venerdì 31 ottobre 2008

D'ALEMA: "TRA BERLUSCONI E IL PAESE IDILLIO FINITO, NEL PD SI DEVE APRIRE UNA NUOVA FASE".

31 ottobre 2008
AREA RASSEGNA STAMPA Politica Rassegna stampa
Massimo D'Alema: "Tra Berlusconi e il Paese idillio finito, nel Pd si deve aprire una nuova fase"
Fonte Intervista di Massimo Giannini - La Repubblica
ROMA - "La protesta di massa sulla scuola, la drammatica crisi economica che attanaglia famiglie e imprese. Ormai è evidente: l'idillio tra Berlusconi e l'Italia si sta incrinando e la vicenda della legge elettorale europea, di cui apprezziamo il ritiro, non è solo il risultato della fermezza dell'opposizione ma anche di difficoltà interne alla maggiranza. Di qui dobbiamo partire per rifondare un nuovo centrosinistra, che rappresenti agli occhi dei cittadini un'alternativa vera e credibile per il futuro governo del Paese".Ammainate le bandiere della grande manifestazione del 25 ottobre, Massimo D'Alema scende in campo e suona la carica al Partito democratico e a Veltroni. "Adesso - dice l'ex premier ed ex ministro degli Esteri - bisogna lavorare per costruire intorno al Pd una vasta coalizione democratica, e che ci permetta di alzare il nostro profilo riformista, di dialogare con tutte le opposizioni, di parlare ai ceti moderati che hanno votato Berlusconi, e che ora capiscono la sua palese inadeguatezza". Onorevole D'Alema, non è che state scommettendo un po' troppo su questa "fine della luna di miele" tra il Cavaliere e gli italiani? "Nessuna illusione. Ma non possiamo non vedere quello che sta succedendo. L'Italia attraversa una crisi senza precedenti, che sarà di lungo periodo. Si è ormai dissolta l'idea che Berlusconi vivesse una sorta di 'luna di miele permanentè con il Paese. Stanno esplodendo i primi, seri problemi nel rapporto tra il governo e i cittadini. Sta crollando come un castello di carta la straordinaria 'fiction'costruita dal governo in questi mesi. Ci sono problemi enormi, il governo li ha gravemente sottovalutati e oggi dimostra di non avere la forza per affrontarli con la necessaria radicalità". In realtà, l'unico serio "problema nel rapporto tra il governo e i cittadini", come lo chiama lei, riguarda la scuola. "E le pare una cosa da poco? Quello che sta accadendo sulla scuola merita una grandissima attenzione. Un insegnate mi faceva notare una cosa molto giusta: mentre nel �77 in prima fila c'era la parte meno qualificata del corpo studentesco, oggi in testa ai cortei ci sono i primi della classe, che non vedono più una prospettiva per il futuro. Perché questo succede: se tagli gli investimenti nelle università, blocchi il turn over e cacci i ricercatori, rubi il futuro agli studenti più bravi e più capaci. Ora, io penso che l'opposizione debba rispettare e non strumentalizzare i fatti.Ma gli scontri dell'altro ieri a Roma mi hanno enormemente allarmato. Ci sono aspetti che devono essere chiariti e che riguardano anche la condotta della polizia: il centro era tutto bloccato alla circolazione, per chiunque, eppure un furgoncino carico di mazze è potuto arrivare fino a Piazza Navona, dove ha scaricato la sua 'merce', e dove un gruppo di squadristi ha atteso il corteo degli studenti. Com'è possibile?". Comunque sulla scuola chi è senza peccato scagli la prima pietra. "E' evidente, ma da questa crisi non si esce con le scelte primitive della destra. Giusto colpire gli sprechi e i privilegi, ma per farlo non si possono prosciugare le risorse di tutta la scuola. Giusto colpire gli abusi al diritto di assistenza dei disabili, ma per farlo non si può eliminare il diritto. Giusto colpire i casi di 'baronatò e i corsi universitari con un solo studente, ma per farlo non si può tagliare 1 miliardo di euro a tutta l'università. L'autonomia non è arbitrio. E il fatto che non ci siano i soldi è una scusa.Le scelte compiute dal governo su Alitalia alla fine costeranno 2 miliardi ai contribuenti. La soppressione dell'Ici per i più abbienti è costata 3,5 miliardi. Quei soldi c'erano. Il problema è che sono stati usati per effettuare una politica redistributiva a favore della parte più ricca del Paese. Quindi il governo non è stato costretto a tagliare: ha fatto una scelta, ben precisa. Ed è una scelta di destra che il Paese mostra di non gradire". Lei ha qualche dubbio sul referendum contro la legge Gelmini. Perché? "Non è questione di dubbi. Penso che il referendum è uno strumento monco e improprio, perché i tagli alla scuola approvati in Finanziaria non sono materia da referendum, e le norme della Gelmini, se e quando il referendum si facesse, cioè all'incirca nel 2010, avranno già prodotto i loro effetti. Quindi io dico: raccogliamo pure le firme, ma impegniamoci davvero, qui ed ora, per costringere il governo a un cambiamento di rotta". Quali altri segnali vede, di questa incrinatura tra il governo e il Paese? "C'è il profondo malessere che sta crescendo dentro la stessa maggioranza sulla riforma delle legge elettorale per le europee. Su questo abbiamo fatto una riunione con tutti i gruppi parlamentari. Ebbene, oltre a una convergenza sul tema specifico, è emersa la preoccupazione condivisa sulla visione della democrazia di questa maggioranza: questa idea oligarchica, presidenzialista e plebiscitaria del potere, indebolisce la democrazia e produce solo una parvenza di decisionismo". Ma la denuncia di questa situazione, e tutti i no che ne derivano, basta a voi dell'opposizione per mettervi l'anima in pace? "No, non basta. E qui veniamo al cuore del problema. Questa crisi, drammatica, non è solo della maggioranza, è del Paese. E questo da un lato getta le basi per una prospettiva politica nuova, dall'altro lato carica l'opposizione di una grande responsabilità. Dobbiamo alzare nettamente il nostro profilo riformista. Dobbiamo ridefinire il progetto politico dell'opposizione, e aprire una fase nuova che ci consenta di creare un campo di forze per l'alternativa.E non sto parlando di nomenklatura, ma di pezzi della società italiana, di ceti moderati, di classi dirigenti, che devono tornare a guardare a noi come a un nuovo centrosinistra di progetto e di governo, che non riproduca i limiti e gli errori del passato. La costruzione di questa coalizione va di pari passo con la nostra capacità di parlare al Paese, che non è solo quello che scende in piazza". La vostra piazza del 25 ottobre non doveva servire proprio a questo? "E' stata una piazza molto bella, soprattutto perché è stata festosa. Tuttavia, dopo il grande sforzo comune di quella manifestazione, mi piacerebbe adesso che l'insieme del gruppo dirigente fosse coinvolto in una riflessione per il rilancio della nostra prospettiva. Capisco l'appello di Veltroni all'unità, ma è innanzitutto da lui che deve venire l'iniziativa per favorirla e renderla efficace.Siamo in uno scenario che sta cambiando profondamente. Siamo passati dall'illusione di una partnership con Berlusconi per fare le riforme (quello che Ferrara sul Foglio sintetizzava con l'espressione 'Caw'), ad una aspra conflittualità, di cui innanzitutto il premier porta la responsabilità. Ora, però, è molto importante dare anche forza propositiva alla nostra iniziativa e rilanciare la capacità di dialogare con l'intera società italiana". Partiamo dall'opposizione. Il suo ragionamento implica che, a partire da Di Pietro, vadano ridiscusse le alleanze. E' così? " Prima ancora di questo occorre mettere a fuoco un nuovo progetto riformista e riformatore per l'Italia, sul quale cercare il massimo dei consensi possibili, e non solo nell'opposizione. I temi non mancano: dai meccanismi per il voto europeo al federalismo, dal referendum sulla legge elettorale al Mezzogiorno. Insomma, anziché una inutile discussione tra di noi se si debba guardare a destra o a sinistra, ciò che dobbiamo fare è accrescere la nostra capacità di attrazione, a partire dal nostro progetto riformista e dall'iniziativa politica che mettiamo in campo. L'obiettivo, certamente, è quello di allargare il campo delle alleanze". E cosa intende quando parla di riflessione sul Pd e sulla sua organizzazione interna? Siamo di nuovo alla diarchia conflittuale D'Alema-Veltroni? "No, nessuna diarchia e nessun conflitto. Ma per il Pd il problema non pienamente risolto continua ad essere quello della piena valorizzazione delle sue risorse. Andiamo verso la conferenza programmatica, e quello sarà un momento di verifica importante proprio per marcare il nostro profilo riformista. Questo richiederebbe il contributo di tutti, perché in caso contrario è inevitabile che le forze si disperdano. Se non è il partito a chiamare ed impegnare tutti, non ci si può lamentare se nascono fondazioni, associazioni, e iniziative di vario segno".. La sua Red come la vogliamo giudicare? "Io mi occupo della Fondazione Italianieuropei. Red è un'associazione che ci aiuta a sviluppare i nostri progetti, e sta coinvolgendo molte persone anche fuori dal Pd. Non c'è nulla di anormale in questo. E' sbagliata l'immagine di un partito che si identifica in un principe buono, minacciato da un gruppo di pericolosi oligarchi cattivi". E questa idea chi la mette in giro, se non tutti voi messi insieme? "Io non mi riconosco tra i diffusori di questa immagine. Veltroni è il leader del Pd. Come sa io non ho incarichi e non ne cerco. Sono uno dei pochi che ha lasciato incarichi per favorire il rinnovamento. Ma in questo partito c'è un gruppo dirigente formato da molte personalità, e non da oligarchi cattivi. Questo gruppo dirigente è anche una garanzia del rapporto tra il Pd e il Paese. Mettere al lavoro queste persone, vecchie e giovani, non indebolisce Veltroni, ma al contrario lo rafforza". E il congresso straordinario che fine ha fatto? Ormai si farà dopo le europee. "Non ho mai chiesto che si tenesse un congresso straordinario. Il congresso com'è previsto dallo statuto, si terrà dopo le europee". Comunque di tempo ne avete. Il Cavaliere vi consiglia un riposo di 5 anni. "Berlusconi non ha molto da ironizzare. I sondaggi dicono che le difficoltà della maggioranza sono serie, il governo ha perso 18 punti. Ma la fine dell'idillio non si traduce in un travaso di consensi dalla maggioranza all'opposizione. Quando un Paese non ha fiducia né nel governo, né nell'opposizione significa che c'è il rischio di una democrazia più debole. Anche per questo è urgente rilanciare non solo la nostra battaglia di opposizione, ma il nostro progetto politico. Il partito del centrosinistra riformista è nato per questo".

mercoledì 29 ottobre 2008

TINO IANNUZZI: GRAZIE AL POPOLO DEL PD CAMPANO

Grazie al popolo del PD Campano.
Un grazie di cuore alle migliaia e migliaia di giovani, donne e uomini che, da tutte le province della Campania, hanno partecipato con entusiasmo, motivazione e passione politica alla straordinaria festa della democrazia e della mobilitazione popolare che si è svolta sabato 25 ottobre al Circo Massimo con Walter Veltroni, che con il suo vibrante e significativo intervento ha efficacemente indicato le ragioni di un grande e moderno Partito Riformista.
Il nostro corteo, simbolicamente, si è voluto caratterizzare per l’affermazione del valore della legalità, nel segno di un grande Grazie alla altissima esperienza di Roberto Saviano, e per un forte messaggio verso l’integrazione economico-sociale nei nostri territori: significativa è stata, in tal senso, la presenza di centinaia di immigrati provenienti da tante zone della Campania.
Abbiamo fatto sentire con orgoglio, ma anche assumendoci per intero la nostra responsabilità, la voce di un Mezzogiorno che vuole vincere la sfida della modernizzazione del proprio sistema economico e produttivo e del proprio assetto amministrativo, ma anche della innovazione della vita pubblica della politica e delle classi dirigenti.
Il Pd della Campania è stato in prima fila nella grande manifestazione di sabato e continuerà ad esserlo, per realizzare questi obiettivi.Insieme abbiamo dimostrato di essere una grande forza di popolo, insieme continueremo nell’opera di radicamento del partito e di sviluppo della sua proposta politica e programmatica.
Grazie per la vostra presenza, per il vostro apporto e per il contributo che ci da fiducia e forza e che ci impone di fare di più e meglio per la nostra nuova casa del Partito Democratico.
TINO IANNUZZI

