sabato 30 agosto 2008

Mafia e informazione: alla ricerca della verità

30 agosto 2008
MAGAZINE Dalla Festa
Mafia e informazione: alla ricerca della verità
Il dibattito a Firenze, per uscire dal vicolo cieco
La sala libreria della Festa Democratica di Firenze ha ospitato la presentazione del nuovo taccuino del premio Ilaria Alpi. Ilaria Alpi era una giovane giornalista di Raitre, barbaramente uccisa assieme al suo operatore in Somalia perché aveva scoperto un illecito traffico di rifiuti tossici e armi tra il nostro paese e la Somalia, coperto da una grossa ong europea. Nonostante la concorrenza fortissima del contemporaneo dibattito alla Festa, che vedeva protagonisti Antonio Di Pietro e Rosy Bindi, la sala ha attirato l’interesse di molti presenti, attenti e interessati ad un argomento di cui ancora troppo poco si parla: informazione e mafie.L’incontro è stato introdotto e presentato da Roberto Morrione. Un uomo che crede così tanto nella libera informazione, da aver promosso 11 seminari in regioni come Sicilia, Calabria, Puglia e Campania che trattano di questo tema. In regioni in cui “lo stato dell’informazione è mediamente lontano da ciò che professa la professione: ricercare la verità”.Portare questi seminari nelle regioni delle tre grandi mafie, in cui “chi fa informazione al sud è esposto sia al rischio di intimidazione sia all’isolamento in cui cadono inevitabilmente, abbandonati da tutti, sia al potere redazionale”. Questo il suo obiettivo. Morrioni mette il dito nella piaga dolente di chi gestisce l’informazione nel sud; imprenditori padri padroni che hanno solo interessi commerciali e locali, che condizionano i cronisti locale con censure e autocensure, sfruttandoli e facendoli scappare dalla propria terra.Il sud vive di vuoti di informazione costanti, “le grandi testate mandano i loro giornalisti solo in occasione di estremi fatti drammatici, lasciando poi da soli i locali”. Poi un appunto al nuovo governo, entrato in carica ad aprile: “Fino ad oggi è successo che sono stati interrotte le leggi antimafia su cui lo scorso governo aveva ben lavorato. Molti parlamentari hanno conti aperti con la giustizia e inoltre vorrebbero abolire le intercettazioni. Non ci sarebbero stati arresti importanti come quello a Provenzano senza le intercettazioni!”, sembra urlare alla folla, quasi basito lui stesso dalla legge bavaglio proposta dal governo Berlusconi. Ma non si da per vinto, annuncia una grande e forte battaglia.Prende subito dopo la parola Mariangela Greiner, capelli bianchi, dalla figura esile, ma con il volto vigile e la voce ferma. Ex parlamentare, membro della commissione di inchiesta per la morte di Ilaria Alpi. Ci narra delle vicende giudiziarie riguardanti il processo della giovane giornalista, che non aveva fatto altro che il suo lavoro, in maniera coraggiosa e onesta. E accusa, decisa: “Le mafie sono tante e tutte hanno a che fare con la ricchezza. Bisogna sconfiggere la politica che permette alle mafie di andare avanti. Le mafie si occupano ancora di rifiuti, come abbiamo visto a Napoli”.E’ quindi il momento di uno dei giornalisti più noti: Lirio Abbate. Da un anno sotto scorta per aver pubblicato un libro che si intitola “I complici”, in cui fa i nomi e i cognomi di tutti i politici che avevano rapporti con Bernardo Provenzano e che hanno fatto sì che per 40 anni fosse latitante. Lui, l’unico giornalista presente il giorno del suo arresto. Lui che vuole solo informare la gente su ciò che accade. “Mi sforzo di parlare alla gente facendo capire che non abbiamo potere di indagine. Noi raccontiamo solo i fatti cercando però di coinvolgere la gente stessa per far capire loro chi ci governa. Non sempre raccontiamo dei fatti che hanno rilevanza penale, ma raccontiamo fatti che hanno rilevanza morale ed etica: se un politico abbraccia un mafioso non è reato, ma non va bene. Non si capisce nemmeno più se è la politica che controlla la mafia o viceversa”.Parla poi di segnali che a volte sono molto più forti delle parole stesse. Un segnale positivo si è avuto in questa campagna elettorale, dice Abbate: “Berlusconi ha definito Mangano un eroe