PRIMO PIANO - Articolo
Intercettazioni: limiti su limiti
Berlusconi, Alfano e la Lega. Tutti assieme per smantellare un fondamentale strumento investigativo
Intercettazioni sì, intercettazioni no. Anzi forse. Con le nuove disposizioni volute dal Pdl e dalla Lega, il ddl sicurezza pone limiti su limiti all'uso delle intercettazioni. Limite temporale pari a due mesi. Limite di merito ossia sono se esistono "gravi indizi di colpevolezza" e non più semplici "indizi di reato", come prevede la normativa ancora vigore oggi. Verranno inoltre esclusi dall'elenco dei reati per cui saranno autorizzate le intercettazioni, l'insider trading, la manipolazione del mercato azionario, e l'aggiotaggio. Trenta giorni di carcere o ammenda dai 3 mila ai 10 mila euro per i giornalisti che pubblicheranno le intercettazioni. Queste sono le principali aggiunte ad una norma che sembra essere nella sostanza confermata. Ad eccezione della pornografia minorile, il contrabbando, i delitti contro la pubblica amministrazione e i reati concernenti sostanze stupefacenti e armi, potranno essere oggetto di intercettazioni solo i reati con pene superiori ai 5 anni. Intercettabili anche i reati di ingiuria, minaccia, usura, abusiva attività finanziaria, molestia o disturbo delle persone con il mezzo del telefono, lo stalkingL'unico ad essere entusiasta della riforma è il Guardasigilli Angelino Alfano felice di avere svolto il compito assegnatogli dal premier con grande celerità dopo lo stallo dei giorni scorsi. Né il PD, né l'Associazione nazionale magistrati sono dello stesso parere.
"La legge sulle intercettazioni non va assolutamente bene". Lo ha ribadito Walter Veltroni che a margine dell'inaugurazione della sede piemontese del PD. "Dire che si possono fare le intercettazioni solose ricorrono le condizioni di gravi indizi e' un errore perché le intercettazioni si fanno per appurare se esistono gravi indizi di colpevolezza, quindi la legge non va proprio bene".
"La nostra proposta é diversa - ha spiegato ancora il leader del PD - è che i magistrati usino le intercettazioni per tutti i reati allo scopo di accertare la verità poi queste intercettazioni non devono finire sui giornali, che è una elementare norma di tutela e di garanzia della privacy e dell'onorabilità dei cittadini".
"Siamo sconcertati, dopo tanta attesa il governo ha presentato un testo peggiore del precedente, che subdolamente reintroduce la possibilità astratta di sottoporre ad intercettazioni chi commette reati tra i 5 e i 10 anni, ma che in realtà limita gravemente il potere investigativo della polizia giudiziaria e della magistratura inquirente. Nel merito, la richiesta di 'gravi indizi di colpevolezza' per attivare le intercettazioni comprime fortemente la possibilità di utilizzarle efficacemente” ha dichiarato la capogruppo del PD nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti. “Un'ipotesi gravissima – ha continuato - che rivela il vero modo in cui Pdl e Lega considerano le intercettazioni: un accessorio delle indagini e non uno strumento essenziale per la ricerca della prova in presenza di gravi indizi di reato Inoltre, il presupposto dei gravi indizi di colpevolezza e' quello che giustifica le misure cautelari. Non si capisce allora perché si dovrebbero avviare le intercettazioni. Diciamoci la verità - sottolinea - il vero scopo di questa legge non è la tutela della riservatezza dei cittadini ma quella di impedire indagini serie per i gravi reati contro la pubblica amministrazione. Altro che accordo di maggioranza, questo è un attacco alla sicurezza di tutti i cittadini e alla trasparenza della gestione della cosa pubblica”. “Inoltre – ha proseguito la Ferranti - mi sembra assurdo e risibile che in caso un autore ignoto di reato sia solo la parte offesa a poter richiedere l'intercettazione e, tra l'altro, solo della propria utenza. Una privatizzazione delle indagini che contrasta con il principio dell'obbligatorietà dell' esercizio dell'azione penale e che lega le mani agli organi di investigazioni. Infatti - si chiede - nel caso di scarico di rifiuti tossici, o in presenza di altri reati ambientali e satelliti in cui la parte offesa è difficilmente identificabile, o magari compressa dalla paura o dalla minaccia, chi chiederà le intercettazioni”?"Questo testo – ha concluso la Ferranti - non evita l'uso strumentale delle intercettazioni ma bloccherà l'efficace contrasto alla criminalità. Il Pd presenterà in commissione radicali proposte di modifica al testo del governo, ma nel caso non fossero accolte,voteremo contro. Non ci presteremo a distruggere il sistema investigativo"."Vedremo e valuteremo, quella delle intercettazioni è una materia molto delicata. Io credo che il punto di partenza saggio sarebbe il testo che è stato approvato dall'aula della Camera due legislature fa". Lo ha dichiarato Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del PD al Senato."Vorrei mettere subito in chiaro che è inutile montare polemiche strumentali sul caso Genchi per giustificare qualunque norma di restrizione sulle intercettazioni telefoniche e sulle intercettazioni ambientali - sottolinea - Il caso Genchi va trattato con la dovuta cautela e con l'approfondimento necessario, e certo ci vuole un serio approfondimento su quello che è avvenuto, ma teniamolo distante dalla riforma delle norme sulle intercettazioni telefoniche. E' un'altra partita, va guardata con grande attenzione, bisogna tenere insieme le libertà dei cittadini e le possibilità di investigazione. Non nego che si sia ricorso tavolta troppo alle intercettazioni telefoniche, evitando così altri strumenti di indagine più faticosi e meno immediati. Però non metterei in correlazione, come mi pare stia facendo il Presidente Berlusconi, le vicende di cronaca legati all'affare Genchi con questa riforma. Capisco che si voglia creare nell'opinione pubblica un senso diffuso che appoggi qualunque restrizione rispetto alle intercettazioni telefoniche, ma esse sono molto spesso essenziali ai fini delle indagini. L'unica buona notizia - ha concluso Anna Finocchiaro - è che sono rientrati i reati contro la Pubblica amministrazione tra quelli per i quali si possono disporre le intercettazioni". “Così hanno vanificato un fondamentale strumento investigativo. Così la magistratura inquirenterischia di chiudere. Di molti reati, a cominciare dalla corruzione, non si scoprirà più il colpevole". Lo ha dichiarato Luca Palamara, presidente dell'Associazione nazionale magistrati e pm a Roma, inun'intervista a “ la Repubblica”."Nessun pm - continua il leader Anm- potrà più chiedere un'intercettazione, se si prevede che debbano essere necessari, per ottenerla, i 'gravi indizi di colpevolezza'. Quando io, come pm, hogià in mano dei 'gravi indizi di colpevolezza' nei confronti di un soggetto significa che non ho più bisogno di mettere un telefono sotto controllo perché sono già in possesso di elementi sufficienti per chiudere l'indagine o, addirittura, se sussistono le esigenze cautelari, per chiedere l'arresto"."Inserire quella formula nel codice produce, al contrario - ha osservato Palamara - un effetto estremamente negativo perchè impedisce di accertare i crimini quando i 'gravi indizi' ancora non ci sono. Faccio un esempio: se nell'inchiesta di Guidonia fossero stati necessari i 'gravi indizi di colpevolezza' per ottenere le intercettazioni contro il gruppo degli stupratori, i colleghi non avrebbero potuto ottenerle perche' gli elementi acquisiti ancora non rientravano nella categoria indicata adesso dal governo".
sabato 31 gennaio 2009
RIVOLUZIONE VERDE
31 gennaio 2009 PRIMO PIANO - Articolo
Rivoluzione verde
"Dalla green economy, una grande piano di riconversione ambientale per creare 1 milioni di posti di lavoro e fare uscire il Paese dalla crisi". Walter Veltroni, segretario nazionale del Pd "Oggi il Pd è il partito di un ecologismo moderno, che ha dentro di sé il Dna del riformismo. L’ambiente è il cuore del progetto politico del Partito democratico. Per questo proponiamo un piano per 1 milione di posti di lavoro, serio, che avrebbe bisogno di poco dispendio di risorse e assicurerebbe molti benefici". Lo ha annunciato il segretario del Pd, Walter Veltroni, a conclusione del convegno "Un nuovo new deal ecologico", organizzato dagli Ecologisti democratici, presso la sede del Pd di Largo del Nazareno. Ecco la sintesi dell’intervento del segretario nazionale del Pd.La crisi economica cambierà radicalmente il paese e il governo non riesce a dominare e nemmeno ad interpretare la crisi. Eppure da come si uscirà dalla crisi dipenderà la collocazione internazionale del nostro Paese. Non è mai successo che si verificasse una crisi di sistema come questa, in cui le crisi si manifestano tutte insieme. La cassa integrazione sta raggiungendo livelli difficilmente gestibili, 2 milioni di persone vivono senza ammortizzatori sociali. Non possiamo escludere che senza dei provvedimenti immediati si faccia largo nella società un orientamento allo scambio tra la decisione e le procedure democratiche. Uno scambio che magari non si risolve con la dittatura, ma con una democrazia più povera, più asciutta che mette il potere nelle mani di uno solo. Il governo di fronte alla crisi non ha idee, ha perso il controllo, da mesi non produce nulla. C'è una assenza totale, persino fisica, del presidente del Consiglio che fa campagna elettorale in Sardegna come se questa crisi non lo riguardasse. Quella che ha investito l'Occidente e con esso l'Italia è una crisi economica, finanziaria, ma anche sociale. Il Pd deve per questo essere la forza capace di interpretare l’inquietudine che c’è nel Paese e proporre un piano di innovazioni. E’ adesso nella crisi il momento delle riforme, perché altrimenti il rischio è che la crisi duri più a lungo e che, una volta finita, si ripresentino gli stessi problemi, soprattutto in un Paese come il nostro in cui rimangono problemi irrisolti e sacche di arretratezza. Mai in Italia dal dopoguerra a oggi si è conosciuta una grande stagione riformista e il Pd deve spingere ora, non tra 4 anni, per aprire una stagione di riforme, che parta però da due condizioni fondamentali, ovvero la riforma degli ammortizzatori sociali, per non avere un welfare ingiusto, e una rivoluzione ambientale.La Rivoluzione verde è l’unica leva di sviluppo dell’economia occidentale. E’ necessaria per lasciare un mondo migliore alle generazioni future e rispetto alle altre stagioni dello sviluppo, quella dell’auto, dell’edilizia e delle telecomunicazioni, è virtuosa e senza contraddizioni. In Italia rispetto agli altri paesi occidentali c’è bisogno di fare di più, per questo proponiamo un piano decennale in 10 punti:1) Riqualificazione energetica degli edifici. Rendere permanenti le agevolazioni fiscali del 55% per gli interventi di efficienza energetica delle abitazioni e degli edifici privati. Avviare un piano straordinario di riqualificazione per gli edifici pubblici (scuole e ospedali in testa), con l’istituzione di un fondo di rotazione di 100 milioni di euro all’anno, per l’efficienza energetica e la messa in sicurezza. Costruzione di 100 mila nuovi alloggi tra edilizia pubblica e canone agevolato: case a bassissimo consumo energetico.2) Auto. Ecoincentivi per la rottamazione vincolati ad auto a basse emissioni e bassi consumi. Sostegno alla ricerca e all’innovazione dell’industria automobilistica per le auto ecologiche del futuro.3) Trasporto pubblico. Favorire investimenti pubblici per il rinnovo del parco mezzi con acquisto di autobus a metano. Avviare un piano di 1.000 treni per i pendolari, con 300 miliardi di euro all’anno per cinque anni.4) Elettrodomestici. Ecoincentivi per l’acquisto di frigoriferi e congelatori a basso consumo e per prevedere l'ampliamento a lavatrici e lavastoviglie ad alta efficienza energetica delle tipologie di elettrodomestici che possono usufruire delle detrazioni; blocco delle vendite o sovrattassa per tutti gli apparecchi fuori da classe A e da classe A+ per i frigoriferi.5) Fonti rinnovabili. Raddoppiare nei prossimi dieci anni l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili.6) Semplificazione e certezza delle regole. Rendere più semplici le procedure delle autorizzazioni per gli impianti che utilizzino fonti rinnovabili e garantiscano risparmio energetico. Le Regioni completino entro la fine dell’anno i loro piani energetici per il rispetto del “20-20-20”. I Comuni, sempre nell’arco di quest’anno, adeguino i propri regolamenti edilizi e urbanistici, affinché tutte le nuove costruzioni rispettino gli obblighi di legge per la produzione di calore e di energia elettrica.7) Industria delle energie da fonti rinnovabili. Proseguire e rafforzare il progetto “Industria 2015” per costruire un’industria nazionale del settore, per promuovere nuove industrie che producano impianti, tecnologie, pannelli solari, nuovi materiali per l’edilizia, ecc.8) Ricerca. Ripristinare il credito d’imposta per la ricerca e l’innovazione tecnologica.9) Rifiuti. Incentivare il riciclo dei rifiuti e l’industria ad esso collegata: un incremento del 15% in dieci anni rispetto ai livelli attuali rappresenterebbe il 18% dell’obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni di CO2. e significherebbe far scendere i consumi energetici di 5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.10) Infrastrutture. Ripristinare i fondi per le infrastrutture a livello nazionale e usare le opportunità dell’allentamento del patto di stabilità per i Comuni per aprire subito i cantieri per piccole e medie opere di riqualificazione del territorio e delle città, per la manutenzione di scuole, ferrovie e strade.Ripristinare i fondi per la difesa del suolo dimezzati dal governo (dai 510 milioni di euro del 2008 ai 269 milioni del 2009, per arrivare nel 2011 a 93 milioni).Insomma, scegliendo per l’Italia la via della green economy, presentando un grande piano di riconversione ambientale si sostiene e si rilancia l’economia, si rispettano gli impegni presi a livello europeo. Entro tre mesi il governo faccia finalmente conoscere quali sono i piani di azione per il rispetto degli obiettivi “20-20-20”, come hanno fatto Francia, Gran Bretagna e Germania. Attraverso la via della green economy si coinvolgono, fra nuovi lavori e riqualificazione (o almeno “salvataggio”) di quelli esistenti, un milione di posti di lavoro nei prossimi cinque anni. Il Pd è pronto a raccogliere questa sfida e ad essere il principale partito italiano per un ecologismo moderno.
