CONVEGNO
"L'IMPATTO DELLA CRISI ECONOMICA SULL'ECONOMIA REALE"
VENERDI' 5 DICEMBRE 2008 - ORE 18.30
Organizzazione e Logistica:
Associazione Politico-Culturale Terra e Libertà per il PD
Partito Socialista
Sinistra Democratica
Italia dei Valori
Udeur
Rifondazione Comunista
Comunisti Italiani
La Sinistra
Partecipazioni e adesioni:
GIAMPIO DE ROSA
ViceSindaco Comune di Cava de' Tirreni
Partito Democratico
GENNARO MUCCIOLO
VicePresidente Consiglio Regionale della Campania
Partito Socialista
ANTONIO PISAPIA
Consigliere Comunale Cava de' Tirreni
Partito Socialista
ADOLFO SALSANO
Consigliere Comunale Cava de' Tirreni
Partito Democratico
FRANCO MASSIMO LANOCITA
Dirigente Sinistra Democratica Salerno
UGO CARPINELLI
Consigliere Regionale
Partito Democratico
ALFREDO D'ATTORRE
Coordinatore Provinciale RED Campania
ALFONSO BOTTONE
Presidente Cidec Regione Campania
ANTONIO PALUMBO
Consigliere Comunale Cava de' Tirreni
Partito Socialista
VINCENZO SERVALLI
Assessore alla Sicurezza Comune Cava de' Tirreni
Partito Democratico
BARBARA MAURO
Segretaria Partito Socialista Cava de' Tirreni
MICHELE FIGLIULO
Segretario Provinciale Partito Democratico
FRANCO MUSUMECI
Dirigente Comitato Nazionale
Rifondazione Comunista
GERARDO PELLEGRINO
Dirigente UDEUR Vietri
VINCENZO IACOBUCCI
Consigliere Comunale Cava de' Tirreni
Partito Democratico
MICHELE COPPOLA
Assessore alle Politiche Sociali e Turismo Comune Cava de' Tirreni
Partito Socialista
LUIGI PETRUCCI
Coordinatore Italia dei Valori Vietri sul Mare
FRANCESCO CITARELLA
Presidente della Consulta del Terzo Settore Ambito S3
ENZO LAMPIS
Consigliere Comunale Cava de' Tirreni
Partito Democratico
MASSIMO CARIELLO
Assessore al Lavoro e Politiche Giovanili Provincia di Salerno
Rifondazione Comunista
PASQUALE SCARLINO
Consigliere Comunale Cava de' Tirreni
Partito Democratico
ANTONIO BORRELLI
Assessore alla Formazione Comunità Montana Penisola Amalfitana
Partito Socialista
GENNARO GIORDANO
Segretario Provinciale
Sinistra Democratica
MARIO MOSELLA
VicePresidente Regionale Lega delle Cooperative
LUIGI GRAVAGNUOLO
Sindaco di Cava de' Tirreni
Partito Democratico
GIAMPAOLO LAMBIASE
Consigliere Provinciale
Sinistra Democratica
AGOSTINO GALLOZZI
Presidente Confindustria Salerno
CARMINE SANTORIELLO
Responsabile Centro InformaGiovani Cava de' Tirreni
FRANCO PICARONE
Assessore al Bilancio Comune di Salerno
Partito Democratico
VINCENZO DI NICOLA
Consigliere di Amministrazione SETA
Dirigente CGIL Salerno
FRANCO ESPOSITO
Direttore Telecolore Salerno
NELLO FORMISANO
Deputato
Italia dei Valori
MARCELLO CIVALE
Dirigente Italia dei Valori Vietri sul Mare
FRANCESCO LUPI
Segretario Cava de' Tirreni
Rifondazione Comunista
NELLO MASTURSI
Responsabile Eventi ed Iniziative Politiche
Segreteria Provinciale PD
LUIGI CIANCIO
Segretario Confederale UIL
FRANCO TAVELLA
Segretario CGIL Salerno
ENZO MARAIO
Assessore al Turismo e Beni Culturali Comune di Salerno
Partito Socialista
MARIO SCANNAPIECO
Responsabile SPI-CGIL AUSER Cava de' Tirreni
FRANCESCO GRANOZI
Presidente Associazione socio-culturale Il Grifone
VINCENZO SOLIMENE
Segretario Politico Associazione Terra e Libertà per il PD
GIOVANNI GRECO
Segretario CGIL Cava de' Tirreni
SIMONA DE SANTIS
Presidente Associazione Terra e Libertà per il PD
PASQUALE D'ACUNZI
Consigliere Provinciale
Segretario Provinciale
Udeur
FRANCESCO MANZI
Consigliere Regionale
Italia dei Valori
venerdì 28 novembre 2008
IL FUTURO???MAH!!!
venerdì 28 novembre 2008
Il futuro? mah!!!
Vogliamo guardare al futuro. C’è in noi il convincimento profondo che il pensiero e la cultura socialista costituiscano il più importante e decisivo fattore di innovazione, di partecipazione, di giustizia e di libertà delle moderne democrazie e delle società contemporanee". Le emittenti nazionali fanno ormai a gara ad organizzare nei loro palinsesti la tal puntata di turno incentrata sulla crisi finanziaria del 2008, invitando uno stuolo di politici e pseudo giornalisti finanziari improvvisati economisti che fino a qualche mese fa se ne uscivano con sparate del tipo "tanto l'economia europea è sana e la crisi dei mutui più di tanto non cagionerà danno al nostro sistema bancario". Opinionisti degni di un titolo di laurea honoris causa rilasciato dall'Università per Barbieri. Adesso sono diventati tutti terroristi finanziari, alla faccia del falso ottimismo e garantismo che si sviolinava nei dibattiti pubblici sino a qualche tempo fa. Una straordinaria opera di banalizzazione e volgare semplificazione di quanto sta accadendo che non consente di spiegare in modo esaustivo a livello socioeconomico e macroeconomico l'attuale scenario di mercato. I mutui subprime (che tra l'altro esistono da decenni) ovvero come mutui erogati agli homeless (Chi è senza casa e vive ai margini della società; emarginato vagabondo, randagio). Che girano con le buste ed i carrelli della spesa rubati a qualche jet market. Niente di più fuorviante: quando in realtà rappresentano mutui erogati a soggetti che hanno un credit score (punteggio di merito creditizio) inferiore a 670 punti (su una scala valori che va da 500 a 850), in seguito a tardivi o mancati pagamenti su prestiti precedentemente concessi o impegni di pagamento verso utenze di servizi primari (bollette della luce, gas e telefono). Dai subprime si devono distinguere i mutui "nodocs" ovvero "no documents" quelli concessi a soggetti privi di un lavoro a tempo indeterminato e senza mezzi patrimoniali propri, mutui che erano sin dall'inizio destinati ad essere titolarizzati (faccio notare che questa tipologia di mutui ipotecari li hanno erogati anche in Italia ai cosi detti precari, i nuovi morti di fame in giacca e cravatta). Sappiate comunque che oltre il 25 % della popolazione americana rientra nella categoria di affidamento subprime, mentre il restante 75 % si divide nelle altre due fasce: i soggetti prime e midprime. Tuttavia l'apoteosi di questo falò di banalità propinatoci dai media nazionali l'abbiamo con le spiegazioni sull'origine della crisi (secondo loro passeggera) riconducibili ad una semplice argomentazione: le banche americane che hanno prima concesso mutui a tutti e successivamente hanno cartolarizzato all'inverosimile. Niente di più fuorviante ! L'attuale scenario che stiamo vivendo non rappresenta infatti una crisi generale del sistema finanziario quanto piuttosto una fase terminale che scaturisce dalla convergenza delle conseguenze economiche e sociali causate dal WTO. L'Organizzazione Mondiale del Commercio nata dalle ceneri del GATT (un sistema multilaterale di accordi internazionali per favorire il commercio mondiale voluti dagli USA nel 1947 per controllare e dominare l'economia di tutto il pianeta) ha uno scopo principe ovvero promuovere la globalizzazione di tutti i mercati, tanto finanziari quanto alimentari. Un mercato globalizzato presuppone l'abbattimento di tutte le barriere commerciali (dazi e restrizioni doganali) unito all'abolizione dei sussidi all'agricoltura assieme alla libera circolazione dei capitali. Proprio il WTO ha reso conveniente e possibile le tanto famigerate delocalizzazioni produttive che hanno rappresentato sia per gli USA quanto per l'Unione Europea un autentica emorragia di posti di lavoro e capitali a favore di paesi come la Cina e l'India che adesso vengono considerate le due fabbriche del pianeta. Le grandi corporations industriali, sfruttando le economie di scala attraverso i ridicoli costi di manodopera di questi paesi, hanno potuto in questo modo aumentare a dismisura i loro profitti a parità di output produttivo, il quale poteva venire assorbito solo dai mercati occidentali statunitensi ed europei. A fronte di questo diabolico arricchimento di pochi si è contrapposto un drammatico depauperamento in Occidente a causa della polverizzazione dei posti di lavoro ed a causa della concorrenza spietata di prodotti e beni di consumo importati che spazzano via per convenienza economica sul prezzo quelli autoctoni. La trasformazione del tessuto sociale ed imprenditoriale tanto negli USA quanto in Europa, che adesso devono convivere con il mostro che hanno creato ovvero un esercito di impiegati ed operai senza alcuna prospettiva lavorativa ed una occupazione a singhiozzo, ha lentamente impoverito il paese creando nuove sacche di povertà e disagio sociale a ritmo costante. Solo con il ricorso al debito questi zombie globalizzati hanno potuto continuare a consumare come prima, fino a quando non si è raggiunta la saturazione finanziaria. Nessuno ha fatto ancora notare come in questi ultimi anni tutto è stato venduto a rate, dalle abitazioni alle vacanze alle isole tropicali, causa estinzione della capacità di risparmio, soprattutto nelle giovani generazioni. Il peggioramento dello scenario planetario porterà ad un consistente ridimensionamento dei fatturati delle imprese a cui faranno seguito un crollo del gettito fiscale ed un aumento vertiginoso della disoccupazione. Le borse in questi termini ci possono aiutare a leggere il futuro: si comportano letteralmente come un termometro che misura la temperatura dello stato febbrile, i loro continui crolli rappresentano un sensibile ridimensionamento delle proiezioni degli utili attesi in futuro e quindi della capacità di fare profitto per le aziende nei prossimi anni. Dalla contrazione del credito bancario concesso alle imprese passando per il crollo del mercato dei consumi, le aspettative future sono tutt'altro che confortanti. Per comprendere la gravità di quanto stiamo vivendo vi voglio ricordare che durante la Grande Depressione degli anni Trenta oltre il 60 % della popolazione mondiale era impiegata nel settore primario (agricoltura) e le donne non avevano una presenza consistente nel mondo del lavoro visto che la società era organizzata attorno al modello della famiglia patriarcale. Oggi l'1 % del pianeta mantiene il restante 99 % sul piano alimentare, mentre la società è caratterizzata da una spiccata presenza della donna nel mondo lavorativo a cui si deve affiancare il modello di famiglia mononucleare che ha sostituito quella patriarcale. Se in futuro dovessimo descrivere all'interno di un libro quest'epoca infelice e la sua futura evoluzione, adesso ci troveremmo a leggere la prefazione. Anche per le ragioni appena esposte e per le conseguenze economiche e sociali che da esse scaturiscono c’è in noi la piena consapevolezza dell’immane compito cui sono chiamate oggi in Italia le forze democratiche e di sinistra. Il centrosinistra ha subito una sconfitta storica, nessuna forza di sinistra è in Parlamento e il Pd ha perso la sua sfida con il Pdl. Il centrodestra è maggioranza in Parlamento e nel Paese. L’Italia attraversa una crisi economica e sociale tra le più gravi della sua storia. Il carattere congiunturale della crisi si intreccia però con carenze strutturali con un sempre più accentuato divario economico e sociale tra nord e sud del paese che rischia di sospingere l’Italia verso una recessione reale, tra alta inflazione e crescita zero. In un paese percorso da tensioni e paure per il futuro la sua coesione sociale è sul punto di sgretolarsi. Intolleranza, violenza, xenofobia e razzismo si diffondono in modo crescente. L’allarme sollevato da una parte importante della Chiesa italiana è, a questo proposito, di grande significato. I valori fondanti della Repubblica e della nostra Costituzione sono messi a rischio. Una destra aggressiva e senza ritegno porta l’Italia verso una regressione politica, ideale, morale, che mina le fondamenta e gli equilibri della nostra democrazia e della convivenza civile. Ci sono valori come l’unità del nostro paese, la sua coesione sociale, la sua aspirazione alla giustizia, il suo insopprimibile diritto di libertà, senza distinzione alcuna, che non sono né trattabili né discutibili. Così come ci sono principi come quello della laicità dello Stato che costituiscono una barriera insormontabile a tutela della effettiva pienezza della nostra democrazia. Nel governo del Paese, e nella sua costituzione materiale, si affermano forme abnormi di presidenzialismo nell’essenza del potere, se non di autoritarismo, che, senza contrappesi e senza controllo, svuotano le funzioni degli organi di garanzia a cominciare da quella del Parlamento. Siamo in presenza di una alterazione crescente degli equilibri democratici su cui si regge l’ordinamento della Repubblica. Non è in discussione la legittimità del governo e la facoltà di attuare il suo programma. Parliamo della necessità di preservare beni comuni: la nostra democrazia, la nostra libertà, la nostra società. Noi avvertiamo il rischio che in una situazione tanto difficile, l’opposizione al governo Berlusconi appaia impotente, evanescente e divisa. Sentiamo di correre il pericolo che un’Italia che è “contro”, stenti a trovare voce, che perda fiducia in se stessa e in ciò in cui crede, che possa aumentare quella sorta di frustrazione civile che già esiste, e infine temiamo che una grande parte del paese non riesca a esprimere ciò che sente. Qui c’è il compito nuovo della politica. Un compito non solo nostro. E’ dunque a noi del tutto chiaro che oggi si inizia un percorso che noi auspichiamo di compiere con quanti hanno creduto e credono che le idealità socialiste non siano affatto morte e pensano al contrario che quei valori e quel pensiero in rapporto con altre culture politiche, possano costituire il nerbo del più avanzato riformismo italiano da mettere a disposizione per un nuovo impegno e una nuova battaglia politica al fine di rafforzare la democrazia italiana, per rendere più giusta e più sicura la nostra società e per restituire agli italiani una rinnovata fiducia nel proprio futuro.
Vincenzo Citarella - Responsabile Area Comunicazione Partito Socialista Vietri sul Mare
Dal Sito del Partito Socialista di Vietri sul Mare - Insieme per Vietri
Il futuro? mah!!!
Vogliamo guardare al futuro. C’è in noi il convincimento profondo che il pensiero e la cultura socialista costituiscano il più importante e decisivo fattore di innovazione, di partecipazione, di giustizia e di libertà delle moderne democrazie e delle società contemporanee". Le emittenti nazionali fanno ormai a gara ad organizzare nei loro palinsesti la tal puntata di turno incentrata sulla crisi finanziaria del 2008, invitando uno stuolo di politici e pseudo giornalisti finanziari improvvisati economisti che fino a qualche mese fa se ne uscivano con sparate del tipo "tanto l'economia europea è sana e la crisi dei mutui più di tanto non cagionerà danno al nostro sistema bancario". Opinionisti degni di un titolo di laurea honoris causa rilasciato dall'Università per Barbieri. Adesso sono diventati tutti terroristi finanziari, alla faccia del falso ottimismo e garantismo che si sviolinava nei dibattiti pubblici sino a qualche tempo fa. Una straordinaria opera di banalizzazione e volgare semplificazione di quanto sta accadendo che non consente di spiegare in modo esaustivo a livello socioeconomico e macroeconomico l'attuale scenario di mercato. I mutui subprime (che tra l'altro esistono da decenni) ovvero come mutui erogati agli homeless (Chi è senza casa e vive ai margini della società; emarginato vagabondo, randagio). Che girano con le buste ed i carrelli della spesa rubati a qualche jet market. Niente di più fuorviante: quando in realtà rappresentano mutui erogati a soggetti che hanno un credit score (punteggio di merito creditizio) inferiore a 670 punti (su una scala valori che va da 500 a 850), in seguito a tardivi o mancati pagamenti su prestiti precedentemente concessi o impegni di pagamento verso utenze di servizi primari (bollette della luce, gas e telefono). Dai subprime si devono distinguere i mutui "nodocs" ovvero "no documents" quelli concessi a soggetti privi di un lavoro a tempo indeterminato e senza mezzi patrimoniali propri, mutui che erano sin dall'inizio destinati ad essere titolarizzati (faccio notare che questa tipologia di mutui ipotecari li hanno erogati anche in Italia ai cosi detti precari, i nuovi morti di fame in giacca e cravatta). Sappiate comunque che oltre il 25 % della popolazione americana rientra nella categoria di affidamento subprime, mentre il restante 75 % si divide nelle altre due fasce: i soggetti prime e midprime. Tuttavia l'apoteosi di questo falò di banalità propinatoci dai media nazionali l'abbiamo con le spiegazioni sull'origine della crisi (secondo loro passeggera) riconducibili ad una semplice argomentazione: le banche americane che hanno prima concesso mutui a tutti e successivamente hanno cartolarizzato all'inverosimile. Niente di più fuorviante ! L'attuale scenario che stiamo vivendo non rappresenta infatti una crisi generale del sistema finanziario quanto piuttosto una fase terminale che scaturisce dalla convergenza delle conseguenze economiche e sociali causate dal WTO. L'Organizzazione Mondiale del Commercio nata dalle ceneri del GATT (un sistema multilaterale di accordi internazionali per favorire il commercio mondiale voluti dagli USA nel 1947 per controllare e dominare l'economia di tutto il pianeta) ha uno scopo principe ovvero promuovere la globalizzazione di tutti i mercati, tanto finanziari quanto alimentari. Un mercato globalizzato presuppone l'abbattimento di tutte le barriere commerciali (dazi e restrizioni doganali) unito all'abolizione dei sussidi all'agricoltura assieme alla libera circolazione dei capitali. Proprio il WTO ha reso conveniente e possibile le tanto famigerate delocalizzazioni produttive che hanno rappresentato sia per gli USA quanto per l'Unione Europea un autentica emorragia di posti di lavoro e capitali a favore di paesi come la Cina e l'India che adesso vengono considerate le due fabbriche del pianeta. Le grandi corporations industriali, sfruttando le economie di scala attraverso i ridicoli costi di manodopera di questi paesi, hanno potuto in questo modo aumentare a dismisura i loro profitti a parità di output produttivo, il quale poteva venire assorbito solo dai mercati occidentali statunitensi ed europei. A fronte di questo diabolico arricchimento di pochi si è contrapposto un drammatico depauperamento in Occidente a causa della polverizzazione dei posti di lavoro ed a causa della concorrenza spietata di prodotti e beni di consumo importati che spazzano via per convenienza economica sul prezzo quelli autoctoni. La trasformazione del tessuto sociale ed imprenditoriale tanto negli USA quanto in Europa, che adesso devono convivere con il mostro che hanno creato ovvero un esercito di impiegati ed operai senza alcuna prospettiva lavorativa ed una occupazione a singhiozzo, ha lentamente impoverito il paese creando nuove sacche di povertà e disagio sociale a ritmo costante. Solo con il ricorso al debito questi zombie globalizzati hanno potuto continuare a consumare come prima, fino a quando non si è raggiunta la saturazione finanziaria. Nessuno ha fatto ancora notare come in questi ultimi anni tutto è stato venduto a rate, dalle abitazioni alle vacanze alle isole tropicali, causa estinzione della capacità di risparmio, soprattutto nelle giovani generazioni. Il peggioramento dello scenario planetario porterà ad un consistente ridimensionamento dei fatturati delle imprese a cui faranno seguito un crollo del gettito fiscale ed un aumento vertiginoso della disoccupazione. Le borse in questi termini ci possono aiutare a leggere il futuro: si comportano letteralmente come un termometro che misura la temperatura dello stato febbrile, i loro continui crolli rappresentano un sensibile ridimensionamento delle proiezioni degli utili attesi in futuro e quindi della capacità di fare profitto per le aziende nei prossimi anni. Dalla contrazione del credito bancario concesso alle imprese passando per il crollo del mercato dei consumi, le aspettative future sono tutt'altro che confortanti. Per comprendere la gravità di quanto stiamo vivendo vi voglio ricordare che durante la Grande Depressione degli anni Trenta oltre il 60 % della popolazione mondiale era impiegata nel settore primario (agricoltura) e le donne non avevano una presenza consistente nel mondo del lavoro visto che la società era organizzata attorno al modello della famiglia patriarcale. Oggi l'1 % del pianeta mantiene il restante 99 % sul piano alimentare, mentre la società è caratterizzata da una spiccata presenza della donna nel mondo lavorativo a cui si deve affiancare il modello di famiglia mononucleare che ha sostituito quella patriarcale. Se in futuro dovessimo descrivere all'interno di un libro quest'epoca infelice e la sua futura evoluzione, adesso ci troveremmo a leggere la prefazione. Anche per le ragioni appena esposte e per le conseguenze economiche e sociali che da esse scaturiscono c’è in noi la piena consapevolezza dell’immane compito cui sono chiamate oggi in Italia le forze democratiche e di sinistra. Il centrosinistra ha subito una sconfitta storica, nessuna forza di sinistra è in Parlamento e il Pd ha perso la sua sfida con il Pdl. Il centrodestra è maggioranza in Parlamento e nel Paese. L’Italia attraversa una crisi economica e sociale tra le più gravi della sua storia. Il carattere congiunturale della crisi si intreccia però con carenze strutturali con un sempre più accentuato divario economico e sociale tra nord e sud del paese che rischia di sospingere l’Italia verso una recessione reale, tra alta inflazione e crescita zero. In un paese percorso da tensioni e paure per il futuro la sua coesione sociale è sul punto di sgretolarsi. Intolleranza, violenza, xenofobia e razzismo si diffondono in modo crescente. L’allarme sollevato da una parte importante della Chiesa italiana è, a questo proposito, di grande significato. I valori fondanti della Repubblica e della nostra Costituzione sono messi a rischio. Una destra aggressiva e senza ritegno porta l’Italia verso una regressione politica, ideale, morale, che mina le fondamenta e gli equilibri della nostra democrazia e della convivenza civile. Ci sono valori come l’unità del nostro paese, la sua coesione sociale, la sua aspirazione alla giustizia, il suo insopprimibile diritto di libertà, senza distinzione alcuna, che non sono né trattabili né discutibili. Così come ci sono principi come quello della laicità dello Stato che costituiscono una barriera insormontabile a tutela della effettiva pienezza della nostra democrazia. Nel governo del Paese, e nella sua costituzione materiale, si affermano forme abnormi di presidenzialismo nell’essenza del potere, se non di autoritarismo, che, senza contrappesi e senza controllo, svuotano le funzioni degli organi di garanzia a cominciare da quella del Parlamento. Siamo in presenza di una alterazione crescente degli equilibri democratici su cui si regge l’ordinamento della Repubblica. Non è in discussione la legittimità del governo e la facoltà di attuare il suo programma. Parliamo della necessità di preservare beni comuni: la nostra democrazia, la nostra libertà, la nostra società. Noi avvertiamo il rischio che in una situazione tanto difficile, l’opposizione al governo Berlusconi appaia impotente, evanescente e divisa. Sentiamo di correre il pericolo che un’Italia che è “contro”, stenti a trovare voce, che perda fiducia in se stessa e in ciò in cui crede, che possa aumentare quella sorta di frustrazione civile che già esiste, e infine temiamo che una grande parte del paese non riesca a esprimere ciò che sente. Qui c’è il compito nuovo della politica. Un compito non solo nostro. E’ dunque a noi del tutto chiaro che oggi si inizia un percorso che noi auspichiamo di compiere con quanti hanno creduto e credono che le idealità socialiste non siano affatto morte e pensano al contrario che quei valori e quel pensiero in rapporto con altre culture politiche, possano costituire il nerbo del più avanzato riformismo italiano da mettere a disposizione per un nuovo impegno e una nuova battaglia politica al fine di rafforzare la democrazia italiana, per rendere più giusta e più sicura la nostra società e per restituire agli italiani una rinnovata fiducia nel proprio futuro.
