mercoledì 12 novembre 2008

UN PAESE IN CRISI

Un paese in crisi
Un paese vecchio, scoraggiato e sempre più povero.
E' l'Italia fotografata dall'ISTAT, non dai giornali che ce l'hanno col premier o dall'opposizione catastrofista. Questo è quanto emerge dall'Annuario Statistico Italiano dell'Istat con dati relativi a tutto il 2007 e a parte del 2008. Dati difficili da digerire per l'orgoglio patriottico e per un governo che non riesce ad arginare la crisi se non con spot pubblicitari, accuse alla stampa e offese all'opposizione.La crisi economica generale ha avuto un risvolto psicologico determinante nella percezione di soddisfazione tra le persone. La percentuale di coloro che si dichiarano molto o abbastanza soddisfatte per la propria situazione economica ha avuto un vero tracollo. Solo il 43,7 % della popolazione con almeno 14 anni si dichiara soddisfatto. Nel 2006 erano pari al 51,2% e nel 2001, 64,1%. Le stesse difficoltà si riscontrano analizzando i nuclei familiari: sono il 54,5% coloro che dichiarano un peggioramento della propria situazione economica, rispetto al 41% dell'anno precedente. Conseguentemente aumenta la percentuale delle famiglie che dichiarano aver registrato “molto peggiorata” la propria situazione, pari al 16,2% contro al 9,2 del 2006. Scendono le percentuali delle famiglie che hanno mantenuto invariato il livello economico (dal 51,9% del 2006 al 39,4 del 2007) e di quelle che hanno quantificato un miglioramento definendo “ottime” le proprie risorse (0,8% della popolazione).Per quanto riguarda l'istruzione, l'annuario conferma il trend positivo dell'aumento del numero di studenti iscritti. Si legge che “l’aumento della scolarizzazione ha prodotto, nel corso degli anni, un costante innalzamento del livello di istruzione della popolazione italiana; la quota di persone con qualifica o diploma di scuola secondaria superiore si attesta al 32,4%, mentre il 10,2% possiede un titolo di studio universitario”.In flessione il numero delle iscrizioni all'università (16mila iscrizioni in meno pari al 5% in meno) con l'eccezione dei corsi triennali di chimica-farmaceutica e ingegneria. La popolazione universitaria nel 2007 si attesta a 1 milione 800 mila unità con forte connotazione di mobilità territoriale in quanto uno studente su cinque studia in una regione diversa da quella di residenza.Le donne si confermano più propense a continuare con gli studi - 71 su 100 diplomate si iscrivono all'università - e più brave dei colleghi maschi nel conseguire la laurea in minor tempo: le laureate sono circa 24 ogni 100 venticinquenni contro i 17 laureati ogni 100 maschi della stessa età. “I dati dell’annuario Istat dimostrano come la scuola rappresenti una priorità nel nostro Paese e sia importante ed urgente mettere in atto una politica di investimenti che fornisca le risorse necessarie per innovare e migliorare”. Lo ha dichiarato Maria Coscia, responsabile Scuola del governo ombra del PD.“Tra i tagli indiscriminati che il governo propone, tanto per citare un esempio, c’è quello per l’istruzione degli adulti, mentre tutti i dati dimostrano che per raggiungere i livelli europei è necessario attivare un sistema di educazione permanente che accompagni lungo l’arco della vita. Allo stesso modo, in Italia siamo lontani dall’obiettivo di portare l’85% dei ragazzi al diploma e il resto alla qualifica professionale. Tutto questo a conferma che l’istruzione rappresenta una risorsa fondamentale per la crescita di un Paese e in nessun caso può diventare una spesa in più da tagliare come vorrebbero far credere i ministri Tremonti e Gelmini”. "I dati presentati oggi dall'Istat confermano l'illogicità dei tagli all'istruzione praticati dal Governo attraverso la riforma Gelmini e la manovra finanziaria". Lo ha dichiarato la capogruppo del PD nella commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni, che