Rivoluzione verde
"Dalla green economy, una grande piano di riconversione ambientale per creare 1 milioni di posti di lavoro e fare uscire il Paese dalla crisi". Walter Veltroni, segretario nazionale del Pd "Oggi il Pd è il partito di un ecologismo moderno, che ha dentro di sé il Dna del riformismo. L’ambiente è il cuore del progetto politico del Partito democratico. Per questo proponiamo un piano per 1 milione di posti di lavoro, serio, che avrebbe bisogno di poco dispendio di risorse e assicurerebbe molti benefici". Lo ha annunciato il segretario del Pd, Walter Veltroni, a conclusione del convegno "Un nuovo new deal ecologico", organizzato dagli Ecologisti democratici, presso la sede del Pd di Largo del Nazareno. Ecco la sintesi dell’intervento del segretario nazionale del Pd.La crisi economica cambierà radicalmente il paese e il governo non riesce a dominare e nemmeno ad interpretare la crisi. Eppure da come si uscirà dalla crisi dipenderà la collocazione internazionale del nostro Paese. Non è mai successo che si verificasse una crisi di sistema come questa, in cui le crisi si manifestano tutte insieme. La cassa integrazione sta raggiungendo livelli difficilmente gestibili, 2 milioni di persone vivono senza ammortizzatori sociali. Non possiamo escludere che senza dei provvedimenti immediati si faccia largo nella società un orientamento allo scambio tra la decisione e le procedure democratiche. Uno scambio che magari non si risolve con la dittatura, ma con una democrazia più povera, più asciutta che mette il potere nelle mani di uno solo. Il governo di fronte alla crisi non ha idee, ha perso il controllo, da mesi non produce nulla. C'è una assenza totale, persino fisica, del presidente del Consiglio che fa campagna elettorale in Sardegna come se questa crisi non lo riguardasse. Quella che ha investito l'Occidente e con esso l'Italia è una crisi economica, finanziaria, ma anche sociale. Il Pd deve per questo essere la forza capace di interpretare l’inquietudine che c’è nel Paese e proporre un piano di innovazioni. E’ adesso nella crisi il momento delle riforme, perché altrimenti il rischio è che la crisi duri più a lungo e che, una volta finita, si ripresentino gli stessi problemi, soprattutto in un Paese come il nostro in cui rimangono problemi irrisolti e sacche di arretratezza. Mai in Italia dal dopoguerra a oggi si è conosciuta una grande stagione riformista e il Pd deve spingere ora, non tra 4 anni, per aprire una stagione di riforme, che parta però da due condizioni fondamentali, ovvero la riforma degli ammortizzatori sociali, per non avere un welfare ingiusto, e una rivoluzione ambientale.La Rivoluzione verde è l’unica leva di sviluppo dell’economia occidentale. E’ necessaria per lasciare un mondo migliore alle generazioni future e rispetto alle altre stagioni dello sviluppo, quella dell’auto, dell’edilizia e delle telecomunicazioni, è virtuosa e senza contraddizioni. In Italia rispetto agli altri paesi occidentali c’è bisogno di fare di più, per questo proponiamo un piano decennale in 10 punti:1) Riqualificazione energetica degli edifici. Rendere permanenti le agevolazioni fiscali del 55% per gli interventi di efficienza energetica delle abitazioni e degli edifici privati. Avviare un piano straordinario di riqualificazione per gli edifici pubblici (scuole e ospedali in testa), con l’istituzione di un fondo di rotazione di 100 milioni di euro all’anno, per l’efficienza energetica e la messa in sicurezza. Costruzione di 100 mila nuovi alloggi tra edilizia pubblica e canone agevolato: case a bassissimo consumo energetico.2) Auto. Ecoincentivi per la rottamazione vincolati ad auto a basse emissioni e bassi consumi. Sostegno alla ricerca e all’innovazione dell’industria automobilistica per le auto ecologiche del futuro.3) Trasporto pubblico. Favorire investimenti pubblici per il rinnovo del parco mezzi con acquisto di autobus a metano. Avviare un piano di 1.000 treni per i pendolari, con 300 miliardi di euro all’anno per cinque anni.4) Elettrodomestici. Ecoincentivi per l’acquisto di frigoriferi e congelatori a basso consumo e per prevedere l'ampliamento a lavatrici e lavastoviglie ad alta efficienza energetica delle tipologie di elettrodomestici che possono usufruire delle detrazioni; blocco delle vendite o sovrattassa per tutti gli apparecchi fuori da classe A e da classe A+ per i frigoriferi.5) Fonti rinnovabili. Raddoppiare nei prossimi dieci anni l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili.6) Semplificazione e certezza delle regole. Rendere più semplici le procedure delle autorizzazioni per gli impianti che utilizzino fonti rinnovabili e garantiscano risparmio energetico. Le Regioni completino entro la fine dell’anno i loro piani energetici per il rispetto del “20-20-20”. I Comuni, sempre nell’arco di quest’anno, adeguino i propri regolamenti edilizi e urbanistici, affinché tutte le nuove costruzioni rispettino gli obblighi di legge per la produzione di calore e di energia elettrica.7) Industria delle energie da fonti rinnovabili. Proseguire e rafforzare il progetto “Industria 2015” per costruire un’industria nazionale del settore, per promuovere nuove industrie che producano impianti, tecnologie, pannelli solari, nuovi materiali per l’edilizia, ecc.8) Ricerca. Ripristinare il credito d’imposta per la ricerca e l’innovazione tecnologica.9) Rifiuti. Incentivare il riciclo dei rifiuti e l’industria ad esso collegata: un incremento del 15% in dieci anni rispetto ai livelli attuali rappresenterebbe il 18% dell’obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni di CO2. e significherebbe far scendere i consumi energetici di 5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.10) Infrastrutture. Ripristinare i fondi per le infrastrutture a livello nazionale e usare le opportunità dell’allentamento del patto di stabilità per i Comuni per aprire subito i cantieri per piccole e medie opere di riqualificazione del territorio e delle città, per la manutenzione di scuole, ferrovie e strade.Ripristinare i fondi per la difesa del suolo dimezzati dal governo (dai 510 milioni di euro del 2008 ai 269 milioni del 2009, per arrivare nel 2011 a 93 milioni).Insomma, scegliendo per l’Italia la via della green economy, presentando un grande piano di riconversione ambientale si sostiene e si rilancia l’economia, si rispettano gli impegni presi a livello europeo. Entro tre mesi il governo faccia finalmente conoscere quali sono i piani di azione per il rispetto degli obiettivi “20-20-20”, come hanno fatto Francia, Gran Bretagna e Germania. Attraverso la via della green economy si coinvolgono, fra nuovi lavori e riqualificazione (o almeno “salvataggio”) di quelli esistenti, un milione di posti di lavoro nei prossimi cinque anni. Il Pd è pronto a raccogliere questa sfida e ad essere il principale partito italiano per un ecologismo moderno.
giovedì 29 gennaio 2009
UNA RIFORMA DELUDENTE E INADEGUATA
29 gennaio 2009 GOVERNO OMBRA - Articolo
Una riforma deludente e inadeguata
Riforma della Giustizia: il voto negativo del PD alla relazione del ministro Alfano. Tenaglia e Finocchiaro: "Relazione burocratica". "Deludente, inadeguata. Con un taglio marcatamente burocratico". Così il vicepresidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, definisce la Relazione del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, intervenendo nell'Aula del Senato. "Considerata la drammatica situazione della giustizia – ha dichiarato Zanda - i senatori del Pd vogliono ribadire la loro disponibilità ad affrontare, senza tabù e senza pregiudizi, il tema centrale della riforma della giustizia con l'unico obiettivo di garantire ai cittadini del nostro Paese giudizi giusti e solleciti. Il ministro Alfano ci dica una data, un luogo, un tavolo intorno al quale incontrarci per discutere della giustizia per i cittadini. Ce lo dica e noi saremo lì". "Il Governo – ha continuato Zanda in Aula - non ha un adeguato disegno riformatore sulla giustizia. E in particolare disapprovo il silenzio molto pesante del Guardasigilli di fronte a iniziative del Governo il cui contenuto avrà effetti negativi consistenti sulla situazione della giustizia e della sicurezza del nostro Paese. Il ministro non ha protestato per il taglio di 800 milioni di euro alla 'sua' giustizia. Non ha protestato per i tagli alla sicurezza pubblica e all'ordine pubblico. Non ha protestato quando sono stati tagliati otto miliardi in tre anni alla scuola con una riduzione di circa 130 mila unità tra docenti e altro personale. Tagli gravissimi perché le risposte 'prime' ai problemi della giustizia e della sicurezza debbono essere trovate innanzitutto nella società. Alfano - continua il vicepresidente dei senatori del Pd - non ha protestato nemmeno per la riduzione ai trasferimenti a Regioni e Comuni, né per il mancato rimborso ai Comuni per l'ici. Poi non c'è da lamentarsi per la scarsa manutenzione urbana, per l'insufficiente illuminazione nelle periferie delle nostre città che rende più facile la vita ai teppisti e ai violenti. Il Ministro Alfano non ha protestato quando la sua maggioranza ha abrogato qui al Senato la norma che colpiva l'autoriciclaggio, richiesta sia dalla Commissione antimafia sia dal procuratore Grasso. Non ha mai sollecitato la relazione al Parlamento sulla lotta all'evasione fiscale. Evadere il fisco è un atto criminale". "Il Pd disapprova inoltre che il ministro Alfano abbia omesso ogni riferimento al lodo che porta il suo nome. Il Guardasigilli promuovendo e determinando la legge che ha dato l'immunità al Presidente del Consiglio ha messo in atto due comportamenti politici che un ministro di giustizia di un Paese democratico non dovrebbe avere. Ha immesso nell'ordinamento il privilegio di rendere inapplicabile la legge nei confronti di una specifica persona, e ha indotto la sua maggioranza a votare in materia di giustizia una legge che ha solo ed esclusivamente motivazione politica di parte. Non credo – ha concluso Zanda - che al Ministro faccia piacere che il suo nome resti legato solo al lodo Alfano. Gli auguro quindi, e lo auguro al nostro Paese, che possa adesso dimostrare di saper promuovere una riforma democratica della giustizia. Una riforma della giustizia per i cittadini". "Mi è sembrata una relazione di taglio burocratico, mi pare che ciò che non è emerso è che, come ci ricordano ormai tutte le fonti internazionali, la giustizia è un fattore di competitività del Paese". Ha dichiarato Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd in merito alla relazione del ministro della giustizia Alfano nell'aula del Senato. "Noi siamo in un'aperta crisi economica – ha sottolineato Anna Finocchiaro - Sostenere il nostro sistema produttivo e creare un ambiente che sia favorevole per gli investimenti esteri in Italia dipende anche dalla qualità della nostra giustizia. Questo avrebbe significato secondo me, continuare quel processo virtuoso, cominciato dal primo governo Prodi, che individuava strumenti per abbattere l'arretrato e andare verso una vera riorganizzazione che dia efficienza e celerità al sistema. Questo non è fatto dal governo Berlusconi 2001-2006, che si è occupato del rapporto tra politica e magistratura, con una serie ininterrotta di legge anche ad personam. Anche oggi non si è colto questo dato essenziale e invece dovrebbe essere il punto dal quale la maggioranza parte. Per ciò che riguarda la riforma della giustizia - continua la presidente del gruppo del Pd al Senato - io credo sia meglio lasciar perdere la Costituzione e la possibilità di cambiarla a colpi di maggioranza. Una contrarieta' -spiega ancora - che non e' capriccio ne' presa di posizione corporativistiva a favore della magistratura. C'e', infatti, una ragione piu' profonda: e' in atto una trasformazione di fatto del nostro impianto costituzionale. La decretazione d'urgenza e la riforma costituzionale per regolamenti ne sono gli indicatori. Noi siamo persone serie e responsabili e l'abbiamo dimostrato col federalismo fiscale. Ma torno a ripetere, non è quello della riforma costituzionale la strada per dare alle imprese e ai cittadini italiani una giustizia più celere, più efficiente e più affidabile". ***Di seguito l'intervento in Aula del ministro ombra della Giustizia, Lanfranco TenagliaPresidente, Ministro, onorevoli colleghi,Il Pd ha presentato una risoluzione con la quale non si approva la relazione del Ministro.In questo primo anno di legislatura la politica della giustizia del governo è stata assente completamente nel contrasto a quello che Lei sig Ministro ha chiamato e noi condividiamo essere il vero avversario della giustizia: la lentezza dei processi; lacunosa quando si è timidamente manifestata con riferimento al processo civile perché con la sua proposta non si affrontano i due problemi veri del processo civile: la macedonia di riti processuali che noi alla camera abbiamo proposto di ridurre, e la sua maggioranza ce lo ha impedito, e i tempi certi e definiti di durata del singolo processo, che il PD voleva introdurre mediante l’udienza di programma e il suo governo e la sua maggioranza hanno risposto no;dannosa nell’unico e solo provvedimento approvato il lodo che porta il suo nome che avrebbe meritato da Lei almeno una citazione nella relazione, non se ne vergogni, in fondo, come abbiamo da subito denunciato, ha due soli piccoli difetti: ha reso alcuni cittadini meno eguali degli altri nei confronti della legge, compiendo un grave strappo al dettato costituzionale e ha garantito l’immunità al Presidente del consiglio; e nella totale accondiscendenza alla furia dimezzatrice del ministro dell’Economia che le ha imposto, invece dei necessari stanziamenti, un taglio ai fondi per la giustizia di 800milioni di euro in tre anni e di procedere al blocco delle riqualificazione e delle assunzioni del personale