perché omertoso. Veltroni ha detto invece pubblicamente in Calabria ‘non vogliamo i loro voti’. Un uomo affiliato alla ndrangheta e arrestato poco dopo in un’intercettazione ha commentato questa frase dicendo ‘vedremo come fare’. Il segnale è stato colto, la mafia si è regolata di conseguenze, è questa la cosa più importante”.Ma uno dei problemi fondamentali è che l’informazione che passa di più è quella trasmessa dalle televisioni. E’ la tv che oggi sembra formare le coscienze critiche perché la gente non legge più. E Abbate allora ironicamente propone un premio “a chi fa i nomi e i cognomi in tv”. Parla poi dell’attacco alla memoria che con insistenza viene perpetuato. “Un sindaco in Sicilia dice che dare il nome Pio La Torre, l’uomo che emise il decreto sul sequestro dei beni immobiliari alla mafia, non è opportuno e bisogna rinominarlo col nome di un generale fascista. Forse vuole emulare un altro sindaco che si lamentò del nome all’aeroporto Falcone-Borsellino, in quanto ricordava la mafia ai turisti e ne impediva lo sviluppo ed è stato nominato dopo vicesegretario. Sto parlando di Miccichè” termina aspro.Interviene anche Alberto Spampinato, giornalista Ansa e fratello dell’altro giornalista Giovanni Spampinato, ucciso 35 anni fa dalla mafia. “La mafia ha il potere di sopprimere le indagini, di abolire i controlli e di far tacere l’informazione”. Secondo lui la situazione con gli anni è andata a peggiorare. L’informazione dovrebbe essere un pubblico servizio che rende noto ciò che accade a tutti. “I giornali svolgono una funzione pubblica e per questo motivo ricevono soldi dallo stato. Ma se non svolgono il loro lavoro, perché devono continuare a ricevere questi finanziamenti?” si chiede retoricamente ricordando “ tutti i giornali che hanno attaccato la mafia hanno chiuso i battenti al contrario degli altri che hanno visto crescere la loro distribuzione”. Attacca poi alcuni suoi colleghi che rinunciano ad un’indagine quando questa diventa rischiosa “Possono essere sempre giustificati? Si nascondono in questi atteggiamneti comportamenti di indolenza e convivenza con la mafia stessa”.Prende poi la parola Jean-Leonard Touadì, da sempre sensibile al tema della legalità, oggi parlamentare democratico. Fa un resoconto della attività parlamentare di questi ultimi 3 mesi, ricordando come il Lodo Alfano abbia occupato per settimane e nottate intere le attività parlamentari, data l’urgenza di una certa parte politica. “Ci siamo occupati poi del decreto sicurezza: le mafie non vanno circoscritte soltanto nelle solite regioni del sud, la mafia è salita ed è arrivata fino a Roma, in pieno centro. Ma la militarizzazione di Roma che ricorda Bogotà non è contro la mafia, è contro i nomadi e i rumeni. Sono riusciti a far passare il messaggio che il nemico è lo straniero e bisogna difendersi da loro, non dalla mafia”.Parla anche lui della potenza dei segni ricordando come i beni confiscati alla mafia sono un messaggio fortissimo. “La buona politica si può fare. Non è vero che non c’è stata opposizione: con accenti diversi ma è stata fatta”. Conclude l’incontro denso di fatti e spunti Natali, presidente della federazione nazionale stampa italiana. Fa una lunga riflessione su cosa sia la cronaca. “Ci hanno fatto credere che sia cronaca saper dire tutto su Erba o Cogne, ma come mai quando Lirio Abbate racconta dei fatti nessuno sa nulla? Non è anche questa cronaca?”-Attacca poi sul problema sicurezza “assistiamo ad una operazione ideologica contro i rom. L’idea che a mettere in pericolo il cittadino siano loro piuttosto che delle gang criminali ha un problema di fondo. Non dobbiamo farci succubi dell’imprenditoria della paura”. E incalza ancora: “ Scuola, Alitalia, siamo di nuovo al tempo degli slogan e la complessità del problema sparisce. Ma qualcuno pone altre domande?”. Termina ribadendo il suo fortissimo dissenso alla legge bavaglio, a cui il sindacato dei giornalisti si opporrà con tutte le sue forze. Un bel pomeriggio in libreria, assieme a dei giornalisti che sanno ancora fare il loro mestiere.

Antonella Madeo

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