VELTRONI: L'ITALIA MIGLIORE DI CHI GOVERNA

25 ottobre 2008
PRIMO PIANO Copertina
L'Italia. Migliore di chi la governa
Discorso Integraledi Walter VeltroniCirco Massimo25 ottobre 2008
“Sabato c'è stata la più grande manifestazione di un partito in Italia negli ultima anni, come hanno rilevato i giornali italiani e internazionali; e la cosa bella è che è stata una manifestazione serena, senza odio”.Walter Veltroni
Leggi l'opinione del segretario del PD sui risultati della manifestazione nell’intervista rilasciata al Tg1 domenica 26 ottobre.Pubblichiamo il discorso integrale di Walter Veltroni al Circo Massimo.Quella di oggi, diciamocelo con orgoglio, è la prima grande manifestazione di massa del riformismo italiano, finalmente unito. E lo è perché il Partito Democratico è il più grande partito riformista che la storia d’Italia abbia mai conosciuto. Un italiano su tre si riconosce, crede nel disegno di un riformismo moderno. E’ un fatto inedito nella lunga vicenda nazionale. E oggi, in questo luogo splendido e immenso, siamo qui, in tanti, perché vogliamo bene all’Italia, perché amiamo il nostro Paese.Con lo stesso amore, il 14 ottobre di un anno fa, il Partito Democratico nasceva da un grande evento di popolo.L’Italia è un Paese migliore della destra che lo governa in questo momento. Migliore della destra che nel tempo recente lo ha già governato, anche se qualcuno troppo spesso finge di dimenticarlo, per sette lunghi e improduttivi anni.L’Italia è un grande Paese democratico, è un Paese che ama la democrazia.Perché l’Italia non dimentica, non potrà mai dimenticare quanti hanno sofferto, quanti hanno dato la vita per la sua libertà.Lunedì scorso ci ha lasciati un grande amico, un padre della Repubblica, un maestro di vita per tutti noi. Aveva venticinque anni, Vittorio Foa, quando fu condannato e messo in galera: perché era antifascista, perché pensava diversamente da chi era al potere.E per chi crede che fino ad un certo punto ci sia stato un fascismo in fondo non troppo cattivo, va ricordato che era il 1935. Non era ancora arrivata la vergogna delle leggi razziali. Ma il regime aveva già fatto in tempo a sopprimere la libertà di stampa e quella di associazione, a chiudere partiti e sindacati, a calpestare il Parlamento e a incarcerare, mandare in esilio o uccidere chi non si piegava alla dittatura: Don Minzoni, Giacomo Matteotti, Piero Gobetti. E due anni dopo la stessa sorte sarebbe stara di Carlo e Nello Rosselli e di Antonio Gramsci.L’Italia, signor Presidente del Consiglio, è un Paese antifascista.A chi le chiedeva se anche lei potesse definirsi così, “antifascista”, lei ha risposto con fastidio che non ha tempo da perdere, che ha cose più importanti di cui occuparsi, rispetto all’antifascismo e alla Resistenza.Il presidente Sarkozy non avrebbe risposto così, non avrebbe detto questo della Resistenza animata dal generale De Gaulle, non avrebbe messo in dubbio che ogni francese è figlio orgoglioso della Parigi liberata dai nazisti.E né Barack Obama, né John McCain risponderebbero con un’alzata di spalle ad una domanda sulla decisione del presidente Roosevelt di mandare a combattere e a morire migliaia di ragazzi americani. Quei ragazzi americani che sono morti per noi, per restituirci la libertà e la democrazia.Nessuno avrebbe risposto come il nostro Presidente del Consiglio, perché non c’è nulla di più importante, per un grande Paese, della sua memoria storica. Un Paese senza memoria è un Paese senza identità. E chi non ha identità non ha futuro. E l’Italia ha bisogno di futuro.Coltivare la memoria dell’antifascismo non è solo un atto di riconoscenza. Come ci ha ricordato un altro grande italiano, un uomo mite e rigoroso come Leopoldo Elia, se la democrazia viene coltivata e vissuta ogni giorno, si espande e cresce. Se viene mortificata e offesa, deperisce e può anche morire.In tutti i Paesi del mondo ci sono i governi. Ma solo in quelli democratici c’è l’opposizione.Coltivare la democrazia, farla vivere e crescere ogni giorno, significa rispettare l’opposizione, riconoscere la sua funzione democratica: nelle aule del Parlamento, come nelle piazze del Paese.Se noi non svolgessimo fino in fondo il nostro ruolo all’opposizione, se non facessimo coesistere la durezza della denuncia e il coraggio della proposta, se non lo facessimo, tradiremmo il nostro mandato. E per colpa nostra, una colpa che sarebbe imperdonabile, la democrazia italiana diventerebbe più debole.E’ indice di una mentalità sottilmente e pericolosamente illiberale, pensare che in una democrazia non bisogna disturbare il manovratore e che tutto ciò che limita, regola, condiziona il suo potere è solo un fattore di disturbo.E’ un disturbo il Parlamento, perché vorrebbe e dovrebbe discutere le proposte di legge o i decreti del governo, prima di approvarli.E’ un disturbo la magistratura, perché esercita un controllo di legalità che non può e non deve risparmiare chi governa la cosa pubblica in nome e per conto della collettività.E’ un disturbo la Corte costituzionale, perché deve verificare la costituzionalità dei provvedimenti voluti dal governo e approvati dalla maggioranza in parlamento.E’ un disturbo l’opposizione. Perché spezza l’incantesimo del plebiscitario consenso al governo. Perché dimostra che c’è un altro modo di pensare, che potrebbe domani diventare maggioritario. Perché vuole, come noi vogliamo, una grande innovazione istituzionale, il dimezzamento del numero dei parlamentari, una sola Camera con funzioni legislative, una legge elettorale che restituisca lo scettro ai cittadini. A cominciare dalla battaglia parlamentare che faremo nei prossimi giorni per mantenere il voto di preferenza alle prossime europee. Una democrazia che decide, decide velocemente, decide dentro i principi della Costituzione, non con pericolose concentrazioni del potere. Una democrazia più moderna, alla quale abbiamo contribuito con le coraggiose decisioni dei mesi scorsi. Noi oggi interpretiamo la nostra funzione in un modo che è perfettamente coerente con quanto dicemmo già al Lingotto, affermando che il PD, svincolato finalmente dai vecchi ideologismi, sarebbe stato “libero dall’obbligo di essere, di volta in volta, moderato o estremista per legittimare o cancellare la propria storia”.Questo siamo: un partito libero, che non teme né di apparire moderato agli occhi di alcuni, né di sembrare estremista agli occhi di altri. Perché null’altro è che un grande partito riformista.Un grande partito riformista, che fa dell’opposizione, un’opposizione di popolo, il modo per incidere oggi sulla realtà del Paese e per essere domani, strette le alleanze che le idee e i programmi vorranno, nuova maggioranza e nuovo governo per l’Italia.Il PD avrà sempre, anche all’opposizione, una sola stella polare: gli interessi generali del Paese. Quel Paese che amiamo e il cui destino è la nostra ragione d’essere. Quel Paese che vogliamo unire, rifiutando l’odio e la contrapposizione ideologica.Questa manifestazione è un grande momento di democrazia, sereno e pacifico. E guai, davvero guai, a chi pensa di ridurre solo minimamente la libertà di avanzare critiche, la libertà di dissentire, la libertà di protestare civilmente contro decisioni e scelte che non condivide. La democrazia non è un consiglio d’amministrazione. La minaccia irresponsabile e pericolosa di intervenire “attraverso le forze dell’ordine” dentro quei templi del sapere, della conoscenza e del dialogo che sono le Università, è stata qualcosa di abnorme e di mai visto prima. Puntuale, ancora una volta, è poi arrivata la smentita del Presidente del Consiglio. “Sono i giornali che come al solito travisano la realtà”, ha detto da Pechino. Ora: cambiando il fuso orario si può anche cambiare idea, e in questo caso è un bene che ciò sia avvenuto. C’è però qualcosa su cui vale la pena riflettere. Perché un’alta carica istituzionale si può permettere sistematicamente di negare ciò che è evidente, ciò che per giorni le televisioni hanno ritrasmesso sbugiardando l’ennesima smentita? Perché il Presidente del Consiglio si sente autorizzato, nel pieno della tempesta finanziaria che stiamo vivendo, ad invitare i cittadini a comprare le azioni di questa o quella azienda? Perché può arrivare ad annunciare una decisione non presa come quella della chiusura dei mercati, facendosi smentire persino dalla Casa Bianca? Se l’avessero fatto Gordon Brown o Angela Merkel sarebbe successa una catastrofe. Siccome nel mondo sanno chi è, non è successo niente.Ma perché coltiva questa impunità delle parole? Questa strategia dell’inganno permanente nei confronti dei cittadini? La presunzione che si possa promettere di tagliare le tasse che poi non si tagliano, di fare delle mirabolanti opere infrastrutturali che poi non vengono nemmeno progettate? E’ l’idea del potere che non è tenuto a rispondere dei suoi comportamenti. E’ un’idea del potere inaccettabile. E’ la confusione tra governare e prendere il potere.Contro questi rischi l’opinione pubblica, la cultura, la coscienza critica del Paese, l’antico amore degli italiani per una democrazia viva e piena, devono farsi sentire.Voglio essere chiaro: noi non pensiamo che questo governo sia la causa di tutti i mali. Non saremo noi, a differenza di chi ci ha preceduto nel ruolo di opposizione, a gridare al regime. Il problema è che il governo Berlusconi è totalmente inadeguato a fronteggiare la gravissima crisi che stiamo vivendo. E lo è per una ragione semplice: perché non ha nel cuore l’Italia che produce e che lavora, l’Italia che soffre. E’ un governo che si occupa di rassicurare i potenti di questo Paese, piuttosto che di combattere la drammatica situazione di imprese e lavoratori.L’Italia può essere altro. L’Italia “è” altro.E’ però vero che la fotografia dell’Italia attuale sta sbiadendo, ha quasi del tutto perso i colori, e la ricchezza delle sfumature, della modernità. I volti degli italiani appaiono sgranati e in bianco e nero. Come le vecchie immagini di una volta, perché l’immobilismo che già ieri ci condannava ad una crescita stentata rischia oggi, dentro una crisi economica di questa gravità, di farci tornare drammaticamente indietro.Tornano indietro gli artigiani, gli operai. C’è stato un tempo in cui la fatica, i sacrifici e il talento, la specializzazione, davano dignità al lavoro e permettevano anche di metter su un laboratorio in proprio, e poi magari una piccola fabbrica. L’ascensore sociale funzionava, le condizioni di vita miglioravano. E comunque c’era la speranza che questo potesse accadere.Oggi come vive un operaio che fatica tutto il giorno, e che troppo spesso in questo Paese sul lavoro rischia la vita, per 1.200 euro al mese? Che speranza può avere di poter star meglio, se deve invece preoccuparsi di essere messo in cassa integrazione, di arrivare in fabbrica una mattina e di leggere nella bacheca di servizio che fra sei mesi si chiude perché la produzione si ferma? Tornano indietro le aziende, rischiano di tornare indietro i piccoli e medi imprenditori. Quelli che sanno mettere a punto nuove tecniche e creare nuovi prodotti, e che così hanno fatto crescere il Paese. E’ gente onesta, che esce di casa che è ancora buio e torna a casa che è già notte, e fatica a dormire per la paura di non farcela e di dover chiudere: perché l’affitto aumenta a rotta di collo, le bollette paiono impazzite, la burocrazia è soffocante, la pressione fiscale opprimente. Sognavano di crescere per poter competere meglio, ma devono fare i conti con una realtà opposta: difficoltà ad avere finanziamenti dalle banche, che anzi chiedono di rientrare rapidamente dal debito, ed esportazioni che calano perché i clienti americani, tedeschi e inglesi sono impegnati a ridurre al massimo i consumi. Qualche giorno fa, ad una azienda metalmeccanica del bresciano che ha cinquanta dipendenti ed è attiva da mezzo secolo, è stato chiesto di rientrare subito del fido e intanto hanno bloccato le carte di credito. “E’ una cosa umiliante”, ha detto il titolare. Ecco uno degli effetti di questa crisi: non conta la storia e la serietà di un’impresa, si guardano solo i numeri e i conti. Quelli della banca, non quelli dell’azienda.E tornano indietro, non possono proprio a guardare avanti, i giovani, i nostri ragazzi. Su un muro di Milano qualcuno ha scritto: non c’è più il futuro di una volta. E’ la cosa più grave. Ieri a vent’anni e a trenta si raccoglievano i frutti dello studio o già si lavorava, e comunque si pensava al domani convinti che sarebbe stato migliore rispetto alla vita vissuta dai dei propri genitori. Oggi i giovani italiani sono prigionieri della gabbia del precariato. Sono storie umilianti, e sono tantissime. La risposta ad un annuncio su Internet e l’invio di un curriculum, le cuffie in testa e il microfono per rispondere alle telefonate, i 1.200 euro lordi promessi dai selezionatori che diventano 800 e cioè 640 netti considerando i giorni effettivi di lavoro. Quattro euro l’ora. Una vita precaria e i sogni mortificati per quattro euro l’ora. Ma si accetta, perché con il contratto a scadenza si è sotto ricatto. E si accetta.E quella foto