amministrativo Altro che Giustizia quale emergenza nazionale il Suo Governo sta sulla giustizia, come in tema di crisi economica, esercitando la più grossa opera di irresponsabilità nazionale che la vita politica italiana ricordi;omissiva quando non ha impedito la presentazione, da parte del Ministro Tremonti che alla faccia della coerenza aveva minacciato dimissioni per molto meno, della riforma del reato di bancarotta che prevede la sostanziale depenalizzazione per il reato di bancarotta patrimoniale e le cui conseguenze sarebbero gravissime, perché consentirebbe la prescrizione anche per procedimenti in corso, compresi quelli per i crac Parmalat e Cirio, con una grande beffa per i diritti dei consumatori truffati e per la certezza della pena. Nella prospettiva futura la sua Relazione è deludente, inutilmente rivendicativa e generica sulle proposte in grado di avere dignità e forza tali da essere non dico condivise ma almeno condivisibili.Sig. Ministro ha rivendicato per la sua funzione maggiori poteri, senza dirci cosa e come intende concretizzare tale rivendicazione, questo innanzitutto ci preoccupa ma ci impone anche di invitarla, prima di far questo, almeno ad esercitare i poteri che ha già e che dimentica di porre in opera. Le indico tre compiti che potrebbe da subito svolgere con grande beneficio per la Giustizia e per gli interessi dei cittadini: consenta la costituzione definitiva della Scuola della magistratura la cui entrata in funzione viene senza ragioni dalla sua inerzia e da quella del C.S.M. di fatto impedita;realizzi quello che il Governo Prodi nella scorsa legislatura aveva previsto il centro unico nazionale di ascolto per le intercettazioni, questa sarebbe un risparmio vero sui costi delle intercettazioni e non quello derivante da surrettizi budget imposti alle procure che in realtà servirebbero all’altro scopo molto meno commendevole di impedire lo svolgimento delle indagini;la smetta con le proroghe all’entrata in vigore della legge sulla Class action, legge fondamentale per tutelare quelle migliaia di cittadini consumatori che sono stati lesi nei loro diritti che tutti a parole diciamo di voler tutelare, ma che nei fatti aspettano ancora giustizia. E’ una legge che esiste già e non ha bisogno di ulteriori interventi che la stravolgano, state perdendo tempo per l’unica e sola ragione di trovare il sistema per tutelare le grandi imprese, banche e società assicurative per le azioni commesse nel passato e che si voglio coprire con il velo dell’immunità. La giustizia italiana ha una grande necessità di riforme che le consentano di assolvere al meglio la funzione cui è chiamata riuscendo a superare i principali punti di criticità. E’ necessario un intervento normativo globale e coerente per realizzare, per la prima volta, una politica della ragionevole durata del processo, la parità tra accusa e difesa, l’effettività della pena e un maggiore equilibrio tra poteri nel rispetto del quadro costituzionale.Per giungere a simili obiettivi servirebbe un cammino comune. Ciò presuppone come condizione preliminare il dialogo del governo con gli operatori della giustizia magistrati, avvocati e personale amministrativo, da sviluppare nelle sedi appropriate e non sui media o in qualche piazza come è prassi di questo governo e del presidente del Consiglio.In questa cornice l’approccio al problema scelto dal presidente della Camera è corretto sia nel merito che nel metodo; Berlusconi ed i suoi ministri lo ascoltino perché le riforme le si fanno insieme ai diretti interessati e non contro, come ha fatto per ora questo governo. Noi, fin dall’inizio, abbiamo cercato il confronto, convinti che su una materia così delicata questa strada sia nell’interesse del paese e l’unica atta a garantire efficacia e durata dei provvedimenti. Però questa maggioranza ha interpretato il dialogo come una gentile concessione all’opposizione, ponendo minacciosi ultimatum. A questo noi abbiamo risposto e continueremo a rispondere che non faremo da notai a decisioni cui non avremo contribuito con nostre proposte. Nella logica della maggioranza troppo spesso sembra non esistere nessuna possibilità di confronto ma solo l’accettazione supina delle proposte annunciate.A questa logica noi non opponiamo lo stereotipo dell'opposizione riottosa e incapace di proposta, ma dimostreremo che, quando c'è la disponibilità del Governo e della maggioranza, noi ci siamo.Non sappiamo se sulla giustizia ciò potrà avvenire. Ma sappiano che dipende dal Governo e dalla maggioranza, che dal Governo e dalla maggioranza dipende la possibilità di costruire consenso intorno a riforme che servano al Paese.E sulla riforma della Costituzione sul punto dell’assetto della Magistratura occorre essere chiari, ma anche intendersi.Il PD mantiene le sue riserve e la sua contrarietà a riforme di questo genere sia per il metodo che intendete seguire, sia per il merito delle proposte che avanzate che sostanzialmente è riferito alla separazione delle carriere.Intervenire sulla Costituzione solo sul delicato e fondamentale punto dell’equilibrio tra poteri dello stato, senza una riforma complessiva che abbracci l’intero sistema istituzionale (poteri del Governo, assetto del Parlamento, ruolo e funzioni delle istituzioni di garanzia e di controllo), non sarebbe una riforma utile, ma una surrettizia alterazione degli assetti sanciti dalla Costituzione. Una forzatura a cui di fatto e nella prassi istituzionale che si sta imponendo corrisponde una costante sottrazione di poteri e funzioni del parlamento e la progressiva alterazione dei principi che presiedono al funzionamento del governo, così come è stato sancito dal dettato costituzionaleDi fronte a ciò il PD non fa un passo indietro. Nessuna condivisione è possibile se l’obiettivo di questo governo è quello di modificare la costituzione a colpi di maggioranza, facendosi beffa di principi fondamentali e animati dall’intento di “normalizzare” la magistratura e di regolare i conti.Il metodo giusto piuttosto è quello di fare una manutenzione costituzionale senza strappi ai principi di autonomia e indipendenza della magistratura e di soggezione del giudice alla legge. Noi vogliamo rafforzare e rendere più effettivo il principio di responsabilità della magistratura, disciplinare, professionale e istituzionale.. Per questo non ci nascondiamo la necessità di intervenire con riforme che riguardano anche la giustizia come potere e proponiamo di riformare la legge elettorale del C.S.M., di riportare a 30 il numero dei componenti, di istituire la sezione disciplinare autonoma, di regolare i poteri del C.S.M. di dare pareri al ministro e di decidere le cd pratiche a tutela e di rendere effettivo il principio di obbligatorietà dell’azione penale Con legge ordinaria si può fare tanto, fors’anche tutto.Serve una riforma non una controriforma. Il centrosinistra nella scorsa legislatura, dopo 40 anni ha riformato l’ordinamento giudiziario stabilendo valutazioni di professionalità per i magistrati approfondite e frequenti nel tempo (ogni 4 anni), illeciti disciplinari tipici, temporaneità degli incarichi direttivi e netta e rigida distinzione delle funzioni tra giudici e Pm. Ciò è avvenuto anche con il concorso dell’attuale maggioranza. E’ forse il caso di verificare gli effetti di queste riforme prima di mettere nuovamente mano all’ordinamento della magistratura.Riformare la giustizia significa soprattutto migliorare il funzionamento dell’esistente rendere efficiente e garantito il sistema .Le rammento che su questo versante esistono solo le proposte dell’opposizione e del Pd in particolare che ha avanzato un pacchetto di proposte organico, complessivo e omogeneo: revisione circoscrizioni giudiziarie, ufficio processo, processo telematico, manager, riforma del codice penale e del codice di procedura penale mediante interventi sull’udienza preliminare, sul giudizio di cassazione, sull’archiviazione per inoffensività del fatto, sull’individuazione di criteri di priorità nell’esercizio dell’azione penale, riforma del codice di procedura civile mediante riduzione dei riti processuali e durata predeterminata delle cause, intercettazioni. Certamente si potrebbe cominciare in questo modo e con questo metodo per raccogliere l’alto e pressante invito che il Presidente della Repubblica ha rivolto al legislatore di intervenire decisamente sull’abnorme, intollerabile durata dei processi e di prevedere misure di riforma che riguardino anche la migliore individuazione e il più corretto assolvimento dei compiti assegnati al C.S.M. dalla Carta Costituzionale.Temi concreti di confronto ci sono: ci domandiamo per quale motivo il governo si sia concentrato su aspetti che nulla hanno a che vedere con un miglior funzionamento del sistema. Fino ad oggi abbiamo assistito ad una sapiente regia mediatica che ha cercato di coprire le profonde crepe apertesi nella maggioranza sulla questione giustizia, che nella sua attuale formulazione è funzionale al perseguimento degli interessi personali del presidente del Consiglio e certo non quelli degli italiani. Abbiamo assistito ad un susseguirsi infinito di posizioni contrastanti dove alle proposte del guardasigilli non corrispondevano posizioni univoche del presidente del Consiglio e degli stessi componenti di governo e maggioranza. La vicenda delle intercettazioni è paradigmatica delle divisioni interne alla maggioranza.Innanzitutto, vogliamo vedere i reali contenuti dell’accordo perché troppe volte questo governo ha fatto annunci rivelatisi poi inesistenti. Vogliamo capire se esiste realmente e soprattutto su che cosa è stato raggiunto. Sembra che l’annunciato accordo nella maggioranza rappresenti una disfatta del presidente del consiglio che aveva baldanzosamente disceso le valli parlamentari annunciando la volontà di limitare a suo piacimento un importante strumento di indagine ed ora è costretto alla rotta accettando di non modificare la normativa attuale in ordine ai reati sottoponibili ad intercettazioni.Se le intercettazioni sfuggiranno alla mannaia voluta dal presidente del Consiglio allora vorrà dire che ci troviamo di fronte ad una sua personale Waterloo. Se così fosse avevamo ragione noi, è l’accettazione della nostra proposta, è la vittoria della posizione ferma e chiara del Pd: nessuna limitazione allo strumento d’indagine, al controllo di legalità, massima tutela della privacy dei cittadini soprattutto se estranei all’indagine.In caso contrario ci troveremmo di fronte ad un'altra Waterloo, quella sacrosanto diritto dei cittadini di essere difesi dall’illegalitàIn ogni caso, quello che è uscito dalla porta non deve rientrare dalla finestra. Nell’emendamento della maggioranza altri aspetti preoccupano e sono dannosi: limitazione temporale rigida e molto limitata della durata temporale dell’intercettazioni, potere eccessivo in capo al Procuratore della Repubblica che rischia di essere un boomerang paralizzante per l’attività delle Procure soprattutto di maggiori dimensioni, restrizioni al diritto di cronaca con l’estensione eccessiva ed ingiustificata del divieto di non pubblicazione degli atti processuali, presupposto dei sufficienti indizi di colpevolezza per autorizzare le intercettazioni.Su questi aspetti sarà il risultato finale a determinare il nostro atteggiamento definitivo; niente, da questo punto di vista, è scontato.Per adesso ci accontentiamo del ravvedimento operoso della maggioranza almeno in astratto si è impedito di rendere impossibile di venire a capo di tanti gravissimi reati ambientali, o di vicende quale quella dei cosiddetti “furbetti” del quartierino o di gravissimi scandali finanziari che hanno colpito i consumatori. Il Pd concorda pienamente sulla necessità di tutelare la privacy degli italiani. Occorre una legge che la tuteli e che stabilisca limiti certi e precisi al segreto investigativo. Ma non si prenda a pretesto la vicenda Genchi, pur grave, ma di nessuna attinenza con le intercettazioni telefoniche, per una riforma che limiti uno strumento di indagine che è fondamentale per l’accertamento dei reati e per la sicurezza dei cittadini. Il gruppo del Pd voterà contro la mozione della maggioranza e si asterrà sulle mozioni presentate dall’UDC, dall’IDV e dalla delegazione radicale.Tutte queste mozioni contengono proposte diverse, alcune condivisibili, altre da approfondire e discutere quando saranno trasfuse in proposte di legge. Non è questa la sede, destinata alla sola discussione delle Relazione annuale del Ministro, per esprimere giudizi di merito sul contenuto delle proposte di riforma della giustizia.Alla fine del suo intervento sig. Ministro ha rivolto alle opposizioni un invito alla collaborazione e al confronto.Veramente siamo noi a dover rivolgere questa esortazione a lei e alla sua maggioranza, perché il PD le sue proposte le ha già presentate in Parlamento. Mentre aspettiamo ancora di leggere le sue che per adesso restano nella gran parte solo degli annunci. La giustizia per il Pd è un’istituzione indispensabile e insostituibile per rendere effettivi e diritti dei cittadini, la legalità, la sicurezza e per efficienza dello Stato fondato sull’imperio della legge.Il nostro compito è ricostruirla secondo gli ideali che entrano a formare, separatamente o congiuntamente, la nozione di giustizia: l’ideale dell’ordine e quello dell’eguaglianza. Così Norberto Bobbio sul tema della Giustizia. Due cardini, quindi, con funzioni complementari che “agiscono” al fine di garantire la “virtù” della giustizia ed il suo corretto funzionamento. Elementi, care colleghe e cari colleghi, da cui Bobbio faceva discendere il significato e la funzione stessa della giustizia. Se il parlamento nell’opera riformatrice saprà seguire l’alto insegnamento di Bobbio avremo tutti insieme servito al meglio Il paese, la Costituzione e i nostri elettori.
