è che alla Camera ci si aspetti un clima di dialogo sul federalismo con quelle forze che presentano un norma che è pura barbarie. Le due cose non stanno insieme". E insiste: "Si deve prima togliere questa norma che imbarbarisce il nostro paese".

giovedì 5 febbraio 2009

UN'IDEA INUMANA

5 febbraio 2009 PRIMO PIANO - Copertina
Un'idea inumana
La Lega vuole i medici spia, e la maggioranza approva. Il PD: "Persecuzione e violazione della Costituzione" Via libera alla persecuzione. Il concetto di integrazione per il governo passa per una legge che impedisce di garantire le cure agli immigrati clandestini. Questo, in sostanza, il vergognoso colpo messo a segno dalla Lega Nord. Il Senato ha, infatti, approvato l'emendamento presentato dal Carroccio che cancella la norma secondo cui il medico non deve denunciare lo straniero irregolare che si rivolge alle strutture sanitarie pubbliche. E vergognosa e razzista è stata definita la norma dal segretario del Pd Walter Veltroni: "Considero questo emendamento una cosa vergognosa. E' un'dea inumana, sostanzialmente razzista. Per me del tutto inaccettabile. L'idea di creare le condizioni per le quali le persone che sono ammalate abbiano paura di farsi curare è un'idea inumana, un'idea che meriterebbe una risposta forte e determinata da parte di tutti coloro che hanno a cuore la vita"."Mi stupisce – interviene la capogruppo del PD, Anna Finocchiaro, subito dopo il voto in aula - che non si colga che qui si è superato il passo tra il rigore della legge e la persecuzione''. Con calma ma non nascondendo una sua forte irritazione, la senatrice PD spende l'ultima manciata di tempo a disposizione del suo gruppo, per accusare la maggioranza di aver votato un articolo che ''attiene all'umano'' andando ''contro i principi che difendono i diritti degli uomini prima ancora dei diritti di cittadinanza''. ''In questo emendamento - sottolinea Finocchiaro - abbiamo discusso di figli, madri, salute e ora grazie a questa norma se un medico potrà denunciare un malato si introduce il germe della paura''. ''Paura - scandisce l'esponente del Pd - che porterà queste persone a non andare più negli ospedali per partorire o per curare i propri figli, e se avranno una malattia anche infettiva la nasconderanno. Questo - afferma Anna Finocchiaro - colleghi della maggioranza non è rigore ma creiamo dei perseguitati che agiranno per paura''. ''Avete introdotto il tema dei cittadini di serie A e di serie B'', aggiunge l’esponente PD rivolgendosi ai banchi della Lega e dice che quanto è avvenuto con il voto sui medici ''che possono essere delatori'' le fa venire in mente il titolo del libro di Primo Levi ''Se questo è un uomo''. La capogruppo del PD non risparmia le sue critiche anche verso il ministro dell'Interno che aveva detto di volere essere ''cattivo'' verso i clandestini. ''Come ha detto il sottosegretario Mantovano, il ministro Maroni - osserva Anna Finocchiaro - non voleva dire cattivo, ma duro, rigido. Ma l'uso del termine cattivo ha dato ragione al timore che ho espresso riguardo all'atteggiamento verso gli immigrati''. ''E allora chiedo - scandisce - sono stati abbastanza cattivi quei ragazzi che hanno dato fuoco a quell'indiano a Nettuno? Maroni ha quella razionalità per usare il termine rigore ma invece ha dato in pasto la parola cattivo che invece indica istinto, bestialità, persecuzione''. ''Noi oggi – conclude - ancora più decisamente diciamo no a questo articolo 39 che attiene all'umano''.Promette battaglia anche Livia Turco, capogruppo del PD in commissione Affari sociali della Camera. “Facciamo – dice - un accorato appello a medici, infermieri, volontari e a tutti i cittadini perché facciano pressioni per eliminare alla Camera la possibilità di denuncia dei clandestini che si rivolgono alle strutture sanitarie pubbliche per essere curati''. ''Si tratta - continua Turco - di una norma insensata e incivile. In questo modo siamo tutti più esposti a malattie trasmissibili. La maggioranza per motivi puramente propagandistici non tiene conto così dell'aumento delle malattie collegate a situazioni di poverta'''.''Da parte nostra - conclude Livia Turco - ci batteremo alla Camera per eliminare questa norma incivile e inefficace, per contrastare la quale e' necessaria anche la mobilitazione di tutta la societa' civile''Anche il resto dell’opposizione ha risposto duramente all’approvazione dell’emendamento leghista. Il capogruppo dell’Udc Giampiero D’Alia ha commentato il ddl che “trasuda intolleranza” ricordano che ormai “siamo alle barbarie”, mentre il presidente dei senatori dell’Italia dei Valori, Felice Belisario, ha rimarcato sullo carattere “razzista” del provvedimento.Durissimo anche il commento di Medici senza Frontiere, che già
nei giorni scorsi aveva protestato rumorosamente contro l’emendamento. «Siamo sconcertati per la scelta del Senato di avere consapevolmente ignorato il grido di allarme lanciato dagli ordini professionali di medici, infermieri e ostetriche e da centinaia di associazioni e rappresentanti della società civile - dice Kostas Moschochoritis, direttore generale di MSF Italia -. Una scelta che sancisce la caduta del principio del segreto professionale per il personale sanitario volto a tutelare il paziente come essere umano, indipendentemente da ogni altra considerazione».Persino Paolo Caratossidis, coordinatore nazionale di Forza Nuova, ha definito l’emendamento leghista ''raccapricciante''. ''La Lega Nord – afferma - non riesce a far valere le proprie già misere proposte sulla sicurezza e quindi promuove un emendamento che oltre ad essere inutile, odora di vendetta. Non è obbligando i medici a tradire il giuramento di Ippocrate che l'immigrazione si potrà contrastare''