Vincenzo Citarella - Responsabile Area Comunicazione Partito Socialista Vietri sul Mare
Dal Sito del Partito Socialista di Vietri sul Mare - Insieme per Vietri
giovedì 27 novembre 2008
LA FORZA DI CAMBIARE
La forza di cambiare
“Per uscire dalla crisi dobbiamo trovare il coraggio di cambiare, di innovare e di riformare”.
Il Partito Democratico, con le parole di Enrico Letta, ha inaugurato il suo percorso di discussione e ascolto lungo quattro mesi che lo condurrà, in primaverà, alla Conferenza nazionale sul nuovo Welfare del PD.“Quella che stiamo attraversando – dice il ministro ombra delle Politiche sociali del PD – è la più grave crisi economica e sociale della nostra vita”.
Una crisi che esige una risposta immediata, seria, responsabile.
Quella risposta per il PD va trovata in un nuovo Welfare. Un’idea di stato sociale, cioè, che abbandoni il vecchio modello mediterraneo “costruito sulla centralità del maschio adulto italiano” e sposti la sua attenzione sulla “persona”. Tiene a ribadirlo Letta nel suo intervento: “Noi non ci accontentiamo di garantire solo chi già è garantito. Ci interessano, invece, gli ‘assenti’, gli ‘invisibili’, i non tutelati dal welfare”.In questo quadro, sono le famiglie che, per l’esponente PD, rischiano di pagare il prezzo più alto di un Paese che è il “più ineguale del mondo occidentale, il più ingiusto”. Quelle persone e quelle famiglie che, oggi più che mai, semplicemente non riescono ad andare avanti. E allora qual è la strada da intraprendere? Per Letta un nuovo modello di Stato Sociale non deve ridursi alle pensioni e alla sanità, ma agire anche in direzione di “politiche forti per rilanciare la buona occupazione e contrastare la precarietà del lavoro, di interventi per l’integrazione sociale, per la famiglia, per la casa”.Insomma, tutto il contrario della Social Card presentata dal governo in questi giorni che, come sottolinea Letta, è solo il “simbolo del capitalismo compassionevole”. Perché la vera soluzione, suggerisce nel corso dell’incontro Pierluigi Bersani ministro dell’Economia e delle finanze del governo ombra, è un sistema di welfare “rigoroso” senza il quale non ci può essere vera crescita e nemmeno la preparazione necessaria per affrontare il futuro. Perché, ricorda ancora Bersani, “usciti da questa crisi il mondo continuerà ad essere globalizzato” e l’Italia non permettersi di farsi trovare impreparata. Per fare ciò, subentra Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, c’è bisogno di una maggiore collaborazione tra le parti sociali. In modo tale da “mettere insieme un meccanismo che sposti il baricentro verso la qualità e l’innovazione”. E allora non circoscrivere, ma allagare il ventaglio di azione del nuovo welfare, perché quello attuale, come sottolinea Vittoria Franco, ministro ombra delle Pari opportunità, “non è più adeguato ad una realtà che è cambiata”.Nel ridisegnare il nuovo sistema bisogna evitare sperperi e clientelismi. Tito Boeri ricorda, infatti, che per proporre un’alternativa valida al presente è necessario “ristrutturare la spesa sociale” per non cadere nell’errore di spese paradossali e ingiustificate. Bisogna cioé evitare che gli strumenti del welfare si trasformino in strumento di potere politico.Così non deve essere, perché è il Paese, per il PD, ad essere prima di ogni cosa. Un Paese, ricorda all’inizio del suo intervento Walter Veltroni, “immerso nella recessione” che chiede risposte immediate. E visto che il governo “ha sbagliato ogni previsioni” e ancora adesso sembra inerme di fronte alla grave situazione che le famiglie italiane stanno vivendo, il PD chiede se sia realmente disposto ad un confronto o, come ricorda il leader del PD, pensa di andare avanti a “spot” e “misure grottesche”.Non c’è più tempo per gli slogan. Il welfare oggi è “una coperta stretta. Occorre ripensarlo”. Intervendo al convegno iniziale 'Persona, famiglia, comunita', Veltroni ha sottolineato che 'fuori dalla coperta ci sono milioni di persone e tra queste due categorie in particolare: i precari, i primi a uscire dalle aziende in crisi, e i lavoratori di 50 anni che perdono il lavoro e vedono il buio davanti a se''. Secondo Veltroni, occorre ripartire da quattro parole-chiave: “rischi, opportunità, valutazione e formazione”. Tradotto: dare il via a una serie di “interventi per abbassare i tassi di interesse; altri per flessibilizzare i parametri come previsto dai piani Merkel-Sarkozy e Gordon Brown. Avere la forza di fare un'operazione strategica perché i soldi siano spesi per rilanciare il consumo e la domanda. La società italiana - prosegue - è ferma, abbiamo bisogno di rimettere in moto l'ascensore sociale tramite le opportunità''. Indispensabile dunque “una gigantesca operazione di redistribuzione della ricchezza, rimettendo in moto le opportunità per il talento e la capacità di rischiare”. Quanto alla “valutazione, abbiamo bisogno di un sistema universitario e scolastico che sia valutato dall'esterno” e idem per il sistema sanitario. Infine, la formazione: “non c'è welfare senza formazione. Una persona che a 50 anni perde il lavoro - ribadisce il segretario PD - deve entrare in una logica di “formazione permanente e non di sussidio”.Sono questi i punti irrinunciabili da cui far ripartire un nuovo modello di welfare. Questi, i primi passi verso un futuro più equo e giusto. Un futuro che il PD intende trasformare presto in presente.
“Per uscire dalla crisi dobbiamo trovare il coraggio di cambiare, di innovare e di riformare”.
Il Partito Democratico, con le parole di Enrico Letta, ha inaugurato il suo percorso di discussione e ascolto lungo quattro mesi che lo condurrà, in primaverà, alla Conferenza nazionale sul nuovo Welfare del PD.“Quella che stiamo attraversando – dice il ministro ombra delle Politiche sociali del PD – è la più grave crisi economica e sociale della nostra vita”.
Una crisi che esige una risposta immediata, seria, responsabile.
Quella risposta per il PD va trovata in un nuovo Welfare. Un’idea di stato sociale, cioè, che abbandoni il vecchio modello mediterraneo “costruito sulla centralità del maschio adulto italiano” e sposti la sua attenzione sulla “persona”. Tiene a ribadirlo Letta nel suo intervento: “Noi non ci accontentiamo di garantire solo chi già è garantito. Ci interessano, invece, gli ‘assenti’, gli ‘invisibili’, i non tutelati dal welfare”.In questo quadro, sono le famiglie che, per l’esponente PD, rischiano di pagare il prezzo più alto di un Paese che è il “più ineguale del mondo occidentale, il più ingiusto”. Quelle persone e quelle famiglie che, oggi più che mai, semplicemente non riescono ad andare avanti. E allora qual è la strada da intraprendere? Per Letta un nuovo modello di Stato Sociale non deve ridursi alle pensioni e alla sanità, ma agire anche in direzione di “politiche forti per rilanciare la buona occupazione e contrastare la precarietà del lavoro, di interventi per l’integrazione sociale, per la famiglia, per la casa”.Insomma, tutto il contrario della Social Card presentata dal governo in questi giorni che, come sottolinea Letta, è solo il “simbolo del capitalismo compassionevole”. Perché la vera soluzione, suggerisce nel corso dell’incontro Pierluigi Bersani ministro dell’Economia e delle finanze del governo ombra, è un sistema di welfare “rigoroso” senza il quale non ci può essere vera crescita e nemmeno la preparazione necessaria per affrontare il futuro. Perché, ricorda ancora Bersani, “usciti da questa crisi il mondo continuerà ad essere globalizzato” e l’Italia non permettersi di farsi trovare impreparata. Per fare ciò, subentra Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, c’è bisogno di una maggiore collaborazione tra le parti sociali. In modo tale da “mettere insieme un meccanismo che sposti il baricentro verso la qualità e l’innovazione”. E allora non circoscrivere, ma allagare il ventaglio di azione del nuovo welfare, perché quello attuale, come sottolinea Vittoria Franco, ministro ombra delle Pari opportunità, “non è più adeguato ad una realtà che è cambiata”.Nel ridisegnare il nuovo sistema bisogna evitare sperperi e clientelismi. Tito Boeri ricorda, infatti, che per proporre un’alternativa valida al presente è necessario “ristrutturare la spesa sociale” per non cadere nell’errore di spese paradossali e ingiustificate. Bisogna cioé evitare che gli strumenti del welfare si trasformino in strumento di potere politico.Così non deve essere, perché è il Paese, per il PD, ad essere prima di ogni cosa. Un Paese, ricorda all’inizio del suo intervento Walter Veltroni, “immerso nella recessione” che chiede risposte immediate. E visto che il governo “ha sbagliato ogni previsioni” e ancora adesso sembra inerme di fronte alla grave situazione che le famiglie italiane stanno vivendo, il PD chiede se sia realmente disposto ad un confronto o, come ricorda il leader del PD, pensa di andare avanti a “spot” e “misure grottesche”.Non c’è più tempo per gli slogan. Il welfare oggi è “una coperta stretta. Occorre ripensarlo”. Intervendo al convegno iniziale 'Persona, famiglia, comunita', Veltroni ha sottolineato che 'fuori dalla coperta ci sono milioni di persone e tra queste due categorie in particolare: i precari, i primi a uscire dalle aziende in crisi, e i lavoratori di 50 anni che perdono il lavoro e vedono il buio davanti a se''. Secondo Veltroni, occorre ripartire da quattro parole-chiave: “rischi, opportunità, valutazione e formazione”. Tradotto: dare il via a una serie di “interventi per abbassare i tassi di interesse; altri per flessibilizzare i parametri come previsto dai piani Merkel-Sarkozy e Gordon Brown. Avere la forza di fare un'operazione strategica perché i soldi siano spesi per rilanciare il consumo e la domanda. La società italiana - prosegue - è ferma, abbiamo bisogno di rimettere in moto l'ascensore sociale tramite le opportunità''. Indispensabile dunque “una gigantesca operazione di redistribuzione della ricchezza, rimettendo in moto le opportunità per il talento e la capacità di rischiare”. Quanto alla “valutazione, abbiamo bisogno di un sistema universitario e scolastico che sia valutato dall'esterno” e idem per il sistema sanitario. Infine, la formazione: “non c'è welfare senza formazione. Una persona che a 50 anni perde il lavoro - ribadisce il segretario PD - deve entrare in una logica di “formazione permanente e non di sussidio”.Sono questi i punti irrinunciabili da cui far ripartire un nuovo modello di welfare. Questi, i primi passi verso un futuro più equo e giusto. Un futuro che il PD intende trasformare presto in presente.
mercoledì 26 novembre 2008
COME RILANCIARE IL LAVORO E USCIRE DALLA CRISI. LE PROPOSTE DEL PD PER UN NUOVO WELFARE:
25 novembre 2008
MAGAZINE Articolo
Come rilanciare il lavoro e uscire dalla crisi
Le proposte del PD per un nuovo Welfare
Una riforma del welfare che sappia liberare e tutelare le energie del nostro Paese. Un progetto che conceda un futuro, rafforzando il presente. Un disegno che scongiuri gli scenari che la crisi economica lascia intravedere, e che dia risposte serie e sincere ad un panorama caotico e incerto.Con questo spirito il Partito Democratico inaugura una serie di iniziative volte alla costruzione di una nuova proposta sul welfare, di cui il PD vuole farsi promotore e accanito sostenitore. Un’alternativa, insomma, ad un governo impegnato più a dividere le parti sociali che ad unirle per lavorare insieme ad una soluzione comune e condivisa. Quella soluzione che, invece, il PD vuole costruire insieme alle mille voci, alle mille necessità e alle mille idee che il Paese è capace di offrire al dibattito pubblico.“Porteremo in giro per l’Italia, nei circoli locali del PD, sulla rete, proposte aperte al contributo e alla partecipazione dei cittadini – scrive Enrico Letta nella sua lettera a l’Unità - Ci confronteremo sui territori, ricercheremo il coinvolgimento di tutto il Partito e non solo, per adattare l’«abito» – la nostra idea di welfare – alle tante «misure» e «taglie» di un Paese sfaccettato e complesso”. La prima occasione per discutere avrà luogo nei prossimi giorni a Roma, il 27 e 28 novembre presso la sala Fellini di 'Roma Eventi' via Alibert 5. Insieme a Walter Veltroni e Dario Franceschini, dirigenti di partito, esperti, rappresentanti delle parti sociali e degli enti locali discuteranno di problemi e risposte concrete. Questo appuntamento, come ha preannunciato Letta, apre un percorso che si articolerà nei prossimi mesi attraverso conferenze locali e territoriali e incontri tematici specifici. La discussione terminerà in primavera con la Conferenza nazionale sul Welfare del PD.
PROGRAMMA
Persona, famiglia, comunità. Le proposte del PD per rilanciare il lavoro e uscire dalla crisi verso la CONFERENZA NAZIONALE SUL WELFARE C/o ROMA EVENTI - SALA FELLINI, VIA ALIBERT, 5
GIOVEDI’ 27 NOVEMBRE
Inizio lavori
ore 14.00ore 14.30 RELAZIONE INTRODUTTIVA DI ENRICO LETTA
•Sessioni di lavoro
OLTRE LA CRISI L’impresa italiana riparte dal lavoro LE REGOLE D’INGAGGIO Alla ricerca dell’equilibrio tra flessibilità e sicurezze
DIRITTI AL FUTURO Contrasto alla precarietà e tutela dei diritti
INTERVENTO DI WALTER VELTRONI
VENERDI’ 28 NOVEMBRE
Inizio lavori
ore 09.30
•Sessioni di lavoro
WELFARE FORMATO FAMIGLIA Società, sussidiarietà, nuovi servizi
SALUTE A TUTTI Universalità e valorizzazione delle eccellenze
IN SALUTE AD OGNI COSTO Spesa sanitaria, equilibri finanziari, opportunità di sviluppo CITTADINI AL CENTRO Assistenza, cura, welfare territoriale
INTERVENTO DI DARIO FRANCESCHINI
Partecipano: Pierluigi Bersani, Rosi Bindi, Daniele Bosone, Matteo Colaninno, Lionello Cosentino, Cesare Damiano, Cristina De Luca, Giuseppe Fioroni, Dario Franceschini, Vittoria Franco, Gero Grassi, Pina Picierno, Anna Serafini, Antonello Soro, Tiziano Treu, Livia Turco, Serafino Zucchelli. Luigi Angeletti, Ileana Argentin, Ugo Ascoli, Pierpaolo Baretta, Paolo Beni, Amedeo Bianco, Giovanni Bissoni, Luigi Bobba, Tito Boeri, Alberto Bombassei, Raffaele Bonanni, Cristian Carrara, Silvia Costa, Claudio De Vincenti,Nerina Dirindin, Cecilia Donaggio, Guglielmo Epifani, Elsa Fornero, Cesare Fumagalli, Enrico Garaci, Pietro Ichino, Gianluca Lioni, Massimo Livi Bacci, Carlo Lusenti, Mario Maiolo, Don Andrea Manto, Donatella Massarelli, Ignazio Marino, Luigi Marino, Alessia Mosca, Adriano Musi, Federico Nazzari, Paolo Nerozzi, Andrea Olivero, Antonio Panzeri, Achille Passoni, Laura Pennacchi, Giuliano Poletti, Renata Polverini, Guido Riva, Giorgio Roilo, Enrico Rossi, Giovanni Salvadori, Giancarlo Sangalli, Mario Sberna, Annalisa Silvestro, Jean Leonard Touadì, Giorgio Vittadini.
MAGAZINE Articolo
Come rilanciare il lavoro e uscire dalla crisi
Le proposte del PD per un nuovo Welfare
Una riforma del welfare che sappia liberare e tutelare le energie del nostro Paese. Un progetto che conceda un futuro, rafforzando il presente. Un disegno che scongiuri gli scenari che la crisi economica lascia intravedere, e che dia risposte serie e sincere ad un panorama caotico e incerto.Con questo spirito il Partito Democratico inaugura una serie di iniziative volte alla costruzione di una nuova proposta sul welfare, di cui il PD vuole farsi promotore e accanito sostenitore. Un’alternativa, insomma, ad un governo impegnato più a dividere le parti sociali che ad unirle per lavorare insieme ad una soluzione comune e condivisa. Quella soluzione che, invece, il PD vuole costruire insieme alle mille voci, alle mille necessità e alle mille idee che il Paese è capace di offrire al dibattito pubblico.“Porteremo in giro per l’Italia, nei circoli locali del PD, sulla rete, proposte aperte al contributo e alla partecipazione dei cittadini – scrive Enrico Letta nella sua lettera a l’Unità - Ci confronteremo sui territori, ricercheremo il coinvolgimento di tutto il Partito e non solo, per adattare l’«abito» – la nostra idea di welfare – alle tante «misure» e «taglie» di un Paese sfaccettato e complesso”. La prima occasione per discutere avrà luogo nei prossimi giorni a Roma, il 27 e 28 novembre presso la sala Fellini di 'Roma Eventi' via Alibert 5. Insieme a Walter Veltroni e Dario Franceschini, dirigenti di partito, esperti, rappresentanti delle parti sociali e degli enti locali discuteranno di problemi e risposte concrete. Questo appuntamento, come ha preannunciato Letta, apre un percorso che si articolerà nei prossimi mesi attraverso conferenze locali e territoriali e incontri tematici specifici. La discussione terminerà in primavera con la Conferenza nazionale sul Welfare del PD.