Una riforma deludente e inadeguata
Riforma della Giustizia: il voto negativo del PD alla relazione del ministro Alfano. Tenaglia e Finocchiaro: "Relazione burocratica". "Deludente, inadeguata. Con un taglio marcatamente burocratico". Così il vicepresidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, definisce la Relazione del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, intervenendo nell'Aula del Senato. "Considerata la drammatica situazione della giustizia – ha dichiarato Zanda - i senatori del Pd vogliono ribadire la loro disponibilità ad affrontare, senza tabù e senza pregiudizi, il tema centrale della riforma della giustizia con l'unico obiettivo di garantire ai cittadini del nostro Paese giudizi giusti e solleciti. Il ministro Alfano ci dica una data, un luogo, un tavolo intorno al quale incontrarci per discutere della giustizia per i cittadini. Ce lo dica e noi saremo lì". "Il Governo – ha continuato Zanda in Aula - non ha un adeguato disegno riformatore sulla giustizia. E in particolare disapprovo il silenzio molto pesante del Guardasigilli di fronte a iniziative del Governo il cui contenuto avrà effetti negativi consistenti sulla situazione della giustizia e della sicurezza del nostro Paese. Il ministro non ha protestato per il taglio di 800 milioni di euro alla 'sua' giustizia. Non ha protestato per i tagli alla sicurezza pubblica e all'ordine pubblico. Non ha protestato quando sono stati tagliati otto miliardi in tre anni alla scuola con una riduzione di circa 130 mila unità tra docenti e altro personale. Tagli gravissimi perché le risposte 'prime' ai problemi della giustizia e della sicurezza debbono essere trovate innanzitutto nella società. Alfano - continua il vicepresidente dei senatori del Pd - non ha protestato nemmeno per la riduzione ai trasferimenti a Regioni e Comuni, né per il mancato rimborso ai Comuni per l'ici. Poi non c'è da lamentarsi per la scarsa manutenzione urbana, per l'insufficiente illuminazione nelle periferie delle nostre città che rende più facile la vita ai teppisti e ai violenti. Il Ministro Alfano non ha protestato quando la sua maggioranza ha abrogato qui al Senato la norma che colpiva l'autoriciclaggio, richiesta sia dalla Commissione antimafia sia dal procuratore Grasso. Non ha mai sollecitato la relazione al Parlamento sulla lotta all'evasione fiscale. Evadere il fisco è un atto criminale". "Il Pd disapprova inoltre che il ministro Alfano abbia omesso ogni riferimento al lodo che porta il suo nome. Il Guardasigilli promuovendo e determinando la legge che ha dato l'immunità al Presidente del Consiglio ha messo in atto due comportamenti politici che un ministro di giustizia di un Paese democratico non dovrebbe avere. Ha immesso nell'ordinamento il privilegio di rendere inapplicabile la legge nei confronti di una specifica persona, e ha indotto la sua maggioranza a votare in materia di giustizia una legge che ha solo ed esclusivamente motivazione politica di parte. Non credo – ha concluso Zanda - che al Ministro faccia piacere che il suo nome resti legato solo al lodo Alfano. Gli auguro quindi, e lo auguro al nostro Paese, che possa adesso dimostrare di saper promuovere una riforma democratica della giustizia. Una riforma della giustizia per i cittadini". "Mi è sembrata una relazione di taglio burocratico, mi pare che ciò che non è emerso è che, come ci ricordano ormai tutte le fonti internazionali, la giustizia è un fattore di competitività del Paese". Ha dichiarato Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd in merito alla relazione del ministro della giustizia Alfano nell'aula del Senato. "Noi siamo in un'aperta crisi economica – ha sottolineato Anna Finocchiaro - Sostenere il nostro sistema produttivo e creare un ambiente che sia favorevole per gli investimenti esteri in Italia dipende anche dalla qualità della nostra giustizia. Questo avrebbe significato secondo me, continuare quel processo virtuoso, cominciato dal primo governo Prodi, che individuava strumenti per abbattere l'arretrato e andare verso una vera riorganizzazione che dia efficienza e celerità al sistema. Questo non è fatto dal governo Berlusconi 2001-2006, che si è occupato del rapporto tra politica e magistratura, con una serie ininterrotta di legge anche ad personam. Anche oggi non si è colto questo dato essenziale e invece dovrebbe essere il punto dal quale la maggioranza parte. Per ciò che riguarda la riforma della giustizia - continua la presidente del gruppo del Pd al Senato - io credo sia meglio lasciar perdere la Costituzione e la possibilità di cambiarla a colpi di maggioranza. Una contrarieta' -spiega ancora - che non e' capriccio ne' presa di posizione corporativistiva a favore della magistratura. C'e', infatti, una ragione piu' profonda: e' in atto una trasformazione di fatto del nostro impianto costituzionale. La decretazione d'urgenza e la riforma costituzionale per regolamenti ne sono gli indicatori. Noi siamo persone serie e responsabili e l'abbiamo dimostrato col federalismo fiscale. Ma torno a ripetere, non è quello della riforma costituzionale la strada per dare alle imprese e ai cittadini italiani una giustizia più celere, più efficiente e più affidabile". ***Di seguito l'intervento in Aula del ministro ombra della Giustizia, Lanfranco TenagliaPresidente, Ministro, onorevoli colleghi,Il Pd ha presentato una risoluzione con la quale non si approva la relazione del Ministro.In questo primo anno di legislatura la politica della giustizia del governo è stata assente completamente nel contrasto a quello che Lei sig Ministro ha chiamato e noi condividiamo essere il vero avversario della giustizia: la lentezza dei processi; lacunosa quando si è timidamente manifestata con riferimento al processo civile perché con la sua proposta non si affrontano i due problemi veri del processo civile: la macedonia di riti processuali che noi alla camera abbiamo proposto di ridurre, e la sua maggioranza ce lo ha impedito, e i tempi certi e definiti di durata del singolo processo, che il PD voleva introdurre mediante l’udienza di programma e il suo governo e la sua maggioranza hanno risposto no;dannosa nell’unico e solo provvedimento approvato il lodo che porta il suo nome che avrebbe meritato da Lei almeno una citazione nella relazione, non se ne vergogni, in fondo, come abbiamo da subito denunciato, ha due soli piccoli difetti: ha reso alcuni cittadini meno eguali degli altri nei confronti della legge, compiendo un grave strappo al dettato costituzionale e ha garantito l’immunità al Presidente del consiglio; e nella totale accondiscendenza alla furia dimezzatrice del ministro dell’Economia che le ha imposto, invece dei necessari stanziamenti, un taglio ai fondi per la giustizia di 800milioni di euro in tre anni e di procedere al blocco delle riqualificazione e delle assunzioni del personale amministrativo Altro che Giustizia quale emergenza nazionale il Suo Governo sta sulla giustizia, come in tema di crisi economica, esercitando la più grossa opera di irresponsabilità nazionale che la vita politica italiana ricordi;omissiva quando non ha impedito la presentazione, da parte del Ministro Tremonti che alla faccia della coerenza aveva minacciato dimissioni per molto meno, della riforma del reato di bancarotta che prevede la sostanziale depenalizzazione per il reato di bancarotta patrimoniale e le cui conseguenze sarebbero gravissime, perché consentirebbe la prescrizione anche per procedimenti in corso, compresi quelli per i crac Parmalat e Cirio, con una grande beffa per i diritti dei consumatori truffati e per la certezza della pena. Nella prospettiva futura la sua Relazione è deludente, inutilmente rivendicativa e generica sulle proposte in grado di avere dignità e forza tali da essere non dico condivise ma almeno condivisibili.Sig. Ministro ha rivendicato per la sua funzione maggiori poteri, senza dirci cosa e come intende concretizzare tale rivendicazione, questo innanzitutto ci preoccupa ma ci impone anche di invitarla, prima di far questo, almeno ad esercitare i poteri che ha già e che dimentica di porre in opera. Le indico tre compiti che potrebbe da subito svolgere con grande beneficio per la Giustizia e per gli interessi dei cittadini: consenta la costituzione definitiva della Scuola della magistratura la cui entrata in funzione viene senza ragioni dalla sua inerzia e da quella del C.S.M. di fatto impedita;realizzi quello che il Governo Prodi nella scorsa legislatura aveva previsto il centro unico nazionale di ascolto per le intercettazioni, questa sarebbe un risparmio vero sui costi delle intercettazioni e non quello derivante da surrettizi budget imposti alle procure che in realtà servirebbero all’altro scopo molto meno commendevole di impedire lo svolgimento delle indagini;la smetta con le proroghe all’entrata in vigore della legge sulla Class action, legge fondamentale per tutelare quelle migliaia di cittadini consumatori che sono stati lesi nei loro diritti che tutti a parole diciamo di voler tutelare, ma che nei fatti aspettano ancora giustizia. E’ una legge che esiste già e non ha bisogno di ulteriori interventi che la stravolgano, state perdendo tempo per l’unica e sola ragione di trovare il sistema per tutelare le grandi imprese, banche e società assicurative per le azioni commesse nel passato e che si voglio coprire con il velo dell’immunità. La giustizia italiana ha una grande necessità di riforme che le consentano di assolvere al meglio la funzione cui è chiamata riuscendo a superare i principali punti di criticità. E’ necessario un intervento normativo globale e coerente per realizzare, per la prima volta, una politica della ragionevole durata del processo, la parità tra accusa e difesa, l’effettività della pena e un maggiore equilibrio tra poteri nel rispetto del quadro costituzionale.Per giungere a simili obiettivi servirebbe un cammino comune. Ciò presuppone come condizione preliminare il dialogo del governo con gli operatori della giustizia magistrati, avvocati e personale amministrativo, da sviluppare nelle sedi appropriate e non sui media o in qualche piazza come è prassi di questo governo e del presidente del Consiglio.In questa cornice l’approccio al problema scelto dal presidente della Camera è corretto sia nel merito che nel metodo; Berlusconi ed i suoi ministri lo ascoltino perché le riforme le si fanno insieme ai diretti interessati e non contro, come ha fatto per ora questo governo. Noi, fin dall’inizio, abbiamo cercato il confronto, convinti che su una materia così delicata questa strada sia nell’interesse del paese e l’unica atta a garantire efficacia e durata dei provvedimenti. Però questa maggioranza ha interpretato il dialogo come una gentile concessione all’opposizione, ponendo minacciosi ultimatum. A questo noi abbiamo risposto e continueremo a rispondere che non faremo da notai a decisioni cui non avremo contribuito con nostre proposte. Nella logica della maggioranza troppo spesso sembra non esistere nessuna possibilità di confronto ma solo l’accettazione supina delle proposte annunciate.A questa logica noi non opponiamo lo stereotipo dell'opposizione riottosa e incapace di proposta, ma dimostreremo che, quando c'è la disponibilità del Governo e della maggioranza, noi ci siamo.Non sappiamo se sulla giustizia ciò potrà avvenire. Ma sappiano che dipende dal Governo e dalla maggioranza, che dal Governo e dalla maggioranza dipende la possibilità di costruire consenso intorno a riforme che servano al Paese.E sulla riforma della Costituzione sul punto dell’assetto della Magistratura occorre essere chiari, ma anche intendersi.Il PD mantiene le sue riserve e la sua contrarietà a riforme di questo genere sia per il metodo che intendete seguire, sia per il merito delle proposte che avanzate che sostanzialmente è riferito alla separazione delle carriere.Intervenire sulla Costituzione solo sul delicato e fondamentale punto dell’equilibrio tra poteri dello stato, senza una riforma complessiva che abbracci l’intero sistema istituzionale (poteri del Governo, assetto del Parlamento, ruolo e funzioni delle istituzioni di garanzia e di controllo), non sarebbe una riforma utile, ma una surrettizia alterazione degli assetti sanciti dalla Costituzione. Una forzatura a cui di fatto e nella prassi istituzionale che si sta imponendo corrisponde una costante sottrazione di poteri e funzioni del parlamento e la progressiva alterazione dei principi che presiedono al funzionamento del governo, così come è stato sancito dal dettato costituzionaleDi fronte a ciò il PD non fa un passo indietro. Nessuna condivisione è possibile se l’obiettivo di questo governo è quello di modificare la costituzione a colpi di maggioranza, facendosi beffa di principi fondamentali e animati dall’intento di “normalizzare” la magistratura e di regolare i conti.Il metodo giusto piuttosto è quello di fare una manutenzione costituzionale senza strappi ai principi di autonomia e indipendenza della magistratura e di soggezione del giudice alla legge. Noi vogliamo rafforzare e rendere più effettivo il principio di responsabilità della magistratura, disciplinare, professionale e istituzionale.. Per questo non ci nascondiamo la necessità di intervenire con riforme che riguardano anche la giustizia come potere e proponiamo di riformare la legge elettorale del C.S.M., di riportare a 30 il numero dei componenti, di istituire la sezione disciplinare autonoma, di regolare i poteri del C.S.M. di dare pareri al ministro e di decidere le cd pratiche a tutela e di rendere effettivo il principio di obbligatorietà dell’azione penale Con legge ordinaria si può fare tanto, fors’anche tutto.Serve una riforma non una controriforma. Il centrosinistra nella scorsa legislatura, dopo 40 anni ha riformato l’ordinamento giudiziario stabilendo valutazioni di professionalità per i magistrati approfondite e frequenti nel tempo (ogni 4 anni), illeciti disciplinari tipici, temporaneità degli incarichi direttivi e netta e rigida distinzione delle funzioni tra