mercoledì 4 febbraio 2009

GIUSTIZIA FAI DA TE

4 febbraio 2009 PRIMO PIANO - Copertina
Giustizia fai da te
Gli ultimi due giorni hanno visto il premier tornare in Tv per concedersi a due interviste sulle sue televisioni. Con grande capacità mediatica, Berlusconi ha sciorinato i suoi soliti meriti e quelli del suo governo per poi dare grande risalto alla prossima mossa a sorpresa: la riforma della giustizia. Una riforma per la quale il PD voterà no perché “fortemente contrario al ddl intercettazioni che giudica un provvedimento 'ammazza indagini' ed un vero e proprio attacco alla sicurezza dei cittadini". Non contento di essere “immune” da ogni processo grazie al Lodo Alfano, il capo dell'Esecutivo ha orientato il suo bersaglio sui magistrati, colpevoli, a suo giudizio, di non saper fare il loro mestiere. Berlusconi ha condannato le recenti violenze sulle donne come la diretta conseguenza delle scarcerazioni facili e dell'inoperosità dei giudici. Motivazione eccezionale per provvedere ad un'immediata riforma della Giustizia.Analizzare le parole di Berlusconi non è una questione di stabilire se dice la verità o meno. È una questione di scoprire quali siano i particolari significanti che volutamente omette per nascondere la verità nella sua completezza. I principali obiettivi del premier sono la separazione delle carriere e degli ordini dei giudici, svilire il ruolo del Consiglio Superiore della Magistratura e bloccare lo strumento delle intercettazioni come strumento di indagine. Ed è proprio su sul blocco sostanziale delle intercettazioni che Berlusconi dimentica di ricordare che limitandone l'uso sia nella durata e sia nel merito, si elimina di fatto uno strumento fondamentale per la lotta alla criminalità. In altri termini “tutti questi provvedimenti – ha sottolineato Walter Veltroni – indeboliscono l'autonomia della magistratura senza rendere più efficiente la giustizia”. In effetti sembra un semplice gioco di parole, ma, modificando l'attuale legge sulle intercettazioni nella sua dicitura laddove parla di “gravi indizi di reato” in “gravi indizi di colpevolezza” vengono paralizzate le indagini degli inquirenti. E se a questa condizione si aggiunge il limite massimo di due mesi per l'operatività delle intercettazioni ecco che la frittata è fatta. Per usare le parole del procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro, “si tratta di una scelta priva di logica comune. L'assurdo è evidente”. Poi come se non bastasse, stamani a Studio Aperto, Berlusconi ha rilanciato la restrizione delle intercettazioni contenute nello disegno di legge del suo governo: da “gravi indizi di colpevolezza” a “gravi prove di colpevolezza”. Insomma lo stallo completo.La riforma della giustizia voluta da Berlusconi va contro ogni logica del buon senso e non tiene conto di nessuna delle proposte avanzate dal PD “che partono dalla necessità di far funzionare la macchina giudiziaria e di accrescere le garanzie dei cittadini. Dai processi in tempi più rapidi, alle pene certe, alla tutela della privacy dei cittadini”, come ha ricordato Veltroni in una recente intervista al mensile “Pocket”.Per Lanfranco Tenaglia, ministro della Giustizia del governo ombra, “sulla giustizia continua il gioco degli specchi di Berlusconi. L’accordo nella maggioranza sulle intercettazioni avrà come solo prodotto quello di impedire le indagini per gravissimi reati come le rapine in villa, con buona pace della Lega e dei proclami sulla sicurezza dei cittadini”. “Quanto alla riforma della giustizia, poi – ha continua Tenaglia –, l’unica cosa che realmente interessa il premier