dell’Italia è in bianco e nero, purtroppo, anche a simboleggiare gli opposti, anche a dire dell’estrema ricchezza e dell’estrema povertà che dividono in due un paese ingiusto.Non siamo solo noi, non è la cattiva propaganda dell’opposizione ad affermarlo, lo ha detto la Banca d’Italia, lo dice l’Ocse: la nostra è una delle società più diseguali dell’Occidente, siamo uno dei paesi nei quali la forbice tra chi ha tanto e chi ha poco o niente si è fatta più larga. L’Italia ha urgente bisogno di crescere e per questo ci vuole, lo diciamo da mesi, un grande patto tra i produttori. Siamo nel pieno della terribile, drammatica crisi finanziaria internazionale, che sta producendo una grave recessione mondiale e che si è abbattuta anche sul nostro Paese. Una crisi che richiederebbe, da parte di chi governa, senso di responsabilità e moderazione. Parole sconosciute a Berlusconi.La crisi non va certo spiegata agli operai, alle imprese, ai ragazzi che cercano o perdono un lavoro. Lo sanno bene, lo sapete bene, lo vivete ogni giorno sulla vostra pelle. Lo sanno i pensionati, che prendono ogni mese la stessa pensione e intanto pagano di più per il pane, per la pasta, per le bollette della luce e del gas. Lo sanno le famiglie italiane, che faticano ad arrivare alla fine del mese. Lo sanno i sette milioni e mezzo di persone che vivono poco al di sopra della soglia di povertà, 500-600 euro al mese, vicinissimi a quegli altri sette milioni e mezzo che già stanno sotto. Fanno 15 milioni in totale. Non esagera, la Caritas Italiana, quando lancia l’allarme povertà.C’è la crisi. Ed è vero che ci arriva dagli Stati Uniti. Ma nessuno può farne un alibi o una scusa. Soprattutto non può farlo, non può chiamarsi fuori, una destra che per anni ha diffuso a piene mani tre tossine, culturali e politiche.La prima è un’idea monca della libertà, quella che considera ogni regola come un inciampo, che è figlia dell’ideologia del liberismo selvaggio e dell’individualismo sfrenato. E la disinvoltura con cui si fa una bella capriola e si diventa all’improvviso statalisti nasce dal fatto che l’unico vero sistema che piace alla destra è quello nel quale sia il mercato che lo Stato sono al servizio degli interessi dei più forti. La seconda tossina è la freddezza, lo scetticismo, l’ostilità perfino nei riguardi dell’Europa. Ed è ovvio: l’Europa è coesione sociale e crescita economica insieme, è un orizzonte che chiama a muoversi in un sistema di regole e responsabilità comuni. La terza tossina è il primato della finanza e di quella più creativa, più disinvolta e più cinica possibile, nei riguardi del lavoro e della produzione di beni e servizi. Vi farò tutti ricchi, perché il denaro da solo moltiplicherà il denaro, tutti avrete il vostro albero delle monete d’oro nel campo dei miracoli. L’impegno, la fatica, lo studio, la pazienza e la tenacia non servono più, sono avanzi del passato: tutto è facile, tutto è possibile, perché tutto è lecito.La crisi, ha detto un grande economista come Paul Samuelson, “è figlia di un insieme diabolico di avidità, indebitamento, speculazione, laissez-faire, e soprattutto un’infinita incoscienza”. C’è il ritratto della destra, dietro queste parole. Anche della destra italiana di questi ultimi quindici anni. L’intervento dello Stato è “un imperativo categorico”, ha detto Berlusconi fulminato sulla via di Damasco. Ma sicuramente un giorno arriverà una smentita anche di questa frase. Come quando, poche ore dopo averla fatta, ha corretto quell’affermazione destinata comunque a rimanere negli annali per la sua totale irrealtà: “la crisi non avrà effetti sull’economia reale”.E’ invece proprio l’economia reale l’emergenza vera di queste ore. Cosa ha fatto il Presidente del Consiglio per difendere le piccole e medie imprese o il potere d’acquisto dei salari e degli stipendi degli italiani? Nulla, assolutamente nulla. Cosa ha fatto, cosa sta facendo il governo per le famiglie? Ha tagliato del 32 per cento il Fondo a loro destinato, e lo ha fatto per coprire una parte dell’abolizione dell’Ici sulle abitazioni dei più ricchi. Così, come ha denunciato l’Associazione famiglie numerose, c’è un “signor Rossi” milionario, che ha 500 mila euro di reddito annuo, diverse case di proprietà e non ha figli, che non paga più l’Ici perché un “signor Rossi” che fa l’operaio, che ha 25 mila euro di reddito annuo e vive in una casa in affitto con moglie e quattro figli a carico, non riceve più i 330 euro che prima gli arrivavano dal Fondo per le famiglie. Insomma, dinanzi a una crisi che sta impoverendo ancora di più le famiglie italiane, il governo cosa fa? Spende le poche, preziose risorse per i più ricchi. E questi costosi regali li pagano tutti i contribuenti, perché hanno meno servizi, perché pagano più tasse e perché ricevono meno sostegni. Li pagano i Comuni, cuore del nostro Paese, costretti per questo a scelte socialmente dolorose. Li pagano gli italiani all’estero, anche loro cuore del Paese, anche loro colpiti anche dalle scelte di questo governo.Voglio dirlo chiaramente: il governo ha sbagliato tutte le previsioni economiche, il governo ha fatto una Finanziaria che immaginava una fase di crescita, il governo ha esplicitamente e drammaticamente sottovalutato le conseguenze durissime che la crisi sta avendo sulle famiglie e sulle imprese.Si sono riuniti anche di notte per garantire sostegno alle banche, quelle banche che devono restare indipendenti dalla politica. Ora si riuniscano anche di notte per fare invece un grande piano per i cittadini, per combattere la recessione e l’impoverimento della società italiana. Dalla crisi del ’29 si uscì con il New Deal. Ora nel nostro Paese è tempo di un Piano organico per la crescita e la lotta alla povertà e alla precarietà. L’Italia è un Paese migliore della destra che lo governa.Le misure per stabilizzare la crisi finanziaria, prese a livello europeo, sono giuste e necessarie. Ma non sono sufficienti. Ne servono altre, indispensabili: il sostegno con un fondo di garanzia alle micro e piccole imprese, un piano di investimenti in infrastrutture e soprattutto un intervento per aumentare i redditi da lavoro, i salari, gli stipendi, le pensioni degli italiani. Abbiamo presentato proposte per sostenere l’economia reale. Se queste priorità saranno riconosciute noi faremo, come sempre, la nostra parte. La faremo, come ho detto, per l’Italia, non certo per Berlusconi.Noi da questa piazza non insultiamo nessuno e non gridiamo al regime. La nostra sfida è chiara, ed è la stessa che lanciammo al Lingotto. Non conservare quello che c’è. Non assegnare al riformismo il compito di difendere anche importanti conquiste del passato. No, è il tempo della costruzione dell’Italia del nuovo secolo. E’ il tempo del coraggio riformista, non della pigrizia conservatrice.Le nostre proposte sono sul tavolo. Noi chiediamo di ridurre, a partire dalla prossima tredicesima, il peso delle tasse sui lavoratori dipendenti e sui pensionati. Proponiamo di destinare a questa misura sei miliardi di euro, in un insieme di interventi che valgono lo 0,5 per cento del Pil.E’ un intervento rilevante ma sostenibile per le nostre finanze pubbliche, risanate dall’azione di un uomo che quando governava pensava al Paese, e non a se stesso: Romano Prodi. E’ un intervento sostenibile, nel momento in cui si è introdotta una maggiore flessibilità dei parametri europei all’interno dei vincoli del Patto.La spesa pubblica, in Italia, deve essere ridotta. Senza esitazioni. La nostra linea, però, è “spendere meno e spendere meglio”. Non “spendere meno” e basta, senza preoccuparsi di cosa ne sarà delle scuole, degli ospedali, della sicurezza dei cittadini.Abbiamo sempre detto “pagare meno, pagare tutti”. E invece ora di pagare meno non c’è traccia e la lotta all’evasione fiscale è scomparsa dall’orizzonte. Il governo sta riproponendo la vecchia ricetta: aliquote alte, pochi controlli, evada chi può. Complimenti: è la strada maestra per andare tutti a fondo.E vorrei porre qui la domanda che si stanno facendo gli imprenditori e tutti gli italiani: dov’è finita la promessa di ridurre le tasse? Di portare la pressione fiscale sotto il 40 per cento? La verità è che le tasse le stanno aumentando Voglio ripeterlo: le tasse stanno aumentando. E questo proprio in una fase di recessione, quando si dovrebbe consentire a chi ha redditi medi e bassi di poter aumentare i propri consumi. E poi: abbiamo sempre detto che la pubblica amministrazione deve essere riformata. Dunque va bene la lotta ai veri fannulloni. Chi lavora nel settore pubblico, a cominciare dai dirigenti, deve metterci il doppio e non la metà dell’impegno di chi lavora nel settore privato.Ma la pubblica amministrazione è piena anche di persone straordinarie, che mettono al servizio della collettività sapere e competenza, in cambio di un reddito col quale faticano a vivere dignitosamente. Penso agli infermieri e ai medici ospedalieri. Penso agli agenti delle forze di polizia, che rischiano la vita e devono chiedere l’anticipo sulla liquidazione per tirare avanti. Penso alla scuola, alla ricerca, all’Università. Il governo ha fatto due errori. Il primo: le ha ridotte a voci da tagliare, dimenticando che sono un settore strategico per il futuro del Paese. Un settore da riformare, anche in profondità, ma per investirci maggiori e non minori risorse.Stupisce lo stupore per la protesta che sta dilagando in tutta Italia. E’ una protesta giusta, perché consapevole, responsabile e assolutamente non violenta. Come sempre dovrà essere, respingendo il tentativo di radicalizzare lo scontro portato avanti dal governo. E’ un movimento senza bandiere né di partito, né di sindacato. Una grande prova di autonomia della società civile. Le maestre insieme alle mamme, gli studenti insieme ai rettori. Questo movimento ama la scuola e la vuole cambiare, tanto che nelle piazze ci va anche per fare lezioni all’aperto di fisica o di filosofia.Il governo invece sta togliendo l’aria all’Università italiana, sta impedendo l’ingresso di nuove leve di ricercatori e docenti all’interno degli atenei, sta togliendo ogni prospettiva di poter continuare a lavorare nel nostro Paese a giovani scienziati che hanno fin qui fatto partecipare l’Italia a progetti come quelli del Cern di Ginevra o hanno garantito il monitoraggio di vulcani e terremoti in un Paese come il nostro. Giovani scienziati che si sono visti bloccare l’assunzione dal governo Berlusconi del 2002 e che si vedono arrivare il licenziamento dal governo Berlusconi del 2008.“Prenda nota, signor ministro Giulio Tremonti – non sono io a dirlo, ma è uno storico come Franco Cardini dalle colonne del “Secolo d’Italia” – ritirare l’appoggio alle Università è un modo di rubare ai poveri per dare ai ricchi. Un modo come infiniti altri. Ma è l’esatto contrario di quel che avrebbe voluto il ‘suo’ Robin Hood”. Il secondo errore è forse ancora più grave. Avete camuffato i tagli sotto le mentite spoglie di una “riformetta” che ha mortificato la dignità culturale e professionale dei docenti, la partecipazione dei genitori e degli studenti, la natura di comunità educante della scuola. Voglio essere chiaro: ogni posizione conservatrice sulla scuola e l’Università è sbagliata. Abbiamo bisogno della scuola dell’autonomia e del merito. Di una scuola che abbia fiducia nella capacità di scelta dei ragazzi. Di una scuola guidata da un progetto educativo moderno e capace di promuovere opportunità sociali e merito, in un contesto di permanente, indipendente, valutazione di qualità.I conservatori sono quelli che si preoccupano di sistemare piccoli particolari, come il grembiule e il ripristino dei voti. C’è bisogno invece di una radicale riforma. E voglio dire che se c’è una materia sulla quale il Paese dovrebbe proiettare se stesso oltre le divisioni, è proprio una scelta di fondo della scuola e dell’Università. Non si può ad ogni cambio di ministro stravolgere la vita di milioni di famiglie, di ragazzi, maestri e professori. E’ la sfida dell’innovazione della scuola, quella che ci interessa. La scuola elementare italiana, una delle migliori del mondo, è il frutto di decenni di elaborazione pedagogica, teorica e sul campo. Che cultura, che pensiero, che innovazione c’è dietro il ritorno al maestro unico o all’abolizione per via di fatto del tempo pieno?E davvero qualcuno pensa che il fenomeno del bullismo si possa risolvere con il voto in condotta? No. Non è così semplice, non è così banale. Dietro questi atteggiamenti c’è molto di più. Dietro il fatto che un bambino su cinque comincia a bere tra gli 11 e i 15 anni c’è davvero un vuoto più grande. C’è il degrado e sociale e il disagio familiare. C’è l’annoiarsi di fronte alla vita di chi forse è spinto a conoscere il prezzo ma certo non il valore delle cose.Quel vuoto a noi spaventa. Per voi è indifferente. Perché vi è congeniale. L’avete alimentato con la vostra cultura dell’individualismo e dell’egoismo. Con il vostro fastidio per ogni regola morale. Con la vostra idea che contano non lo studio e il lavoro, ma solo il successo facile. Quello che si raggiunge anche senza saper