giudici e Pm. Ciò è avvenuto anche con il concorso dell’attuale maggioranza. E’ forse il caso di verificare gli effetti di queste riforme prima di mettere nuovamente mano all’ordinamento della magistratura.Riformare la giustizia significa soprattutto migliorare il funzionamento dell’esistente rendere efficiente e garantito il sistema .Le rammento che su questo versante esistono solo le proposte dell’opposizione e del Pd in particolare che ha avanzato un pacchetto di proposte organico, complessivo e omogeneo: revisione circoscrizioni giudiziarie, ufficio processo, processo telematico, manager, riforma del codice penale e del codice di procedura penale mediante interventi sull’udienza preliminare, sul giudizio di cassazione, sull’archiviazione per inoffensività del fatto, sull’individuazione di criteri di priorità nell’esercizio dell’azione penale, riforma del codice di procedura civile mediante riduzione dei riti processuali e durata predeterminata delle cause, intercettazioni. Certamente si potrebbe cominciare in questo modo e con questo metodo per raccogliere l’alto e pressante invito che il Presidente della Repubblica ha rivolto al legislatore di intervenire decisamente sull’abnorme, intollerabile durata dei processi e di prevedere misure di riforma che riguardino anche la migliore individuazione e il più corretto assolvimento dei compiti assegnati al C.S.M. dalla Carta Costituzionale.Temi concreti di confronto ci sono: ci domandiamo per quale motivo il governo si sia concentrato su aspetti che nulla hanno a che vedere con un miglior funzionamento del sistema. Fino ad oggi abbiamo assistito ad una sapiente regia mediatica che ha cercato di coprire le profonde crepe apertesi nella maggioranza sulla questione giustizia, che nella sua attuale formulazione è funzionale al perseguimento degli interessi personali del presidente del Consiglio e certo non quelli degli italiani. Abbiamo assistito ad un susseguirsi infinito di posizioni contrastanti dove alle proposte del guardasigilli non corrispondevano posizioni univoche del presidente del Consiglio e degli stessi componenti di governo e maggioranza. La vicenda delle intercettazioni è paradigmatica delle divisioni interne alla maggioranza.Innanzitutto, vogliamo vedere i reali contenuti dell’accordo perché troppe volte questo governo ha fatto annunci rivelatisi poi inesistenti. Vogliamo capire se esiste realmente e soprattutto su che cosa è stato raggiunto. Sembra che l’annunciato accordo nella maggioranza rappresenti una disfatta del presidente del consiglio che aveva baldanzosamente disceso le valli parlamentari annunciando la volontà di limitare a suo piacimento un importante strumento di indagine ed ora è costretto alla rotta accettando di non modificare la normativa attuale in ordine ai reati sottoponibili ad intercettazioni.Se le intercettazioni sfuggiranno alla mannaia voluta dal presidente del Consiglio allora vorrà dire che ci troviamo di fronte ad una sua personale Waterloo. Se così fosse avevamo ragione noi, è l’accettazione della nostra proposta, è la vittoria della posizione ferma e chiara del Pd: nessuna limitazione allo strumento d’indagine, al controllo di legalità, massima tutela della privacy dei cittadini soprattutto se estranei all’indagine.In caso contrario ci troveremmo di fronte ad un'altra Waterloo, quella sacrosanto diritto dei cittadini di essere difesi dall’illegalitàIn ogni caso, quello che è uscito dalla porta non deve rientrare dalla finestra. Nell’emendamento della maggioranza altri aspetti preoccupano e sono dannosi: limitazione temporale rigida e molto limitata della durata temporale dell’intercettazioni, potere eccessivo in capo al Procuratore della Repubblica che rischia di essere un boomerang paralizzante per l’attività delle Procure soprattutto di maggiori dimensioni, restrizioni al diritto di cronaca con l’estensione eccessiva ed ingiustificata del divieto di non pubblicazione degli atti processuali, presupposto dei sufficienti indizi di colpevolezza per autorizzare le intercettazioni.Su questi aspetti sarà il risultato finale a determinare il nostro atteggiamento definitivo; niente, da questo punto di vista, è scontato.Per adesso ci accontentiamo del ravvedimento operoso della maggioranza almeno in astratto si è impedito di rendere impossibile di venire a capo di tanti gravissimi reati ambientali, o di vicende quale quella dei cosiddetti “furbetti” del quartierino o di gravissimi scandali finanziari che hanno colpito i consumatori. Il Pd concorda pienamente sulla necessità di tutelare la privacy degli italiani. Occorre una legge che la tuteli e che stabilisca limiti certi e precisi al segreto investigativo. Ma non si prenda a pretesto la vicenda Genchi, pur grave, ma di nessuna attinenza con le intercettazioni telefoniche, per una riforma che limiti uno strumento di indagine che è fondamentale per l’accertamento dei reati e per la sicurezza dei cittadini. Il gruppo del Pd voterà contro la mozione della maggioranza e si asterrà sulle mozioni presentate dall’UDC, dall’IDV e dalla delegazione radicale.Tutte queste mozioni contengono proposte diverse, alcune condivisibili, altre da approfondire e discutere quando saranno trasfuse in proposte di legge. Non è questa la sede, destinata alla sola discussione delle Relazione annuale del Ministro, per esprimere giudizi di merito sul contenuto delle proposte di riforma della giustizia.Alla fine del suo intervento sig. Ministro ha rivolto alle opposizioni un invito alla collaborazione e al confronto.Veramente siamo noi a dover rivolgere questa esortazione a lei e alla sua maggioranza, perché il PD le sue proposte le ha già presentate in Parlamento. Mentre aspettiamo ancora di leggere le sue che per adesso restano nella gran parte solo degli annunci. La giustizia per il Pd è un’istituzione indispensabile e insostituibile per rendere effettivi e diritti dei cittadini, la legalità, la sicurezza e per efficienza dello Stato fondato sull’imperio della legge.Il nostro compito è ricostruirla secondo gli ideali che entrano a formare, separatamente o congiuntamente, la nozione di giustizia: l’ideale dell’ordine e quello dell’eguaglianza. Così Norberto Bobbio sul tema della Giustizia. Due cardini, quindi, con funzioni complementari che “agiscono” al fine di garantire la “virtù” della giustizia ed il suo corretto funzionamento. Elementi, care colleghe e cari colleghi, da cui Bobbio faceva discendere il significato e la funzione stessa della giustizia. Se il parlamento nell’opera riformatrice saprà seguire l’alto insegnamento di Bobbio avremo tutti insieme servito al meglio Il paese, la Costituzione e i nostri elettori.
CONTRO LA PRECARIETA', LE PROPOSTE DEL PD
29 gennaio 2009 PRIMO PIANO - Articolo
Contro la precarietà, le proposte del PD
Damiano: "Governo dimentica questa galassia" Costituiscono una delle fasce più deboli della società italiana e, paradossalmente, una delle più dimenticate dalla politica di questo governo. Si tratta dei precari. Proprio a tutela di questa categoria, oggi il Partito Democratico ha presentato due proposte di legge (Misure di armonizzazione della disciplina in materia di lavoro flessibile e Disposizioni in materia di tutele sociali e politiche attive per i lavoratori assunti con contratti non subordinati)Si propongono numerose innovazioni in merito al lavoro flessibile. Innanzitutto la forma dei contratti, da stipularsi rigorosamente per iscritto. Ciò impedirebbe, infatti, al datore di lavoro di perseguire unicamente i propri interesse e di imporre clausole vessatorie ai danni del lavoratore, garantendo una gestione trasparente del rapporto di lavoro.Nel ddl si garantisce la posizione del lavoratore in caso di maternità, infortunio e malattia, precludendo al datore di lavoro la possibilità di discriminare il dipendente. In questo modo si intende tutelare la posizione del lavoratore ed ostacolare i licenziamenti, troppo frequenti, motivati soltanto da una delle tre condizioni citate.Il Pd pretende una regolamentazione dl cosiddetto contratto di lavoro a progetto, in primo luogo impedendo l’impiego dei lavoratori a progetto in mansioni proprie dei lavori stabili, ma anche stabilendo un compenso che non sia inferiore a quello elargito per analoghe prestazioni previste dai contratti di lavoro.In un altro passaggio della proposta si chiede di conformare la legislazione italiana alle sentenze della cassazione e alle disposizioni dell’Unione Europea, sancendo l’inapplicazione dell’IRAP a lavoratori che prestano esclusivamente la loro opera professionale senza mezzi organizzati d’impresa.Completano il quadro l’accesso delle prestazioni anche in caso di mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro, un aggiornamento e completamento della disciplina dei tirocini, stage e borse di studio, il ripristino delle misure di stabilizzazione del personale precario delle pubblica amministrazione e la riproposizione della delega legislativa in materia di riforma degli ammortizzatori sociali. Le proposte saranno affinate nei prossimi giorni e il contributo più grande arriverà proprio dai diretti interessati. “Faremo un viaggio nel Paese – spiegano Cesare Damiano, Ivano Miglioli e Maria Grazia Gatti – e solo alla fine arriverà la stesura finale dei testi”. I precari in Italia son oltre 4 milioni – evidenzia Miglioli – un lavoratore su otto è precario e tra il 2004 e il 2007 i contratti a termine sono aumentati del 20%. È un problema enorme e secondo le stime dell’”Università la Sapienza” 300mila lavoratori non vedranno rinnovarsi il contratto”. L’obiettivo è sempre lo stesso: “fare in modo che il lavoro precario costi di più e non di meno, al contrario di quanto accade oggi in Italia”. E visto lo scenario di profonda crisi economica, le misure sono, a detta di tutti, urgenti. Peccato che l’unico a non pensarla in questo modo sia il Governo. “La controriforma del mercato – dice Damiano - del lavoro voluta da questo governo è tanto più grave e iniqua nell’attuale situazione di insicurezza e rende ancora più oscuro il futuro di centinaia di migliaia di lavoratori”. "Il governo continua a dimenticare questa galassia e propone misure inadeguate".Conclude Maria Grazia Gatti che, alla fine della presentazione afferma: “Chiederemo che vengano calendarizzate in commissione perché è ora che il Parlamento affronti questioni importanti potendone discutere”.
Contro la precarietà, le proposte del PD
Damiano: "Governo dimentica questa galassia" Costituiscono una delle fasce più deboli della società italiana e, paradossalmente, una delle più dimenticate dalla politica di questo governo. Si tratta dei precari. Proprio a tutela di questa categoria, oggi il Partito Democratico ha presentato due proposte di legge (Misure di armonizzazione della disciplina in materia di lavoro flessibile e Disposizioni in materia di tutele sociali e politiche attive per i lavoratori assunti con contratti non subordinati)Si propongono numerose innovazioni in merito al lavoro flessibile. Innanzitutto la forma dei contratti, da stipularsi rigorosamente per iscritto. Ciò impedirebbe, infatti, al datore di lavoro di perseguire unicamente i propri interesse e di imporre clausole vessatorie ai danni del lavoratore, garantendo una gestione trasparente del rapporto di lavoro.Nel ddl si garantisce la posizione del lavoratore in caso di maternità, infortunio e malattia, precludendo al datore di lavoro la possibilità di discriminare il dipendente. In questo modo si intende tutelare la posizione del lavoratore ed ostacolare i licenziamenti, troppo frequenti, motivati soltanto da una delle tre condizioni citate.Il Pd pretende una regolamentazione dl cosiddetto contratto di lavoro a progetto, in primo luogo impedendo l’impiego dei lavoratori a progetto in mansioni proprie dei lavori stabili, ma anche stabilendo un compenso che non sia inferiore a quello elargito per analoghe prestazioni previste dai contratti di lavoro.In un altro passaggio della proposta si chiede di conformare la legislazione italiana alle sentenze della cassazione e alle disposizioni dell’Unione Europea, sancendo l’inapplicazione dell’IRAP a lavoratori che prestano esclusivamente la loro opera professionale senza mezzi organizzati d’impresa.Completano il quadro l’accesso delle prestazioni anche in caso di mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro, un aggiornamento e completamento della disciplina dei tirocini, stage e borse di studio, il ripristino delle misure di stabilizzazione del personale precario delle pubblica amministrazione e la riproposizione della delega legislativa in materia di riforma degli ammortizzatori sociali. Le proposte saranno affinate nei prossimi giorni e il contributo più grande arriverà proprio dai diretti interessati. “Faremo un viaggio nel Paese – spiegano Cesare Damiano, Ivano Miglioli e Maria Grazia Gatti – e solo alla fine arriverà la stesura finale dei testi”. I precari in Italia son oltre 4 milioni – evidenzia Miglioli – un lavoratore su otto è precario e tra il 2004 e il 2007 i contratti a termine sono aumentati del 20%. È un problema enorme e secondo le stime dell’”Università la Sapienza” 300mila lavoratori non vedranno rinnovarsi il contratto”. L’obiettivo è sempre lo stesso: “fare in modo che il lavoro precario costi di più e non di meno, al contrario di quanto accade oggi in Italia”. E visto lo scenario di profonda crisi economica, le misure sono, a detta di tutti, urgenti. Peccato che l’unico a non pensarla in questo modo sia il Governo. “La controriforma del mercato – dice Damiano - del lavoro voluta da questo governo è tanto più grave e iniqua nell’attuale situazione di insicurezza e rende ancora più oscuro il futuro di centinaia di migliaia di lavoratori”. "Il governo continua a dimenticare questa galassia e propone misure inadeguate".Conclude Maria Grazia Gatti che, alla fine della presentazione afferma: “Chiederemo che vengano calendarizzate in commissione perché è ora che il Parlamento affronti questioni importanti potendone discutere”.