è quella di mettere in riga i magistrati con la separazione delle carriere e di controllare il Csm, senza occuparsi della giustizia che serve ai cittadini ossia processi più rapidi, effettività della pena ed equilibrio tra accusa e difesa. I giochi di parole in cui si lancia il presidente del Consiglio non bastano a nascondere la sostanza di ciò che va affermando”. “Con l’avvicinarsi delle elezioni è ritornato ai soliti mantra da campagna elettorale fatti di slogan del tutto distanti dai problemi reali del paese e delle persone. Ha ripreso la sua campagna elettorale permanente, parole tante, effetti positivi per il paese nessuno”. “Separare le carriere – ha concluso Tenaglia - non ridurrà di un solo minuto la durata dei processi.La giustizia ha bisogno di un intervento di riforma complessivo che sia nell’interesse dei cittadini e nel senso di garantire l’effettività dei diritti. Il Pd le sue proposte le ha avanzate e il confronto può avvenire solo per risolvere i problemi e non per regolare i conti con la magistratura o per sottoporla al controllo del potere politico. "O Berlusconi straparla o le sue sono affermazioni schizofreniche che rivelano la più totale mancanza di fiducia nella propria maggioranza e l'assenza di rispetto nei confronti dei lavori parlamentari". Così la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti ha commentato l'intervista a Studio Aperto in cui il premier ha annunciato un'ulteriore modifica alla disciplina sulle intercettazioni che sostituisce i ‘gravi indizi di colpevolezza’ con le ‘gravi prove di colpevolezza ’."La proposta di inserire le 'gravi prove di colpevolezza' per autorizzare l'avvio delle intercettazioni è una norma 'ammazza indagini' – ha sottolineato Ferranti - che uccide definitivamente l'utilizzo di un valido strumento per la ricerca della prova. Invece di ascoltare le autorevoli critiche che si sono levate in questi giorni a difesa delle intercettazioni – ha proseguito – il governo attacca violentemente il sistema investigativo mettendo a repentaglio la sicurezza dei cittadini. Non si comprendono inoltre le ragioni di questa ulteriore inversione di rotta dell'esecutivo che non solo peggiora ulteriormente il testo in discussione alla Camera, ma rivela l'inesistenza dell'accordo di maggioranza tanto annunciato la scorsa settimana”. "Oggi – ha chiarito Ferranti - abbiamo presentato una ventina di subemendamenti per modificare radicalmente l'impianto del testo governo e ridare dignità ad uno strumento fondamentale per le indagini e per la ricerca della prova"."Nel merito i nostri emendamenti prevedono: l'eliminazione del presupposto dei 'gravi indizi di colpevolezza' e la reintroduzione dei 'gravi indizi di reato' per l'autorizzazione delle intercettazioni; il ritorno al giudice competente per le autorizzazioni e l'eliminazione dell'organo collegiale; l' eliminazione del termine complessivo di 60 giorni e la rimozione del limite massimo di proroghe all'intercettazione; il ripristino della disciplina delle intercettazioni ambientali prevista dal codice di procedura penale; una disciplina delle videoriprese rispettosa dei diritti fondamentali; l'eliminazione della necessità della richiesta della persona offesa per poter effettuare intercettazioni nei procedimenti contro ignoti; l'estensione della sfera di operatività delle regole speciali destinate alla criminalità organizzata ai cosiddetti 'reati satelliti' (omicidio, sequestro, estorsione, violenza sessuale, usura, corruzione e concussione) che sono la prima dimostrazione della presenza nel territorio di reti criminali organizzate".