PROGRAMMA
Persona, famiglia, comunità. Le proposte del PD per rilanciare il lavoro e uscire dalla crisi verso la CONFERENZA NAZIONALE SUL WELFARE C/o ROMA EVENTI - SALA FELLINI, VIA ALIBERT, 5
GIOVEDI’ 27 NOVEMBRE
Inizio lavori
ore 14.00ore 14.30 RELAZIONE INTRODUTTIVA DI ENRICO LETTA
•Sessioni di lavoro
OLTRE LA CRISI L’impresa italiana riparte dal lavoro LE REGOLE D’INGAGGIO Alla ricerca dell’equilibrio tra flessibilità e sicurezze
DIRITTI AL FUTURO Contrasto alla precarietà e tutela dei diritti
INTERVENTO DI WALTER VELTRONI
VENERDI’ 28 NOVEMBRE
Inizio lavori
ore 09.30
•Sessioni di lavoro
WELFARE FORMATO FAMIGLIA Società, sussidiarietà, nuovi servizi
SALUTE A TUTTI Universalità e valorizzazione delle eccellenze
IN SALUTE AD OGNI COSTO Spesa sanitaria, equilibri finanziari, opportunità di sviluppo CITTADINI AL CENTRO Assistenza, cura, welfare territoriale
INTERVENTO DI DARIO FRANCESCHINI
Partecipano: Pierluigi Bersani, Rosi Bindi, Daniele Bosone, Matteo Colaninno, Lionello Cosentino, Cesare Damiano, Cristina De Luca, Giuseppe Fioroni, Dario Franceschini, Vittoria Franco, Gero Grassi, Pina Picierno, Anna Serafini, Antonello Soro, Tiziano Treu, Livia Turco, Serafino Zucchelli. Luigi Angeletti, Ileana Argentin, Ugo Ascoli, Pierpaolo Baretta, Paolo Beni, Amedeo Bianco, Giovanni Bissoni, Luigi Bobba, Tito Boeri, Alberto Bombassei, Raffaele Bonanni, Cristian Carrara, Silvia Costa, Claudio De Vincenti,Nerina Dirindin, Cecilia Donaggio, Guglielmo Epifani, Elsa Fornero, Cesare Fumagalli, Enrico Garaci, Pietro Ichino, Gianluca Lioni, Massimo Livi Bacci, Carlo Lusenti, Mario Maiolo, Don Andrea Manto, Donatella Massarelli, Ignazio Marino, Luigi Marino, Alessia Mosca, Adriano Musi, Federico Nazzari, Paolo Nerozzi, Andrea Olivero, Antonio Panzeri, Achille Passoni, Laura Pennacchi, Giuliano Poletti, Renata Polverini, Guido Riva, Giorgio Roilo, Enrico Rossi, Giovanni Salvadori, Giancarlo Sangalli, Mario Sberna, Annalisa Silvestro, Jean Leonard Touadì, Giorgio Vittadini.
DIRITTI UMANI, 60 ANNI E ANCORA NON CI SIAMO. IL PD PRESENTA 7 DISEGNI DI LEGGE.
Diritti umani, 60 anni e ancora non ci siamo
Il Pd presenta 7 disegni di legge
Durante la precedente legislatura l’Italia si è particolarmente distinta nel campo della promozione e della tutela dei diritti dell’uomo.
Nella battaglia per l’abolizione della pena di morte in ogni sua forma e in ogni circostanza, il nostro paese è stato promotore della campagna in favore della Risoluzione sulla moratoria internazionale delle esecuzioni capitali nel mondo (approvata il 18 dicembre 2007).
L’Italia, inoltre, ha concluso l’iter di approvazione della Ratifica ed esecuzione del Protocollo n. 13 alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, relativo all’abolizione della pena di morte in qualsiasi circostanza (Vilnius, 3 maggio 2002).
Numerose sono ancora le raccomandazioni indirizzate all’Italia da parte degli organismi di monitoraggio nel campo dei diritti umani affinché ottemperi ad alcuni impegni internazionali, come si evince anche dalla IX Relazione sull’attività svolta dal Comitato Interministeriale dei diritti umani (CIDU) per l’anno 2007 e presentata al Parlamento nel giugno 2008.
Nell’ambito dei meccanismi internazionali di monitoraggio e verifica delle Convenzioni internazionali in materia di diritti umani, viene richiesto all’Italia di provvedere: - alla Ratifica del Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura;- alla Ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta;- all’adeguamento nell’ordinamento interno alle previsioni dello Statuto della Corte Penale internazionale- all’istituzione di un organismo nazionale indipendente di protezione e promozione dei diritti umani.A questi adempimenti legislativi ancora mancanti, necessari per l’adeguamento agli obblighi internazionali, abbiamo ritenuto importante, proprio in occasione delle celebrazioni del 60° anniversario della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, aggiungere altre rilevanti previsioni legislative, presentando un vero e proprio pacchetto legislativo sui diritti umani, anche al fine di spingere il Governo a provvedere in tale direzione.Il pacchetto legislativo presentato dai gruppi parlamentari del PD di Camera e Senato comprende le proposte di legge sui seguenti temi:
1. Introduzione del reato di tortura
2. Corte penale internazionale
3. Commissione nazionale indipendente per la promozione e la tutela dei diritti umani
4. Messa al bando delle munizioni a grappolo
5. Ratifica ed esecuzione del v° protocollo relativo ai residuati bellici esplosivi
6. Ratifica della convenzione del consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta degli esseri umani
7. Diritto d’asilo
Il Pd presenta 7 disegni di legge
Durante la precedente legislatura l’Italia si è particolarmente distinta nel campo della promozione e della tutela dei diritti dell’uomo.
Nella battaglia per l’abolizione della pena di morte in ogni sua forma e in ogni circostanza, il nostro paese è stato promotore della campagna in favore della Risoluzione sulla moratoria internazionale delle esecuzioni capitali nel mondo (approvata il 18 dicembre 2007).
L’Italia, inoltre, ha concluso l’iter di approvazione della Ratifica ed esecuzione del Protocollo n. 13 alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, relativo all’abolizione della pena di morte in qualsiasi circostanza (Vilnius, 3 maggio 2002).
Numerose sono ancora le raccomandazioni indirizzate all’Italia da parte degli organismi di monitoraggio nel campo dei diritti umani affinché ottemperi ad alcuni impegni internazionali, come si evince anche dalla IX Relazione sull’attività svolta dal Comitato Interministeriale dei diritti umani (CIDU) per l’anno 2007 e presentata al Parlamento nel giugno 2008.
Nell’ambito dei meccanismi internazionali di monitoraggio e verifica delle Convenzioni internazionali in materia di diritti umani, viene richiesto all’Italia di provvedere: - alla Ratifica del Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura;- alla Ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta;- all’adeguamento nell’ordinamento interno alle previsioni dello Statuto della Corte Penale internazionale- all’istituzione di un organismo nazionale indipendente di protezione e promozione dei diritti umani.A questi adempimenti legislativi ancora mancanti, necessari per l’adeguamento agli obblighi internazionali, abbiamo ritenuto importante, proprio in occasione delle celebrazioni del 60° anniversario della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, aggiungere altre rilevanti previsioni legislative, presentando un vero e proprio pacchetto legislativo sui diritti umani, anche al fine di spingere il Governo a provvedere in tale direzione.Il pacchetto legislativo presentato dai gruppi parlamentari del PD di Camera e Senato comprende le proposte di legge sui seguenti temi:
1. Introduzione del reato di tortura
2. Corte penale internazionale
3. Commissione nazionale indipendente per la promozione e la tutela dei diritti umani
4. Messa al bando delle munizioni a grappolo
5. Ratifica ed esecuzione del v° protocollo relativo ai residuati bellici esplosivi
6. Ratifica della convenzione del consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta degli esseri umani
7. Diritto d’asilo
DIREZIONE NAZIONALE IL 19 DICEMBRE. INNOVAZIONE E COESIONE DEL PD
26 novembre 2008
PRIMO PIANO Articolo
Direzione nazionale il 19 dicembre
Innovazione e coesione per il PD
Appuntamento al 19 dicembre con la Direzione nazionale.
L'ha deciso il coordinamento del PD e sarà l'occasione per una proposta forte di innovazione per affrontare i mesi fino alle europee di giugno.
Una relazione già ribattezzata dai cronisti la "Lingotto 2", riferendosi al discorso con il quale Veltroni accettò la candidatura alle primarie del PD. Il dibattito in direzione verificherà se sulla relazione ci sarà un ampio consenso o se si dovrà ricorrere ad un congresso anticipato, che però ad oggi tutti vogliono riconfermato all'autunno 2009.Il segretario ha incentrato il suo discorso su due idee guida: innovazione e coesione. Rispetto a quando è nato il partito lo scenario politico è completamente cambiato. La crisi finanziaria internazionale ha messo sotto gli occhi di tutti che l'ideologia iper-liberista è stata un inganno ed ha prodotto macerie; la vittoria di Barack Obama ha sancito questa sconfitta innanzi tutto culturale oltre che politica; e ora anche l'opinione pubblica europea e italiana sta maturando la bocciatura del pensiero della destra. Se a questo, ha insistito Veltroni, aggiungiamo l'incapacità del governo a rispondere ai problemi del Paese, e le divisioni che cominciano ad emergere nella destra, appare evidente che il paesaggio è completamente cambiato. Al termine del coordinamento tutti si sono dichiarati soddisfatti. “E’ stata una discussione franca ed approfondita. Un passaggio che Veltroni ha condotto con il consenso di tutti, dicendo che occorre una seconda fase di innovazione - per il senatore Giorgio Tonini - alla direzione del 19 dicembre Veltroni si presenterà con una relazione dal grande profilo innovativo. Se ci sarà condivisione profonda si andrà alla conferenza programmatica, in caso contrario si tornerà al nostro popolo”. Il ministro ombra degli Esteri, Piero Fassino, ha tratteggiato il calendario dei lavori: "Ci concentreremo sulle proposte per dare risposte alle preoccupazioni dei cittadini per la recessione, c'è da preparare la conferenza di inizio 2009 come sede per presentare una proposta forte al Paese, preparare le Amministrative e le Europeee e prevedere l’assise congressuale nell’autunno 2009". Poi ha fatto sapere che da parte del segretario c’è stato un appello all’unità del partito dopo le recenti tensioni che lo hanno attraversato: "È stata una buona riunione, mossa dalla consapevolezza che c’è bisogno di uno scatto. Da parte di Veltroni c’è stato un forte appello a fare squadra e alla coesione e unità del partito".Secondo Goffredo Bettini, nell’epoca storica che stiamo vivendo, “con la crisi finanziaria globale che segna la fine delle illusioni conservatrici, con lo storico risultato delle elezioni americane, per il PD si apre un’autostrada”. Quanto alla leadership del partito, ha concluso Bettini, “non credo ne esista una più forte di quella di Veltroni. Abbiamo di fronte problemi politici, che affronteremo e risolveremo con la leadership di Veltroni”. Rosy Bindi ha ribadito l'importanza di "un lavoro più collegiale, anche sulle scelte quotidiane" e Pierluigi Bersani ha esortato ad "ampliare le occasioni di confronto, senza nascondersi i problemi che esistono".
PRIMO PIANO Articolo
Direzione nazionale il 19 dicembre
Innovazione e coesione per il PD
Appuntamento al 19 dicembre con la Direzione nazionale.
L'ha deciso il coordinamento del PD e sarà l'occasione per una proposta forte di innovazione per affrontare i mesi fino alle europee di giugno.
Una relazione già ribattezzata dai cronisti la "Lingotto 2", riferendosi al discorso con il quale Veltroni accettò la candidatura alle primarie del PD. Il dibattito in direzione verificherà se sulla relazione ci sarà un ampio consenso o se si dovrà ricorrere ad un congresso anticipato, che però ad oggi tutti vogliono riconfermato all'autunno 2009.Il segretario ha incentrato il suo discorso su due idee guida: innovazione e coesione. Rispetto a quando è nato il partito lo scenario politico è completamente cambiato. La crisi finanziaria internazionale ha messo sotto gli occhi di tutti che l'ideologia iper-liberista è stata un inganno ed ha prodotto macerie; la vittoria di Barack Obama ha sancito questa sconfitta innanzi tutto culturale oltre che politica; e ora anche l'opinione pubblica europea e italiana sta maturando la bocciatura del pensiero della destra. Se a questo, ha insistito Veltroni, aggiungiamo l'incapacità del governo a rispondere ai problemi del Paese, e le divisioni che cominciano ad emergere nella destra, appare evidente che il paesaggio è completamente cambiato. Al termine del coordinamento tutti si sono dichiarati soddisfatti. “E’ stata una discussione franca ed approfondita. Un passaggio che Veltroni ha condotto con il consenso di tutti, dicendo che occorre una seconda fase di innovazione - per il senatore Giorgio Tonini - alla direzione del 19 dicembre Veltroni si presenterà con una relazione dal grande profilo innovativo. Se ci sarà condivisione profonda si andrà alla conferenza programmatica, in caso contrario si tornerà al nostro popolo”. Il ministro ombra degli Esteri, Piero Fassino, ha tratteggiato il calendario dei lavori: "Ci concentreremo sulle proposte per dare risposte alle preoccupazioni dei cittadini per la recessione, c'è da preparare la conferenza di inizio 2009 come sede per presentare una proposta forte al Paese, preparare le Amministrative e le Europeee e prevedere l’assise congressuale nell’autunno 2009". Poi ha fatto sapere che da parte del segretario c’è stato un appello all’unità del partito dopo le recenti tensioni che lo hanno attraversato: "È stata una buona riunione, mossa dalla consapevolezza che c’è bisogno di uno scatto. Da parte di Veltroni c’è stato un forte appello a fare squadra e alla coesione e unità del partito".Secondo Goffredo Bettini, nell’epoca storica che stiamo vivendo, “con la crisi finanziaria globale che segna la fine delle illusioni conservatrici, con lo storico risultato delle elezioni americane, per il PD si apre un’autostrada”. Quanto alla leadership del partito, ha concluso Bettini, “non credo ne esista una più forte di quella di Veltroni. Abbiamo di fronte problemi politici, che affronteremo e risolveremo con la leadership di Veltroni”. Rosy Bindi ha ribadito l'importanza di "un lavoro più collegiale, anche sulle scelte quotidiane" e Pierluigi Bersani ha esortato ad "ampliare le occasioni di confronto, senza nascondersi i problemi che esistono".
martedì 25 novembre 2008
LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI COMPIE 60 ANNI.
25 novembre 2008
INTERNAZIONALE Articolo
La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani compie 60 anni
Gli impegni dell'Italia e le proposte del PD
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Con queste parole esordisce la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, uno dei documenti più importanti delle Nazioni Unite. Era il 10 dicembre 1948 quando l’Assemblea Generale delle Onu, sull’onda del rigetto di quell’evento catastrofico che porta il nome di Seconda Guerra Mondiale, aveva proclamato uno dei più importanti codici che l’umanità sia mai stata capace di “dedicarsi”: il primo documento a sancire universalmente i diritti che spettano all'essere umano.La Dichiarazione Universale era il primo passo di quella nuova era che, dalle ceneri di un conflitto atroce e scellerato, aveva appena iniziato il suo corso. Un’era che vedeva la costruzione di una nuova prospettiva, una nuova coscienza collettiva e universale, una nuova percezione del mondo, dove l’uomo e la sua condizione occupavano il centro della prospettiva.Da allora sono passati 60 anni, ma ancora molto resta da fare. La Dichiarzione Universale, sebbene rappresenti la base di molte delle conquiste civili della seconda metà del XX secolo, ha ancora bisogno di espandere la sua eco oltre l’indifferenza e l’arroganza di chi, nel mondo, impedisce ancora che molte libertà fondamentali menzionate nella carta firmata nel ’48 trovi la degna espressione e la giusta tutela.In occasione dell'anniversario della sottoscrizione della Dichiarazione, tutti i paesi, firmatari e non, si mobilitano, creando un dibattito intenso e mirato diretto a fare il punto della situazione. In questo contesto, si inserisce anche l’iniziativa del Partito Democratico che Mercoledì 26 novembre organizza un iniziativa dal titolo: “Libertà, dignità, solidarietà. Gli impegni dell’Italia. Le proposte del Partito Democratico”. L’evento si svolgerà nella sede del Pd in Via S. Andrea delle Fratte a Roma, e vedrà la partecipazione, tra gli altri, di Walter Veltroni, Piero Fassino, ministro degli Affari Esteri del Governo Ombra, Pietro Marcenaro, Capogruppo Pd Commissione Esteri del Senato, e Alessandro Maran, Commissione Esteri della Camera.L’appuntamento servirà per presentare le proposte del Partito Democratico destinate a tutelare, in Italia come nel resto del pianeta, la libertà e la dignità di milioni di persone che ogni giorno sono costrette a combattere contro l’odio, la discriminazione, l’indifferenza e l’ingiustizia. Patologie di cui il mondo è ancora gravemente malato.
>> VAI AL SITO SPECIALE DELL’ONU PER CONOSCERE TUTTI GLI EVENTI ORGANIZZATI IN ITALIA E NEL MONDO>>
LEGGI LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI
INTERNAZIONALE Articolo
La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani compie 60 anni
Gli impegni dell'Italia e le proposte del PD
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Con queste parole esordisce la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, uno dei documenti più importanti delle Nazioni Unite. Era il 10 dicembre 1948 quando l’Assemblea Generale delle Onu, sull’onda del rigetto di quell’evento catastrofico che porta il nome di Seconda Guerra Mondiale, aveva proclamato uno dei più importanti codici che l’umanità sia mai stata capace di “dedicarsi”: il primo documento a sancire universalmente i diritti che spettano all'essere umano.La Dichiarazione Universale era il primo passo di quella nuova era che, dalle ceneri di un conflitto atroce e scellerato, aveva appena iniziato il suo corso. Un’era che vedeva la costruzione di una nuova prospettiva, una nuova coscienza collettiva e universale, una nuova percezione del mondo, dove l’uomo e la sua condizione occupavano il centro della prospettiva.Da allora sono passati 60 anni, ma ancora molto resta da fare. La Dichiarzione Universale, sebbene rappresenti la base di molte delle conquiste civili della seconda metà del XX secolo, ha ancora bisogno di espandere la sua eco oltre l’indifferenza e l’arroganza di chi, nel mondo, impedisce ancora che molte libertà fondamentali menzionate nella carta firmata nel ’48 trovi la degna espressione e la giusta tutela.In occasione dell'anniversario della sottoscrizione della Dichiarazione, tutti i paesi, firmatari e non, si mobilitano, creando un dibattito intenso e mirato diretto a fare il punto della situazione. In questo contesto, si inserisce anche l’iniziativa del Partito Democratico che Mercoledì 26 novembre organizza un iniziativa dal titolo: “Libertà, dignità, solidarietà. Gli impegni dell’Italia. Le proposte del Partito Democratico”. L’evento si svolgerà nella sede del Pd in Via S. Andrea delle Fratte a Roma, e vedrà la partecipazione, tra gli altri, di Walter Veltroni, Piero Fassino, ministro degli Affari Esteri del Governo Ombra, Pietro Marcenaro, Capogruppo Pd Commissione Esteri del Senato, e Alessandro Maran, Commissione Esteri della Camera.L’appuntamento servirà per presentare le proposte del Partito Democratico destinate a tutelare, in Italia come nel resto del pianeta, la libertà e la dignità di milioni di persone che ogni giorno sono costrette a combattere contro l’odio, la discriminazione, l’indifferenza e l’ingiustizia. Patologie di cui il mondo è ancora gravemente malato.
>> VAI AL SITO SPECIALE DELL’ONU PER CONOSCERE TUTTI GLI EVENTI ORGANIZZATI IN ITALIA E NEL MONDO>>
LEGGI LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI
RECESSIONE
Recessione!
L'economia sta navigando nella bonaccia.
L'Ocse, nel suo Economic Outlook pubblicato questa mattina, annuncia stime peggiori rispetto le precedenti previsioni di crescita per Eurolandia.