mercoledì 28 gennaio 2009
EMERGENZA SANITA': NEL 2010 SPESA SCOPERTA DI 10 MILIARDI DI EURO
MAGAZINE - Articolo
Emergenza sanità: nel 2010 spesa scoperta di 10 miliardi
Tagli agli ospedali pubblici: meno posti letto e più diseguaglianze tra Nord e Sud. Lo Stato si dimentica dei suoi cittadini. Almeno di quelli che una clinica privata non possono proprio permettersela. Nel 2010, infatti, le Regioni saranno costrette a tagliare ospedali pubblici e posti letti. Il perché? Semplice: i fondi stanziati dal governo non saranno sufficienti a pagare i 10 miliardi "scoperti" necessari alla spesa sanitaria.E' questo il quadro che emerge dal rapporto 'Sanità 2008' curato dal Ceis (Centre for economic and international studies) dell'università Tor Vergata di Roma presentato oggi in una sala del Senato. Lo scenario descritto dallo studio è allarmante: sono circa un milione e 200mila le famiglie che si sono impoverite nel 2006 a causa di spese sanitarie impreviste, la maggior parte delle quali, circa 861mila, hanno ammesso di aver dovuto affrontare "spese catastrofiche". Una situazione di fronte alla quale il ministero del Welfare tenta una razionalizzazione dell'offerta sanitaria cercando di "liberare risorse - spiega il titolare del dicastero, Maurizio Sacconi - per destinarle ai servizi", riducendo il numero di ospedali e puntando su poche grandi strutture specializzate. Una scelta però bocciata dal rapporto Ceis. Ospedali e posti letto, infatti, sono necessari in quanto la domanda c’è ed è confermata dai dati resi noti: mentre cala l'offerta pubblica, aumenta quella privata.Tra il 2000 e il 2006 il numero degli ospedali pubblici in Italia è diminuito del 16,7% mentre, nello stesso periodo, quello delle strutture private accreditate è aumentato del 5%. Allo stesso tempo il numero di posti letto disponibili nelle strutture statali è calato del 13,6%, mentre in quelle accreditate, al contrario, è aumentato del 2,6%. Ormai, scrive il Cei, solo il 54% delle strutture sanitarie è di proprietà pubblica. E' vero che sono mediamente più grandi e ancora garantiscono l'80% dei posti letto. Ma si tratta di una percentuale che, secondo le proiezioni, è destinata a diminuire.Nel 2006, precisa il Ceis, il numero di posti letto complessivi, tra pubblico e privato, è pari a 4,5 ogni mille abitanti (in calo del 10,8% rispetto al 2000): di questi, 3,9 sono destinati al ricovero per acuti e 0,6 ai lungo-degenti, un livello al di sotto di quanto prescritto dalla legge, che prevede almeno un posto disponibile ogni mille abitanti. Solo il Lazio e la Provincia di Trento risultano in regola; per tutti gli altri la disponibilità è insufficiente. Tra il 2000 e il 2006 il numero degli ospedali è calato complessivamente del 7,9%. Primi nella classifica dei tagli il Veneto, che tra il 2000 e il 2005 ha sforbiciato il numero di strutture del 42% e quello dei posti letto del 15%, e il Friuli Venezia Giulia con, rispettivamente, -8% e -21%. In controtendenza il Molise con +22% delle strutture e +16% dei posti."I dati del Ceis – ha criticato il senatore Lionello Cosentino, responsabile Sanità nel governo ombra del Pd, commentando i dati del rapporto - purtroppo non sono una novità. La spesa cresce e il Governo annuncia tagli. Eppure le diseguaglianze nella salute e nelle cure sono già grandi nel Paese, fin troppo grandi"."Ciò che occorre - prosegue Cosentino - è aiutare le Regioni, soprattutto al Sud, a fare e a fare bene: controllare la spesa, la sua efficienza, i suoi risultati. Il piano nazionale, promesso per settembre con il Libro bianco sul Welfare dal ministro Sacconi, ancora non si vede".Secondo l'esponente democratico "sarebbe necessario definire le priorità e gli obiettivi di salute, coordinare le politiche delle Regioni in difficoltà, fare gioco di squadra. Ma il governo - conclude Cosentino - annuncia solo tagli. Non è la strada giusta".
Emergenza sanità: nel 2010 spesa scoperta di 10 miliardi
Tagli agli ospedali pubblici: meno posti letto e più diseguaglianze tra Nord e Sud. Lo Stato si dimentica dei suoi cittadini. Almeno di quelli che una clinica privata non possono proprio permettersela. Nel 2010, infatti, le Regioni saranno costrette a tagliare ospedali pubblici e posti letti. Il perché? Semplice: i fondi stanziati dal governo non saranno sufficienti a pagare i 10 miliardi "scoperti" necessari alla spesa sanitaria.E' questo il quadro che emerge dal rapporto 'Sanità 2008' curato dal Ceis (Centre for economic and international studies) dell'università Tor Vergata di Roma presentato oggi in una sala del Senato. Lo scenario descritto dallo studio è allarmante: sono circa un milione e 200mila le famiglie che si sono impoverite nel 2006 a causa di spese sanitarie impreviste, la maggior parte delle quali, circa 861mila, hanno ammesso di aver dovuto affrontare "spese catastrofiche". Una situazione di fronte alla quale il ministero del Welfare tenta una razionalizzazione dell'offerta sanitaria cercando di "liberare risorse - spiega il titolare del dicastero, Maurizio Sacconi - per destinarle ai servizi", riducendo il numero di ospedali e puntando su poche grandi strutture specializzate. Una scelta però bocciata dal rapporto Ceis. Ospedali e posti letto, infatti, sono necessari in quanto la domanda c’è ed è confermata dai dati resi noti: mentre cala l'offerta pubblica, aumenta quella privata.Tra il 2000 e il 2006 il numero degli ospedali pubblici in Italia è diminuito del 16,7% mentre, nello stesso periodo, quello delle strutture private accreditate è aumentato del 5%. Allo stesso tempo il numero di posti letto disponibili nelle strutture statali è calato del 13,6%, mentre in quelle accreditate, al contrario, è aumentato del 2,6%. Ormai, scrive il Cei, solo il 54% delle strutture sanitarie è di proprietà pubblica. E' vero che sono mediamente più grandi e ancora garantiscono l'80% dei posti letto. Ma si tratta di una percentuale che, secondo le proiezioni, è destinata a diminuire.Nel 2006, precisa il Ceis, il numero di posti letto complessivi, tra pubblico e privato, è pari a 4,5 ogni mille abitanti (in calo del 10,8% rispetto al 2000): di questi, 3,9 sono destinati al ricovero per acuti e 0,6 ai lungo-degenti, un livello al di sotto di quanto prescritto dalla legge, che prevede almeno un posto disponibile ogni mille abitanti. Solo il Lazio e la Provincia di Trento risultano in regola; per tutti gli altri la disponibilità è insufficiente. Tra il 2000 e il 2006 il numero degli ospedali è calato complessivamente del 7,9%. Primi nella classifica dei tagli il Veneto, che tra il 2000 e il 2005 ha sforbiciato il numero di strutture del 42% e quello dei posti letto del 15%, e il Friuli Venezia Giulia con, rispettivamente, -8% e -21%. In controtendenza il Molise con +22% delle strutture e +16% dei posti."I dati del Ceis – ha criticato il senatore Lionello Cosentino, responsabile Sanità nel governo ombra del Pd, commentando i dati del rapporto - purtroppo non sono una novità. La spesa cresce e il Governo annuncia tagli. Eppure le diseguaglianze nella salute e nelle cure sono già grandi nel Paese, fin troppo grandi"."Ciò che occorre - prosegue Cosentino - è aiutare le Regioni, soprattutto al Sud, a fare e a fare bene: controllare la spesa, la sua efficienza, i suoi risultati. Il piano nazionale, promesso per settembre con il Libro bianco sul Welfare dal ministro Sacconi, ancora non si vede".Secondo l'esponente democratico "sarebbe necessario definire le priorità e gli obiettivi di salute, coordinare le politiche delle Regioni in difficoltà, fare gioco di squadra. Ma il governo - conclude Cosentino - annuncia solo tagli. Non è la strada giusta".
RISPETTO
28 gennaio 2009 PRIMO PIANO - Copertina
Rispetto
Negli ultimi giorni abbiamo assistito a un crescendo di episodi di violenza contro le donne, dalle atroci aggressioni allo stupro di gruppo, avvenuti soprattutto nella città di Roma.Per questo chiediamo che: - il ministro dell'interno Maroni venga al più presto in Parlamento a riferire sulla grave emergenza della violenza contro le donne e sulle misure, anche finanziarie, che il governo deve mettere in campo al più presto per contrastare il fenomeno e rendere le città più sicure per le donne;- il Parlamento prenda al più presto in esame le proposte del Pd contro la violenza sulle donne, a sostegno dei centri antiviolenza; la legge sullo stalking venga approvata al più presto; il governo metta in campo una campagna antiviolenza la quale informi le donne sulle strutture e i servizi di prevenzione e contrasto e preveda corsi di educazione al rispetto della differenza di genere nelle scuole, per promuovere il rispetto della dignità e dei diritti delle donne.Il Partito Democratico nelle prossime settimane lancerà una campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne su tutto il territorio nazionale per contribuire alla prevenzione e a una cultura del rispetto del corpo femminile.Per aderire all'appello presto sarà online un modulo d'adesione, intanto si può aderire lasciando il proprio nome e cognome in un commento al post su PdNetwork .Il PD, dunque, non chiede al governo l’ennesimo spot, come i tanti che l’esecutivo ha propinato ai cittadini italiani, ma un impegno vero e concreto. Il problema della violenza sulle donne è grave e complesso, e va risolto con determinazione ed efficacia. Vittoria Franco, ministro ombra per le Pari Opportunità, intervenendo nella puntata di Punto DEM, il talk politico della tv del PD, ricorda come la questione richieda un’analisi complessiva e attenta: “non esiste solo la violenza di cui la cronaca parla – afferma – ma esiste anche, quella violenza che si consuma tra le mura domestiche”. “Sono molte, la maggioranza, - continua Franco - le donne che muoiono per mano di un parente, di un familiare. Nelle mura domestiche si esercita la violenza ma resta spesso coperta dal silenzio. E questo non può essere dimenticato pur tenendo a memoria i gravissimi fatti che sono avvenuti a Roma negli ultimi giorni”Il PD chiede quindi un impegno a tutto campo in difesa della donna, un appello che deve essere accolto anche dalla maggioranza. "Contro la violenza sulle donne – continua l’esponente del PD - è necessario che il governo intervenga per promuovere la cultura del rispetto tra i sessi. Proprio il contrario di quello che ha fatto Berlusconi pronunciando quelle frasi indecenti”. "Da oggi è possibile sottoscrivere l'appello del Pd contro la violenza sulle donne, firmato dal segretario Walter Veltroni, sul sito del Partito Democratico - spiega la senatrice - Sono già molte le adesioni di cittadini e cittadine, oltre a quelle del governo ombra, dei parlamentari democratici, di esponenti del mondo della cultura. La violenza contro le donne è un fenomeno sottovalutato, anche dal governo”. Vittoria Franco, nella sua partecipazione a YouDem, spiega anche come sia importante, in questa lotta per promuovere e far consolidare la cultura del rispetto tra i sessi, intervenire sulla sicurezza ma anche sulla prevenzione. “Per questo – afferma la senatrice - chiediamo al ministro dell'interno Maroni di venire subito in Parlamento a riferire sulle misure, anche finanziarie, che il governo deve mettere in campo al più presto per contrastare il fenomeno”. In attesa di un segnale dal governo, i deputati del Partito Democratico hanno già presentato una mozione alla Camera dove si chiede un impegno dell’esecutivo per il finanziamento di un Piano d'azione contro molestie e violenze di genere e dell'Osservatorio pubblico nazionale del monitoraggio statistico sulla violenza alle donne, istituito dalla legge finanziaria per il 2007; l’aumento dei numeri telefonici di pubblica utilità uniti a campagne informative tradotte nelle lingue più diffuse; l’istituzione, mediante urgenti iniziative in sede di Conferenza Stato-regioni, presso i pronto soccorso medici di sportelli per l'accoglienza delle donne maltrattate; corsi formativi per operatori della giustizia, delle forze dell'ordine, dei servizi sociosanitari e campagne di educazione al rispetto della donna, della persona, a partire dalla scuola: estensione della sfera di applicazione del permesso di soggiorno anche alle donne vittime di maltrattamenti o abusi sessuali. Queste sono le prime azioni che il Partito Democratico ha messo in campo contro la violenza sulle donne. Ma non sono le uniche. Nelle prossime settimane inizierà una campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne su tutto il territorio nazionale per contribuire alla prevenzione e per diffondere una nuova cultura del rispetto del corpo femminile
Rispetto