ZAVOLI PRESIDENTE

4 febbraio 2009 PRIMO PIANO - Articolo
Zavoli presidente
Con la nomina del senatore PD, riparte la Commissione di Vigilanza Rai Con 34 voti favorevoli, uno nullo e nessuno contrario, si è finalmente conclusa la telenovela sulla Commissione della Viglianza Rai: Sergio Zavoli è il nuovo presidente. Il senatore del PD è considerato la persona giusta nel posto giusto, capace di ridare lustro ad un'istituzione che dopo la vicenda Villari era paralizzata e senza alcun ruolo. Dopo la seduta che lo ha eletto, molto soddisfatto, Zavoli ha subito dichiarato che “nella prima riunione della Commissione di Vigilanza affronteremo il problema dell'elezione del nuovo Cda della Rai". Questo primo obiettivo "è un modo per dare un segnale al Paese che la politica, dopo essersi presa troppo tempo, con un colpo di reni è riuscita a rimettersi in carreggiata su una questione così delicata"."Non è legittimo né sopportabile che non si ponga fine a una vacanza su una questione così importante" ha continuato. “La Rai è di gran lunga migliore della fama che ha e in tempi difficili è riuscita a mantenere alto il suo prestigio". Quindi Zavoli ha voluto ricordare che "si può discutere dell'abbassamento di qualità di una certa programmazione, ma si tratta di un problema di sobrietà, di carattere etico, da porre a chiunque faccia comunicazione e informazione".Sergio Zavoli, ha immediatamente riunito l'ufficio di presidenza della bicamerale: sul tavolo, l'approvazione del regolamento per l'applicazione della par condicio in vista delle elezioni regionali in Sardegna, in programma il 15 e 16 febbraio. "Daremmo un buon segnale - ha concluso il neo presidente - se la Commissione, non appena costituita, prendesse almeno una piccola decisione".“Sergio Zavoli è uno dei protagonisti della storia della televisione e dell’informazione italiana. Una persona competente al posto giusto: è un’ottima notizia per le istituzioni e per il pluralismo della comunicazione”. Questo è stato il primo commento di Walter Veltroni.“Il voto così ampio che ha accompagnato la sua elezione è la testimonianza della sua autorevolezza e della sua indipendenza. Con Zavoli si chiude una travagliata vicenda che ha conosciuto momenti di autentica crisi dell’istituzione. Ora la Commissione può iniziare il suo difficile lavoro, a tutela della qualità e del pluralismo dell’informazione televisiva in Italia”, ha concluso il segretario del Partito Democratico.Per Antonello Soro, presidente deputati Pd , “l’elezione di Sergio Zavoli chiude una brutta pagina nella vita di questa legislatura e nell’esperienza della Commissione di Vigilanza Rai. Sono certo che l’autorevolezza e la specchiata competenza del presidente Zavoli sapranno riguadagnare la fiducia che le istituzioni di garanzia meritano” ."Salutiamo con orgoglio e felicità l'elezione di Sergio Zavoli a Presidente della Commissione di Vigilanza Rai. La sua elezione è garanzia di competenza e serietà. Autorevolissima figura del giornalismo italiano e profondo conoscitore dell'Azienda Rai saprà guidare la Commissione con quel grande equilibrio che tutti gli riconoscono. La sua elezione rappresenta davvero un'ottima notizia per il Parlamento e per il nostro Paese". Lo ha affermato Anna Finocchiaro, presidente del gruppo PD a Palazzo Madama.“Una personalità di sicura garanzia democratica, un’autorità televisiva indiscussa, un uomo di cultura che in ogni momento si è messo con generosità e passione al servizio delle istituzioni”. Così Piero Fassino ha salutato l’elezione di Sergio Zavoli a Presidente della Commissione di Vigilanza per i servizi radiotelevisivi. “Si deve adesso – ha aggiunto Fassino – finalmente aprire una stagione di innovazione e di riforme del settore televisivo e la presidenza di Sergio Zavoli sarà un punto di riferimento essenziale”.Per Giovanna Melandri, ministro ombra della Comunicazione, “oggi è una buona giornata per il servizio pubblico radiotelevisivo e per le Istituzioni. Con l'elezione del senatore Zavoli a presidente della commissione di Vigilanza non solo si è chiusa una brutta vicenda, ma si è aperta una fase nuova di un lavoro che sarà sicuramente serio e proficuo. Il presidente Zavoli, fin dal su discorso di insediamento, ha mostrato l'eleganza, l'autorevolezza ed il grande senso istituzionale che lo hannocaratterizzato da sempre, prima come giornalista e poi come politico”."L'elezione alla Presidenza della Commissione di vigilanza Rai del senatore Sergio Zavoli è una buona notizia non solo per la Rai ma anche per il Parlamento. Finalmente una notizia che restituisce un po' di prestigio al Parlamento italiano". Lo ha dichiarato il vicepresidente dei senatori del Partito democratico Luigi Zanda. "L'elezione alla Presidenza della Commissione di Vigilanza sulla Rai di Sergio Zavoli sblocca nel migliore dei modi una situazione di stallo. Il suo nome prestigioso e autorevole garantisce che i lavori della Commissione potranno svolgersi in armonia. A lui vanno i miei migliori auguri''. Cosi' il Vice Presidente del Senato Vannino Chiti, commentando l'elezione di Sergio Zavoli. "Oggi è il giorno della svolta. L'elezione pressochè unanime di Sergio Zavoli alla Presidenza della Commissione di Vigilanza Rai significa, anche simbolicamente, che la RAI rientra nel solco della sua grande storia. Si tratta, infatti, del più grande servizio pubblico del mondo insieme alla BBC. Nessun'altro nome di Presidente poteva esprimere di per sé la straordinaria novità. Ora dovremo lavorare assiduamente per dare alla Rai una missione e un futuro, facendone coraggiosamente la protagonista dell'era multimediale". Così il senatore Vincenzo Vita ha commentato l'elezione di Sergio Zavoli