L'Europa dei Quindici avrà un saldo positivo pari all'1% nel 2008, una contrazione nel 2009 pari al -0,6% e una risalita per il 2010 con crescita pari al 1,2%. Discorso più cupo per l'Italia dove la recessione già iniziata quest'anno (-0,4%) proseguirà per gran parte del 2009 (-1,2%).A differenza di quanto si ostini a proclamare il premier durante l'Assemblea dell'Unione degli Industriali e delle Imprese, dove raccomandando ottimismo, ritorna sulla cantilena, distorta e corrotta, che anche questa volta è colpa del governo precedente – quel governo che già per due volte risanò l'economia italiana dalla pessima gestione degli esecutivi di Berlusconi, ndr – l'Ocse mostra dati differenti da quelli propagandisti della maggioranza. L'Economic Outlook del'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico prevede “ulteriori cali del prodotto interno lordo fino a fine 2009” a fronte di “condizioni creditizie interne più difficili”, della crisi finanziaria globale e delle “continue perdite di competitività sui costi”.Il capo economista Klaus Schmidt-Hebbel, nel suo editoriale, allarga l'area recessione a quasi tutti i 30 paesi dell'Ocse. Una “recessione durevole” che non si vedeva dall'inizio degli anni '80 e che è figlia del “blackout finanziario seguito alla bancarotta di Lehman Brothers”. Le stime anticipate lo scorso 13 novembre indicavano rispettivamente +1,1% per il 2008, -0,5% per il 2009 e +1,2% per il 2010. “Le incertezze relative a questa versione dell'Outlook sono eccezionalmente elevate, specialmente per quanto riguarda la velocità con cui la crisi dei mercati finanziari sarà superata'', ha spiegato Schmidt-Hebbel che prevede, in particolare, un ritorno della deflazione in Giappone.E il capo economista ha aggiunto che, nel complesso, “preoccupa particolarmente la possibilità che la debolezza dell'economia reali peggiori la crisi finanziaria portando ad ''un'ulteriore riduzione dell'indebitamento, ad un inasprimento creditizio e ad ulteriori pressioni per l'economia reale, inclusa la possibilità di deflazione”.L'Ocse ha consigliato i paesi nell'attuare misure di riduzione della pressione fiscale o di trasferimenti ai redditi più bassi perché più adatti ed efficaci nel sostenere i consumi. Da evitare invece investimenti nelle infrastrutture. “Nelle attuali condizioni di estremo stress finanziario, accanto alla politica monetaria i paesi che hanno spazio di manovra in termini di bilancio dovrebbero agire anche sulla leva fiscale”.Nell'analisi del del nostro paese, l'Ocse ha spiegato che le famiglie italiane “probabilmente resteranno caute sui consumi e la crescita dei consumi potrebbe non riprendere se non alla fine del 2009”. Davanti ad “forte aumento della quota dei redditi destinata ai risparmi nel 2008, si aspetta un aumento della disoccupazione fino a tutto il 2009”.Si legge nell'Economic Outlook che l'Italia “nelle attuali circostanze dovrebbe essere messa in grado di utilizzare gli stabilizzatori automatici. I tagli al pubblico impiego dovrebbero essere realizzati con attenzione, per contribuire a migliorare l'efficienza e per ottenere risparmi fiscali”. A causa della recessione già in corso, del suo protrarsi nel 2009 e dell'aumento dei premi di rischio pagati dai titoli di Stato italiani, l'Italia “si ritroverà con le finanze pubbliche indebolite nonostante abbia pianificato un consolidamento”. Come a dire che l'ottimismo si ottiene con fatti concreti di miglioramento. Non con battute.Per Stefano Fassina, consulente economico del governo ombra del PD “le misure preannunciate sono ancora inadeguate. Purtroppo sono state disperse notevoli risorse con la completa eliminazione dell’Ici e con la gestione della vicenda Alitalia, che ha visto scaricare i debiti della compagnia sui contribuenti. Se poi a ciò si aggiunge la crescita dell’evasione, si arriva a quasi dieci miliardi di euro sottratti ad interventi anticiclici a sostegno delle famiglie e delle imprese. L’ottimismo lo si alimenta con interventi adeguati e fino ad oggi si è fatto troppo poco. Inoltre preoccupano le parole del ministro Sacconi, che ha fatto capire come non ci siano risorse sufficienti per sostenere le centinaia di migliaia di precari che perderanno il posto di lavoro nei prossimi mesi. Il Pd continuerà a fare la sua parte e riproporrà le sue ricette per affrontare la crisi. Speriamo che questa volta il Governo ci dia veramente ascolto come ha dichiarato il ministro Tremonti.“E’ arrivato il momento di smetterla con gli annunci a effetto e iniziare ad agire su alcune priorità significative, senza disperdere i pochi soldi a disposizione in mille rivoli”. Lo ha dichiarato il senatore del PD, Tiziano Treu, a proposito di quanto affermato dal premier Berlusconi sulla crisi economica. “Le priorità su cui intervenire sono due. La riforma degli ammortizzatori sociali, soprattutto per sostenere i redditi di migliaia di lavoratori precari e non e il sostegno ai salari e alle pensioni medio basse. Per realizzare questi obiettivi sono necessarie innanzitutto più risorse che bisogna trovare sia continuando la lotta all’evasione fiscale, sia evitando di disperdere fondi, ad esempio, sul sostegno agli straordinari che non ha nessun senso. Infine, come ha suggerito oggi Boeri, per sostenere le famiglie che arrancano sempre di più per arrivare a fine mese, si può risparmiare sugli interessi sul reddito che calano per la crisi”."Le misure anti-crisi annunciate del governo sono, a nostro parere, ancora insufficienti. È positivo, invece, il segnale politico lanciato dal premier eda Tremonti sulla “collaborazione” di tutti; ma ad esso devono seguire i fatti, quindi un confronto concreto sulle nostre proposte". Così ha commentato Giorgio Tonini, coordinatore dell'Area Studi, Ricerca e Formazione del PD. "Per ora gli interventi dell’esecutivo sono apparsi squilibrati: l’inopportuna abolizione dell’Ici per tutti (compresi coloro che non avevano affatto bisogno di questo regalo) ha disperso risorse ingenti, e di fronte a questo la tessera dei poveri a 40 euro al mese, ispirata a un “capitalismo compassionevole” fuori moda e fuori luogo, è una misura davvero troppo limitata; non c’è nulla per le tredicesime, mentre si insiste, nonostante il parere negativo della stessa Confindustria, sugli straordinari, ininfluenti in questa fase del ciclo economico. Chiediamo quindi al governo di confermare la disponibilità manifestata finalmente in queste ore e di discutere sul sostegno a salari e pensioni, sugli ammortizzatori sociali, sull’occupazione femminile, sulla lotta alla povertà, su un nuovo modello di Welfare; insomma sul pacchetto di proposte che il PD ha messo in campo da tempo."Le misure annunciate dal governo per fronteggiare la crisi ci sembrano insufficienti. Apprezziamo che l'Esecutivo voglia convocare le parti sociali e le aziende ma ci sembra necessario mettere con urgenza mano a misure concrete". Lo ha affermato Anna Finocchiaro, Presidente del Gruppo del PD al Senato. "Per farlo non servono annunci spot e non serve spargere falso ottimismo come fa, anche oggi, il Premier. Serve stabilire l'entita' delle risorse - ha continuato la Finocchiaro - e sulla base di questo individuare le misure che devono interessare le famiglie, gli stipendi e le pensioni dei lavoratori"."Il PD ha presentato le sue proposte e il Governo, se davvero vuole metter mano alla crisi, dovrebbe recepirle a cominciare dalla detassazione delle tredicesime e da un intervento sugli ammortizzatori sociali. Per poter prendere misure strutturali serve un intervento da un punto di pil, come ha affermato anche oggi Bersani". "La crisi e' grave e l'Esecutivo deve avere il coraggio di dire che l'impostazione della sua Finanziaria mal si concilia con la crisi che ci sta aggredendo". "Ci auguriamo - ha concluso Anna Finocchiaro - che il Governo tenga conto delle nostre osservazioni e voglia lavorare nella direzione giusta. Se lo farà troverà orecchie attente".
L'economia sta navigando nella bonaccia.
L'Ocse, nel suo Economic Outlook pubblicato questa mattina, annuncia stime peggiori rispetto le precedenti previsioni di crescita per Eurolandia.
L'Europa dei Quindici avrà un saldo positivo pari all'1% nel 2008, una contrazione nel 2009 pari al -0,6% e una risalita per il 2010 con crescita pari al 1,2%. Discorso più cupo per l'Italia dove la recessione già iniziata quest'anno (-0,4%) proseguirà per gran parte del 2009 (-1,2%).A differenza di quanto si ostini a proclamare il premier durante l'Assemblea dell'Unione degli Industriali e delle Imprese, dove raccomandando ottimismo, ritorna sulla cantilena, distorta e corrotta, che anche questa volta è colpa del governo precedente – quel governo che già per due volte risanò l'economia italiana dalla pessima gestione degli esecutivi di Berlusconi, ndr – l'Ocse mostra dati differenti da quelli propagandisti della maggioranza. L'Economic Outlook del'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico prevede “ulteriori cali del prodotto interno lordo fino a fine 2009” a fronte di “condizioni creditizie interne più difficili”, della crisi finanziaria globale e delle “continue perdite di competitività sui costi”.Il capo economista Klaus Schmidt-Hebbel, nel suo editoriale, allarga l'area recessione a quasi tutti i 30 paesi dell'Ocse. Una “recessione durevole” che non si vedeva dall'inizio degli anni '80 e che è figlia del “blackout finanziario seguito alla bancarotta di Lehman Brothers”. Le stime anticipate lo scorso 13 novembre indicavano rispettivamente +1,1% per il 2008, -0,5% per il 2009 e +1,2% per il 2010. “Le incertezze relative a questa versione dell'Outlook sono eccezionalmente elevate, specialmente per quanto riguarda la velocità con cui la crisi dei mercati finanziari sarà superata'', ha spiegato Schmidt-Hebbel che prevede, in particolare, un ritorno della deflazione in Giappone.E il capo economista ha aggiunto che, nel complesso, “preoccupa particolarmente la possibilità che la debolezza dell'economia reali peggiori la crisi finanziaria portando ad ''un'ulteriore riduzione dell'indebitamento, ad un inasprimento creditizio e ad ulteriori pressioni per l'economia reale, inclusa la possibilità di deflazione”.L'Ocse ha consigliato i paesi nell'attuare misure di riduzione della pressione fiscale o di trasferimenti ai redditi più bassi perché più adatti ed efficaci nel sostenere i consumi. Da evitare invece investimenti nelle infrastrutture. “Nelle attuali condizioni di estremo stress finanziario, accanto alla politica monetaria i paesi che hanno spazio di manovra in termini di bilancio dovrebbero agire anche sulla leva fiscale”.Nell'analisi del del nostro paese, l'Ocse ha spiegato che le famiglie italiane “probabilmente resteranno caute sui consumi e la crescita dei consumi potrebbe non riprendere se non alla fine del 2009”. Davanti ad “forte aumento della quota dei redditi destinata ai risparmi nel 2008, si aspetta un aumento della disoccupazione fino a tutto il 2009”.Si legge nell'Economic Outlook che l'Italia “nelle attuali circostanze dovrebbe essere messa in grado di utilizzare gli stabilizzatori automatici. I tagli al pubblico impiego dovrebbero essere realizzati con attenzione, per contribuire a migliorare l'efficienza e per ottenere risparmi fiscali”. A causa della recessione già in corso, del suo protrarsi nel 2009 e dell'aumento dei premi di rischio pagati dai titoli di Stato italiani, l'Italia “si ritroverà con le finanze pubbliche indebolite nonostante abbia pianificato un consolidamento”. Come a dire che l'ottimismo si ottiene con fatti concreti di miglioramento. Non con battute.Per Stefano Fassina, consulente economico del governo ombra del PD “le misure preannunciate sono ancora inadeguate. Purtroppo sono state disperse notevoli risorse con la completa eliminazione dell’Ici e con la gestione della vicenda Alitalia, che ha visto scaricare i debiti della compagnia sui contribuenti. Se poi a ciò si aggiunge la crescita dell’evasione, si arriva a quasi dieci miliardi di euro sottratti ad interventi anticiclici a sostegno delle famiglie e delle imprese. L’ottimismo lo si alimenta con interventi adeguati e fino ad oggi si è fatto troppo poco. Inoltre preoccupano le parole del ministro Sacconi, che ha fatto capire come non ci siano risorse sufficienti per sostenere le centinaia di migliaia di precari che perderanno il posto di lavoro nei prossimi mesi. Il Pd continuerà a fare la sua parte e riproporrà le sue ricette per affrontare la crisi. Speriamo che questa volta il Governo ci dia veramente ascolto come ha dichiarato il ministro Tremonti.“E’ arrivato il momento di smetterla con gli annunci a effetto e iniziare ad agire su alcune priorità significative, senza disperdere i pochi soldi a disposizione in mille rivoli”. Lo ha dichiarato il senatore del PD, Tiziano Treu, a proposito di quanto affermato dal premier Berlusconi sulla crisi economica. “Le priorità su cui intervenire sono due. La riforma degli ammortizzatori sociali, soprattutto per sostenere i redditi di migliaia di lavoratori precari e non e il sostegno ai salari e alle pensioni medio basse. Per realizzare questi obiettivi sono necessarie innanzitutto più risorse che bisogna trovare sia continuando la lotta all’evasione fiscale, sia evitando di disperdere fondi, ad esempio, sul sostegno agli straordinari che non ha nessun senso. Infine, come ha suggerito oggi Boeri, per sostenere le famiglie che arrancano sempre di più per arrivare a fine mese, si può risparmiare sugli interessi sul reddito che calano per la crisi”."Le misure anti-crisi annunciate del governo sono, a nostro parere, ancora insufficienti. È positivo, invece, il segnale politico lanciato dal premier eda Tremonti sulla “collaborazione” di tutti; ma ad esso devono seguire i fatti, quindi un confronto concreto sulle nostre proposte". Così ha commentato Giorgio Tonini, coordinatore dell'Area Studi, Ricerca e Formazione del PD. "Per ora gli interventi dell’esecutivo sono apparsi squilibrati: l’inopportuna abolizione dell’Ici per tutti (compresi coloro che non avevano affatto bisogno di questo regalo) ha disperso risorse ingenti, e di fronte a questo la tessera dei poveri a 40 euro al mese, ispirata a un “capitalismo compassionevole” fuori moda e fuori luogo, è una misura davvero troppo limitata; non c’è nulla per le tredicesime, mentre si insiste, nonostante il parere negativo della stessa Confindustria, sugli straordinari, ininfluenti in questa fase del ciclo economico. Chiediamo quindi al governo di confermare la disponibilità manifestata finalmente in queste ore e di discutere sul sostegno a salari e pensioni, sugli ammortizzatori sociali, sull’occupazione femminile, sulla lotta alla povertà, su un nuovo modello di Welfare; insomma sul pacchetto di proposte che il PD ha messo in campo da tempo."Le misure annunciate dal governo per fronteggiare la crisi ci sembrano insufficienti. Apprezziamo che l'Esecutivo voglia convocare le parti sociali e le aziende ma ci sembra necessario mettere con urgenza mano a misure concrete". Lo ha affermato Anna Finocchiaro, Presidente del Gruppo del PD al Senato. "Per farlo non servono annunci spot e non serve spargere falso ottimismo come fa, anche oggi, il Premier. Serve stabilire l'entita' delle risorse - ha continuato la Finocchiaro - e sulla base di questo individuare le misure che devono interessare le famiglie, gli stipendi e le pensioni dei lavoratori"."Il PD ha presentato le sue proposte e il Governo, se davvero vuole metter mano alla crisi, dovrebbe recepirle a cominciare dalla detassazione delle tredicesime e da un intervento sugli ammortizzatori sociali. Per poter prendere misure strutturali serve un intervento da un punto di pil, come ha affermato anche oggi Bersani". "La crisi e' grave e l'Esecutivo deve avere il coraggio di dire che l'impostazione della sua Finanziaria mal si concilia con la crisi che ci sta aggredendo". "Ci auguriamo - ha concluso Anna Finocchiaro - che il Governo tenga conto delle nostre osservazioni e voglia lavorare nella direzione giusta. Se lo farà troverà orecchie attente".
lunedì 24 novembre 2008
FAUSTO RACITI ELETTO PRIMO SEGRETARIO DEI GIOVANI DEMOCRATICI
23 novembre 2008
MAGAZINE Articolo
Giovani Democratici, Raciti è il segretario
Oltre 120.000 i ragazzi che hanno votato il 21 novembre
E' Fausto Raciti il primo segretario dei Giovani Democratici. Alle primarie come ha reso noto il Dipartimento Organizzazione del Pd hanno partecipato 121.623 ragazzi tra i 14 ed i 29 anni. Il dipartimento Organizzazione del Partito Democratico ha reso noti i dati definitivi dei voti: con il 77,03% (93.686 voti) Fausto Raciti è stato eletto alla guida dell’organizzazione giovanile del Pd, seguito da Giulia Innocenzi con il 9,97% (12.126 voti), Dario Marini con il 6,70% (8.149 voti) e Salvatore Bruno con il 6,30% (7.662 voti).I risultati definitivi degli eletti all’assemblea nazionale e a quelle regionali saranno diffusi nelle prossime ore. Nella serata di domenica sono arrivati a Raciti gli auguri del segretario del PD, Walter Veltroni.Salvatore Bruno è di Prato, ha ventisette anni e sta per laurearsi in Giurisprudenza presso l'università di Firenze. Nel suo programma dice che la “politica è il solo mezzo con cui si trovano le soluzioni ai problemi che affliggono il nostro tempo”. Tra questi, Bruno è convinto che la giovanile democratica debba lottare soprattutto per quanto riguarda l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e per tutti i grandi temi legati ai diritti civili. Per il giovane toscano, l'organizzazione giovanile del PD dovrebbe essere “snella” e territorialmente “radicata”.L’unica ragazza del quartetto, Giulia Innocenzi, è di Rimini, ha ventiquattro anni e studia Scienze Politiche alla LUISS di Roma. Come per Bruno, anche la Innocenzi mette al centro del suo programma i diritti civili e i temi etici: ”perché la libertà di ricerca, l’antiproibizionismo, la vita indipendente e i diritti civili non siano più esclusi dalle battaglie della Sinistra italiana”. Per la candidata romagnola, inoltre, fondamentale è anche la riforma della scuola e dell'università che deve realizzarsi attraverso tre punti chiavi “laicità, libertà e merito”.Dario Marini è bresciano, ha ventisette anni, una laurea in Scienze Politiche e si sta specializzando alla Cattolica di Milano. Per lui un programma rapido e sintetico. “Riconosciamo – scrive - di dove essere responsabili nei confronti della collettività. Qualche esempio: tutelare l’ambiente, servizio civile obbligatorio, volontariato per biblioteche notturne”. Indispensabile, per Marini, il no ad “un centralismo democratico” a favore di una “struttura federale dove il principio di sussidiarietà è fondamentale”.Fausto Raciti è il segretario uscente della Sinistra Giovanile, ha ventiquattro anni, è nato ad Acireale ma vive a Roma. Per lui la giovanile democratica dovrà essere costruita “dalle idee libere, dalle passioni sincere, dagli interessi più vari, dai sogni meravigliosi di una generazione che vuole cambiare” e dovrà avere uno scopo preciso : “Riallacciare il filo del discorso tra i Democratici e le giovani generazioni”. Cioè, scrive Raciti, “Aiutare il Partito Democratico a farsi popolo”.YouDem, la tv del Partito Democratico, seguirà la giornata grazie anche alla partecipazione degli utenti che vorranno contribuire al palinsesto democratico con i loro contributi. Tutti i video che i “reporter” invieranno, andranno a comporre il mosaico delle immagini dell'Italia dei Giovani Democratici.
MAGAZINE Articolo
Giovani Democratici, Raciti è il segretario
Oltre 120.000 i ragazzi che hanno votato il 21 novembre
E' Fausto Raciti il primo segretario dei Giovani Democratici. Alle primarie come ha reso noto il Dipartimento Organizzazione del Pd hanno partecipato 121.623 ragazzi tra i 14 ed i 29 anni. Il dipartimento Organizzazione del Partito Democratico ha reso noti i dati definitivi dei voti: con il 77,03% (93.686 voti) Fausto Raciti è stato eletto alla guida dell’organizzazione giovanile del Pd, seguito da Giulia Innocenzi con il 9,97% (12.126 voti), Dario Marini con il 6,70% (8.149 voti) e Salvatore Bruno con il 6,30% (7.662 voti).I risultati definitivi degli eletti all’assemblea nazionale e a quelle regionali saranno diffusi nelle prossime ore. Nella serata di domenica sono arrivati a Raciti gli auguri del segretario del PD, Walter Veltroni.Salvatore Bruno è di Prato, ha ventisette anni e sta per laurearsi in Giurisprudenza presso l'università di Firenze. Nel suo programma dice che la “politica è il solo mezzo con cui si trovano le soluzioni ai problemi che affliggono il nostro tempo”. Tra questi, Bruno è convinto che la giovanile democratica debba lottare soprattutto per quanto riguarda l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e per tutti i grandi temi legati ai diritti civili. Per il giovane toscano, l'organizzazione giovanile del PD dovrebbe essere “snella” e territorialmente “radicata”.L’unica ragazza del quartetto, Giulia Innocenzi, è di Rimini, ha ventiquattro anni e studia Scienze Politiche alla LUISS di Roma. Come per Bruno, anche la Innocenzi mette al centro del suo programma i diritti civili e i temi etici: ”perché la libertà di ricerca, l’antiproibizionismo, la vita indipendente e i diritti civili non siano più esclusi dalle battaglie della Sinistra italiana”. Per la candidata romagnola, inoltre, fondamentale è anche la riforma della scuola e dell'università che deve realizzarsi attraverso tre punti chiavi “laicità, libertà e merito”.Dario Marini è bresciano, ha ventisette anni, una laurea in Scienze Politiche e si sta specializzando alla Cattolica di Milano. Per lui un programma rapido e sintetico. “Riconosciamo – scrive - di dove essere responsabili nei confronti della collettività. Qualche esempio: tutelare l’ambiente, servizio civile obbligatorio, volontariato per biblioteche notturne”. Indispensabile, per Marini, il no ad “un centralismo democratico” a favore di una “struttura federale dove il principio di sussidiarietà è fondamentale”.Fausto Raciti è il segretario uscente della Sinistra Giovanile, ha ventiquattro anni, è nato ad Acireale ma vive a Roma. Per lui la giovanile democratica dovrà essere costruita “dalle idee libere, dalle passioni sincere, dagli interessi più vari, dai sogni meravigliosi di una generazione che vuole cambiare” e dovrà avere uno scopo preciso : “Riallacciare il filo del discorso tra i Democratici e le giovani generazioni”. Cioè, scrive Raciti, “Aiutare il Partito Democratico a farsi popolo”.YouDem, la tv del Partito Democratico, seguirà la giornata grazie anche alla partecipazione degli utenti che vorranno contribuire al palinsesto democratico con i loro contributi. Tutti i video che i “reporter” invieranno, andranno a comporre il mosaico delle immagini dell'Italia dei Giovani Democratici.
sabato 22 novembre 2008
BUON VIAGGIO SANDRO...