ha aggiunto: "si tratta di due provvedimenti contrari al dato di realtà della società italiana che presenta, al contrario, una crescente richiesta di istruzione e formazione". "Il Governo – ha sottolineato la Ghizzoni - può ancora ripensarci e lo può fare agendo sul piano programmatico proposto dal Governo per intervenire sulla scuola, che è lo strumento che definisce come e dove praticare i tagli e che è al momento in discussione nelle commissioni Cultura di Camera e Senato. Il PD – ha continuato - nel ribadire la propria netta contrarietà sull'operato del governo in materia scolastica, chiede una rivisitazione radicale del piano al fine di potenziare le risorse destinate alla scuola e qualificare l'offerta formativa. I dati dell'Istat non possono essere sottovalutati, il ministro Gelmini dovrebbe farsi un esame di coscienza e comprendere l'impraticabilità delle proprie proposte politiche". "Defraudare l’istruzione e la cultura di investimenti e di attenzione equivale a defraudare il Paese della sua stessa essenza e della sua possibilità di crescere. Questo sta facendo il Governo con i tagli alla scuola che risultano confermati nella legge di bilancio". Lo ha dichiarato la deputata del PD, componente della commissione Cultura della Camera, Rosa De Pasquale, che ha precisato: "permangono i tagli ai finanziamenti all’edilizia scolastica che il governo Prodi , dopo anni di mancati interventi, aveva previsto al fine di attivare un utile piano per l’edilizia scolastica di concerto con le regioni che ne avrebbero finanziato una parte. Lo stesso vale per i tagli ai finanziamenti per il funzionamento delle Istituzioni scolastiche e i fondi per le scuole paritarie"."Nuovamente - continua - il governo viene meno alle proprie promesse, non rilevando nemmeno che nel caso delle scuole paritarie le promesse fossero state fatte dal Presidente del Consiglio in persona. Inoltre non si capisce perché la maggioranza abbia dichiarato che poi sarà eventualmente il governo a disporre in tempi successivi il ripristino dei finanziamenti alle scuole paritarie".La popolazione è in aumento ma solo grazie all'afflusso straniero. Alla fine del 2007 la popolazione italiana era pari 59 milioni 620 mila in aumento di circa 488 mila rispetto al 2006 con il segno positivo determinato dal flusso migratorio pari a quasi 495 mila unità. I dati salienti del rapporto evidenziano come un italiano su 5 sia ultrasessantacinquenne e che gli stranieri residenti rappresentano il 5,8% della popolazione totale (il 1° gennaio erano 3.432.651). Dato incoraggiante sta nel miglioramento del tasso di fecondità delle donne italiane salito nel 2007 a 1,37 per donna.Aumentano le difficoltà sul lavoro e si allargano le distanze tra Nord e Sud per quanto riguarda il benessere generale. Il dato che emerge dall'Annuario parla chiaro: proporzionalmente al calo della soddisfazione lavorativa – che passa da 76,3% al 74,6% - aumenta quella relativa alla vita privata degli italiani intesa come famiglia, amici e tempo libero. In contro tendenza il tasso di disoccupazione che dopo aver raggiunto nel 2006 il dato più basso dal 1993 pari al 6,1%, torna a crescere attestandosi nel primo trimestre al 7,1% (per un totale di 23.170.000 occupati).Il meridione viene colpito in maniera maggiore dalla crisi: i cittadini che si dichiarano soddisfatti della propria condizione economica sono solo il 33,4% al Sud contro il 51,8% al Nord e il 43,1% al Centro. Lo stesso divario si consolida anche comparando la percezione dello stato di salute: la soddisfazione è pari al 77,3% nel Sud contro l'82,8% nel Nord. La percentuale dei nuclei familiari che dichiarano molto peggiorata della propria situazione economica scende fino al 18,7% nel Sud contro al 14,9% nel Nord.

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