LA CAMERA APPROVA LO SBARRAMENTO DEL 4%

3 febbraio 2009 PRIMO PIANO - Articolo
La Camera approva lo sbarramento al 4%
Veltroni: "Una positiva evoluzione del quadro politico" Via libera dell'Aula della Camera all'introduzione di una soglia di sbarramento al 4% nella legge elettorale per le elezioni europee. L'Assemblea di Montecitorio ha infatti approvato l'emendamento con 487 voti favorevoli. I voti contrari sono stati 29, sei gli astenuti.Tutti gli altri emendamenti sono stati respinti. In serata arriverà il voto finale sulla riforma. Dalle 19 in poi le dichiarazioni di voto saranno trasmesse in diretta televisiva.L'introduzione di uno sbarramento del 4% della legge elettorale per le Europee "è un obiettivo che perseguitavamo da anni". Il segretario del Pd Walter Veltroni lo dice ai giornalisti al termine della riunione del gruppo cha ha dato il via libera all'intesa con il centrodestra sulla riforma della legge elettorale per le Europee. Una riforma, spiega ancora Veltroni, che rappresenta una positiva “evoluzione del quadro politico”, un obiettivo delle forze di centrosinistra che favorirà le aggregazioni, mettendo fine alla frammentazione in Europa. Insomma, "un accordo alla luce del sole tra avversari che restano avversari" aggiunge Dario Franceschini, vicesegretario dei democratici.Accettando l'accordo, secondo Franceschini, il Pd ha "difeso il diritto dei cittadini a scegliere gli eletti" inserendo nella legge elettorale uno "sbarramento che ci mette al passo - ha detto - con gli altri Paesi europei".Franceschini, conversando con i cronisti, ha poi minimizzato sulle ipotesi di conflitto in seno al gruppo democratico: "Abbiamo votato - ha detto - e l'esito è stato di 200 voti a favore dell'accordo, 4 contrari e 2 astenuti". Insomma, per Franceschini oggi è stato fatto un passo importante.Un passo atteso non solo dal PD, ma anche dagli italiani. Secondo il sondaggio Ipsos pubblicato da Repubblica, infatti, il 74% dei cittadini del Bel Paese vede con favore lo sbarramento del 4% e addirittura, per il 39,4% sarebbe meglio alzare la soglia anche oltre la percentuale approvata oggi dalla Camera.