22 novembre 2008
MAGAZINE Articolo
Buon viaggio Sandro
La scomparsa di Curzi: il cordoglio del PD e quello della rete
Chi era Sandro Curzi? Il giornalista con la pipa ha rappresentato nel giornalismo televisivo italiano e nella carta stampata una delle voci più autorevoli e lucide della sinistra ci costringe in un sabato mattina ad usare improvvisamente il verbo al passato. Dopo una lunga malattia, che lo aveva costretto sempre più spesso in casa tranne che per qualche passeggiata la domenica mattina a Villa Borghese, se ne è andato il papà del TG3 che i suoi avversari avevano soprannominato Telekabul, ai tempi in cui l’Afghanistan era ancora un protettorato sovietico e la Tv di stato passava solo le veline di regime. Un TG schierato, obiettivo proprio perché faceva capire apertamente di tifare per la sinistra così chi la pensava all’opposto ne faceva un punto di riferimento per scrutare le idee altrui e confrontarsi con rispetto.Toccnate il ricordo del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano:"Sono addolorato, perdo un amico. Le aspre polemiche che lo coinvolsero nel periodo della sua massima responsabilità giornalistica non lo indussero mai ad astiose chiusure nè ad alcuna attenuazione della sua autonomia di giudizio e del suo senso delle istituzioni". Walter Veltroni, segretario del PD e giornalista, ha voluto ricordare subito Sandro Curzi: “Se ne va un vecchio amico, un giornalista di razza, un uomo coraggioso e ironico che aveva percorso nella sua vita un grande tratto della storia della sinistra italiana. Era un uomo appassionato che prendeva di petto le cose con irruenza e capacità. Veniva da l’Unità e Paese Sera e in Rai arrivò negli anni della riforma inventando di sana pianta un Tg che era insieme agile, moderno, appassionato e, perché no schierato”. Veltroni ricorda che “gli avversari parlavano di un Tg troppo partigiano, lui non se la prendeva sapeva di aver messo in campo una redazione giovane, motivata professionalmente e appassionata alle notizie. La Rai era diventata la sua casa e, anche questi ultimi anni passati a Viale Mazzini nel Cda, hanno dimostrato la sua capacità di essere dalla parte del servizio pubblico, ovvero prima di tutto dalla parte dei cittadini che guardano la televisione. Aveva il rispetto e l’affetto di chi lavorava accanto a lui e la stima di tutti, per tantissimi Sandro Curzi era la sua voce così particolare, quella pipa di cui non si liberava mai, e le sue battute pungenti. Lo ricordiamo con dolore e mancherà a tutti, non solo a noi. Ci stringiamo alla sua famiglia in questo momento così difficile”. Per Paolo Gentiloni perdiamo “un protagonista della democrazia e dell’informazione. Spirito libero, uomo di sinistra, inventore di una bella stagione dell’informazione televisiva, Sandro Curzi mancherà a tutti noi”. “La scomparsa di Sandro Curzi e' una grande perdita per la cultura per la televisione e per il giornalismo italiano. Con profondo rigore personale e schietta coerenza alle proprie convinzioni, ha saputo dedicare la propriavita alla professione giornalistica con esemplare passione e lungimiranza.Infaticabile innovatore ha rappresentato per una generazione di giornalisti un autentico modello e per molti di noi un punto di riferimento sempre disponibile e sincero . Ciao Sandro ci mancherai”. Il ci mancherai di Giovanna Melandri è simile a quello dei tanti commenti comparsi su PdNetwork fin dalla prima mattina. Fernando M. pensa a tutti quelli che "continuano a fare giornalismo, avolte anche scomodo, ma rimanendo sempre a testa alta". Wladimiro Trombetta si rivolge direttamente a Curzi: "Addio Sandro con te se ne va un uomo che tutti dovrebbero prendere a modello, sei e resterai la più bella penna del giornalismo di sinistra".E Zadig uno dei primi iscritti al PdNetwork ha trovato le parole migliori per chiudere questo pezzo: Addio Sandrone, ci mancheranno la tua penna e le tue parole, ci mancherà la tua grande umanità da nonno burbero e bonario. Grazie per tutto quello che hai fatto, ti ricorderemo sempre con affettoLa biografia: Sandro Curzi era nato a Roma il 4 marzo 1930. Resistente a 13 anni, comunista iscritto già a 14, chiamato a 19 anni da Enrico Berlinguer a ricostruire la Federazione giovanile comunista italiana (Fgci), Alessandro Curzi ha vissuto tutta la sua vita fedele, pur senza rigidità, alle idee di gioventù passando con Fausto Bertinotti a Rifondazione Comunista alla fine degli anni '90. Il suo impegno politico si è svolto all'interno dei mass media, dal primo articolo, quando era ancora adolescente, sull'Unità "clandestina" per raccontare l'assassinio di uno studente da parte di fascisti repubblichini, al ruolo di capo redattore nel mensile della Fgci 'Gioventù nuova', diretto da Enrico Berlinguer, fino alla vice direzione di Paese Sera, alla direzione del Tg3 e a quella di Liberazione. Inviato nel '51 nel Polesine per raccontare le conseguenze dell'alluvione, vi rimane come segretario della Fgci. Nel '56 fonda 'Nuova generazione' e nel '59 passa all'Unità, organo del Pci per il quale l'anno successivo viene inviato in Algeria per seguire la guerra di indipendenza. Lì intervista il capo del Fronte di Liberazione Ben Bellah. Dopo essere stato caporedattore dell'Unità, nel 1964 diventa responsabile stampa e propaganda della direzione del Pci. Negli anni '60 collabora fra l'altro alla crescita della radio 'Oggi in Italia' che trasmetteva da Praga ed era seguita in molte parti d'Europa da emigranti italiani. La stagione più calda, quella del '68 e poi dell'autunno del '69, della strage di Piazza Fontana e dei fatti che seguirono nei primi anni '70, Curzi la seguì da vice direttore di Paese Sera. Dalla metà degli anni '70 arriva l'impegno con la televisione: entra infatti in Rai nel 1975 con un bando di concorso indetto per l'assunzione di giornalisti di 'chiara fama' disposti a lavorare come redattori ordinari e comincia dal Gr1 diretto da Sergio Zavoli. Nel '76, con Biagio Agnes e Alberto La Volpe, dà vita alla terza rete televisiva della Rai mentre nel 1978 è condirettore del Tg3 diretto da Biagio Agnes. In questa veste 'scopre' Michele Santoro e collabora alla realizzazione del programma 'Samarcanda'. Diventa direttore del Tg3 nel 1987 dando a quel telegiornale una impronta inconfondibile, veloce e aggressiva che dà voce alle istanze della sinistra italiana interpretando gli umori di una crescente insofferenza verso la cosiddetta prima Repubblica. Soprannominato per questo, dagli avversari politici, 'Telekabul' (dalla capitale dell'Afghanistan occupata dall'Urss negli anni '70), il Tg3 cresce in spettatori (da poco più di 300 mila ai 3 milioni del '91) e autorevolezza. Nel '92 Curzi pubblica con Corradino Mineo il libro 'Giù le mani dalla Tv' (Sperling e Kupfer) e nel '93, in contrasto con il nuovo consiglio d'amministrazione della cosiddetta Rai dei professori (direttore generale Gianni Locatelli e presidente Claudio Demattè), si dimette. Passa prima a dirigere il Tg dell'allora Tele Montecarlo e poi, dal 1998 al 2005, dirige Liberazione. Dal 2005, eletto con i voti di Rifondazione, dei Verdi e della sinistra del Pds, diventa consigliere d'amministrazione della Rai di cui per tre mesi è stato anche presidente in qualità di consigliere anziano, prima di lasciare il posto a Claudio Petruccioli. Tra le sue esperienze va ricordata nel '94 la pubblicazione del libro 'Il compagno scomodo' (Mondadori) e nel '95 una curiosa partecipazione al Festival di Sanremo dove canta nel gruppo 'La riserva indiana' col nome, palesemente autoironico per chi era stato soprannominato Kojak, di grande capo Vento nei Capelli, eseguendo la canzone 'Troppo sole'.
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Buon viaggio Sandro
La scomparsa di Curzi: il cordoglio del PD e quello della rete
Chi era Sandro Curzi? Il giornalista con la pipa ha rappresentato nel giornalismo televisivo italiano e nella carta stampata una delle voci più autorevoli e lucide della sinistra ci costringe in un sabato mattina ad usare improvvisamente il verbo al passato. Dopo una lunga malattia, che lo aveva costretto sempre più spesso in casa tranne che per qualche passeggiata la domenica mattina a Villa Borghese, se ne è andato il papà del TG3 che i suoi avversari avevano soprannominato Telekabul, ai tempi in cui l’Afghanistan era ancora un protettorato sovietico e la Tv di stato passava solo le veline di regime. Un TG schierato, obiettivo proprio perché faceva capire apertamente di tifare per la sinistra così chi la pensava all’opposto ne faceva un punto di riferimento per scrutare le idee altrui e confrontarsi con rispetto.Toccnate il ricordo del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano:"Sono addolorato, perdo un amico. Le aspre polemiche che lo coinvolsero nel periodo della sua massima responsabilità giornalistica non lo indussero mai ad astiose chiusure nè ad alcuna attenuazione della sua autonomia di giudizio e del suo senso delle istituzioni". Walter Veltroni, segretario del PD e giornalista, ha voluto ricordare subito Sandro Curzi: “Se ne va un vecchio amico, un giornalista di razza, un uomo coraggioso e ironico che aveva percorso nella sua vita un grande tratto della storia della sinistra italiana. Era un uomo appassionato che prendeva di petto le cose con irruenza e capacità. Veniva da l’Unità e Paese Sera e in Rai arrivò negli anni della riforma inventando di sana pianta un Tg che era insieme agile, moderno, appassionato e, perché no schierato”. Veltroni ricorda che “gli avversari parlavano di un Tg troppo partigiano, lui non se la prendeva sapeva di aver messo in campo una redazione giovane, motivata professionalmente e appassionata alle notizie. La Rai era diventata la sua casa e, anche questi ultimi anni passati a Viale Mazzini nel Cda, hanno dimostrato la sua capacità di essere dalla parte del servizio pubblico, ovvero prima di tutto dalla parte dei cittadini che guardano la televisione. Aveva il rispetto e l’affetto di chi lavorava accanto a lui e la stima di tutti, per tantissimi Sandro Curzi era la sua voce così particolare, quella pipa di cui non si liberava mai, e le sue battute pungenti. Lo ricordiamo con dolore e mancherà a tutti, non solo a noi. Ci stringiamo alla sua famiglia in questo momento così difficile”. Per Paolo Gentiloni perdiamo “un protagonista della democrazia e dell’informazione. Spirito libero, uomo di sinistra, inventore di una bella stagione dell’informazione televisiva, Sandro Curzi mancherà a tutti noi”. “La scomparsa di Sandro Curzi e' una grande perdita per la cultura per la televisione e per il giornalismo italiano. Con profondo rigore personale e schietta coerenza alle proprie convinzioni, ha saputo dedicare la propriavita alla professione giornalistica con esemplare passione e lungimiranza.Infaticabile innovatore ha rappresentato per una generazione di giornalisti un autentico modello e per molti di noi un punto di riferimento sempre disponibile e sincero . Ciao Sandro ci mancherai”. Il ci mancherai di Giovanna Melandri è simile a quello dei tanti commenti comparsi su PdNetwork fin dalla prima mattina. Fernando M. pensa a tutti quelli che "continuano a fare giornalismo, avolte anche scomodo, ma rimanendo sempre a testa alta". Wladimiro Trombetta si rivolge direttamente a Curzi: "Addio Sandro con te se ne va un uomo che tutti dovrebbero prendere a modello, sei e resterai la più bella penna del giornalismo di sinistra".E Zadig uno dei primi iscritti al PdNetwork ha trovato le parole migliori per chiudere questo pezzo: Addio Sandrone, ci mancheranno la tua penna e le tue parole, ci mancherà la tua grande umanità da nonno burbero e bonario. Grazie per tutto quello che hai fatto, ti ricorderemo sempre con affettoLa biografia: Sandro Curzi era nato a Roma il 4 marzo 1930. Resistente a 13 anni, comunista iscritto già a 14, chiamato a 19 anni da Enrico Berlinguer a ricostruire la Federazione giovanile comunista italiana (Fgci), Alessandro Curzi ha vissuto tutta la sua vita fedele, pur senza rigidità, alle idee di gioventù passando con Fausto Bertinotti a Rifondazione Comunista alla fine degli anni '90. Il suo impegno politico si è svolto all'interno dei mass media, dal primo articolo, quando era ancora adolescente, sull'Unità "clandestina" per raccontare l'assassinio di uno studente da parte di fascisti repubblichini, al ruolo di capo redattore nel mensile della Fgci 'Gioventù nuova', diretto da Enrico Berlinguer, fino alla vice direzione di Paese Sera, alla direzione del Tg3 e a quella di Liberazione. Inviato nel '51 nel Polesine per raccontare le conseguenze dell'alluvione, vi rimane come segretario della Fgci. Nel '56 fonda 'Nuova generazione' e nel '59 passa all'Unità, organo del Pci per il quale l'anno successivo viene inviato in Algeria per seguire la guerra di indipendenza. Lì intervista il capo del Fronte di Liberazione Ben Bellah. Dopo essere stato caporedattore dell'Unità, nel 1964 diventa responsabile stampa e propaganda della direzione del Pci. Negli anni '60 collabora fra l'altro alla crescita della radio 'Oggi in Italia' che trasmetteva da Praga ed era seguita in molte parti d'Europa da emigranti italiani. La stagione più calda, quella del '68 e poi dell'autunno del '69, della strage di Piazza Fontana e dei fatti che seguirono nei primi anni '70, Curzi la seguì da vice direttore di Paese Sera. Dalla metà degli anni '70 arriva l'impegno con la televisione: entra infatti in Rai nel 1975 con un bando di concorso indetto per l'assunzione di giornalisti di 'chiara fama' disposti a lavorare come redattori ordinari e comincia dal Gr1 diretto da Sergio Zavoli. Nel '76, con Biagio Agnes e Alberto La Volpe, dà vita alla terza rete televisiva della Rai mentre nel 1978 è condirettore del Tg3 diretto da Biagio Agnes. In questa veste 'scopre' Michele Santoro e collabora alla realizzazione del programma 'Samarcanda'. Diventa direttore del Tg3 nel 1987 dando a quel telegiornale una impronta inconfondibile, veloce e aggressiva che dà voce alle istanze della sinistra italiana interpretando gli umori di una crescente insofferenza verso la cosiddetta prima Repubblica. Soprannominato per questo, dagli avversari politici, 'Telekabul' (dalla capitale dell'Afghanistan occupata dall'Urss negli anni '70), il Tg3 cresce in spettatori (da poco più di 300 mila ai 3 milioni del '91) e autorevolezza. Nel '92 Curzi pubblica con Corradino Mineo il libro 'Giù le mani dalla Tv' (Sperling e Kupfer) e nel '93, in contrasto con il nuovo consiglio d'amministrazione della cosiddetta Rai dei professori (direttore generale Gianni Locatelli e presidente Claudio Demattè), si dimette. Passa prima a dirigere il Tg dell'allora Tele Montecarlo e poi, dal 1998 al 2005, dirige Liberazione. Dal 2005, eletto con i voti di Rifondazione, dei Verdi e della sinistra del Pds, diventa consigliere d'amministrazione della Rai di cui per tre mesi è stato anche presidente in qualità di consigliere anziano, prima di lasciare il posto a Claudio Petruccioli. Tra le sue esperienze va ricordata nel '94 la pubblicazione del libro 'Il compagno scomodo' (Mondadori) e nel '95 una curiosa partecipazione al Festival di Sanremo dove canta nel gruppo 'La riserva indiana' col nome, palesemente autoironico per chi era stato soprannominato Kojak, di grande capo Vento nei Capelli, eseguendo la canzone 'Troppo sole'.
PROGETTO ZEROSEI. LA PROPOSTA DEL PD PER GARANTIRE IL DIRITTO ALL'ISTRUZIONE AI BAMBINI
20 novembre 2008
GOVERNO OMBRA Articolo
Progetto ZeroSei
Proposta PD per garantire il diritto all’istruzione ai bambini dalla nascita fino ai sei anni
37 milioni di bambini nel mondo esclusi dall’istruzione a causa della guerra. Oltre 250.000 minori impiegati in 17 conflitti armati come soldati, spie, facchini, cuochi, “mogli” dei combattenti e arruolati in eserciti non governativi in almeno 24 nazioni e territori.Sono queste le drammatiche cifre diffuse da Save the Children in occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia. L’organizzazione, affiancata da 31 premi Nobel, ha inviato una lettera aperta ai leader del mondo per sollecitare il rispetto della Convenzione del FanciulloSecondo l’analisi di Save the Children i bambini e le donne, negli ultimi 15 anni, hanno costituito l’80% delle vittime civili delle guerre. Almeno 2 milioni di bambini sono morti uccisi dal fuoco delle armi, mentre 6 milioni hanno riportato ferite, menomazioni o traumi psicologici. Allarmante anche la situazione italiana. Telefono Arcobaleno, associazione che da dodici anni lotta contro la pedofilia e la pedopornografia, rende noto che l’Italia si colloca al quinto posto nel mondo per uso di materiali pedopornografici, triplicato nel giro di appena quattro anni. Durante la sua attività, l’associazione italiana ha censito i volti di circa 35.000 bambini sui siti pedofili individuati, rilevando la spaventosa media di sette nuove vittime ogni giorno.Sui temi dell’infanzia è intervenuto il Presidente Giorgio Napolitano che, in un messaggio, ha dichiarato: “Ancora oggi, purtroppo, sono presenti in vaste aree del pianeta situazioni di grave sfruttamento dell’infanzia, specialmente dove persistono diffuse e antiche situazioni di sottosviluppo e di povertà e conflitti endemici fra le diverse etnie. Forte deve essere, pertanto, l’impegno delle organizzazioni internazionali nell’impedire ogni forma di sfruttamento che giunge fino all’impiego di adolescenti come soldati, e rimuovere gli ostacoli che impediscono condizioni di vita rispettose dei bisogni, dei diritti e delle aspirazioni dei minori”. Il Capo dello Stato si è, poi, espresso sulla situazione italiana: “Né possiamo ignorare che c’è molto da fare anche nel nostro paese: una maggiore e più generale consapevolezza delle numerose insidie presenti anche nelle società più evolute è indispensabile per contrastarle con la massima determinazione e offrire alle nuove generazioni la possibilità di crescere in condizioni di sicurezza e di serenità”.Sulla scia di Napolitano il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha sottolineato l’importanza di ascoltare le domande dei bambini e di non calpestarne i diritti, pena “una società senza avvenire”. Fini ha inoltre ricordato che “i figli degli immigrati, che spesso risiedono nel nostro Paese da anni, non dovranno essere, né sentirsi mai cittadini di serie B”.In netto contrasto con queste parole, quelle pronunciate da Silvio Berlusconi che, tornando sul tema delle classi-ponte, l’attivazione delle quali comporterebbe una separazione dei bambini stranieri da quelli italiani e l’obbligo soltanto per i primi di un esame d’ammissione, ha difeso la “mozione” e affermato che, a causa della scarsa conoscenza della lingua italiana, “l’insufficienza dei bambini stranieri è tripla rispetto a quella dei bambini italiani”.Intanto dal Partito Democratico arriva “ZeroSei”, un progetto di legge per garantire il diritto all’istruzione ai bambini dalla nascita fino ai sei anni. La proposta di legge è stata presentata nel corso della conferenza stampa di ieri sui temi dell’infanzia. Enrico Letta, ministro del lavoro, salute e politiche sociali nel governo ombra del PD, annuncia che “quello dei diritti dell’infanzia sarà uno degli argomenti portanti della conferenza nazionale sul welfare che il PD terrà il 27 e il 28 novembre e che, nella logica del partito, rappresenta un primo passo di un percorso più ampio”. Il partito democratico prevede, infatti, “un ciclo di conferenze a livello regionale che confluiranno nella conferenza nazionale di chiusura, prevista per la primavera del 2009”. Anna Serafini, presidente della commissione bicamerale dell’infanzia ha rilevato quanto l’Italia sia indietro rispetto alla normativa europea, secondo cui ogni paese dovrebbe garantire per i bambini inferiori ai tre anni il 33% dei servizi. Afferma: “L’Italia raggiunge, ad oggi il 12,3 %, contro il 73% della Danimarca e il 31% di Francia e Lussemburgo. Una situazione di forte ritardo perché si inserisce in una concezione della scuola e dell’istruzione, legata alla visione del nido come servizio sociale a domanda individuale e non come un servizio educativo”. E proprio per sopperire a queste gravi carenze il PD propone stanziamenti di 500 mln di euro per il 2009, 750 per il 2010 e 1500 per il 2011. Un’alternativa netta al piano Gelmini, che rappresenta “un salto indietro”, in quanto “in un’ottica meramente economicistica, non riconosce di fatto la scuola dell’infanzia come primo segmento del sistema di istruzione…inoltre, sono stati apportati pesanti tagli, 133 mln, alle scuole paritarie, che concorrono in modo positivo ad integrare il servizio della scuola pubblica”.Il Partito Democratico propone, inoltre, di costituire “un’anagrafe dei bambini di tre anni e di coordinare i servizi per la loro iscrizione alle diverse tipologie di scuola del sistema pubblico e paritario, attraverso il contenimento del fenomeno delle doppie e triple iscrizioni”. Infine, il PD si esprime positivamente sul ddl proposto dal governo per il Consiglio dei ministri, incentrato sulla figura del garante dell’infanzia. Letta condivide che “il governo si sia mosso finalmente in una direzione che è la nostra”. Aggiunge: “sarebbe negativo se il governo agisse a colpi di maggioranza. Da parte nostra c’è la disponibilità a partire dal nostro progetto”.Serafini, che nel pomeriggio incontrerà il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, afferma che il testo su cui si è lavorato nella scorsa legislatura è “stato largamente condiviso con gli operatori del settore” e si dice disponibile ad un “passaggio velocissimo alle Camere”, purché il testo sia “buono”, perché “i bambini devono essere tutelati e messi in condizione di esprimere la loro personalità”.