far niente, basta apparire in televisione. Quello che si può ottenere in ogni modo, anche prendendo le scorciatoie e passando sopra gli altri.Uno scrittore, che di mestiere fa anche il professore, ha raccontato così i pensieri di una sua studentessa, di una ragazza come tante della sua generazione: “Professore, ha presente il fascio di luce che d’improvviso avvolge l’ospite d’onore e lo separa dal buio? Quella chiazza bianca o gialla sul palcoscenico? Mi sono accorta – dice questa ragazza – che è piccola, un cerchio minimo. Tutti non ci possiamo entrare, e neanche parecchi. Lì c’è posto per pochissimi. Per gli altri c’è il buio, il niente, al massimo un posto in platea per applaudire chi ce l’ha fatta e crepare d’invidia. A me non piace stare da una parte ad applaudire agli altri. Oggi a nessuno piace. Ma non mi va nemmeno di uscire dal teatro e mettermi a battere chiodi o sudare per due lire come mio padre e mia madre. Io quella luce la voglio. Io li capisco quelli che bruciano le macchine a Parigi. Loro la luce se la fanno da soli, e il mondo li guarda, arrivano le telecamere e il buio non c’è più, non c’è più questo schifo di vita”.Questa cultura l’ha creata la destra. L’avete costruita voi. Non vi interessa la scuola perché la vostra scuola è la televisione. E la vostra diseducazione civile degli italiani rimbalza fin dentro le scuole. Fa rabbrividire la mozione della Lega sulle classi differenziate per i bambini stranieri. “Famiglia cristiana” l’ha definita “la prima mozione razziale approvata dal Parlamento italiano”.Che nella scuola dell’obbligo ci siano classi separate o test d’ammissione per distinguere un bambino dall’altro è un danno per tutti. E’ un danno per i bambini italiani, che considereranno quei loro amici diversi da loro, introiettando un concetto foriero di catastrofi. E’ un danno drammatico per i bambini immigrati, che si sentiranno messi ai margini e respinti, e coltiveranno un senso di separatezza che potrà essere molto rischioso in primo luogo per la sicurezza della nostra società.Quella mozione offende i bambini, umilia la scuola e il Parlamento. La questione dell’insegnamento dell’italiano ai bambini stranieri è una questione reale, che da anni la scuola elementare affronta con successo e che dovrà ancora di più saper affrontare, attraverso lo sviluppo dei corsi integrativi e non con la segregazione etnica.Si chiama interculturalità. Ed è un altro esempio di come l’Italia sia migliore, molto migliore della destra che la governa.E’ con l’Italia, allora, che dovete discutere e ragionare. Con la scuola e l’università, innanzitutto. E poi in Parlamento: aprendo quello spazio di confronto auspicato con la consueta saggezza dal Presidente Napolitano, cercando soluzioni condivise e perciò stesso durature, perché sottratte al conflitto politico immediato. Noi vi facciamo una proposta: il Governo ritiri o sospenda il decreto attualmente in discussione in Parlamento, modifichi con la Legge Finanziaria le scelte di bilancio fatte col decreto e avvii subito un confronto con tutti i soggetti interessati, giovani studenti, famiglie, docenti. Fissando un tempo al termine del quale è legittimo che le decisioni siano prese.E’ il tempo di dirsi chiaramente una cosa, anche autocriticamente: nella scuola e nell’Università italiana forse si spende male, ma certo si spende poco. E’ il cuore del futuro del Paese, e per questo voglio prendere un impegno: quando governeremo l’Italia, noi dovremo fare quello che in questi giorni ha detto il Presidente francese. E cioè un grande sforzo per l’istruzione, per la formazione dei giovani. Sarkozy ha annunciato che all’Università sarà progressivamente destinato il 50 per cento in più di risorse. E’ una assoluta priorità, che non si può non vedere e che non ha colore politico. Quando noi governeremo, faremo altrettanto.Se le cose cambiano, va cambiato anche il modo di guardarle. Alla parola “costi” si deve sostituire la parola “investire”.Vale, questo, per la grande frontiera dell’ambiente, per il gigantesco problema del surriscaldamento globale, per la strada indispensabile delle energie rinnovabili. Basta col pensare che tutto, quando si parla di questioni ambientali, sia solo un costo da sopportare. “Costi irragionevoli”, ha detto il Presidente del Consiglio di fronte ai nostri partner europei.L’ambiente e l’economia non sono nemici tra loro. Il Pil può salire mentre contemporaneamente aumenta la tutela della natura e migliora la qualità della vita. Anzi: il Pil sale solo se al centro dello sviluppo c’è la sostenibilità, c’è la riconversione dell’economia.Davvero non si capisce perché se la Germania è riuscita a creare, nel comparto delle fonti rinnovabili, duecentomila posti di lavoro negli ultimi dieci anni, da noi non possa avvenire qualcosa di simile. O perché non sia possibile seguire l’esempio della California, che puntando sull’efficienza energetica ne ha creati un milione e mezzo.E ad ogni modo: solo se gli impegni internazionali assunti dall’Italia saranno confermati, come è dovere di un grande paese europeo, sarà giusto studiare momenti di flessibilità per venire incontro alle esigenze delle imprese nell’attuale situazione. Il Partito Democratico vuole essere il grande partito dell’ecologismo moderno, fatto non di pregiudizi antiscientifici, ma dall’idea che sia proprio l’ambiente, scegliendo la via della “rottamazione” del petrolio, della fine della dipendenza dai combustibili fossili, degli investimenti sulle fonti rinnovabili, del potenziamento del trasporto pubblico, a poter garantire la nostra ricchezza di oggi e il domani dei nostri figli.Alle mie spalle, la vedete, c’è una bellissima frase di di Vittorio Foa: “pensare agli altri, oltre che a se stessi, e pensare al futuro, oltre che al presente”.Valgono, queste parole, per l’ambiente. E valgono per il drammatico corto circuito che nella nostra società si sta creando per colpa di un’equazione tanto ingiusta quanto sbagliata: più immigrazione uguale insicurezza, straniero uguale estraneo, diverso, “altro” da sé, minaccia per il proprio territorio, la propria casa, la propria incolumità. E quindi nemico da allontanare, da respingere, da cacciare.Non ci stancheremo mai di ripeterlo e mai di fare di tutto per rendere concreto questo principio: la sicurezza è un diritto fondamentale di ogni cittadino. Chiunque lo colpisce va perseguito, qualunque sia la sua nazionalità. E basta con la vergogna di troppi delinquenti, non importa se italiani o stranieri, arrestati dalla polizia e poi scarcerati dopo pochi giorni, o di condannati che evitano il carcere grazie a una serie infinita di premi e benefici.Però quell’equazione no, non si può fare. Non si può negare uno dei fondamenti della nostra civiltà: sono gli individui che commettono un crimine che vanno puniti. Mai i gruppi, mai le comunità etniche, sociali o religiose.La madre del razzismo è la paura. Il problema è che ad alimentarla c’è anche l’uso politico dell’immigrazione. Il massimo dell’ipocrisia in chi, come il governo, dovrebbe avere l’onestà di dire che da quando ci sono loro gli sbarchi sono raddoppiati, le espulsioni sono ferme e si sta creando una nuova bolla di clandestinità.La paura, ha detto bene Ilvo Diamanti, “paga”. In termini elettorali e di consenso, almeno nell’immediato. “Per contrastare il razzismo”, ha scritto ancora Diamanti, “si dovrebbe combattere la paura. Invece viene lasciata crescere in modo incontrollato. E molti, troppi, la coltivano, questa pianta dai frutti avvelenati che cresce nel giardino di casa nostra”.Molti, troppi episodi si sono verificati negli ultimi mesi, nelle ultime settimane. Di quasi tutti si è detto “il razzismo non c’entra”. Ma non è razzismo l’assassinio di Abdoul, ucciso per una scatola di biscotti al grido di “sporco negro”? Non ci sono l’ignoranza, l’estraneità e l’ostilità verso “l’altro” dietro l’aggressione di un ragazzo cinese alla fermata di un autobus? Non dobbiamo pensare che ci sia razzismo dietro il fermo violento da parte dei vigili e il pestaggio di Emanuel? Dietro quel negargli persino il cognome?E c’è un episodio che mi ha colpito particolarmente. In una scuola di una provincia italiana i bambini avevano disegnato, insieme alle loro maestre, delle sagome da mettere vicino alle strisce pedonali per dire agli automobilisti di rallentare. Queste sagome ritraevano loro. Erano bambini e bambine. Erano di colori diversi. Qualcuno deve aver pensato che c’era qualcosa di sbagliato nel fatto che ci fossero ritratti di bambini neri e di bambini bianchi insieme, e ha pensato di andare, di notte, a sbiancare con la vernice le sagome scure. Razzismo strisciante, vigliaccheria e pretesa di insegnare la propria aberrante idea di ciò che è giusto: il peggio del peggio riunito in un solo gesto. Ecco qualcosa di fronte al quale noi non siamo e non saremo mai indifferenti. Qualcosa che noi combattiamo e combatteremo sempre.L’Italia non è non sarà mai un Paese razzista. E domando: la libertà e la democrazia non sono diminuite e ferite quando si ripetono atti di odiosa e intollerabile omofobia, che allontanano le nostre possibilità di convivenza civile e allargano il discrimine che vive sulla propria pelle chi non gode di leggi di pari opportunità e non è adeguatamente tutelato contro i reati d’odio?L’Italia è un paese migliore della destra che la governa. La sua storia racconta un paese migliore.Un bravo giornalista lo ha detto bene. Nei decenni successivi alla guerra, i nostri dialetti erano lingue ben strutturate, che resistevano tenacemente alla penetrazione dell’italiano. Allora nessuna Lega pensò di differenziare i ragazzi. Nessun ministro italiano immaginò mai di separare i piemontesi dai calabresi, i lombardi dai siciliani, i veneti dagli abruzzesi. Eppure quella era un’Italia nettamente divisa in classi, piena non solo di differenze linguistiche ma di diseguaglianze sociali. Ma quell’Italia non fu mai razzista, non fu mai “differenziata”.L’Italia non può diventare questo proprio oggi, nel tempo che vede incrociarsi culture, popoli e persone. Noi non permetteremo che accada. Noi continueremo a credere che alla paura e anche alla sua percezione va data risposta, e che insieme va data risposta a chi arriva qui, lavora onestamente, e chiede integrazione, chiede diritti civili, chiede di poter votare, a cominciare dalle amministrative.L’Italia è un Paese migliore della destra che la governa. Moltiplicano l’ingiustizia in un Paese ingiusto.Scelgono l’immobilismo in un Paese fermo.Alimentano l’odio in un Paese diviso.Cavalcano la paura in un Paese spaventato.Ma l’Italia, nonostante tutto, resta migliore.Stanno facendo dell’Italia un deserto di valori e la chiamano sicurezza.Stanno cercando di creare un pensiero unico e lo chiamano gradimento, consenso.Stanno calpestando principi e regole della vita democratica e la chiamano decisione.Ma l’Italia, nonostante tutto, resta migliore.C’è l’Italia delle 250 mila persone che con una firma si sono strette attorno ad un ragazzo di ventotto anni che rischia ogni giorno la vita e che continua a combattere contro la camorra con le sole armi che possiede e vuole usare: la passione civile, il coraggio delle idee e la straordinaria forza della scrittura, che arriva lì dove la violenza e la stupidità di uomini che non valgono nulla non arriveranno mai. A Roberto Saviano va il grazie di tutti noi che oggi siamo qui in questa piazza. Lo stesso grazie va alle forze dell’ordine, ai magistrati, agli imprenditori coraggiosi e alle associazioni che ogni giorno contrastano l’illegalità, resistono alla sopraffazione, tengono viva la speranza. Ad ognuno di loro va il grazie di tutti gli italiani onesti e perbene, di tutti coloro che non si rassegnano a pensare che le cose continueranno ad andare così perché così è sempre stato e nulla può cambiare.Un’altra Italia è possibile. L’Italia della legalità, e non della furbizia. L’Italia della responsabilità, e non dell’esclusivo interesse personale. L’Italia del merito, e non dei favori. L’Italia della solidarietà, e non dell’egoismo. L’Italia dell’innovazione, e non della conservazione.Oggi da questo luogo meraviglioso noi vogliamo far arrivare agli italiani un messaggio di fiducia.Le cose possono cambiare. Le cose cambieranno. Non c’è rassegnazione che non possa cedere il passo alla speranza. Non c’è paura che non possa essere vinta dalla consapevolezza di sé e dall’apertura agli altri. Non c’è buio dopo il quale non venga la luce.E allora dell’Italia tornerà a vedersi tutto il meglio. La civiltà di un popolo che sa accogliere ed includere. La creatività e il talento di generazioni di donne e di uomini che hanno sempre cercato il nuovo. Il coraggio di chi ha traversato il mare, di chi ha lasciato la propria terra per lavorare e fare più ricco il Paese. La tenacia di chi ha rischiato per fare impresa e di chi si sacrifica per difendere legalità e sicurezza.E’ la nostra meravigliosa Italia. Quella che è stata e quella che può essere. Quella che sarà con il nostro lavoro, il nostro coraggio, la nostra voglia di futuro.Un’altra Italia è possibile. La faremo insieme.