lunedì 2 febbraio 2009

RABBIA E INDIGNAZIONE

2 febbraio 2009 PRIMO PIANO - Copertina
Rabbia e indignazione
Tre ragazzi danno fuoco ad un senza tetto solo per divertirsi un po' Una notte di sballo. Una notte di droga e di alcol. Poi la decisione di cospargere di benzina un barbone di origine indiana e di dargli fuoco. In sintesi, la cronaca di un'ordinaria follia accaduta a Nettuno nella notte tra sabato e domenica. Volevano solo divertirsi hanno dichiarato i tre ragazzi. Non c'è nulla legato al razzismo. E proprio in questa affermazione che sta il significato più agghiacciante della vicenda: è peggio il razzismo o il divertirsi dando fuoco ad una persona? Ma è proprio nel divertimento il lato peggiore del razzismo. Il PD, come la stragrande maggioranza degli italiani, partecipa con rabbia e indignazione Tre ragazzi, due maggiorenni di 29 e 19 anni e uno minorenne di 16, passano la sera alla ricerca dello sballo. Stanno giù di giri e hanno bisogno qualcosa di forte. Di più forte. E quindi quando stanno facendo rifornimento per la loro macchina, decidonoche l'ultimo euro di benzina sia da destinarsi al senzatetto che li aveva “provocati” solo per essere passato davanti ai tre nel piazzale della stazione ferroviaria. Davanti ai carabinieri hanno confessato la voglia di fare un "gesto eclatante per provare una forte emozione" e per questo di aver cercato uno che dormiva in strada, non per forza un romeno o un nero. Uno indifeso.Tornando alla stazione, lo trovano, lo cospargono di benzina e gli danno fuoco. Poi non riuscendo a spegnere le fiamme scappano come se niente fosse accaduto. La vittima, gravemente ustionato alle gambe, alle mani, all'addome e al collo ma fortunatamente fuori pericolo di vita, si chiama Navte Singh, 35 anni sikh, disoccupato e muratore all'occorrenza.Luca, il diciannovenne, dichiarerà alle forze dell'ordine che "il razzismo non c'entra, è stato solo uno scherzo al barbone, una bravata". La tesi è confermata anche dal comandante provinciale dei carabinieri di Roma, Vittorio Tommasone che ha commentato: “al momento quel che sappiamo ci consente di escludere una matrice razziale. Il che non rende meno agghiacciante quel che è accaduto. Anzi. Perché se si vuole capire davvero quale è lo sfondo del tentato omicidio di Nettuno, allora bisognerà cominciare a ragionare su quel che accade ai nostri ragazzi. All'uso smodato che ormai fanno di droghe e alcol. A quelle che ne sono le conseguenze".Il mondo della politica si interroga sui fatti accaduti. Per Walter Veltroni, segretario del Partito Democratico, “quello che è successo a Nettuno è gravissimo e suscita in me, come nella stragrande maggioranza degli italiani, rabbia e indignazione. Esprimiamo solidarietà al giovane indiano selvaggiamente picchiato e bruciato e chiediamo che i responsabili di questo crimine siano assicurati al più presto alla giustizia. Episodi di intolleranza criminale come questo sono il frutto di predicazioni xenofobe, di un clima creato ad arte di odio e di paura”. “Non ci sono davvero parole per esprimere l'orrore di fronte agli episodi di violenza di Nettuno e di Roma di questi giorni”, ha dichiarato Piero Fassino, ministro degli Esteri nel governo ombra.