GOVERNO OMBRA Articolo
Progetto ZeroSei
Proposta PD per garantire il diritto all’istruzione ai bambini dalla nascita fino ai sei anni
37 milioni di bambini nel mondo esclusi dall’istruzione a causa della guerra. Oltre 250.000 minori impiegati in 17 conflitti armati come soldati, spie, facchini, cuochi, “mogli” dei combattenti e arruolati in eserciti non governativi in almeno 24 nazioni e territori.Sono queste le drammatiche cifre diffuse da Save the Children in occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia. L’organizzazione, affiancata da 31 premi Nobel, ha inviato una lettera aperta ai leader del mondo per sollecitare il rispetto della Convenzione del FanciulloSecondo l’analisi di Save the Children i bambini e le donne, negli ultimi 15 anni, hanno costituito l’80% delle vittime civili delle guerre. Almeno 2 milioni di bambini sono morti uccisi dal fuoco delle armi, mentre 6 milioni hanno riportato ferite, menomazioni o traumi psicologici. Allarmante anche la situazione italiana. Telefono Arcobaleno, associazione che da dodici anni lotta contro la pedofilia e la pedopornografia, rende noto che l’Italia si colloca al quinto posto nel mondo per uso di materiali pedopornografici, triplicato nel giro di appena quattro anni. Durante la sua attività, l’associazione italiana ha censito i volti di circa 35.000 bambini sui siti pedofili individuati, rilevando la spaventosa media di sette nuove vittime ogni giorno.Sui temi dell’infanzia è intervenuto il Presidente Giorgio Napolitano che, in un messaggio, ha dichiarato: “Ancora oggi, purtroppo, sono presenti in vaste aree del pianeta situazioni di grave sfruttamento dell’infanzia, specialmente dove persistono diffuse e antiche situazioni di sottosviluppo e di povertà e conflitti endemici fra le diverse etnie. Forte deve essere, pertanto, l’impegno delle organizzazioni internazionali nell’impedire ogni forma di sfruttamento che giunge fino all’impiego di adolescenti come soldati, e rimuovere gli ostacoli che impediscono condizioni di vita rispettose dei bisogni, dei diritti e delle aspirazioni dei minori”. Il Capo dello Stato si è, poi, espresso sulla situazione italiana: “Né possiamo ignorare che c’è molto da fare anche nel nostro paese: una maggiore e più generale consapevolezza delle numerose insidie presenti anche nelle società più evolute è indispensabile per contrastarle con la massima determinazione e offrire alle nuove generazioni la possibilità di crescere in condizioni di sicurezza e di serenità”.Sulla scia di Napolitano il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha sottolineato l’importanza di ascoltare le domande dei bambini e di non calpestarne i diritti, pena “una società senza avvenire”. Fini ha inoltre ricordato che “i figli degli immigrati, che spesso risiedono nel nostro Paese da anni, non dovranno essere, né sentirsi mai cittadini di serie B”.In netto contrasto con queste parole, quelle pronunciate da Silvio Berlusconi che, tornando sul tema delle classi-ponte, l’attivazione delle quali comporterebbe una separazione dei bambini stranieri da quelli italiani e l’obbligo soltanto per i primi di un esame d’ammissione, ha difeso la “mozione” e affermato che, a causa della scarsa conoscenza della lingua italiana, “l’insufficienza dei bambini stranieri è tripla rispetto a quella dei bambini italiani”.Intanto dal Partito Democratico arriva “ZeroSei”, un progetto di legge per garantire il diritto all’istruzione ai bambini dalla nascita fino ai sei anni. La proposta di legge è stata presentata nel corso della conferenza stampa di ieri sui temi dell’infanzia. Enrico Letta, ministro del lavoro, salute e politiche sociali nel governo ombra del PD, annuncia che “quello dei diritti dell’infanzia sarà uno degli argomenti portanti della conferenza nazionale sul welfare che il PD terrà il 27 e il 28 novembre e che, nella logica del partito, rappresenta un primo passo di un percorso più ampio”. Il partito democratico prevede, infatti, “un ciclo di conferenze a livello regionale che confluiranno nella conferenza nazionale di chiusura, prevista per la primavera del 2009”. Anna Serafini, presidente della commissione bicamerale dell’infanzia ha rilevato quanto l’Italia sia indietro rispetto alla normativa europea, secondo cui ogni paese dovrebbe garantire per i bambini inferiori ai tre anni il 33% dei servizi. Afferma: “L’Italia raggiunge, ad oggi il 12,3 %, contro il 73% della Danimarca e il 31% di Francia e Lussemburgo. Una situazione di forte ritardo perché si inserisce in una concezione della scuola e dell’istruzione, legata alla visione del nido come servizio sociale a domanda individuale e non come un servizio educativo”. E proprio per sopperire a queste gravi carenze il PD propone stanziamenti di 500 mln di euro per il 2009, 750 per il 2010 e 1500 per il 2011. Un’alternativa netta al piano Gelmini, che rappresenta “un salto indietro”, in quanto “in un’ottica meramente economicistica, non riconosce di fatto la scuola dell’infanzia come primo segmento del sistema di istruzione…inoltre, sono stati apportati pesanti tagli, 133 mln, alle scuole paritarie, che concorrono in modo positivo ad integrare il servizio della scuola pubblica”.Il Partito Democratico propone, inoltre, di costituire “un’anagrafe dei bambini di tre anni e di coordinare i servizi per la loro iscrizione alle diverse tipologie di scuola del sistema pubblico e paritario, attraverso il contenimento del fenomeno delle doppie e triple iscrizioni”. Infine, il PD si esprime positivamente sul ddl proposto dal governo per il Consiglio dei ministri, incentrato sulla figura del garante dell’infanzia. Letta condivide che “il governo si sia mosso finalmente in una direzione che è la nostra”. Aggiunge: “sarebbe negativo se il governo agisse a colpi di maggioranza. Da parte nostra c’è la disponibilità a partire dal nostro progetto”.Serafini, che nel pomeriggio incontrerà il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, afferma che il testo su cui si è lavorato nella scorsa legislatura è “stato largamente condiviso con gli operatori del settore” e si dice disponibile ad un “passaggio velocissimo alle Camere”, purché il testo sia “buono”, perché “i bambini devono essere tutelati e messi in condizione di esprimere la loro personalità”.
giovedì 20 novembre 2008
VELTRONI: CONTRO LA CRISI.
Contro la crisi
"La mia proposta non è solo per un clima politico e sociale di non conflittualità, ma è una proposta anche per fronteggiare la grave crisi: si apra subito a palazzo Chigi un tavolo di confronto e gestione della crisi. Si chiamino tutte le organizzazioni sociali e sindacali". Così il segretario del Pd, Walter Veltroni, intervenendo ieri sera alla Camera. Veltroni propone "un patto tra imprenditori" per fronteggiare la crisi economica. Il leader Pd riconosce che il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha usato "espressioni giuste" sulla crisi economica, perché "è giusto riportare alla piena consapevolezza della drammaticità della situazione". Mentre finora, critica Veltroni, "questa consapevolezza non c'e' stata". Anzi, il Dpef e le successive manovre non contenevano provvedimenti anticiclici bensì "facevano previsioni opposte e sbagliate, di crescita e aumento del Pil". Ma è giunto il momento, afferma il leader Pd, "della freddezza di chi sa che deve dire la verità: la portata della crisi è tale da coinvolgere le famiglie, la vita reale degli italiani, tale da riguardare l'economia reale, le piccole e medie imprese". Ed ora, di fronte a "questa crisi gigantesca, appare grottesco che dal governo venga solo un intervento sugli straordinari. E' un provvedimento - spiega Veltroni - che non affronta la vera questione, che è l'urgenza di interventi a favore di salari, stipendi e pensioni, nonché interventi a sostegno della crescita e dei consumi interni". Veltroni insiste: "Gli incentivi agli straordinari non funzionano. Come non ha funzionato la Robin Tax, come non ha funzionato l'intervento sull'Ici, i soldi dati su Alitalia, i condoni. Tutte risorse che potevano andare e devono andare a favore di salari e pensioni e per il contrasto della riduzione dell'occupazione". Inoltre, "altro grande cardine degli interventi - aggiunge Veltroni - deve essere il sostegno alle Pmi. E se dopo mesi non è ancora operativo il Dl sulle banche, è chiaro che al di là degli annunci non c'e' nulla". Come nel caso degli 80 miliardi annunciati dal governo: "vorrei vedere dove si trovano questi soldi", scandisce in aula Veltroni. Conclude il leader Pd: "La crisi è stata sottovalutata, e fa male ricorrere alla propaganda. Ora è il momento di un patto tra produttori, un patto di solidarietà tra tutti quelli che fanno economia reale in questo paese". Ma serve anche "non creare un clima di conflittualità esasperata. Certo, può tornare utile facilitare le divisioni, ma ora non ne abbiamo bisogno".
"La mia proposta non è solo per un clima politico e sociale di non conflittualità, ma è una proposta anche per fronteggiare la grave crisi: si apra subito a palazzo Chigi un tavolo di confronto e gestione della crisi. Si chiamino tutte le organizzazioni sociali e sindacali". Così il segretario del Pd, Walter Veltroni, intervenendo ieri sera alla Camera. Veltroni propone "un patto tra imprenditori" per fronteggiare la crisi economica. Il leader Pd riconosce che il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha usato "espressioni giuste" sulla crisi economica, perché "è giusto riportare alla piena consapevolezza della drammaticità della situazione". Mentre finora, critica Veltroni, "questa consapevolezza non c'e' stata". Anzi, il Dpef e le successive manovre non contenevano provvedimenti anticiclici bensì "facevano previsioni opposte e sbagliate, di crescita e aumento del Pil". Ma è giunto il momento, afferma il leader Pd, "della freddezza di chi sa che deve dire la verità: la portata della crisi è tale da coinvolgere le famiglie, la vita reale degli italiani, tale da riguardare l'economia reale, le piccole e medie imprese". Ed ora, di fronte a "questa crisi gigantesca, appare grottesco che dal governo venga solo un intervento sugli straordinari. E' un provvedimento - spiega Veltroni - che non affronta la vera questione, che è l'urgenza di interventi a favore di salari, stipendi e pensioni, nonché interventi a sostegno della crescita e dei consumi interni". Veltroni insiste: "Gli incentivi agli straordinari non funzionano. Come non ha funzionato la Robin Tax, come non ha funzionato l'intervento sull'Ici, i soldi dati su Alitalia, i condoni. Tutte risorse che potevano andare e devono andare a favore di salari e pensioni e per il contrasto della riduzione dell'occupazione". Inoltre, "altro grande cardine degli interventi - aggiunge Veltroni - deve essere il sostegno alle Pmi. E se dopo mesi non è ancora operativo il Dl sulle banche, è chiaro che al di là degli annunci non c'e' nulla". Come nel caso degli 80 miliardi annunciati dal governo: "vorrei vedere dove si trovano questi soldi", scandisce in aula Veltroni. Conclude il leader Pd: "La crisi è stata sottovalutata, e fa male ricorrere alla propaganda. Ora è il momento di un patto tra produttori, un patto di solidarietà tra tutti quelli che fanno economia reale in questo paese". Ma serve anche "non creare un clima di conflittualità esasperata. Certo, può tornare utile facilitare le divisioni, ma ora non ne abbiamo bisogno".
mercoledì 19 novembre 2008
LETTERA DI TINO IANNUZZI ALLA CGIL CAMPANIA
Al segretario regionale della CGIL Campania
Michele Gravano
Caro Gravano,
la manifestazione di Mercoledì 19 Novembre a Villa Literno contro la camorra e le mafie, promossa dalla CGIL, con la partecipazione di Guglielmo Epifani, rappresenta un appuntamento di grande e significativo valore.
Siamo tutti impegnati in questa battaglia, decisiva e fondamentale per il futuro della Campania e del Mezzogiorno.
In questi mesi il Partito Democratico ha fatto della lotta contro la camorra uno dei tratti fondamentali del suo profilo politico e identitario. Sabato a Caserta abbiamo svolto gli Stati generali per la legalità che sono stati un’occasione importante per confrontare idee e proposte. Ritorneremo il 19 Dicembre con Walter Veltroni, per ribadire la continuità di un lavoro e di un impegno. E’ molto utile che il mondo del lavoro, le forze sociali ed economiche siano in prima linea nella lotta contro la criminalità e la camorra.
Abbiamo la consapevolezza che, questa battaglia, deve coniugarsi con un rinnovato impegno sui temi del lavoro e dello sviluppo.
Il Mezzogiorno la Campania ed i ceti più deboli sono pesantemente penalizzati dalle scelte del Governo nazionale e la situazione rischia di aggravarsi per gli effetti della crisi finanziaria.
Legalità, sviluppo, etica trasparenza della vita pubblica sono le parole chiave per rendere più forte e credibile la lotta alla camorra e alle mafie.
Nel rinnovarVi gli auguri di buon lavoro, colgo l’occasione per inviarVi i più cordiali saluti.
Napoli, 18/11/2008
Il Segretario regionale
Tino Iannuzzi
Michele Gravano
Caro Gravano,
la manifestazione di Mercoledì 19 Novembre a Villa Literno contro la camorra e le mafie, promossa dalla CGIL, con la partecipazione di Guglielmo Epifani, rappresenta un appuntamento di grande e significativo valore.
Siamo tutti impegnati in questa battaglia, decisiva e fondamentale per il futuro della Campania e del Mezzogiorno.
In questi mesi il Partito Democratico ha fatto della lotta contro la camorra uno dei tratti fondamentali del suo profilo politico e identitario. Sabato a Caserta abbiamo svolto gli Stati generali per la legalità che sono stati un’occasione importante per confrontare idee e proposte. Ritorneremo il 19 Dicembre con Walter Veltroni, per ribadire la continuità di un lavoro e di un impegno. E’ molto utile che il mondo del lavoro, le forze sociali ed economiche siano in prima linea nella lotta contro la criminalità e la camorra.
Abbiamo la consapevolezza che, questa battaglia, deve coniugarsi con un rinnovato impegno sui temi del lavoro e dello sviluppo.
Il Mezzogiorno la Campania ed i ceti più deboli sono pesantemente penalizzati dalle scelte del Governo nazionale e la situazione rischia di aggravarsi per gli effetti della crisi finanziaria.
Legalità, sviluppo, etica trasparenza della vita pubblica sono le parole chiave per rendere più forte e credibile la lotta alla camorra e alle mafie.
Nel rinnovarVi gli auguri di buon lavoro, colgo l’occasione per inviarVi i più cordiali saluti.
Napoli, 18/11/2008
Il Segretario regionale
Tino Iannuzzi
L'ITALIA E GLI AIUTI AI POVERI. LETTERA DI PIERO FASSINO A REPUBBLICA.
19 novembre 2008
AREA RASSEGNA STAMPA Politica Rassegna stampa
L'Italia e gli aiuti ai poveri
Fonte Piero Fassino - La Repubblica
Caro direttore, nelle dichiarazioni a conclusione del recente vertice G20 di Washington, il presidente Berlusconi ha sottolineato il carattere prioritario e strategico di non lasciare soli i paesi poveri, indirizzando loro adeguate risorse per lo sviluppo. Un´affermazione impegnativa, da cui non possono che discendere scelte altrettanto coerenti.Proprio per questo non può che destare preoccupazione e allarme la drastica decurtazione delle risorse per la cooperazione, operata con la Legge Finanziaria in corso di esame al Parlamento.Un taglio di oltre il 50% per il triennio 2009-2011 di un capitolo già sostanzialmente inadeguato e che aggrava ulteriormente il ritardo registrato dall´Italia nel rispetto degli obiettivi indicati dall´Onu per i Millennium Goals. Un taglio che, se non corretto radicalmente, non solo impedirà di dare concretezza alle dichiarazioni di Berlusconi a Washington, ma non consentirà all´Italia neanche di onorare impegni già assunti sul piano multilaterale e bilaterale.Il taglio consistente alle risorse per la cooperazione rischia così di fare precipitare nuovamente l´Italia all´ultimo posto tra i Paesi dell´Ocse nell´impegno per la lotta alla povertà. Con ciò rischiando di vanificare quanto fatto negli scorsi due anni dal governo Prodi ? che aveva incrementato le risorse per la cooperazione, dando attuazione anche a impegni precedenti ancora inevasi, come il contributo al fondo globale contro l´Aids ? e di compromettere gli impegni che anche l´attuale governo ha assunto a livello europeo ed internazionale.Non solo, ma non si può ignorare che nel 2010, il nostro Paese dovrà impegnare lo 0,51% del Pil in aiuti, per essere in linea con quanto concordato a livello europeo e che, sempre per il 2010, dovrebbe essere raggiunto l´obiettivo universale per la cura e la prevenzione dell´Hiv/Aids. Ricordo, infine, che all´ultimo summit G8 a Hokkaido, Berlusconi si è formalmente impegnato a investire 500 milioni di dollari all´anno nella lotta alle malattie.Peraltro, il nostro presidente del Consiglio converrà che assumere la Presidenza del G8 e contemporaneamente tagliare le risorse per la lotta alla povertà è una contraddizione imbarazzante: per la credibilità del nostro Paese e per l´esempio negativo che si rischia di dare agli altri donatori, quando già gli aiuti dai paesi G8, a partire dal 2005 sono calati in termini reali del 20%, in contrasto con gli impegni presi proprio nel vertice di Gleneagles e sottoscritti anche dallo stesso Berlusconi.Il numero delle persone che soffrono di malnutrizione, secondo le stime della Fao, sono oltre 900 milioni e ci si aspetta di superare la soglia del miliardo già nel 2009. Sempre la Fao stima in 30 miliardi di dollari l´anno il fabbisogno per assicurare a tutti il diritto al cibo: una cifra grande, ma molto inferiore alle centinaia di miliardi di dollari impegnati in questi mesi per l´inevitabile salvataggio di banche e imprese nella parte ricca del mondo. La cooperazione internazionale, infatti, non è un lusso che ci si può concedere solo in tempi di "vacche grasse". E non è soltanto un atto di "generosità" - peraltro indispensabile - verso i più poveri. E´ il modo più intelligente, equo e meno costoso, per affrontare, insieme all´intera comunità internazionale, quegli squilibri mondiali (povertà, distruzione ambientale, conflitti, mancanza di diritti) che rischiano, se non affrontati e governati, di riversarsi anche sulle nostre società. Lo stesso tema dell´immigrazione - che suscita così tante inquietudini nella nostra opinione pubblica - potrà essere meglio gestito se accompagnato da politiche che aiutino i paesi poveri a creare lì opportunità di vita e di lavoro dignitose.Per queste ragioni - condividendo l´appello che nei giorni scorsi è stato indirizzato al governo da un ampio numero di Ong e di associazioni dedite alla cooperazione e allo sviluppo - mi rivolgo a Berlusconi perché nel corso della seconda lettura al Senato della Legge Finanziaria, il governo accolga le proposte dell´opposizione e operi quella inversione di rotta necessaria a devolvere adeguate risorse alla cooperazione, consentendo così all´Italia di essere all´altezza delle aspettative di tanta parte del pianeta.