SALVARE L'ITALIA. CON LE PROPOSTE DEL PD

26 ottobre 2008
PRIMO PIANO , Flash news
Salvare l'Italia. Con le proposte del PD
Un 25 ottobre con le ricette per inflazione, scuola, tasse, ambiente, spesa pubblica.
Protesta e proposta. Se il Circo Massimo sarà ricordato con gli occhi per le foto dei cortei e per il catino gremito, una volta smontato il palco restano le proposte che il segretario del PD ha presentato. Soluzioni ai problemi del Paese che la destra al governo non potrà ignorare.Proposte che interpretano la funzione del PD, come ha detto Veltroni citando il discorso del Lingotto “svincolato finalmente dai vecchi ideologismi, libero dall’obbligo di essere, di volta in volta, moderato o estremista per legittimare o cancellare la propria storia. Un partito libero, che non teme né di apparire moderato agli occhi di alcuni, né di sembrare estremista agli occhi di altri. Perché null’altro è che un grande partito riformista”.Se si è scesi in piazza è perché il governo Berlusconi è totalmente inadeguato a fronteggiare la gravissima crisi che stiamo vivendo. Manca al suo cuore l’Italia che produce e che lavora, è teso a rassicurare i potenti ignorando imprese e lavoratori. È riecheggiato così nel Circo Massimo il “patto tra produttori” proposto dal PD fin dalla campagna elettorale, e Veltroni ha invitato il governo a riunirsi “anche di notte per fare invece un grande piano per i cittadini, per combattere la recessione e l’impoverimento della società italiana – e ha ricordato - dalla crisi del ’29 si uscì con il New Deal. Ora nel nostro Paese è tempo di un Piano organico per la crescita e la lotta alla povertà e alla precarietà”. E per stabilizzare la crisi finanziaria il PD ha proposto:- il sostegno con un fondo di garanzia alle micro e piccole imprese- un piano di investimenti in infrastruttureMeno tasse contro l’inflazione. Non può bastare ancora. Il carovita è l’emergenza sotto gli occhi di tutti, tranne che di quelli chiusi di Tremonti e Berlusconi così Veltroni ha suggerito due misure:- un intervento per aumentare i redditi da lavoro, i salari, gli stipendi, le pensioni degli italiani- la riduzione, partire dalla prossima tredicesima, il peso delle tasse sui lavoratori dipendenti e sui pensionati. Proponiamo di destinare a questa misura sei miliardi di euro, in un insieme di interventi che valgono lo 0,5 per cento del Pil.Poi ha ricordato. “Abbiamo sempre detto “pagare meno, pagare tutti”. E invece ora di pagare meno non c’è traccia e la lotta all’evasione fiscale è scomparsa dall’orizzonte. Il governo sta riproponendo la vecchia ricetta: aliquote alte, pochi controlli, evada chi può. Complimenti: è la strada maestra per andare tutti a fondo! E vorrei porre qui la domanda che si stanno facendo gli imprenditori e tutti gli italiani: dov’è finita la promessa di ridurre le tasse? Di portare la pressione fiscale sotto il 40 per cento? La verità è che le tasse le stanno aumentando”.E questo proprio in una fase di recessione, quando si dovrebbe consentire a chi ha redditi medi e bassi di poter aumentare i propri consumi.“spendere meno e spendere meglio”. Non “spendere meno” e basta, senza preoccuparsi di cosa ne sarà delle scuole, degli ospedali, della sicurezza dei cittadini. La pubblica amministrazione deve essere riformata. “Dunque va bene la lotta ai veri fannulloni – sferza Veltroni - chi lavora nel settore pubblico, a cominciare dai dirigenti, deve metterci il doppio e non la metà dell’impegno di chi lavora nel settore privato”.Una scuola dell’autonomia e del merito. Il segretario del PD nei giorni delle proteste contro i piani del ministro Gelmini non lascia spazio a dubbi: “Ogni posizione conservatrice sulla scuola e l’Università è sbagliata. Abbiamo bisogno della scuola dell’autonomia e del merito. Di una scuola che abbia fiducia nella capacità di scelta dei ragazzi. Di una scuola guidata da un progetto educativo moderno e capace di promuovere opportunità sociali e merito, in un contesto di permanente, indipendente, valutazione di qualità”. E ricorda chi è il vero conservatore: “chi si preoccupa di sistemare piccoli particolari, come il grembiule e il ripristino dei voti”. C’è bisogno invece di una riforma radicale per innovare non di tornare al maestro unico o di abolire il tempo pieno. Poi si rivolge alla destra: “Noi vi facciamo una proposta: il Governo ritiri o sospenda il decreto attualmente in discussione in Parlamento, modifichi con la Legge Finanziaria le scelte di bilancio fatte col decreto e avvii subito un confronto con tutti i soggetti interessati, giovani studenti, famiglie, docenti. Fissando un tempo al termine del quale è legittimo che le decisioni siano prese”.Fa anche autocritica: “Nella scuola e nell’Università italiana forse si spende male, ma certo si spende poco.” Ma il PD al governo farà quello che in questi giorni ha detto Nicolas Sarkozy, aumentando del 50% le risorse destinate all’università.L’ambiente fa bene all’Italia e alla sua economia. Attacca Berlusconi sulle polemiche con l’Europa sul piano 20/202/20 e invita a pensare in modo diverso: “Se le cose cambiano, va cambiato anche il modo di guardarle. Alla parola “costi” si deve sostituire la parola “investire”.E le proposte, a parte quella sul potenziamento del trasporto pubblico, arrivano dai confronti: “Non si capisce perché se la Germania è riuscita a creare, nel comparto delle fonti rinnovabili, duecentomila posti di lavoro negli ultimi dieci anni, da noi non possa avvenire qualcosa di simile. O perché non sia possibile seguire l’esempio della California, che puntando sull’efficienza energetica ne ha creati un milione e mezzo - inquinare meno aiutando le imprese - sarà giusto studiare momenti di flessibilità per venire incontro alle esigenze delle imprese nell’attuale situazione”. Proposte che richiamano tutte la frase di Vittorio Foa che campeggiava sul palco: “Pensare agli altri, oltre che a se stessi, e pensare al futuro, oltre che al presente”. E che riecheggiano la possibilità di un’altra Italia: della legalità, e non della furbizia. Della responsabilità, e non dell’esclusivo interesse personale. Del merito, e non dei favori. Della solidarietà, e non dell’egoismo. L’Italia dell’innovazione, e non della conservazione.

venerdì 24 ottobre 2008

SOLIMENE: ALIBERTI NON E' STATO CORRETTO...