Negli ultimi giorni abbiamo assistito a un crescendo di episodi di violenza contro le donne, dalle atroci aggressioni allo stupro di gruppo, avvenuti soprattutto nella città di Roma.Per questo chiediamo che: - il ministro dell'interno Maroni venga al più presto in Parlamento a riferire sulla grave emergenza della violenza contro le donne e sulle misure, anche finanziarie, che il governo deve mettere in campo al più presto per contrastare il fenomeno e rendere le città più sicure per le donne;- il Parlamento prenda al più presto in esame le proposte del Pd contro la violenza sulle donne, a sostegno dei centri antiviolenza; la legge sullo stalking venga approvata al più presto; il governo metta in campo una campagna antiviolenza la quale informi le donne sulle strutture e i servizi di prevenzione e contrasto e preveda corsi di educazione al rispetto della differenza di genere nelle scuole, per promuovere il rispetto della dignità e dei diritti delle donne.Il Partito Democratico nelle prossime settimane lancerà una campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne su tutto il territorio nazionale per contribuire alla prevenzione e a una cultura del rispetto del corpo femminile.Per aderire all'appello presto sarà online un modulo d'adesione, intanto si può aderire lasciando il proprio nome e cognome in un commento al post su PdNetwork .Il PD, dunque, non chiede al governo l’ennesimo spot, come i tanti che l’esecutivo ha propinato ai cittadini italiani, ma un impegno vero e concreto. Il problema della violenza sulle donne è grave e complesso, e va risolto con determinazione ed efficacia. Vittoria Franco, ministro ombra per le Pari Opportunità, intervenendo nella puntata di Punto DEM, il talk politico della tv del PD, ricorda come la questione richieda un’analisi complessiva e attenta: “non esiste solo la violenza di cui la cronaca parla – afferma – ma esiste anche, quella violenza che si consuma tra le mura domestiche”. “Sono molte, la maggioranza, - continua Franco - le donne che muoiono per mano di un parente, di un familiare. Nelle mura domestiche si esercita la violenza ma resta spesso coperta dal silenzio. E questo non può essere dimenticato pur tenendo a memoria i gravissimi fatti che sono avvenuti a Roma negli ultimi giorni”Il PD chiede quindi un impegno a tutto campo in difesa della donna, un appello che deve essere accolto anche dalla maggioranza. "Contro la violenza sulle donne – continua l’esponente del PD - è necessario che il governo intervenga per promuovere la cultura del rispetto tra i sessi. Proprio il contrario di quello che ha fatto Berlusconi pronunciando quelle frasi indecenti”. "Da oggi è possibile sottoscrivere l'appello del Pd contro la violenza sulle donne, firmato dal segretario Walter Veltroni, sul sito del Partito Democratico - spiega la senatrice - Sono già molte le adesioni di cittadini e cittadine, oltre a quelle del governo ombra, dei parlamentari democratici, di esponenti del mondo della cultura. La violenza contro le donne è un fenomeno sottovalutato, anche dal governo”. Vittoria Franco, nella sua partecipazione a YouDem, spiega anche come sia importante, in questa lotta per promuovere e far consolidare la cultura del rispetto tra i sessi, intervenire sulla sicurezza ma anche sulla prevenzione. “Per questo – afferma la senatrice - chiediamo al ministro dell'interno Maroni di venire subito in Parlamento a riferire sulle misure, anche finanziarie, che il governo deve mettere in campo al più presto per contrastare il fenomeno”. In attesa di un segnale dal governo, i deputati del Partito Democratico hanno già presentato una mozione alla Camera dove si chiede un impegno dell’esecutivo per il finanziamento di un Piano d'azione contro molestie e violenze di genere e dell'Osservatorio pubblico nazionale del monitoraggio statistico sulla violenza alle donne, istituito dalla legge finanziaria per il 2007; l’aumento dei numeri telefonici di pubblica utilità uniti a campagne informative tradotte nelle lingue più diffuse; l’istituzione, mediante urgenti iniziative in sede di Conferenza Stato-regioni, presso i pronto soccorso medici di sportelli per l'accoglienza delle donne maltrattate; corsi formativi per operatori della giustizia, delle forze dell'ordine, dei servizi sociosanitari e campagne di educazione al rispetto della donna, della persona, a partire dalla scuola: estensione della sfera di applicazione del permesso di soggiorno anche alle donne vittime di maltrattamenti o abusi sessuali. Queste sono le prime azioni che il Partito Democratico ha messo in campo contro la violenza sulle donne. Ma non sono le uniche. Nelle prossime settimane inizierà una campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne su tutto il territorio nazionale per contribuire alla prevenzione e per diffondere una nuova cultura del rispetto del corpo femminile
RISPETTO
28 gennaio 2009 PRIMO PIANO - Copertina
Rispetto
Negli ultimi giorni abbiamo assistito a un crescendo di episodi di violenza contro le donne, dalle atroci aggressioni allo stupro di gruppo, avvenuti soprattutto nella città di Roma.Per questo chiediamo che: - il ministro dell'interno Maroni venga al più presto in Parlamento a riferire sulla grave emergenza della violenza contro le donne e sulle misure, anche finanziarie, che il governo deve mettere in campo al più presto per contrastare il fenomeno e rendere le città più sicure per le donne;- il Parlamento prenda al più presto in esame le proposte del Pd contro la violenza sulle donne, a sostegno dei centri antiviolenza; la legge sullo stalking venga approvata al più presto; il governo metta in campo una campagna antiviolenza la quale informi le donne sulle strutture e i servizi di prevenzione e contrasto e preveda corsi di educazione al rispetto della differenza di genere nelle scuole, per promuovere il rispetto della dignità e dei diritti delle donne.Il Partito Democratico nelle prossime settimane lancerà una campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne su tutto il territorio nazionale per contribuire alla prevenzione e a una cultura del rispetto del corpo femminile.Per aderire all'appello presto sarà online un modulo d'adesione, intanto si può aderire lasciando il proprio nome e cognome in un commento al post su PdNetwork .Il PD, dunque, non chiede al governo l’ennesimo spot, come i tanti che l’esecutivo ha propinato ai cittadini italiani, ma un impegno vero e concreto. Il problema della violenza sulle donne è grave e complesso, e va risolto con determinazione ed efficacia. Vittoria Franco, ministro ombra per le Pari Opportunità, intervenendo nella puntata di Punto DEM, il talk politico della tv del PD, ricorda come la questione richieda un’analisi complessiva e attenta: “non esiste solo la violenza di cui la cronaca parla – afferma – ma esiste anche, quella violenza che si consuma tra le mura domestiche”. “Sono molte, la maggioranza, - continua Franco - le donne che muoiono per mano di un parente, di un familiare. Nelle mura domestiche si esercita la violenza ma resta spesso coperta dal silenzio. E questo non può essere dimenticato pur tenendo a memoria i gravissimi fatti che sono avvenuti a Roma negli ultimi giorni”Il PD chiede quindi un impegno a tutto campo in difesa della donna, un appello che deve essere accolto anche dalla maggioranza. "Contro la violenza sulle donne – continua l’esponente del PD - è necessario che il governo intervenga per promuovere la cultura del rispetto tra i sessi. Proprio il contrario di quello che ha fatto Berlusconi pronunciando quelle frasi indecenti”. "Da oggi è possibile sottoscrivere l'appello del Pd contro la violenza sulle donne, firmato dal segretario Walter Veltroni, sul sito del Partito Democratico - spiega la senatrice - Sono già molte le adesioni di cittadini e cittadine, oltre a quelle del governo ombra, dei parlamentari democratici, di esponenti del mondo della cultura. La violenza contro le donne è un fenomeno sottovalutato, anche dal governo”. Vittoria Franco, nella sua partecipazione a YouDem, spiega anche come sia importante, in questa lotta per promuovere e far consolidare la cultura del rispetto tra i sessi, intervenire sulla sicurezza ma anche sulla prevenzione. “Per questo – afferma la senatrice - chiediamo al ministro dell'interno Maroni di venire subito in Parlamento a riferire sulle misure, anche finanziarie, che il governo deve mettere in campo al più presto per contrastare il fenomeno”. In attesa di un segnale dal governo, i deputati del Partito Democratico hanno già presentato una mozione alla Camera dove si chiede un impegno dell’esecutivo per il finanziamento di un Piano d'azione contro molestie e violenze di genere e dell'Osservatorio pubblico nazionale del monitoraggio statistico sulla violenza alle donne, istituito dalla legge finanziaria per il 2007; l’aumento dei numeri telefonici di pubblica utilità uniti a campagne informative tradotte nelle lingue più diffuse; l’istituzione, mediante urgenti iniziative in sede di Conferenza Stato-regioni, presso i pronto soccorso medici di sportelli per l'accoglienza delle donne maltrattate; corsi formativi per operatori della giustizia, delle forze dell'ordine, dei servizi sociosanitari e campagne di educazione al rispetto della donna, della persona, a partire dalla scuola: estensione della sfera di applicazione del permesso di soggiorno anche alle donne vittime di maltrattamenti o abusi sessuali. Queste sono le prime azioni che il Partito Democratico ha messo in campo contro la violenza sulle donne. Ma non sono le uniche. Nelle prossime settimane inizierà una campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne su tutto il territorio nazionale per contribuire alla prevenzione e per diffondere una nuova cultura del rispetto del corpo femminile
Rispetto
Negli ultimi giorni abbiamo assistito a un crescendo di episodi di violenza contro le donne, dalle atroci aggressioni allo stupro di gruppo, avvenuti soprattutto nella città di Roma.Per questo chiediamo che: - il ministro dell'interno Maroni venga al più presto in Parlamento a riferire sulla grave emergenza della violenza contro le donne e sulle misure, anche finanziarie, che il governo deve mettere in campo al più presto per contrastare il fenomeno e rendere le città più sicure per le donne;- il Parlamento prenda al più presto in esame le proposte del Pd contro la violenza sulle donne, a sostegno dei centri antiviolenza; la legge sullo stalking venga approvata al più presto; il governo metta in campo una campagna antiviolenza la quale informi le donne sulle strutture e i servizi di prevenzione e contrasto e preveda corsi di educazione al rispetto della differenza di genere nelle scuole, per promuovere il rispetto della dignità e dei diritti delle donne.Il Partito Democratico nelle prossime settimane lancerà una campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne su tutto il territorio nazionale per contribuire alla prevenzione e a una cultura del rispetto del corpo femminile.Per aderire all'appello presto sarà online un modulo d'adesione, intanto si può aderire lasciando il proprio nome e cognome in un commento al post su PdNetwork .Il PD, dunque, non chiede al governo l’ennesimo spot, come i tanti che l’esecutivo ha propinato ai cittadini italiani, ma un impegno vero e concreto. Il problema della violenza sulle donne è grave e complesso, e va risolto con determinazione ed efficacia. Vittoria Franco, ministro ombra per le Pari Opportunità, intervenendo nella puntata di Punto DEM, il talk politico della tv del PD, ricorda come la questione richieda un’analisi complessiva e attenta: “non esiste solo la violenza di cui la cronaca parla – afferma – ma esiste anche, quella violenza che si consuma tra le mura domestiche”. “Sono molte, la maggioranza, - continua Franco - le donne che muoiono per mano di un parente, di un familiare. Nelle mura domestiche si esercita la violenza ma resta spesso coperta dal silenzio. E questo non può essere dimenticato pur tenendo a memoria i gravissimi fatti che sono avvenuti a Roma negli ultimi giorni”Il PD chiede quindi un impegno a tutto campo in difesa della donna, un appello che deve essere accolto anche dalla maggioranza. "Contro la violenza sulle donne – continua l’esponente del PD - è necessario che il governo intervenga per promuovere la cultura del rispetto tra i sessi. Proprio il contrario di quello che ha fatto Berlusconi pronunciando quelle frasi indecenti”. "Da oggi è possibile sottoscrivere l'appello del Pd contro la violenza sulle donne, firmato dal segretario Walter Veltroni, sul sito del Partito Democratico - spiega la senatrice - Sono già molte le adesioni di cittadini e cittadine, oltre a quelle del governo ombra, dei parlamentari democratici, di esponenti del mondo della cultura. La violenza contro le donne è un fenomeno sottovalutato, anche dal governo”. Vittoria Franco, nella sua partecipazione a YouDem, spiega anche come sia importante, in questa lotta per promuovere e far consolidare la cultura del rispetto tra i sessi, intervenire sulla sicurezza ma anche sulla prevenzione. “Per questo – afferma la senatrice - chiediamo al ministro dell'interno Maroni di venire subito in Parlamento a riferire sulle misure, anche finanziarie, che il governo deve mettere in campo al più presto per contrastare il fenomeno”. In attesa di un segnale dal governo, i deputati del Partito Democratico hanno già presentato una mozione alla Camera dove si chiede un impegno dell’esecutivo per il finanziamento di un Piano d'azione contro molestie e violenze di genere e dell'Osservatorio pubblico nazionale del monitoraggio statistico sulla violenza alle donne, istituito dalla legge finanziaria per il 2007; l’aumento dei numeri telefonici di pubblica utilità uniti a campagne informative tradotte nelle lingue più diffuse; l’istituzione, mediante urgenti iniziative in sede di Conferenza Stato-regioni, presso i pronto soccorso medici di sportelli per l'accoglienza delle donne maltrattate; corsi formativi per operatori della giustizia, delle forze dell'ordine, dei servizi sociosanitari e campagne di educazione al rispetto della donna, della persona, a partire dalla scuola: estensione della sfera di applicazione del permesso di soggiorno anche alle donne vittime di maltrattamenti o abusi sessuali. Queste sono le prime azioni che il Partito Democratico ha messo in campo contro la violenza sulle donne. Ma non sono le uniche. Nelle prossime settimane inizierà una campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne su tutto il territorio nazionale per contribuire alla prevenzione e per diffondere una nuova cultura del rispetto del corpo femminile