AREA RASSEGNA STAMPA Politica Rassegna stampa
L'Italia e gli aiuti ai poveri
Fonte Piero Fassino - La Repubblica
Caro direttore, nelle dichiarazioni a conclusione del recente vertice G20 di Washington, il presidente Berlusconi ha sottolineato il carattere prioritario e strategico di non lasciare soli i paesi poveri, indirizzando loro adeguate risorse per lo sviluppo. Un´affermazione impegnativa, da cui non possono che discendere scelte altrettanto coerenti.Proprio per questo non può che destare preoccupazione e allarme la drastica decurtazione delle risorse per la cooperazione, operata con la Legge Finanziaria in corso di esame al Parlamento.Un taglio di oltre il 50% per il triennio 2009-2011 di un capitolo già sostanzialmente inadeguato e che aggrava ulteriormente il ritardo registrato dall´Italia nel rispetto degli obiettivi indicati dall´Onu per i Millennium Goals. Un taglio che, se non corretto radicalmente, non solo impedirà di dare concretezza alle dichiarazioni di Berlusconi a Washington, ma non consentirà all´Italia neanche di onorare impegni già assunti sul piano multilaterale e bilaterale.Il taglio consistente alle risorse per la cooperazione rischia così di fare precipitare nuovamente l´Italia all´ultimo posto tra i Paesi dell´Ocse nell´impegno per la lotta alla povertà. Con ciò rischiando di vanificare quanto fatto negli scorsi due anni dal governo Prodi ? che aveva incrementato le risorse per la cooperazione, dando attuazione anche a impegni precedenti ancora inevasi, come il contributo al fondo globale contro l´Aids ? e di compromettere gli impegni che anche l´attuale governo ha assunto a livello europeo ed internazionale.Non solo, ma non si può ignorare che nel 2010, il nostro Paese dovrà impegnare lo 0,51% del Pil in aiuti, per essere in linea con quanto concordato a livello europeo e che, sempre per il 2010, dovrebbe essere raggiunto l´obiettivo universale per la cura e la prevenzione dell´Hiv/Aids. Ricordo, infine, che all´ultimo summit G8 a Hokkaido, Berlusconi si è formalmente impegnato a investire 500 milioni di dollari all´anno nella lotta alle malattie.Peraltro, il nostro presidente del Consiglio converrà che assumere la Presidenza del G8 e contemporaneamente tagliare le risorse per la lotta alla povertà è una contraddizione imbarazzante: per la credibilità del nostro Paese e per l´esempio negativo che si rischia di dare agli altri donatori, quando già gli aiuti dai paesi G8, a partire dal 2005 sono calati in termini reali del 20%, in contrasto con gli impegni presi proprio nel vertice di Gleneagles e sottoscritti anche dallo stesso Berlusconi.Il numero delle persone che soffrono di malnutrizione, secondo le stime della Fao, sono oltre 900 milioni e ci si aspetta di superare la soglia del miliardo già nel 2009. Sempre la Fao stima in 30 miliardi di dollari l´anno il fabbisogno per assicurare a tutti il diritto al cibo: una cifra grande, ma molto inferiore alle centinaia di miliardi di dollari impegnati in questi mesi per l´inevitabile salvataggio di banche e imprese nella parte ricca del mondo. La cooperazione internazionale, infatti, non è un lusso che ci si può concedere solo in tempi di "vacche grasse". E non è soltanto un atto di "generosità" - peraltro indispensabile - verso i più poveri. E´ il modo più intelligente, equo e meno costoso, per affrontare, insieme all´intera comunità internazionale, quegli squilibri mondiali (povertà, distruzione ambientale, conflitti, mancanza di diritti) che rischiano, se non affrontati e governati, di riversarsi anche sulle nostre società. Lo stesso tema dell´immigrazione - che suscita così tante inquietudini nella nostra opinione pubblica - potrà essere meglio gestito se accompagnato da politiche che aiutino i paesi poveri a creare lì opportunità di vita e di lavoro dignitose.Per queste ragioni - condividendo l´appello che nei giorni scorsi è stato indirizzato al governo da un ampio numero di Ong e di associazioni dedite alla cooperazione e allo sviluppo - mi rivolgo a Berlusconi perché nel corso della seconda lettura al Senato della Legge Finanziaria, il governo accolga le proposte dell´opposizione e operi quella inversione di rotta necessaria a devolvere adeguate risorse alla cooperazione, consentendo così all´Italia di essere all´altezza delle aspettative di tanta parte del pianeta.
NON SIAMO NOSTALGICI. LETTERA DI WALTER VELTRONI AL CORRIERE DELLA SERA.
19 novembre 2008
AREA RASSEGNA STAMPA Politica Rassegna stampa
Non siamo nostalgici
Fonte Walter Veltroni - Lettera a "Il Corriere della Sera"
Caro direttore, la coscienza storica è essenziale al dibattito pubblico e alla politica. A patto però che non sia utilizzata per leggere il presente, e il futuro con le categorie del passato. Mi è parso incorrere in questo vizio l'editoriale di una persona che stimo come Ernesto Galli della Loggia, pubblicato sul Corriere di ieri. Galli rimprovera al Pd e al suo segretario di aver abbandonato l'ambizione, la vocazione «maggioritaria» e di essere ritornato, dopo la sconfitta elettorale, alla nostalgia dell'unità delle sinistre: ricalcando in questo modo la cultura che fu del Pci e la linea del «niente nemici a sinistra», da sempre pietra tombale di ogni riformismo.Gli argomenti empirici che Galli riesce a produrre a sostegno della sua tesi «continuista» sono in realtà alquanto discutibili. Egli stesso se ne rende conto, quando scrive, in calce all'elenco dei capi d'accusa, che «di per sé, naturalmente, nessuna di queste scelte è una scelta esplicita per l'unità delle sinistre ».Solo una ideologia della insuperabilità dei limiti storici, culturali prima ancora che politici, della sinistra italiana, può trasformare questi incerti argomenti nel giudizio netto e definitivo pronunciato da Galli.In effetti, la storia di questo primo anno di vita del Pd è assai diversa e racconta del sorgere e del progressivo affermarsi e radicarsi, per la prima volta nella storia d'Italia, di un moderno riformismo di popolo, dalle dimensioni di massa, largamente prevalenti nel campo del centrosinistra. Ciò è avvenuto e continua a verificarsi, non in astratto, ma dentro e attraverso la lotta politica, con le sue inevitabili contraddizioni e tortuosità, certamente, ma anche con le sue innegabili rotture e inequivocabili discontinuità.Con la sua nascita e la sua affermazione elettorale, che lo ha portato di un balzo, pur nella sconfitta, alle dimensioni dei grandi partiti riformisti e democratici dell'Occidente, il Pd ha risolto la lunga «contesa a sinistra»: grazie alla convergenza di tutti i riformisti in una casa comune, il centrosinistra è stato liberato non solo dalla egemonia del comunismo, finita con il 1989, ma anche dal complesso unionista del «niente nemici a sinistra», che per troppo tempo aveva impedito al riformismo di dispiegare compiutamente la sua cultura di governo e il suo progetto di cambiamento della società italiana.E ciò è avvenuto non con operazioni a tavolino, ma dando battaglia, al cospetto degli elettori, proprio sui due fronti di cui parla Galli: quello dell'avversario di centrodestra, l'asse Pdl-Lega, e quello del competitore a sinistra, radunato da Bertinotti sotto le insegne dell'Arcobaleno.All'indomani delle elezioni, il Pd ha affrontato a viso aperto, anche attraverso un tormentato dibattito interno, la tentazione del richiamo della foresta: tornare all'unionismo frontista, o impostare la propria opposizione nel segno dell'antiberlusconismo giustizialista. La tentazione è stata vinta: abbiamo detto no a piazza Navona e no al referendum sul lodo Alfano. Abbiamo scelto di sfidare la maggioranza e il governo su un altro terreno, quello delle grandi questioni economiche e sociali: dai salari al fisco, dal welfare alla scuola e all' Università.Su questi temi abbiamo chiamato alla mobilitazione il nostro popolo e abbiamo dato vita, al Circo Massimo, alla più grande manifestazione riformista della storia d'Italia: una manifestazione convocata contro la politica economica e sociale del governo, palesemente inadeguata ad affrontare con determinazione i grandi problemi dell'Italia, e in nome di una piattaforma alternativa, al tempo stesso radicale, nei suoi principi e valori, e moderata nel gradualismo dei suoi obiettivi, come è proprio di ogni vero riformismo.Attorno a questa piattaforma, che punta a sgravi fiscali per salari, stipendi e pensioni, finanziati con tagli selettivi alla spesa pubblica, a un nuovo sistema di ammortizzatori sociali, fondato su un chiaro superamento dell'attuale dualismo tra garantiti e precari, a misure di sostegno al credito per le piccole imprese, al rilancio della scuola, dell'Università e della ricerca, attraverso riforme che premino il merito e la qualità, il Pd lavora alla costruzione di una larga coalizione sociale, ad una nuova alleanza tra lavoro e impresa, grande e piccola, tra lavoratori dipendenti e autonomi, tra lavoro e sapere: una coalizione orientata al futuro e alle giovani generazioni.E' lungo questa via che il Pd sta costruendo, dandosi il tempo che è necessario sotto il cielo di ogni paese democratico, quella che Galli chiama «una linea politica d'opposizione capace di tenere insieme, e di rendere egualmente visibili, il profilo riformista del suo partito da un lato, e dall'altro la chiarezza del quotidiano contrasto rispetto al governo ». Un contrasto, quello col centrodestra, che non è solo programmatico, ma anche culturale e ideale.Il Pd scommette sulle risorse morali, prima ancora che materiali, della società aperta, di un mercato regolato, della democrazia liberale e quindi della divisione dei poteri e del potere. Dall'altra parte, si scommette invece sulla concentrazione del potere, sulla cultura della delega, sul primato della forza sulle regole. Non è un caso se, come ha notato a più riprese il Corriere, il Pd guarda da tempo alla esperienza dei democratici americani e alla straordinaria novità rappresentata da Barack Obama. Così come non è un caso se con il governo Berlusconi si è stabilita una inedita «special relationship» con la Russia di Putin. Davvero la storia non è un eterno ritorno dell'identico.
AREA RASSEGNA STAMPA Politica Rassegna stampa
Non siamo nostalgici
Fonte Walter Veltroni - Lettera a "Il Corriere della Sera"
Caro direttore, la coscienza storica è essenziale al dibattito pubblico e alla politica. A patto però che non sia utilizzata per leggere il presente, e il futuro con le categorie del passato. Mi è parso incorrere in questo vizio l'editoriale di una persona che stimo come Ernesto Galli della Loggia, pubblicato sul Corriere di ieri. Galli rimprovera al Pd e al suo segretario di aver abbandonato l'ambizione, la vocazione «maggioritaria» e di essere ritornato, dopo la sconfitta elettorale, alla nostalgia dell'unità delle sinistre: ricalcando in questo modo la cultura che fu del Pci e la linea del «niente nemici a sinistra», da sempre pietra tombale di ogni riformismo.Gli argomenti empirici che Galli riesce a produrre a sostegno della sua tesi «continuista» sono in realtà alquanto discutibili. Egli stesso se ne rende conto, quando scrive, in calce all'elenco dei capi d'accusa, che «di per sé, naturalmente, nessuna di queste scelte è una scelta esplicita per l'unità delle sinistre ».Solo una ideologia della insuperabilità dei limiti storici, culturali prima ancora che politici, della sinistra italiana, può trasformare questi incerti argomenti nel giudizio netto e definitivo pronunciato da Galli.In effetti, la storia di questo primo anno di vita del Pd è assai diversa e racconta del sorgere e del progressivo affermarsi e radicarsi, per la prima volta nella storia d'Italia, di un moderno riformismo di popolo, dalle dimensioni di massa, largamente prevalenti nel campo del centrosinistra. Ciò è avvenuto e continua a verificarsi, non in astratto, ma dentro e attraverso la lotta politica, con le sue inevitabili contraddizioni e tortuosità, certamente, ma anche con le sue innegabili rotture e inequivocabili discontinuità.Con la sua nascita e la sua affermazione elettorale, che lo ha portato di un balzo, pur nella sconfitta, alle dimensioni dei grandi partiti riformisti e democratici dell'Occidente, il Pd ha risolto la lunga «contesa a sinistra»: grazie alla convergenza di tutti i riformisti in una casa comune, il centrosinistra è stato liberato non solo dalla egemonia del comunismo, finita con il 1989, ma anche dal complesso unionista del «niente nemici a sinistra», che per troppo tempo aveva impedito al riformismo di dispiegare compiutamente la sua cultura di governo e il suo progetto di cambiamento della società italiana.E ciò è avvenuto non con operazioni a tavolino, ma dando battaglia, al cospetto degli elettori, proprio sui due fronti di cui parla Galli: quello dell'avversario di centrodestra, l'asse Pdl-Lega, e quello del competitore a sinistra, radunato da Bertinotti sotto le insegne dell'Arcobaleno.All'indomani delle elezioni, il Pd ha affrontato a viso aperto, anche attraverso un tormentato dibattito interno, la tentazione del richiamo della foresta: tornare all'unionismo frontista, o impostare la propria opposizione nel segno dell'antiberlusconismo giustizialista. La tentazione è stata vinta: abbiamo detto no a piazza Navona e no al referendum sul lodo Alfano. Abbiamo scelto di sfidare la maggioranza e il governo su un altro terreno, quello delle grandi questioni economiche e sociali: dai salari al fisco, dal welfare alla scuola e all' Università.Su questi temi abbiamo chiamato alla mobilitazione il nostro popolo e abbiamo dato vita, al Circo Massimo, alla più grande manifestazione riformista della storia d'Italia: una manifestazione convocata contro la politica economica e sociale del governo, palesemente inadeguata ad affrontare con determinazione i grandi problemi dell'Italia, e in nome di una piattaforma alternativa, al tempo stesso radicale, nei suoi principi e valori, e moderata nel gradualismo dei suoi obiettivi, come è proprio di ogni vero riformismo.Attorno a questa piattaforma, che punta a sgravi fiscali per salari, stipendi e pensioni, finanziati con tagli selettivi alla spesa pubblica, a un nuovo sistema di ammortizzatori sociali, fondato su un chiaro superamento dell'attuale dualismo tra garantiti e precari, a misure di sostegno al credito per le piccole imprese, al rilancio della scuola, dell'Università e della ricerca, attraverso riforme che premino il merito e la qualità, il Pd lavora alla costruzione di una larga coalizione sociale, ad una nuova alleanza tra lavoro e impresa, grande e piccola, tra lavoratori dipendenti e autonomi, tra lavoro e sapere: una coalizione orientata al futuro e alle giovani generazioni.E' lungo questa via che il Pd sta costruendo, dandosi il tempo che è necessario sotto il cielo di ogni paese democratico, quella che Galli chiama «una linea politica d'opposizione capace di tenere insieme, e di rendere egualmente visibili, il profilo riformista del suo partito da un lato, e dall'altro la chiarezza del quotidiano contrasto rispetto al governo ». Un contrasto, quello col centrodestra, che non è solo programmatico, ma anche culturale e ideale.Il Pd scommette sulle risorse morali, prima ancora che materiali, della società aperta, di un mercato regolato, della democrazia liberale e quindi della divisione dei poteri e del potere. Dall'altra parte, si scommette invece sulla concentrazione del potere, sulla cultura della delega, sul primato della forza sulle regole. Non è un caso se, come ha notato a più riprese il Corriere, il Pd guarda da tempo alla esperienza dei democratici americani e alla straordinaria novità rappresentata da Barack Obama. Così come non è un caso se con il governo Berlusconi si è stabilita una inedita «special relationship» con la Russia di Putin. Davvero la storia non è un eterno ritorno dell'identico.
martedì 18 novembre 2008
PER IL RISPETTO E IL CONFRONTO
Per il rispetto e il confronto
Dichiarazione di Walter Veltroni dopo l'incontro con Napolitano al Quirinale
“Oggi sono stato ricevuto, accompagnato dal Vice-Segretario Dario Franceschini e dai Presidenti dei Gruppi parlamentari di Senato e Camera, Anna Finocchiaro e Antonello Soro, al Quirinale dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nel corso dell’incontro ho rappresentato al Presidente la forte preoccupazione mia e del PD circa la pesante situazione economica e finanziaria del Paese, i rischi di recessione, le crescenti difficoltà per le famiglie italiane di far fronte alle esigenze della vita quotidiana. Di fronte a questa situazione sarebbe auspicabile un clima di rispetto e confronto istituzionale. Ma, al contrario, il Governo si è caratterizzato per iniziative e comportamenti politico-istituzionali che hanno impedito nei fatti al Parlamento di svolgere pienamente il suo ruolo, con il ripetuto ricorso, per esempio, ai voti di fiducia su questioni fondamentali che avrebbero richiesto un confronto serio e responsabile.Ho espresso anche una forte preoccupazione circa la linea di scontro e divisione sociale che ha guidato atti e provvedimenti di governo e maggioranza che hanno provocato, per esempio, gravi tensioni e un clima di scontro e lacerazione con il mondo della scuola e con il mondo del lavoro. In questo quadro, particolare gravità ha assunto il comportamento tenuto da Governo e maggioranza nei confronti dell’opposizione e in particolare del Partito Democratico con attacchi insultanti ed offensivi, di cui non si ricordano precedenti, tesi evidentemente a delegittimare il ruolo che in un sistema democratico spetta all’opposizione. Ho infine auspicato che possa al più presto ristabilirsi un clima adeguato al momento che sta vivendo l’Italia”. *****La maturità di una nazione e l'idea stessa di una nazione si racchiudono nella forza di saper affrontare le situazioni di crisi e di pericolo in maniera unitaria e senza distinzioni di bandiere. Questo è quanto dovrebbe accadere in Italia, alla prese con una situazione difficile tra la congiunture economico-finanziarie e politico-sociali che la stanno portando sulla soglia della povertà, della recessione e della regressione culturale.È una questione di contenuti e di sostanza ma non solo. Si assiste inermi alla trasformazione dei valori che hanno rappresentato un modo di comportarsi per così dire “rispettoso e corretto”. E l'opinione pubblica è combattuta se ribellarsi al populismo o adagiarsi al sogno che la comunicazione berlusconiana propina ogni giorno su tutti i media.Come è possibile che al dialogo e alle proposte avanzate dal PD sull'economia, sulle famiglie, sull'istruzione si risponde con offese e insulti? Perché al rispetto delle regole, la maggioranza contrappone furbizia e sotterfugi per poi sbandierare un'anima candida in televisione? Perché si vuole trasformare il Parlamento nel luogo dell'avallo delle decisioni governative – a colpi di fiducia - delegittimandolo di ogni sua funzione legiferante?Il Partito Democratico pone domande alle cariche più rappresentative dello Stato sperando in risposte di garanzia per superare il clima di tensione e di paura che l'attuale maggioranza pone al primo posto nell'agenda politica italiana.Ogni giorno una novità che non è una “buona nuova” ma uno strappo alle regole. Stasera il direttivo dei senatori PD discuterà della “vicenda Villari” per assumere una posizione definitiva dopo l'atteggiamento ambiguo del senatore campano di voler confermare la sua carica di presidente della Commissione di Vigilanza Rai, nonostante questa sia avvenuta solo con i voti della maggioranza – più il suo eventuale voto e quello radicale Beltrandi.Villari, nonostante la richiesta da parte di Veltroni di mantenere un comportamento corretto nei confronti del suo mandato, del partito e del buon senso, ha cambiato atteggiamento e comincia a parlare da presidente. "Ho il dovere istituzionale – ha dichiarato - di far funzionare la commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai e garantire la sua continuità. La mia elezione è stata inconsueta ma sicuramente democratica e nel rispetto delle regole. Vorrei svolgere con dignità e umiltà il compito che mi è stato affidato".Nel frattempo i parlamentari di Idv, Leoluca Orlando e Pancho Pardi hanno annunciato le dimissioni dalla Commissione di Vigilanza Rai. "Nonostante il distacco manifestato dal presidente del Consiglio - ha spiegato Orlando - egli ha pubblicamente pronunciato un veto verso di me e gli altri esponenti del mio partito. Rassegno le mie dimissioni dalla Vigilanza come contributo alla denuncia di una inaccettabile mortificazione del Parlamento e della commissione di Vigilanza”. «Anche io - ha aggiunto Pardi - ho deciso di rassegnare le mie dimissioni dalla commissione perché la vera vigilanza è ad Arcore» Durissima la reazione di Antonio Di Pietro che in conferenza stampa, ha attaccato Berlusconi: “È un corruttore politico» ha dichiarato. “Ha cercato di corrompere me offrendomi un posto da ministro, ha tentato di corrompere Orlando, probabilmente è riuscito a corrompere Villari”. Il leader di Idv ha quindi aggiunto: “se resta Villari, è il presidente della maggioranza, non dell'opposizione. Crediamo così di aver stanato l'ambiguità della posizione di Villari, la cui nomina non ha più ragion d'essere”.Di Pietro ha ringraziato il PD e il resto dell'opposizione per la posizione assunta negli ultimi giorni e ribadito che Idv non procederà nella nomina di nessun altro candidato alla presidenza della Commissione di Vigilanza.Una linea condivisa dal vicesegretario del PD, Dario Franceschini che al termine di una riunione con Antonello Soro, Anna Finocchiaro e i commissari democratici in Vigilanza Rai ha dichiarato: “abbiamo apprezzato la scelta dell'Italia dei Valori di dare un contributo per sbloccare la situazione pur avendo avuto in questi mesi un sostanziale veto sul gruppo. Ora ci sembrano ci siano le condizioni per individuare una soluzione per la presidenza della Vigilanza che ci riporti nell'ambito delle regole parlamentari''. “Ora ci sembra ci siano le condizioni - ha concluso Franceschini - per una soluzione che rientri nelle regole parlamentari, cioè l'elezione di un esponente dell'opposizione con il consenso della maggioranza. E in questo quadro abbiamo rinnovato la richiesta al senatore Villari di dimettersi dalla carica”.