In merito alle dichiarazioni (pubblicate su Cronache del 24 Ottobre 2008) di solidarietà espresse da Vittorio Aliberti Responsabile Enti Locali, al Sindaco Alfonso Giannella, l’Associazione Terra e Libertà per il Partito Democratico, guidata dal Segretario Politico Vincenzo Solimene e dalla Presidente Simona De Santis, risponde con il seguente comunicato:
“Ci risulta strano e politicamente scorretta la dichiarazione del Responsabile Enti Locali provinciale del Pd Vittorio Aliberti in merito alla solidarietà politica espressa, a nome del Partito, al Sindaco Giannella, in quanto pari solidarietà, dignità e considerazione il Sig. Aliberti dovrebbe mostrare verso Ovidio Gagliardo, Vincenzo Alfano, Enzo Cardamone e Raffaele Cogliani dell’Associazione Terra e Libertà ma membri a pieno titolo del Pd anche loro.
Per persone che non conoscono la storia politica di Vietri negli ultimi quattro anni, che non conoscono l’impegno dell’ex Sindaco a non far decollare il Pd a Vietri, osteggiando posizioni personali, come una bandiera al vento e che con il proprio comportamento non ha fatto altro che alimentare divisioni ed astio all’interno del Partito, determinandone la non costituzione, premiando chi solo poco tempo prima l’aveva dipinto come il peggior Sindaco degli ultimi 50 anni e mettendo fuori senza alcuna giustificazione politica e morale la componente di sinistra del Pd che gli era stata vicina anche quando non condivideva molti passaggi politici, facendo arrivare il gradimento della popolazione vietrese verso l’Amministrazione Giannella ai minimi storici e delegittimando di continuo chi nel nel Partito Democratico “veramente ci crede” al di fuori di interessi di bottega, sarebbe meglio astenersi per evitare di fare commenti superficiali, inesatti e conseguentemente fare cattive figure.
A noi risulta che il Sig. Aliberti abbia espresso la propria comprensibile solidarietà a livello personale, in quanto la Segreteria Provinciale del Pd da noi contattata, non solo non sapeva nulla delle dichiarazione del Responsabile Enti Locali, ma ha appreso addirittura la notizia dal vs. giornale.
Speriamo per il futuro che la Segreteria Provinciale, nell’ambito delle proprie competenze politiche e di rispetto dell’autonomia dei territori, si esprima con un'unica voce per costruire veramente percorsi di crescita univoci ed unitari”.

giovedì 23 ottobre 2008

VELTRONI IN CAMPO: ORA BASTA GUFARE CONTRO IL CORTEO DEL 25

23 ottobre 2008
AREA RASSEGNA STAMPA Politica Rassegna stampa
Veltroni in campo: ora basta gufare contro il corteo del 25
Fonte Alessandro Trocino - Il Corriere della Sera
ROMA — «Ma perché gufate contro questa manifestazione? ». La domanda è legittima se a porla è il promotore, ovvero Walter Veltroni. E lo sforzo di queste ore è contrastare i profeti di sventura, sul fronte numerico, ovvero chi spera in una scarsa partecipazione. Ma anche sul fronte dell'ordine pubblico.Veltroni si dice «stupito per il modo in cui Berlusconi si è scagliato contro di noi».Non c'è nulla di strano, argomenta, nello scendere in piazza: «Fa parte della democrazia e il Pd è una forza seria e responsabile». Stesso stupore di Pier Ferdinando Casini: «Non sono stato in piazza con Berlusconi e non sarò con Veltroni. Ma perché si scandalizza il premier?». Il segretario del Pd ricorda il precedente: «Nel 2006 Berlusconi andò a San Giovanni con lo slogan "Contro il regime per la libertà"? Nessuno si permise di dirgli di non farla».Quanti saranno sabato in piazza? La domanda ormai suona ossessiva e Veltroni si ribella: «Ma perché siete tutti così preoccupati? Andiamo al Circo Massimo e mai un partito c'è andato. E poi Berlusconi ha chiuso la sua campagna a Roma con 2500 persone».Quanto all'accusa di manifestare in un momento di crisi: «È proprio per quello che andiamo in piazza, per far sì che non si oscilli dal liberismo selvaggio all'iperstatalismo ».L'escalation di tensione sul fronte studentesco rischia di estendersi anche sulla manifestazione. La Padania ieri titolava: «La piazza rossa torna a picchiare. Cosa accadrà il 25 ottobre?» Nulla, assicura Dario Franceschini: «La nostra piazza sarà pacifica, di gente civile. Berlusconi può alzare la tensione finché vuole, ma la nostra è gente con la testa sulle spalle».Giunge allora quasi simbolica la presenza di un rappresentante delle forze dell'ordine sul palco. Insieme a lui ci saranno un precario, uno studente, un'operaia tessile. Pezzi di società civile che ruotano intorno ai sette temi rappresentati nei due cortei e nelle sette torri simboliche. A cui se ne aggiunge un altro, trasversale, che domina: il razzismo e la xenofobia.La disponibilità di pullman per il Circo Massimo scarseggia. Il sito del Pd propone in alternativa il car sharing. Sul posto, a dare il segno di una grande manifestazione civile e familiare, ci sarà anche uno spazio giochi per i bambini.

UN PIANO PER IL FEDERALISMO:LE PROPOSTE DEL PD

21 ottobre 2008
PRIMO PIANO Articolo
Un Piano per il federalismo
Le proposte del PD per migliorare il sistema pubblico
Il PD ha un'altra concezione del federalismo fiscale. Per noi il federalismo fiscale non è fine a sé stesso. E' un mezzo per costruire uno Stato e un sistema delle autonomie territoriali più efficiente. Per aumentare la coesione e diminuire le disuguaglianze tra Nord e Sud. Per rinnovare il sistema pubblico affinché diventi un fattore di crescita complessiva del Paese, rendendo più efficiente ed efficace l'erogazione dei servizi di welfare. Questa è una parte fondamentale del piano del Partito Democratico sul federalismo fiscale a supporto della riforma costituzionale illustrata questa mattina da Anna Finocchiaro, in una conferenza stampa con Sergio Chiamparino, Dario Franceschini, Marina Sereni e Mariangela Bastico.Il PD propone una commissione bicamerale per dare via libera ai decreti relativi sia al federalismo fiscale, sia alla Carta delle Autonomie e un patto per la convergenza tra le diverse aree del paese per raggiungere uguali standard e costi. Una proposta dunque per correggere le alcune evidenziate dall'attuale bozza Calderoli. Infatti per il capogruppo al Senato c'è “l'impressione che la Lega abbia ottenuto la bandierina per rassicurare i suoi elettori e militanti, ma in realtà la bozza Calderoli è un prodotto impreciso e imperfetto con margini di rischio molto seri''. Il compito della commissione Bicamerale sarebbe quello vegliare sull'attuazione del federalismo fiscale, suggerendo gli eventuali opportuni aggiustamenti. “Le riforme vere non sono gratis – ha dichiarato Sergio Chiamparino, ministro ombra Riforme per il federalismo - e qui i soldi non ci sono. Sappiamo bene che è una legge delega che non può andare oltre i principi, ma non si può non accompagnare ad una simulazione di spesa per capire gli effetti finanziari che avrà”. Bisogna evitare che il federalismo fiscale venga confinato “in un binario morto”.Esiste un modello da seguire: il sistema della “convergenza economica dell'Unione Europea” che garantisce la realizzazione di standard e di costi uguali, che non si limita solo a stabilire le assegnazioni finanziarie ma vincola i territori al raggiungimento di obiettivi di servizio quantificati e verificati. Davanti agli slogan propagandistici del governo Berlusconi, il PD giudica troppo generico il contenitore in cui viene inserito il disegno di legge di riforma federalista dell'esecutivo. In particolar modo per ciò che riguarda la materia fiscale esistono troppi vuoti legislativi per potrebbero dar luogo a deleghe in bianco all'esecutivo. Il Ddl appare troppo segnato dalla volontà di strappare un consenso preventivo ai diversi interlocutori, per cui incorpora in modo confuso e contraddittorio ogni sorta di richiesta specifica rischiando così di produrre un aumento della pressione fiscale. A tale proposito, Mariangela Bastico, ministro ombra dei rapporti con le regioni, ha osservato: “Abbiamo un federalismo sbandierato ma un centralismo praticato. Il PD non ci sta a questa impostazione". Il partito democratico depositerà in Parlamento delle proposte di legge per una Carta delle autonomie locali, per migliorare l'efficacia del sistema pubblico e per attuare il federalismo fiscale.

mercoledì 22 ottobre 2008

VIETRI SUL MARE: NOMINATO IL COMMISSARIO PREFETTIZIO

mercoledì 22 ottobre 2008

Nominato il Commissario prefettizio
Il Prefetto Meoli, nelle more dello scioglimento da parte del Presidente della Repubblica, ha sospeso il Consiglio Comunale di Vietri sul Mare e nominato il Commissario Prefettizio nella persona del dott. Raffaele Cannizzaro, Vice Prefetto Vicario di questa Prefettura. Il provvedimento dissolutorio si è reso necessario a causa delle dimissioni rassegnate da oltre la metà dei consiglieri dell'ente, in data 21 ottobre 2008. Il Commissario prefettizio, al quale sono stati attribuiti i poteri spettanti al Consiglio comunale, alla Giunta ed al Sindaco, resterà in carica fino alle prossime consultazioni elettorali del 2009

martedì 21 ottobre 2008

LA GIOSTRA E' FINITA: L'AMMINISTRAZIONE GIANNELLA SFIDUCIATA

LA GIOSTRA E' FINITA....
Martedì 21 Ottobre 2008, sarà per molti vietresi una data da ricordare e da incorniciare, dopo vari tentativi Antonio Borrelli del Partito Socialista, Gerardo Pellegrino dell'Udeur, Marcello Civale dell'Italia dei Valori, Ovidio Gagliardo Vincenzo Alfano Enzo Cardamone e Raffaele Cogliani dell'Associazione Terra e Libertà, Franco Grillo e Luigi Raimondi, firmando l'atto di sfiducia dal Notaio, hanno posto fine alla più deludente Amministrazione comunale degli ultimi 30 anni.

Partito Socialista: Giannella a casa, finalmente...

DAL SITO DEL PARTITO SOCIALISTA


Finalmente è finita!!!!
Finalmente è finita... Il "sindacato" più deleterio della politica vietrese è giunto al capolinea. Quest'oggi nove consiglieri hanno firmato la sfiducia nei confronti del sindaco Giannella. L'iniziativa, fortemente voluta da gran parte della popolazione del nostro Comune, si è conclusa nella maniera più lusinghiera, con grande soddisfazione del nostro consigliere Antonio Borrelli che dopo quattro anni passati sempre all'opposizione e in difesa degli interessi della cittadinanza ha visto i suoi sforzi premiati. La nostra politica è stata quella di ascoltare i nostri elettori che ci invitavano a non accettare compromessi, manfrine e appoggi a destra e a manca ma essere coerenti con quelle che erano state le linee del nostro programma elettorale. La gente ci chiedeva di essere vigili sulla situazione del nostro Comune, e cosi è stato. Antonio Borrelli, il nostro rappresentante, ha sempre fatto sentire la sua voce nei Consigli Comunali non solo criticando ma anche proponendo soluzioni rimaste inascoltate.
Oggi per Vietri inizia un nuovo percorso politico, e noi Socialisti siamo orgogliosi e fieri di aver fatto il primo passo. Continueremo la nostra opera, rimanendo tra le gente, accogliendo proposte e cercando di instaurare un clima meno pesante.
Vietri non merita l'attuale situazione. Vietri non merita questo tipo di politica. Vietri deve rinascere e noi Socialisti come al solito ci saremo.

lunedì 20 ottobre 2008

CIAO VITTORIO!!!!!!!