“Ma è tempo soprattutto di chiederci – ha aggiunto Fassino - in quale società viviamo e soprattutto in quale vogliamo vivere, rimettendo al centro dei comportamenti di ognuno la dignità della persona, il rispetto del corpo altrui, la vicinanza con i deboli, la uguaglianza dei diritti e dei doveri, il rifiuto di ognuno forma di sopruso e di violenza, la lotta alla solitudine e alla marginalità”.“Fermiamo l'abisso della violenza prima che sia troppo tardi”. .Fuori dal coro unanime di condanna e con un suo particolare distinguo è stato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno che ha precisato: ''Se qualcuno pensa che i recenti fatti di violenza, che hanno visto come presunti colpevoli delle persone immigrate, possano essere un alibi per ritorsioni xenofobe, si sbaglia di grosso - ha affermato - a nessuno è consentito farsi giustizia con le proprie mani e tanto meno strumentalizzare politicamente il dolore delle donne che sono state violentate nei giorni scorsi.In effetti la tragedia di Nettuno va inserita nel constesto di odio e paura che fa da sfondo alla triste situazione italiana degli ultimi giorni. Senza alcuna strumentalizzazione, se la sicurezza è stata il cavallo di Troia del governo Berlusconi e di molte amministrazioni passate nelle scorse elezioni al centrodestra, ora potrebbe ritorcersi contro gli stessi uomini di propaganda. Non bastano le rassicurazioni del premier o del sindaco di turno che cercano di sviare il pericolo addossando la colpa al branco rumeno o comunque clandendestino e straniero, istigando violenza su violenza. A Nettuno, i ruoli di vittima e di carnefice si invertono: la vittima è un immigrato, il carnefice un ragazzo di buona famiglia.La questione è di carattere sociale e culturale più che economica. Il divertimento si ottiene con un gesto al di fuori di ogni logica e ogni regola. La noia di un qualunque sabato sera avvalla il superamento di ogni limite della trasgressione e della vigliaccheria.E alla crisi dei valori si aggiunge la deriva istituzionale che il governo Berlusconi propone con la sua riforma della Giustizia. Così come per lo stupro di Guidonia, anche il caso di Nettuno sarebbe irrisolto se passasse la legge sulle intercettazioni. A spiegarlo è il procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro in un intervista rilasciata a la Repubblica. "Oggi la polizia – ha risposto Spataro - potrebbe chiedere al pm di mettere sotto controllo il telefono di personaggi noti per il feroce razzismo contro gli immigrati, magari visti nei giorni precedenti mentre si aggiravano alla stazione. Basterebbero "gravi indizi di reato" e l'assoluta indispensabilità dell'ascolto per le indagini, requisiti indiscutibilmente presenti nell'esempio ipotizzato. Con la riforma, invece, occorrerebbero "gravi indizi di colpevolezza", lo stesso grado di prova che ne consentirebbe la cattura. Ma è evidente che sospetti ben precisi non equivalgono a "gravi indizi di colpevolezza". Dunque niente cattura, ma soprattutto niente indagini con intercettazioni".