Dichiarazione di Walter Veltroni dopo l'incontro con Napolitano al Quirinale
“Oggi sono stato ricevuto, accompagnato dal Vice-Segretario Dario Franceschini e dai Presidenti dei Gruppi parlamentari di Senato e Camera, Anna Finocchiaro e Antonello Soro, al Quirinale dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nel corso dell’incontro ho rappresentato al Presidente la forte preoccupazione mia e del PD circa la pesante situazione economica e finanziaria del Paese, i rischi di recessione, le crescenti difficoltà per le famiglie italiane di far fronte alle esigenze della vita quotidiana. Di fronte a questa situazione sarebbe auspicabile un clima di rispetto e confronto istituzionale. Ma, al contrario, il Governo si è caratterizzato per iniziative e comportamenti politico-istituzionali che hanno impedito nei fatti al Parlamento di svolgere pienamente il suo ruolo, con il ripetuto ricorso, per esempio, ai voti di fiducia su questioni fondamentali che avrebbero richiesto un confronto serio e responsabile.Ho espresso anche una forte preoccupazione circa la linea di scontro e divisione sociale che ha guidato atti e provvedimenti di governo e maggioranza che hanno provocato, per esempio, gravi tensioni e un clima di scontro e lacerazione con il mondo della scuola e con il mondo del lavoro. In questo quadro, particolare gravità ha assunto il comportamento tenuto da Governo e maggioranza nei confronti dell’opposizione e in particolare del Partito Democratico con attacchi insultanti ed offensivi, di cui non si ricordano precedenti, tesi evidentemente a delegittimare il ruolo che in un sistema democratico spetta all’opposizione. Ho infine auspicato che possa al più presto ristabilirsi un clima adeguato al momento che sta vivendo l’Italia”. *****La maturità di una nazione e l'idea stessa di una nazione si racchiudono nella forza di saper affrontare le situazioni di crisi e di pericolo in maniera unitaria e senza distinzioni di bandiere. Questo è quanto dovrebbe accadere in Italia, alla prese con una situazione difficile tra la congiunture economico-finanziarie e politico-sociali che la stanno portando sulla soglia della povertà, della recessione e della regressione culturale.È una questione di contenuti e di sostanza ma non solo. Si assiste inermi alla trasformazione dei valori che hanno rappresentato un modo di comportarsi per così dire “rispettoso e corretto”. E l'opinione pubblica è combattuta se ribellarsi al populismo o adagiarsi al sogno che la comunicazione berlusconiana propina ogni giorno su tutti i media.Come è possibile che al dialogo e alle proposte avanzate dal PD sull'economia, sulle famiglie, sull'istruzione si risponde con offese e insulti? Perché al rispetto delle regole, la maggioranza contrappone furbizia e sotterfugi per poi sbandierare un'anima candida in televisione? Perché si vuole trasformare il Parlamento nel luogo dell'avallo delle decisioni governative – a colpi di fiducia - delegittimandolo di ogni sua funzione legiferante?Il Partito Democratico pone domande alle cariche più rappresentative dello Stato sperando in risposte di garanzia per superare il clima di tensione e di paura che l'attuale maggioranza pone al primo posto nell'agenda politica italiana.Ogni giorno una novità che non è una “buona nuova” ma uno strappo alle regole. Stasera il direttivo dei senatori PD discuterà della “vicenda Villari” per assumere una posizione definitiva dopo l'atteggiamento ambiguo del senatore campano di voler confermare la sua carica di presidente della Commissione di Vigilanza Rai, nonostante questa sia avvenuta solo con i voti della maggioranza – più il suo eventuale voto e quello radicale Beltrandi.Villari, nonostante la richiesta da parte di Veltroni di mantenere un comportamento corretto nei confronti del suo mandato, del partito e del buon senso, ha cambiato atteggiamento e comincia a parlare da presidente. "Ho il dovere istituzionale – ha dichiarato - di far funzionare la commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai e garantire la sua continuità. La mia elezione è stata inconsueta ma sicuramente democratica e nel rispetto delle regole. Vorrei svolgere con dignità e umiltà il compito che mi è stato affidato".Nel frattempo i parlamentari di Idv, Leoluca Orlando e Pancho Pardi hanno annunciato le dimissioni dalla Commissione di Vigilanza Rai. "Nonostante il distacco manifestato dal presidente del Consiglio - ha spiegato Orlando - egli ha pubblicamente pronunciato un veto verso di me e gli altri esponenti del mio partito. Rassegno le mie dimissioni dalla Vigilanza come contributo alla denuncia di una inaccettabile mortificazione del Parlamento e della commissione di Vigilanza”. «Anche io - ha aggiunto Pardi - ho deciso di rassegnare le mie dimissioni dalla commissione perché la vera vigilanza è ad Arcore» Durissima la reazione di Antonio Di Pietro che in conferenza stampa, ha attaccato Berlusconi: “È un corruttore politico» ha dichiarato. “Ha cercato di corrompere me offrendomi un posto da ministro, ha tentato di corrompere Orlando, probabilmente è riuscito a corrompere Villari”. Il leader di Idv ha quindi aggiunto: “se resta Villari, è il presidente della maggioranza, non dell'opposizione. Crediamo così di aver stanato l'ambiguità della posizione di Villari, la cui nomina non ha più ragion d'essere”.Di Pietro ha ringraziato il PD e il resto dell'opposizione per la posizione assunta negli ultimi giorni e ribadito che Idv non procederà nella nomina di nessun altro candidato alla presidenza della Commissione di Vigilanza.Una linea condivisa dal vicesegretario del PD, Dario Franceschini che al termine di una riunione con Antonello Soro, Anna Finocchiaro e i commissari democratici in Vigilanza Rai ha dichiarato: “abbiamo apprezzato la scelta dell'Italia dei Valori di dare un contributo per sbloccare la situazione pur avendo avuto in questi mesi un sostanziale veto sul gruppo. Ora ci sembrano ci siano le condizioni per individuare una soluzione per la presidenza della Vigilanza che ci riporti nell'ambito delle regole parlamentari''. “Ora ci sembra ci siano le condizioni - ha concluso Franceschini - per una soluzione che rientri nelle regole parlamentari, cioè l'elezione di un esponente dell'opposizione con il consenso della maggioranza. E in questo quadro abbiamo rinnovato la richiesta al senatore Villari di dimettersi dalla carica”.
lunedì 17 novembre 2008
IL PAESE PRIMA DI TUTTO
Il Paese prima di tutto"
L'elezione di Obama ha cambiato alla radice la storia politica che viene dal '900".
Walter Veltroni, nel suo intervento alla giornata di studi promossa dal Partito Democratico su elezioni americane e crisi finanziaria, parla del grande passaggio che la storia si trova ad affrontare: il memorabile voto americano, ora tanto carico di aspettative, e una crisi finanziaria economica dai risvolti imprevedibili e preoccupanti.
Due eventi che, proprio perché così radicali e di segno opposto, possono rappresentare una reale cesura capace di determinare un nuovo tempo della storia.Un tempo che si caratterizza dalla necessità , sottolineata proprio dall’esperienza d’oltre oceano, di “due grandi campi politici che diano risposte a questa società e non a quella del Novecento. Prima si comporranno “meglio sarà per l'Europa". Da questo punto di vista il Partito democratico, sottolinea Veltroni, "è una grande forza democratica libera dai condizionamenti del passato che fa politiche anche più radicali" dei partiti tradizionali. Secondo il leader democratico dunque, bisogna saper "mettere insieme le energie migliori" che ci sono in campo capaci "di mettere a punto nuove risposte che devono caratterizzare due nuovi campi" politici. Questa è la scommessa del Pd: “costruire una grande forza democratica, libera dai condizionamenti del '900 capace ad esempio di fare politiche inclusive più libere. Perché la cosa peggiore non è la moderazione, ma il moderatismo del '900 in caccia di legittimazione".Ma “il nuovo tempo della storia”, come titola l’appuntamento organizzato dal PD, non passa solo attraverso la riorganizzazione della politica ma anche attraverso un nuovo e responsabile approccio verso l’economia. Per il segretario democratico alla "grave crisi economica e finanziaria", infatti, si deve risponde con "un nuovo modello di regole" che disciplini il mercato e al cui interno, però, viga "la massima libertà e nuovi e più avanzati sistemi di concorrenza".Ma prima, bisogna affrontare la grande crisi che rischia di far implodere l’economia. Per farlo, Veltroni indica quattro interventi prioritari a sostegno della crescita: "innanzitutto la riduzione delle tasse, agendo subito su quelle sul lavoro" e quindi "sostenere in consumi delle famiglie"; in secondo luogo, bisogna mettere in atto "una politica europea di riduzione dei tassi, per ridare ossigeno alle imprese". In terzo luogo, prosegue Veltroni, "serve una politica di investimenti e di sostegno alla competitività". Infine, è necessario agire "sulla riduzione della spesa pubblica, da praticare seriamente, non attraverso spot o annunci ma un'operazione di risanamento drastico". La ricetta del Partito Democratico dunque è chiara: "bisogna puntare su ricerca, innovazione e infrastrutture”.Walter Veltroni chiede al governo di varare subito misure anticrisi, mettendo in conto anche un rinvio del pareggio di bilancio, come hanno deciso di fare altri Paesi europei quali la Germania. ''E' urgente - ha puntualizzato il leader del Pd - una politica di crescita” ed è drammatico che dal governo non arrivi nulla in questo senso. “Non c'è - sottolinea Veltroni - né il decreto per le banche, né una misura per le famiglie e l'economia. Il governo - ha proseguito - ha parlato di 80 miliardi, ma non si capisce dove sono, forse sbucano dalla finanza creativa''.E’ duro il giudizio di Veltroni sul governo: primo perché povero di soluzioni reali per il futuro del Paese; secondo perché l’esecutivo sta commettendo ''un grave errore'' nel pensare di affrontare la crisi economica cercando di dividere il Paese. ''La ricerca di convergenze - rivendica Veltroni - non può essere affidata solo all'opposizione, anche se per noi è facile, perché per noi c'e' il Paese prima di tutto''.Le soluzioni proposte dal PD, però, non possono prescindere da una politica a livello globale, che eviti un "neopopulismo” che prenda il posto del parlamentarismo, a causa del rompersi del rapporto tra controllo e decisione. E’ questo il pericolo maggiore che il segretario PD vede sia in Europa che nel mondo. "Va configurandosi una nuova democrazia totalitaria – dice - in cui viene meno l'equilibrio tra le funzioni di governo e di controllo parlamentare" perché "le regole della democrazia vengono considerate da chi è al potere e dall'opinione pubblica, bisognosa di risposte in tempi rapidi e certi, una sorta di ostruzione" alle decisioni. Per questo è necessario perseguire un nuovo sistema di equilibrio che va raggiunto con una profonda innovazione senza la quale nelle società europee il parlamentarismo di tipo tradizionale rischia di essere travolto da una forma di neopopulismo".Il segretario del Pd sostiene che "non c'e' globalizzazione senza governo mondiale, perché globalizzazione e nazionalismo non stanno insieme ed è stato questo uno dei principali errori di Bush". Al tempo stesso,"per l'Europa questo rappresenta una grande sfida: abbiamo bisogno di favorire la costruzione di soggetti continentali e di un'Europa che parli con una voce sola", insomma è necessaria "un'Europa più forte".
L'elezione di Obama ha cambiato alla radice la storia politica che viene dal '900".
Walter Veltroni, nel suo intervento alla giornata di studi promossa dal Partito Democratico su elezioni americane e crisi finanziaria, parla del grande passaggio che la storia si trova ad affrontare: il memorabile voto americano, ora tanto carico di aspettative, e una crisi finanziaria economica dai risvolti imprevedibili e preoccupanti.
Due eventi che, proprio perché così radicali e di segno opposto, possono rappresentare una reale cesura capace di determinare un nuovo tempo della storia.Un tempo che si caratterizza dalla necessità , sottolineata proprio dall’esperienza d’oltre oceano, di “due grandi campi politici che diano risposte a questa società e non a quella del Novecento. Prima si comporranno “meglio sarà per l'Europa". Da questo punto di vista il Partito democratico, sottolinea Veltroni, "è una grande forza democratica libera dai condizionamenti del passato che fa politiche anche più radicali" dei partiti tradizionali. Secondo il leader democratico dunque, bisogna saper "mettere insieme le energie migliori" che ci sono in campo capaci "di mettere a punto nuove risposte che devono caratterizzare due nuovi campi" politici. Questa è la scommessa del Pd: “costruire una grande forza democratica, libera dai condizionamenti del '900 capace ad esempio di fare politiche inclusive più libere. Perché la cosa peggiore non è la moderazione, ma il moderatismo del '900 in caccia di legittimazione".Ma “il nuovo tempo della storia”, come titola l’appuntamento organizzato dal PD, non passa solo attraverso la riorganizzazione della politica ma anche attraverso un nuovo e responsabile approccio verso l’economia. Per il segretario democratico alla "grave crisi economica e finanziaria", infatti, si deve risponde con "un nuovo modello di regole" che disciplini il mercato e al cui interno, però, viga "la massima libertà e nuovi e più avanzati sistemi di concorrenza".Ma prima, bisogna affrontare la grande crisi che rischia di far implodere l’economia. Per farlo, Veltroni indica quattro interventi prioritari a sostegno della crescita: "innanzitutto la riduzione delle tasse, agendo subito su quelle sul lavoro" e quindi "sostenere in consumi delle famiglie"; in secondo luogo, bisogna mettere in atto "una politica europea di riduzione dei tassi, per ridare ossigeno alle imprese". In terzo luogo, prosegue Veltroni, "serve una politica di investimenti e di sostegno alla competitività". Infine, è necessario agire "sulla riduzione della spesa pubblica, da praticare seriamente, non attraverso spot o annunci ma un'operazione di risanamento drastico". La ricetta del Partito Democratico dunque è chiara: "bisogna puntare su ricerca, innovazione e infrastrutture”.Walter Veltroni chiede al governo di varare subito misure anticrisi, mettendo in conto anche un rinvio del pareggio di bilancio, come hanno deciso di fare altri Paesi europei quali la Germania. ''E' urgente - ha puntualizzato il leader del Pd - una politica di crescita” ed è drammatico che dal governo non arrivi nulla in questo senso. “Non c'è - sottolinea Veltroni - né il decreto per le banche, né una misura per le famiglie e l'economia. Il governo - ha proseguito - ha parlato di 80 miliardi, ma non si capisce dove sono, forse sbucano dalla finanza creativa''.E’ duro il giudizio di Veltroni sul governo: primo perché povero di soluzioni reali per il futuro del Paese; secondo perché l’esecutivo sta commettendo ''un grave errore'' nel pensare di affrontare la crisi economica cercando di dividere il Paese. ''La ricerca di convergenze - rivendica Veltroni - non può essere affidata solo all'opposizione, anche se per noi è facile, perché per noi c'e' il Paese prima di tutto''.Le soluzioni proposte dal PD, però, non possono prescindere da una politica a livello globale, che eviti un "neopopulismo” che prenda il posto del parlamentarismo, a causa del rompersi del rapporto tra controllo e decisione. E’ questo il pericolo maggiore che il segretario PD vede sia in Europa che nel mondo. "Va configurandosi una nuova democrazia totalitaria – dice - in cui viene meno l'equilibrio tra le funzioni di governo e di controllo parlamentare" perché "le regole della democrazia vengono considerate da chi è al potere e dall'opinione pubblica, bisognosa di risposte in tempi rapidi e certi, una sorta di ostruzione" alle decisioni. Per questo è necessario perseguire un nuovo sistema di equilibrio che va raggiunto con una profonda innovazione senza la quale nelle società europee il parlamentarismo di tipo tradizionale rischia di essere travolto da una forma di neopopulismo".Il segretario del Pd sostiene che "non c'e' globalizzazione senza governo mondiale, perché globalizzazione e nazionalismo non stanno insieme ed è stato questo uno dei principali errori di Bush". Al tempo stesso,"per l'Europa questo rappresenta una grande sfida: abbiamo bisogno di favorire la costruzione di soggetti continentali e di un'Europa che parli con una voce sola", insomma è necessaria "un'Europa più forte".
sabato 15 novembre 2008
UN NOVEMBRE NERO PER IL PREMIER, CRESCE IL PD
Un novembre nero per il premier
Sondaggio Ipr conferma il crollo del governo e la crescita del PD
Le vacanze sono finite e con l'arrivo di novembre anche la luna di miele tra paese e governo è finita. Non è una dichiarazione di qualche esponente del PD ma il risultato dell'ultimo sondaggio condotto da Ipr Marketing per “la Repubblica” che evidenzia la caduta del consenso del premier e della fiducia nei ministri del suo governo.Da un lato la congiuntura internazionale, il boomerang Alitalia e il malcontento generale delle persone sempre più impoverite, dall'altro l'inadeguatezza da parte del governo di adottare misure risolutive e di proporre prospettive migliori per il futuro, sono forse le cause maggiori del calo di consenso. A questo va aggiunta anche la stancante dinamica di gaffe, battute e spot pubblicitari che Berlusconi va dichiarando ogni volta che viene avvicinato dai cronisti o durante appuntamenti internazionali che hanno minato la sua credibilità sul piano nazionale e discreditato il prestigio dell'Italia all'estero.Solo ieri Berlusconi si lamentava della stampa e della televisione che in ogni modo cercava sempre di metterlo alla berlina. Oggi non sappiamo quale potrà essere la sua reazione dopo l'ulteriore dimostrazione che il vento sta cambiando. Ma volendo però spezzare una lancia in favore del premier va ricordato come lui sia sempre stato un “maestro” nei sondaggi e nella loro diffusione. Basta ricordare le recenti compagne elettorali per alzare la soglia di cautela nel elencare i dati che emergono dal sondaggio e tirane delle conclusioni affrettate. Nell'ultimo mese la fiducia in Berlusconi è calata di 4 punti percentuale assestandosi a quota 58. Anche il suo governo è sceso di 4 punti toccando quota 50, il ché è un dato abbastanza significativo se tiene presente che il minimo storico è pari a 49 nel maggio 2008.Della piccola crisi di consenso ne risentono anche i ministri del governo. Con le sole eccezioni di Sacconi, Bossi, Fitto, Bondi e Zaia, tutti i titolari dei dicasteri registrano dati negativi o invariati. L'unico a registrare un netto passo in avanti è il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi che aumenta di 5 punti e si attesta al primo posto nel gradimento generale a quota 63.Dei ventuno ministri solo 7 hanno un giudizio superiore o uguale alla soglia dei 50 punti. La maglia nera della perdita di fiducia è indossata da Maria Stella Gelmini, ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca. Non bastano le giustificazioni di Berlsuconi che addebita alla disinformazione generale e alla propaganda della sinistra il calo del consenso della sua “brava” ministro. Evidentemente le cose non sono come il premier va dicendo e gli studenti, in particolare, sono bene informati dei fatti e misfatti che stanno alla base delle riforme della scuola e dell'università proposte – e votate – dalla maggioranza. Risentono di un evidente calo di consenso anche i super ministri Tremonti, Brunetta, Matteoli, Prestigiacomo e Calderoli.Gli ultimi dati del sondaggio puntano l'indice sulla percentuale della fiducia espressa nei confronti dei maggiori partiti.
Cresce il consenso del Partito Democratico, 4 punti, e quello della Lega, 2 punti.
Il Pdl cala inesorabilmente di 4 punti.
A novembre comincia a cambiare il vento.
Sondaggio Ipr conferma il crollo del governo e la crescita del PD
Le vacanze sono finite e con l'arrivo di novembre anche la luna di miele tra paese e governo è finita. Non è una dichiarazione di qualche esponente del PD ma il risultato dell'ultimo sondaggio condotto da Ipr Marketing per “la Repubblica” che evidenzia la caduta del consenso del premier e della fiducia nei ministri del suo governo.Da un lato la congiuntura internazionale, il boomerang Alitalia e il malcontento generale delle persone sempre più impoverite, dall'altro l'inadeguatezza da parte del governo di adottare misure risolutive e di proporre prospettive migliori per il futuro, sono forse le cause maggiori del calo di consenso. A questo va aggiunta anche la stancante dinamica di gaffe, battute e spot pubblicitari che Berlusconi va dichiarando ogni volta che viene avvicinato dai cronisti o durante appuntamenti internazionali che hanno minato la sua credibilità sul piano nazionale e discreditato il prestigio dell'Italia all'estero.Solo ieri Berlusconi si lamentava della stampa e della televisione che in ogni modo cercava sempre di metterlo alla berlina. Oggi non sappiamo quale potrà essere la sua reazione dopo l'ulteriore dimostrazione che il vento sta cambiando. Ma volendo però spezzare una lancia in favore del premier va ricordato come lui sia sempre stato un “maestro” nei sondaggi e nella loro diffusione. Basta ricordare le recenti compagne elettorali per alzare la soglia di cautela nel elencare i dati che emergono dal sondaggio e tirane delle conclusioni affrettate. Nell'ultimo mese la fiducia in Berlusconi è calata di 4 punti percentuale assestandosi a quota 58. Anche il suo governo è sceso di 4 punti toccando quota 50, il ché è un dato abbastanza significativo se tiene presente che il minimo storico è pari a 49 nel maggio 2008.Della piccola crisi di consenso ne risentono anche i ministri del governo. Con le sole eccezioni di Sacconi, Bossi, Fitto, Bondi e Zaia, tutti i titolari dei dicasteri registrano dati negativi o invariati. L'unico a registrare un netto passo in avanti è il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi che aumenta di 5 punti e si attesta al primo posto nel gradimento generale a quota 63.Dei ventuno ministri solo 7 hanno un giudizio superiore o uguale alla soglia dei 50 punti. La maglia nera della perdita di fiducia è indossata da Maria Stella Gelmini, ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca. Non bastano le giustificazioni di Berlsuconi che addebita alla disinformazione generale e alla propaganda della sinistra il calo del consenso della sua “brava” ministro. Evidentemente le cose non sono come il premier va dicendo e gli studenti, in particolare, sono bene informati dei fatti e misfatti che stanno alla base delle riforme della scuola e dell'università proposte – e votate – dalla maggioranza. Risentono di un evidente calo di consenso anche i super ministri Tremonti, Brunetta, Matteoli, Prestigiacomo e Calderoli.Gli ultimi dati del sondaggio puntano l'indice sulla percentuale della fiducia espressa nei confronti dei maggiori partiti.
Cresce il consenso del Partito Democratico, 4 punti, e quello della Lega, 2 punti.
Il Pdl cala inesorabilmente di 4 punti.
A novembre comincia a cambiare il vento.
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