20 ottobre 2008
PRIMO PIANO Articolo
Ciao Vittorio
Veltroni, "Italia lo sente come uno dei suoi figli migliori

E' morto a Formia
Vittorio Foa. Ne dà notizia, d'intesa con la famiglia, il segretario del Partito Democratico Walter Veltroni che ha rilasciato la seguente dichiarazione: “E' un immenso dolore per noi, per il popolo italiano, è un immenso dolore per gli italiani che credono nei valori di democrazia e libertà, per l'Italia che lavora, per il sindacato a cui Vittorio Foa ha dedicato la parte più importante della sua vita". "E' un dolore per me personalmente perché Vittorio Foa incarnava ai miei occhi il modello del militante della democrazia, un uomo con una meravigliosa storia di sofferenza, di lotta e di speranza, un uomo della sinistra e della democrazia, mosso da un ottimismo contagioso e da un elevatissimo disinteresse personale. A Sesa, ai figli ci stringiamo con affetto. Penso che tutto il paese senta Vittorio Foa come uno dei suoi figli migliori".Per Alfredo Reichlin, padre storico della sinistra italiana intervenuto durante lo Speciale di YouDem.tv, Foa ha rappresentato il modello per combattere la politica vista come partiti personali, la politica oligarchica. La politica è ideali. La politica ha bisogno di riscoprirsi etica perché deve essere la guida morale del Paese.Al cordoglio per la scomparsa di Foa, si aggiungono le parole di Piero Fassino. “Chi ha conosciuto e frequentato Vittorio Foa – racconta l’esponente PD - sente in queste ore un vuoto incolmabile e una profonda tristezza per la perdita di un uomo che ha fatto la storia del sindacato, della sinistra, della Repubblica e della democrazia italiana e che è stato per molti un maestro di vita”. “Quel che colpiva chiunque avvicinasse Vittorio – continua Fassino - era la straordinaria curiosità intellettuale e – nonostante il progredire degli anni - la freschezza giovanile con cui guardava al mondo e a ogni novità e a ogni fermento della società. Vittorio ci lascia una straordinaria lezione di passione civile, generosità politica, rigore morale e lucidità intellettuale a cui anche le nuove generazioni potranno attingere. E chi ai suoi insegnamenti si è formato, porterà Vittorio sempre nel suo cuore”. Per Massimo D’Alema, Foa era "un uomo che nel corso della sua vita, pur essendo ormai un pezzo della storia d'Italia, ha tuttavia continuato ad essere un innovatore che ha guardato con simpatia allo sforzo di rinnovamento politico e culturale della sinistra fino all'ultimo. Ci ha incoraggiato ad avere coraggio, quindi una testimonianza davvero straordinaria".A ricordare l’impegno dell’autore del “Linguaggio del tempo” sono tutti i senatori del PD che esprimono la loro commozione nelle parole di Anna Finocchiaro. “Foa ha vissuto tutta la vita nel segno dell'impegno per la democrazia, per la libertà, per la giustizia sociale, fin dai tempi della lotta antifascista, della Resistenza e poi della Costituente. Anche in questi anni, fino alla fine, la sua voce non ha mai mancato di difendere il rispetto dei diritti fondamentali, il libero confronto politico, la democrazia. Il suo esempio – conclude il presidente del gruppo del Pd al Senato - ci accompagnerà per sempre". Profonda stima per il giornalista arriva anche dai deputati del Partito Democratico attraverso il messaggio di Antonello Soro. ”Vittorio Foa – scrive Soro - è stato un grande maestro italiano del ‘900. Gli siamo e gli saremo sempre grati per l’ inesauribile passione civile testimoniata, con una perseveranza esemplare, nell’arco di tutta una vita. Anche negli ultimi, faticosi anni, non ci ha mai fatto mancare l’intelligenza e la lucidità delle sue osservazioni, accompagnate per di più da un affetto gratuito e proprio per questo più autentico e vero”.Vannino Chiti, vice Presidente del Senato, ricorda Foa come “un padre della Patria, una delle piu' grandi figure della nostra vita politica e civile. A lui abbiamo guardato come ad un esempio luminoso. Alla sua lucidita' di pensiero, alla sua vita esemplare, colma di battaglie in difesa della democrazia e della pace, dei valori fondanti della Repubblica e della Costituzione, del lavoro e della giustizia sociale.Mi legavano a lui sentimenti di stima e affetto profondo''Anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano esprime "profonda commozione personale" per la scomparsa dello scrittore simbolo della sinistra, che "è stato senza alcun dubbio una delle figure di maggiore integrità e spessore intellettuale e morale della politica e del sindacalismo italiano del Novecento"."La sua dedizione alla causa della libertà, cui pagò da giovanissimo un duro prezzo nelle carceri fasciste - scrive il capo dello Stato in un messaggio alla famiglia Foa - la sua partecipazione alla Resistenza, il suo appassionato e illuminato impegno nell'Assemblea Costituente e nel Parlamento repubblicano, la sua piena identificazione, da combattivo dirigente della Cgil e da studioso, con il mondo del lavoro, gli hanno garantito un posto d'onore nella storia dell'Italia repubblicana. Egli - prosegue Napolitano - ha dato prove esemplari del suo disinteresse e del suo rigore e ha vissuto i suoi ultimi anni con riserbo e sobrietà, rompendo in rare occasioni il silenzio per trasmettere messaggi sempre lucidissimi di fede nei valori democratici e costituzionali. Anche per il lungo rapporto di fraterna amicizia e di vivissima stima che a lui mi ha legato - conclude il presidente della Repubblica - mi associo con affetto al dolore dei famigliari e di quanti gli sono stati più vicini".Molti i messaggi che su PDNetwork ricordano Vittorio Foa. Redclod lo ricorda così: "Vittorio Foa è stato per molti di noi un faro ed un'intelligenza critica che ci ha aiutato con le sue parole ed i suoi scritti nei momenti difficili. Uomo capace di grande asprezza polemica e soprattutto di grande determinazione non ha mai esitato nel prendere anche posizioni scomode ed è forse questa una delle sue lezioni più grandi: mai arrendersi al politicamente corretto, mai cedere alle mode, mai consegnare il proprio cervello all'ammasso". Pdpratocentro, invece, ricorda come "proprio in tempi come questi avremmo ancora bisogno della giovane, ironica e profonda intelligenza di Vittorio Foa. Cercheremo di fare tesoro di quello che ci ha insegnato in questi anni con la sua incessante curiosità e voglia di conoscere".
Le parole per ricordare il grande Foa non mancano, ma a noi, quelle più belle, ce le ha regalate
Eli su PDnetwork: "Credo che Foa - scrive - meriti più di un post. Per la sua vita e per ciò che ci lascia: un'esperienza di grandissima civiltà, democrazia, impegno. E però io non posso che ricordarlo così, con un post che scrivo con il cuore e il cervello di una che molto spesso, non sapendo più che pesci prendere, leggeva (e legge) Vittorio Foa e un pò si sente meno persa".

giovedì 16 ottobre 2008

NASCE YOUDEM.IT LA TV DEL PARTITO DEMOCRATICO


14 ottobre 2008. alle 10.00 si accendono le telecamere di YouDem, la tv satellitare del PD.Dopo la rassegna stampa il primo ospite di .Dem, il talk show mattutino della rete è Walter Veltroni. Il segretario del PD rimarrà in studio per circa un’ora in un lungo botta e risposta con il direttore del TG1, Gianni Riotta, e con Andrea Michelozzi, il conduttore.Un’ora a tutto campo per parlare di razzismo, crisi economica ,scuola, la manifestazione del 25 ottobre, i rapporti tra maggioranza e opposizione.Il razzismo e la disoccupazione sono tra i temi trattati più a lungo “anche se sono spariti dalla scena giornalistica e politica –nota Veltroni - devono ritornare al centro dell’attenzione. Ci sono tanti problemi in Italia e uno dei più urgenti è il razzismo. C’è in giro molta pesantezza, un pensiero unico che omologa i messaggi. Ciò desta inquietudine e non bisogna sottovalutare i rischi di disgregazione sociale”. Il segretario del PD dice di aver apprezzato le dichiarazioni sullo sfruttamento degli extracomunitari del Presidente della camera: “Appezzo il Presidente Fini che ha evidenziato e denunciato tali comportamenti rischiosi. Bisogna subito fermare questi modi di agire e abbiamo due anticorpi: la comunicazione e la lotta al lavoro nero”. Da qui ad affrontare l’emergenza lavoro il passo è breve: “Dobbiamo tornare ad avere una forte cultura del lavoro, della produzione e dell’innovazione come mezzo di risoluzione della crisi, della recessione e della depressione in cui sta entrando il Paese”. E il direttore del TG1 dal suo osservatorio privilegiato sul mondo constata che “esiste una crisi istituzionale, sociale e della comunicazione, in cui, pur se all’interno di una disparità tra maggioranza e opposizione riguardo all’esposizione mediatica, la vera sfida è riuscire a far si che, insieme, politica e mezzi di comunicazione, riescano a fronteggiare i rischi del paese: criminalità ed economia in primis”.Un 25 ottobre di popoloVeltroni ha spiegato le motivazioni alla base della decisione di fare la manifestazione Salva l’Italia il 25 ottobre: “Sarà una grande manifestazione di popolo e per la prima volta tutti i riformisti saranno uniti nel protestare contro le politiche del governo, proponendosi come alternativa all’attuale governo e parlando comunque il linguaggio della responsabilità”. Tanti i temi: “Si parlerà del razzismo, della difesa della costituzione a partire dall’antifascismo, dell’economia, della finanza e della difesa della legalità. Parlare di razzismo e di legalità è importante. Perché la dovremmo cancellare? L’attuale maggioranza ha fatto nel 2006 la manifestazione intitolata “contro il regime, per la libertà”. Noi non faremo la nostra manifestazione con questo spirito”.Opposizione nell’interesse del Paese.
"Le forze del governo sono sotto il 50%. Non hanno preso il potere, governano pro-tempore. Perché si è contrari a questa manifestazione? Perché è traumatica per la democrazia? Non è traumatico dire che bisogna comprare azioni, magari dell’azienda di famiglia? Io seguo uno stile anglosassone. Non ritengo sia necessario di fronte a questa crisi un governo di unità nazionale (il riferimento è alle dichiarazioni di Pier Ferdinando Casini ) basta collaborare, come è avvenuto per Alitalia. Tra l’altro la Cai comincia a scricchiolare perché i soci non vogliono ricapitalizzare data la crisi finanziaria oltre al peggioramento del quadro economico e di sviluppo generale. Veltroni lancia anche una proposta per sbloccare lo stallo in parlamento su alcune nomine importanti: “Oggi in Conferenza dei Capigruppo ci dicano chi si vuole come giudice costituzionale e noi lo voteremo, se accettabile. Risolviamo anche la nomina del presidente della Commissione di Vigilanza Rai. Basti che accettino di votare Orlando. L’unico a bloccare tutto è il premier, con un’infantile impuntatura. Tutti nella destra sono favorevoli a risolvere le due impasse.” Poi Veltroni fa una riflessione: “Sono più offensive le dichiarazioni di Di Pietro o il dito medio di un Ministro mentre si canta l’inno d’Italia? La contrarietà è pretestuosa.”Il 15 novembre il PD torna a Casal di principeUna parte del paese è fuori dalla legalità è per questo il PD il 15 novembre a Casal di Principe convocherà gli Stati generali della legalità. “Il PD tornerà a Casal di Principe per dire che c’è una forza politica che ci crede e che difende la legalità – ha annunciato Veltroni - intanto va data solidarietà a tutti i giornalisti che ci informano su queste vicende oscure, così come ai magistrati e alle forze dell’ordine”. Attenzione contro la camorra e contro la mafia. Per questo il segretario torna sul caso di Comiso, dove il sindaco di AN ha deciso di re intitolare lo scalo cittadino al generale Magliocco: “Il messaggio dato dal sindaco di An con la volontà di intitolare l’aeroporto ad un generale che uccideva con i gas nervini civili inermi non è quello giusto. La discussione su Comiso è importante perché ci dice in che stato sta il nostro paese. Che messaggio diamo ai giovani siciliani? Un sindaco che esalta il fascismo lascia interdetto e spero che tutti si attivino per evitare che ciò accada”. Un punto su cui è d’accordo anche Riotta: “Non crede che il nome di un eroe ucciso faccia diminuire il turismo. Anzi. Al JFK è una ulteriore attrattiva ed è uno degli aeroporti più frequentati - poi fa un’amara osservazione - stiamo perdendo la battaglia: la forza di coagulo del malaffare è più forte di quella della società civile”.Scuola, peggio della Corea.
Poi si passa all’istruzione: “Siamo dietro anche alla Corea e non stiamo parlando di una riforma. Il decreto Gelmini è la semplice applicazione di decisioni prese da Tremonti. La scuola così com’è non va bene. Per esigenze di opposizione non può essere difesa a spada tratta la sua organizzazione, tranne alcune isole felici. C’è l’evasione scolastica e problemi rilevanti, tra cui il bullismo, che non è solo un fatto di sicurezza, è un problema sociale e la società si deve assumere l’onere di risolverlo”. Ma serve una vera riforma che “introduca nuovi linguaggi. E la scuola deve essere sempre capace di garantire l’ingresso nella società a quelli che potrebbero restare ai margini. Il problema è dei contenuti della scuola. Negli Usa lo studente può farsi il suo piano di studio. Questo è anche un modo di responsabilizzare gli studenti. Il coinvolgimento, degli studenti e dei docenti, è la base per poter arrivare a riforme utili. Tutto ciò che è stato fatto invece non tocca la vita quotidiana dei ragazzi che entrano in questa fabbrica sociale. C’è per esempio un problema di coordinamento dei vari livelli scolastici: i ragazzi studiano due-tre volte la storia romana e forse solo velocemente il ‘900. Devono esserci sostegni per chi non ce la fa e a tutti devono essere garantiti i diritti di poter emergere, ma anche la scuola deve permettere di premiare i più capaci. Il 6 politico non può esistere - servono più investimenti e non tagli - i soldi per il sostegno alle banche si sono trovati, giustamente. I soldi per stabilizzare i precari della scuola e della P.A. non ci sono”. La soluzione? “Una commissione bipartisan per risolvere una volta per tutti i problemi della scuola sarebbe utile. Si sono succedute troppe riforme”. Contro la crisi.
“Noi sosterremo il decreto legge anti-crisi solo se ci saranno sostegni a piccole e medie imprese, così come un sostegno a salari e pensioni. I soldi si sono trovati per tagliare inutilmente l’Ici e per salvare a costi enormi per lo Stato e i cittadini Alitalia. Adesso si trovino anche per queste misure. Non ci possono chiedere solo di firmare!”. A proposito della crisi finanziaria Veltroni fa una importante considerazione sul ruolo dell’Unione Europea: “L’Ue ha preso le redini della crisi e ora la situazione sembra che non continui a peggiorare. Avevamo ragione noi della sinistra. Ci voleva e ci vuole l’Europa. Berlusconi è andato a Bruxelles grazie a Prodi e all’ingresso in Europa, nel 1996. Mentre si discuteva la finanziaria per farci entrare in Europa invece la destra usciva dall’aula”.E alla domanda sui rapporti con il premier Veltroni constata che ormai “ci si parla tramite i giornali. Certo la situazione non è normale. Se avessimo vinto noi e io avessi risposto alla disponibilità di collaborazione di Berlusconi con un “non me ne frega niente” che cosa avrebbero detto i giornali? Invece sono stati ben pochi i giornali che hanno criticato le parole del premier che ha invitato a comprare alcune azioni di società quotate, tra cui un’azienda familiare”. Veltroni invita la stampaA occuparsi di più delle vicende interne del PDL: “Se gli esponenti della maggioranza alzano troppo la testa, come Fini e Casini, spariscono dalla tv. Perché noi destiamo attenzione per come scegliamo i sindaci? Perché nella maggioranza si da per scontatati che li decide solo uno?Un’ora fitta chiusa da un passaggio su cosa sarà Youdem: “Sarà un mezzo di comunicazione tra il PD e le realtà esterne, compresi i giornalisti e le agenzie stampa. Sarà inoltre un mezzo con cui i dirigenti potranno dire le loro opinioni e con cui verranno divulgate le comunicazioni del PD. Guardatela”.

