sabato 22 novembre 2008

BUON VIAGGIO SANDRO...

22 novembre 2008
MAGAZINE Articolo
Buon viaggio Sandro
La scomparsa di Curzi: il cordoglio del PD e quello della rete
Chi era Sandro Curzi? Il giornalista con la pipa ha rappresentato nel giornalismo televisivo italiano e nella carta stampata una delle voci più autorevoli e lucide della sinistra ci costringe in un sabato mattina ad usare improvvisamente il verbo al passato. Dopo una lunga malattia, che lo aveva costretto sempre più spesso in casa tranne che per qualche passeggiata la domenica mattina a Villa Borghese, se ne è andato il papà del TG3 che i suoi avversari avevano soprannominato Telekabul, ai tempi in cui l’Afghanistan era ancora un protettorato sovietico e la Tv di stato passava solo le veline di regime. Un TG schierato, obiettivo proprio perché faceva capire apertamente di tifare per la sinistra così chi la pensava all’opposto ne faceva un punto di riferimento per scrutare le idee altrui e confrontarsi con rispetto.Toccnate il ricordo del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano:"Sono addolorato, perdo un amico. Le aspre polemiche che lo coinvolsero nel periodo della sua massima responsabilità giornalistica non lo indussero mai ad astiose chiusure nè ad alcuna attenuazione della sua autonomia di giudizio e del suo senso delle istituzioni". Walter Veltroni, segretario del PD e giornalista, ha voluto ricordare subito Sandro Curzi: “Se ne va un vecchio amico, un giornalista di razza, un uomo coraggioso e ironico che aveva percorso nella sua vita un grande tratto della storia della sinistra italiana. Era un uomo appassionato che prendeva di petto le cose con irruenza e capacità. Veniva da l’Unità e Paese Sera e in Rai arrivò negli anni della riforma inventando di sana pianta un Tg che era insieme agile, moderno, appassionato e, perché no schierato”. Veltroni ricorda che “gli avversari parlavano di un Tg troppo partigiano, lui non se la prendeva sapeva di aver messo in campo una redazione giovane, motivata professionalmente e appassionata alle notizie. La Rai era diventata la sua casa e, anche questi ultimi anni passati a Viale Mazzini nel Cda, hanno dimostrato la sua capacità di essere dalla parte del servizio pubblico, ovvero prima di tutto dalla parte dei cittadini che guardano la televisione. Aveva il rispetto e l’affetto di chi lavorava accanto a lui e la stima di tutti, per tantissimi Sandro Curzi era la sua voce così particolare, quella pipa di cui non si liberava mai, e le sue battute pungenti. Lo ricordiamo con dolore e mancherà a tutti, non solo a noi. Ci stringiamo alla sua famiglia in questo momento così difficile”. Per Paolo Gentiloni perdiamo “un protagonista della democrazia e dell’informazione. Spirito libero, uomo di sinistra, inventore di una bella stagione dell’informazione televisiva, Sandro Curzi mancherà a tutti noi”. “La scomparsa di Sandro Curzi e' una grande perdita per la cultura per la televisione e per il giornalismo italiano. Con profondo rigore personale e schietta coerenza alle proprie convinzioni, ha saputo dedicare la propriavita alla professione giornalistica con esemplare passione e lungimiranza.Infaticabile innovatore ha rappresentato per una generazione di giornalisti un autentico modello e per molti di noi un punto di riferimento sempre disponibile e sincero . Ciao Sandro ci mancherai”. Il ci mancherai di Giovanna Melandri è simile a quello dei tanti commenti comparsi su PdNetwork fin dalla prima mattina.