martedì 14 ottobre 2008

VELTRONI: basta paure, in piazza per cambiare l'Italia

PRIMO PIANO Articolo
Basta paure, in piazza per cambiare l'Italia
Veltroni al TG5
Il 25 ottobre il Pd sarà in piazza per ''raccontare un'Italia nuova e possibile''. Così Walter Veltroni, intervistato al TG5, invita alla manifestazione nazionale che si terrà a Roma, al Circo massimo, la settimana prossima. ''Noi - ha spiegato il leader del Pd - vogliamo raccontare un'Italia nuova e possibile, vogliamo farlo con lo spirito di una grande forza di opposizione per l'alternativa e per l'innovazione. Vogliamo fare una manifestazione che parli all'Italia che si vuole occupare della scuola, dell'occupazione, del precariato, della sicurezza, dell'integrazione, che vuole riaffermare il valore dell'antifascismo e della democrazia''.Per il futuro dell'Italia mi auguro "che abbandoni la paura e l'insicurezza e che ritrovi fiducia nel futuro. E sostituisca le parole paura, fiducia e speranza con un'altra parola: cambiamento". Ed è proprio di una nuova via che il Paese ha bisogno in questo momento. Una trasformazione necessaria per affrontare la crisi e riprendere in mano il futuro. Ora, più che mai, incerto e indecifrabile. Tuttavia, per il leader del Pd i segnali positivi non mancano, ma bisogna far sì che vengano interpretati nella giusta maniera. Partendo, ad esempio, dal ruolo dell’Europa che, nella situazione in cui versa l’economia mondiale in questo momento, potrebbe rivelarsi, come ha già fatto, più importante di quanto i suoi detrattori in passato non abbiano mai ammesso. Il rialzo delle Borse, in questo senso, “è la dimostrazione di quanto sia importante quando l'Europa si muove tutta insieme e di quanto fossero sbagliate le posizioni particolariste o euroscettiche". Se positiva è stata la risposta dei mercati all’accordo anti-crisi ora bisogna pensare alle conseguenze che il dissesto finanziario può ancora generare. Durante l'intervista Veltroni ricorda infatti che sebbene sia “finita la parte finanziaria” della crisi, “ora c’è la parte dell'economia reale, quella che viene compromessa da questo terremoto. Ora è di questo che bisogna occuparci". Per tale motivo il PD ha confermato la piena disponibilità alla collaborazione con la maggioranza affinché si possa arrivare, in tempi brevi, ad una soluzione efficace e positiva. "Noi collaboriamo nell'interesse del paese – ha affermato il segretario PD - Quando ci sono in gioco gli interessi nazionali, una grande forza di opposizione responsabile non solo decide di collaborare ma prescinde anche dalle risposte sgraziate o aggressive che le possono venir date". "Noi sentiamo il dovere per la nostra parte – ha aggiunto Veltroni - di convergere nei provvedimenti che possono aiutare l'economia italiana, sottolineando però che ora ci si deve occupare dei lavoratori che perdono il posto di lavoro delle piccole e medie imprese che chiudono o che fanno fatica ad avere credito in banca".

venerdì 10 ottobre 2008

IL 25 OTTOBRE TUTTI A ROMA

Il Partito Democratico Provinciale sta organizzando i pulmann per la manifestazione del 25 Ottobre a Roma.
Per l'organizzazione del pulmann per Cava-Vietri e Costiera, il luogo di partenza sarà a Vietri sul Mare - P.zza V.Veneto (di fronte Salesiani) alle ore 8.50 Sabato 25 Ottobre 2008
Per Informazioni e Prenotazioni (possibili fino a Giovedì 16):
Per il Comune di Vietri sul Mare
Coordinamento Generale:
Francesco Citarella
Riferimenti:
Vincenzo Solimene (per Vietri capoluogo-Albori e Raito)
cell. 3382809219-3342591128
Franco Benincasa (per Marina)
cell. 3393180905
Vincenzo Alfano (per Benincasa)
cell. 3481303494
Luigi Avallone (per Iaconti e Dragonea)
cell. 3485433695
Saverio Della Monica (per Molina)
cell. 3403708805
VI ASPETTIAMO NUMEROSI!!!!!!!!!!!!!!!

martedì 7 ottobre 2008

TERRA E LIBERTA': CONVOCAZIONE ASSEMBLEA DEGLI ISCRITTI

A TUTTI GLI ASSOCIATI
LORO SEDI

Oggetto: convocazione assemblea associati

Dopo l’iniziativa sul Federalismo Fiscale, estremamente positiva sul piano della partecipazione e della qualità del dibattito, è necessario che l’Associazione continui ad affrontare temi di carattere nazionale e locale per svolgere un ruolo attivo all’interno della nostra comunità.
Per questo riteniamo necessario indire un’assemblea di tutti gli associati che si terrà il giorno 14 ottobre alle ore 18,30 presso l’Hotel Vietri con il seguente ordine del giorno:
1) programma di attività dell’Associazione;
2) varie ed eventuali.
Interverrà Achille Mughini.
Data l’importanza dell’assemblea, nella quale sarà decisivo il contributo di tutti per definire un programma di lavoro condiviso, è indispensabile la presenza di tutti gli associati.

Distinti saluti


Il Segretario Politico
Vincenzo Solimene


Sede Legale: Via Osvaldo Costabile 71, 84019 Vietri sul Mare (Salerno) Tel./Fax 089/761841
INDIRIZZO BLOG: http://terraeliberta2008.blogspot.com
E-MAIL:
terraeliberta2008@libero.it
terraeliberta2008@hotmail.it

lunedì 6 ottobre 2008

Partito Socialista di Vietri: Manifesto politico per Vietri sul Mare

lunedì 6 ottobre 2008

Manifesto Politico
Non era facile.Nelle nostre più pessimistiche previsioni non saremmo riusciti ad immaginare lo scenario politico dopo quattro anni di amministrazione Giannella.Non era facile portare Vietri nelle umilianti condizioni in cui si trova. Eppure il Sindaco e le sue numerose giunte ci sono riusciti.Molti vietresi, che avevano condiviso i sogni di Nuovo Municipio ( mega parcheggi, ascensori futuristici, trasparenza amministrativa, bilancio partecipato ecc…), stanno vivendo un incubo.La ricetta sembrò a molti vincente: grandi innovazioni, assessori esterni, qualificati rappresentanti dei commercianti e del mondo femminile, abili dirigenti sportivi, ex sportivi praticanti, grandi tecnici ai quali affidare i lavori pubblici, tutti in maggioranza per far decollare il nostro paese.La triste realtà:· Tutte le attività commerciali sono al collasso (tranne quelle abusive che hanno trasformato i giardini di Marina in veri e propri mercati e bed & breakfast);· Sono scomparse manifestazioni di carattere culturale e spettacolari a fronte di continui aumenti tarsu (del 50% in quattro anni) e dell’Irpef;· L’ordine pubblico è diventato disordine pubblico con episodi di giustizia fai da te;· Continua la farsa della raccolta differenziata;· Le attivita sportive sono al capolinea avendo trasformato l’unico campo di calcio in parcheggio quasi permanente, abbandonando il campo di tenni e il campo di calcetto al loro destino ( in qualche periodo gestito in modo abusivo ) e non avendo un minimo di attenzione verso l’avviamento alla pratica sportiva dei giovani;· Abbandono totale delle frazioni alte (in questi quattro anni non un intervento di riqualificazione è stato realizzato)Non era facile inaugurare la villa comunale sapendo che, di fatto, ne era impedito l’accesso ai diversamente abili.Non era facile avere lungo il corso Umberto pilomat e telecamere per regolamentare l’isola pedonale e non farli funzionare.Di tutto ciò noi Socialisti riteniamo corresponsabili del sindaco tutti i consiglieri comunali che, in modo diretto o indiretto, lo hanno via via sostenuto, compresi quelli che a turno si stanno ora defilando, fingendosi in disaccordo e che, invece, avrebbero dovuto assumersi le proprie responsabilità fino alla fine.Un nuovo sogno è il programma di fine legislatura enunciato dal Sindaco in Consiglio Comunale ovvero, maggiore attenzione alle fsce deboli, maggiore attenzione alle frazioni alte abbandonate letteralmente (nel piano annuale delle opere pubbliche, approvato in consiglio comunale, non un intervento di riqualificazione è stato previsto).Noi Socialisti crediamo che non si possa offendere ulteriormente il buon senso dei Vietresi.I Socialisti di Vietri, con Antonio Borrelli in consiglio comunale e il partito tra la gente, continueranno ad essere opposizione a questo modo di intendere e svilire la politica ed a raccogliere e rappresentare le istanze di chi vuole dire basta all’inciucio sostituendolo con legalità, rispetto, senso civico e pro positività.


Partito Socialista Sezione Vietri sul Mare