Fernando M. pensa a tutti quelli che "continuano a fare giornalismo, avolte anche scomodo, ma rimanendo sempre a testa alta". Wladimiro Trombetta si rivolge direttamente a Curzi: "Addio Sandro con te se ne va un uomo che tutti dovrebbero prendere a modello, sei e resterai la più bella penna del giornalismo di sinistra".E Zadig uno dei primi iscritti al PdNetwork ha trovato le parole migliori per chiudere questo pezzo: Addio Sandrone, ci mancheranno la tua penna e le tue parole, ci mancherà la tua grande umanità da nonno burbero e bonario. Grazie per tutto quello che hai fatto, ti ricorderemo sempre con affettoLa biografia: Sandro Curzi era nato a Roma il 4 marzo 1930. Resistente a 13 anni, comunista iscritto già a 14, chiamato a 19 anni da Enrico Berlinguer a ricostruire la Federazione giovanile comunista italiana (Fgci), Alessandro Curzi ha vissuto tutta la sua vita fedele, pur senza rigidità, alle idee di gioventù passando con Fausto Bertinotti a Rifondazione Comunista alla fine degli anni '90. Il suo impegno politico si è svolto all'interno dei mass media, dal primo articolo, quando era ancora adolescente, sull'Unità "clandestina" per raccontare l'assassinio di uno studente da parte di fascisti repubblichini, al ruolo di capo redattore nel mensile della Fgci 'Gioventù nuova', diretto da Enrico Berlinguer, fino alla vice direzione di Paese Sera, alla direzione del Tg3 e a quella di Liberazione. Inviato nel '51 nel Polesine per raccontare le conseguenze dell'alluvione, vi rimane come segretario della Fgci. Nel '56 fonda 'Nuova generazione' e nel '59 passa all'Unità, organo del Pci per il quale l'anno successivo viene inviato in Algeria per seguire la guerra di indipendenza. Lì intervista il capo del Fronte di Liberazione Ben Bellah. Dopo essere stato caporedattore dell'Unità, nel 1964 diventa responsabile stampa e propaganda della direzione del Pci. Negli anni '60 collabora fra l'altro alla crescita della radio 'Oggi in Italia' che trasmetteva da Praga ed era seguita in molte parti d'Europa da emigranti italiani. La stagione più calda, quella del '68 e poi dell'autunno del '69, della strage di Piazza Fontana e dei fatti che seguirono nei primi anni '70, Curzi la seguì da vice direttore di Paese Sera. Dalla metà degli anni '70 arriva l'impegno con la televisione: entra infatti in Rai nel 1975 con un bando di concorso indetto per l'assunzione di giornalisti di 'chiara fama' disposti a lavorare come redattori ordinari e comincia dal Gr1 diretto da Sergio Zavoli. Nel '76, con Biagio Agnes e Alberto La Volpe, dà vita alla terza rete televisiva della Rai mentre nel 1978 è condirettore del Tg3 diretto da Biagio Agnes. In questa veste 'scopre' Michele Santoro e collabora alla realizzazione del programma 'Samarcanda'. Diventa direttore del Tg3 nel 1987 dando a quel telegiornale una impronta inconfondibile, veloce e aggressiva che dà voce alle istanze della sinistra italiana interpretando gli umori di una crescente insofferenza verso la cosiddetta prima Repubblica. Soprannominato per questo, dagli avversari politici, 'Telekabul' (dalla capitale dell'Afghanistan occupata dall'Urss negli anni '70), il Tg3 cresce in spettatori (da poco più di 300 mila ai 3 milioni del '91) e autorevolezza. Nel '92 Curzi pubblica con Corradino Mineo il libro 'Giù le mani dalla Tv' (Sperling e Kupfer) e nel '93, in contrasto con il nuovo consiglio d'amministrazione della cosiddetta Rai dei professori (direttore generale Gianni Locatelli e presidente Claudio Demattè), si dimette. Passa prima a dirigere il Tg dell'allora Tele Montecarlo e poi, dal 1998 al 2005, dirige Liberazione. Dal 2005, eletto con i voti di Rifondazione, dei Verdi e della sinistra del Pds, diventa consigliere d'amministrazione della Rai di cui per tre mesi è stato anche presidente in qualità di consigliere anziano, prima di lasciare il posto a Claudio Petruccioli. Tra le sue esperienze va ricordata nel '94 la pubblicazione del libro 'Il compagno scomodo' (Mondadori) e nel '95 una curiosa partecipazione al Festival di Sanremo dove canta nel gruppo 'La riserva indiana' col nome, palesemente autoironico per chi era stato soprannominato Kojak, di grande capo Vento nei Capelli, eseguendo la canzone 'Troppo sole'.

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