martedì 27 gennaio 2009
UNA MEMORIA PER IL DOMANI
27 gennaio 2009 PRIMO PIANO - Copertina
Una Memoria per il domani
Evitare l’oblio, impedire la negazione della storia e ostacolare l’ingiustificabile capovolgimento della realtà. La Giornata della Memoria che si celebra ogni 27 gennaio, giorno in cui nel 1945 avvenne la liberazione degli ultimi sopravvissuti del campo di concentramento di Auschwitz, è destinata a questo: allontanare il pericolo dell’antisemitismo, scacciare il male che nel terreno putrido dell’intolleranza non smette di ritrovare vigore e forza.I fatti che la cronaca continua ancora a raccontare non lasciano spazio a dubbi. Il pericolo esiste, e non va sottovalutato. Secondo una ricerca condotta dal Cdec (Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano) e pubblicata dal Corriere della Sera mostra un quadro molto complesso e inquietante. “Il 44% della popolazione italiana – afferma la ricerca – mostra pregiudizi o atteggiamenti ostili agli ebrei”. Di questi, ben il 12% sono considerati i “veri antisemiti”. Cifre, queste, che concorrono a giustificare la preoccupazione espressa dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il primo cittadino italiano, intervenuto alle celebrazioni in memoria della Shoah, parla di “virus dell’antisemitismo”. Di un male, cioè, che va curato prima che esploda e che infetti il corpo fragile della società."Proprio in questi momenti - dice Napolitano - deve farsi più forte la vigilanza ed esprimersi più nettamente la reazione contro il riprodursi del virus dell'antisemitismo, contro l'insorgere di nuove speculazioni e aggressive campagne contro gli ebrei e contro lo Stato ebraico". Il Capo dello Stato ricorda, infatti, che la celebrazione del 27 gennaio giunge a pochi giorni dal conflitto nella Striscia di Gaza, "vissuto con angoscia dagli amici del popolo israeliano e del popolo palestinese". Anche per il segretario del PD, Walter Veltroni, la Giornata della Memoria riguarda “qualcosa di molto attuale e per nulla rituale”. “E’ intollerabile rovesciare le stelle di Davide in simboli nazisti, – scrive il leader democratico nel suo intervento su il Riformista – quella stella a sei punte portate sulle divise a brandelli nei campi di concentramento era l’annuncio della morte, non può che essere foriero di incomprensioni e problemi”. “Credo sia questo il senso giusto da fare anche a questa giornata. – continua Veltroni – Il ricordo, la memoria, non è la celebrazione di un passato immobile di una storia immobile e lontana nel tempo. Deve essere un’azione attiva”. Il segretario del PD ha anche partecipato alla cerimonia organizzata a Montecitorio, dove è tornato a parlare della "tragedia" dell'Olocausto e del pericolo di un nuovo antisemitismo. "Nessuno, in nessuna parte del mondo, qualunque divisa o tonaca indossi, tanto più se importante, può arrivare a negare ciò che non può essere negato", tuona il leader PD, "Una tragedia come quella delle Camere a gas, dello sterminio di ebrei, zingari, omossessuali, non può essere negata, nessuno ha diritto di farlo". Eppure, ancora oggi, c'è chi, come nel caso del prelato lefebvriano Williamson che ha messo in dubbio l'esistenza stessa dei forni crematori, continua ad impedire che la memoria porti con sé i semi della verità. ''Il ricordare è un dovere etico, - sottolinea il senatore del PD, Sergio Zavoli - e farne passare il significato di generazione in generazione è una pedagogia paterna, nutrita da un amore fatto di carne e spirito, che scorre lungo le vene di una filiale continuità, prima ancora che sulle pagine dettate dalla storia''. ''Un grande salto generazionale, inedito nella sua irrevocabilità, sta infatti cancellando vita e morte - ha aggiunto - di chi conobbe l'onta del secolo. Oggi il mondo ha una memoria che comincia al di qua di quell'immane peccato. Eppure abbiamo ancora tremendi motivi per dire che la memoria non è una sbiadita coscienza che ha già concluso il suo cammino, ma ciò che tiene in vita proprio quella coscienza; perché il ricordare - ha concluso Zavoli - nel senso che qui oggi intendiamo, è un dovere etico''. Un dovere, dunque, che può e deve trovar sfogo nel riverbero della verità. Quella verità che ancora oggi viene negata da alcuni e oltraggiata da altri. Quella verità destinata a fare da cura al passato e da monito al futuro.
Una Memoria per il domani
Evitare l’oblio, impedire la negazione della storia e ostacolare l’ingiustificabile capovolgimento della realtà. La Giornata della Memoria che si celebra ogni 27 gennaio, giorno in cui nel 1945 avvenne la liberazione degli ultimi sopravvissuti del campo di concentramento di Auschwitz, è destinata a questo: allontanare il pericolo dell’antisemitismo, scacciare il male che nel terreno putrido dell’intolleranza non smette di ritrovare vigore e forza.I fatti che la cronaca continua ancora a raccontare non lasciano spazio a dubbi. Il pericolo esiste, e non va sottovalutato. Secondo una ricerca condotta dal Cdec (Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano) e pubblicata dal Corriere della Sera mostra un quadro molto complesso e inquietante. “Il 44% della popolazione italiana – afferma la ricerca – mostra pregiudizi o atteggiamenti ostili agli ebrei”. Di questi, ben il 12% sono considerati i “veri antisemiti”. Cifre, queste, che concorrono a giustificare la preoccupazione espressa dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il primo cittadino italiano, intervenuto alle celebrazioni in memoria della Shoah, parla di “virus dell’antisemitismo”. Di un male, cioè, che va curato prima che esploda e che infetti il corpo fragile della società."Proprio in questi momenti - dice Napolitano - deve farsi più forte la vigilanza ed esprimersi più nettamente la reazione contro il riprodursi del virus dell'antisemitismo, contro l'insorgere di nuove speculazioni e aggressive campagne contro gli ebrei e contro lo Stato ebraico". Il Capo dello Stato ricorda, infatti, che la celebrazione del 27 gennaio giunge a pochi giorni dal conflitto nella Striscia di Gaza, "vissuto con angoscia dagli amici del popolo israeliano e del popolo palestinese". Anche per il segretario del PD, Walter Veltroni, la Giornata della Memoria riguarda “qualcosa di molto attuale e per nulla rituale”. “E’ intollerabile rovesciare le stelle di Davide in simboli nazisti, – scrive il leader democratico nel suo intervento su il Riformista – quella stella a sei punte portate sulle divise a brandelli nei campi di concentramento era l’annuncio della morte, non può che essere foriero di incomprensioni e problemi”. “Credo sia questo il senso giusto da fare anche a questa giornata. – continua Veltroni – Il ricordo, la memoria, non è la celebrazione di un passato immobile di una storia immobile e lontana nel tempo. Deve essere un’azione attiva”. Il segretario del PD ha anche partecipato alla cerimonia organizzata a Montecitorio, dove è tornato a parlare della "tragedia" dell'Olocausto e del pericolo di un nuovo antisemitismo. "Nessuno, in nessuna parte del mondo, qualunque divisa o tonaca indossi, tanto più se importante, può arrivare a negare ciò che non può essere negato", tuona il leader PD, "Una tragedia come quella delle Camere a gas, dello sterminio di ebrei, zingari, omossessuali, non può essere negata, nessuno ha diritto di farlo". Eppure, ancora oggi, c'è chi, come nel caso del prelato lefebvriano Williamson che ha messo in dubbio l'esistenza stessa dei forni crematori, continua ad impedire che la memoria porti con sé i semi della verità. ''Il ricordare è un dovere etico, - sottolinea il senatore del PD, Sergio Zavoli - e farne passare il significato di generazione in generazione è una pedagogia paterna, nutrita da un amore fatto di carne e spirito, che scorre lungo le vene di una filiale continuità, prima ancora che sulle pagine dettate dalla storia''. ''Un grande salto generazionale, inedito nella sua irrevocabilità, sta infatti cancellando vita e morte - ha aggiunto - di chi conobbe l'onta del secolo. Oggi il mondo ha una memoria che comincia al di qua di quell'immane peccato. Eppure abbiamo ancora tremendi motivi per dire che la memoria non è una sbiadita coscienza che ha già concluso il suo cammino, ma ciò che tiene in vita proprio quella coscienza; perché il ricordare - ha concluso Zavoli - nel senso che qui oggi intendiamo, è un dovere etico''. Un dovere, dunque, che può e deve trovar sfogo nel riverbero della verità. Quella verità che ancora oggi viene negata da alcuni e oltraggiata da altri. Quella verità destinata a fare da cura al passato e da monito al futuro.
lunedì 26 gennaio 2009
FRASI OSCENE
26 gennaio 2009 PRIMO PIANO - Copertina
Frasi oscene
Battute, smentite, insensibilità, irresponsabilità. Sostantivi e avverbi comuni a Berlussconi
Ennesima battuta. Ennesima frase shock che infiamma il dibattito politico: "Dovremmo avere tanti soldati quante sono le belle ragazze italiane, credo che non ce la faremmo mai...". Parole indegne che dimostrano quanto sia scarsa la responsabilità e la sensibilità per le violenze sulle donne da parte di Berlusconi. Ma fa ancora più senso il fatto che queste frasi sembrano cadere nel vuoto e nell'indifferenza della gente comune. Sembra che essere Presidente del Consiglio autorizzi la possibilità di dire qualunque cosa passi per la testa senza alcuna preoccupazione o rispetto per la carica istituzionale.La faccenda è ancora più drammatica se si pensa che anche stavolta il premier ha dovuto rilanciare e ribaltare l'accusa. Benzina sul fuoco: "Lo stupro - ha aggiunto - è un reato indegno, incivile ed esecrabile. Punto e basta. E' un punto fermo, il mio era un complimento alle ragazze italiane che sono alcuni milioni, io penso che in ogni occasione serva sempre il senso della leggerezza e dell'umorismo”. Leggerezza e umorismo?Poi, avendo completamente perso la faccia ha proseguito commentando la concessione degli arresti domiciliari per il violentatore di Capodanno: “lo stupro è un trauma che rimane nella vita e quindi sono in disaccordo totale con il giudice che ha messo fuori il responsabile dell'atto". Per fortuna!Per Walter Veltroni “l’ennesima battuta del presidente del Consiglio di fronte al dramma delle tante donne violentate in questi giorni è una dimostrazione ulteriore di scarsa responsabilità e di scarsa sensibilità per una forma di violenza che segna la vita delle persone che la subiscono”. Quindi interpellato da alcuni giornalisti, il segretario del Partito democratico ha dichiarato che “il Presidente del Consiglio ignora il dramma della violenza sessuale, offende le donne italiane e smentisce se stesso sull’utilità dell’impiego dei militari”. Indignata anche Giovanna Melandri, ministro ombra per le Comunicazioni: "il linguaggio della politica è talvolta ambiguo, frutto di mille mediazioni e, per questo, poco chiaro. E Berlusconi ha da tempo abituato gli italiani alle sue battute. Ma mai come questa volta mi sento da donna, ancor prima che da parlamentare, di dover dire a Berlusconi una cosa chiara: quello che ha detto sugli stupri è profondamente offensivo e inqualificabile, perché il dolore e la sofferenza delle donne non può racchiudersi mai in una battuta così sciatta”.“Tra un'ora potrà smentire, - ha proseguito la Melandri - minimizzare o dire, come fa sempre, che è stato frainteso. Ma personalmente non cambierò mai idea sul fatto che nessun uomo, e men che meno il presidente del Consiglio, possa ironizzare sulle donne e sul dolore e sulla sofferenza prodotti dalla violenza cieca su di esse”. “Ringraziamo il presidente del Consiglio per la sua sincerità e per il sense of humor con cui ci aiuta a stemperare la tensione e la paura. Grazie per aver detto a tutte le donne che se escono da sole, in fondo in fondo, se la cercano. Grazie per aver scherzato sullo stupro, grazie per aver scherzato su di una tragedia che colpisce nella mente e nel corpo le donne che la subiscono” ha commentato Pina Picierno, ministro ombra del PD per le politiche giovanili.“Grazie per essersi rivelato quello che è – ha continuato la Picierno. Grazie per aver rivelato agli italiani che la sua campagna per la sicurezza non era altro che un bluff orchestrato in maniera magistrale. Grazie per aver promesso più sicurezza tagliando i fondi per le forze dell’ordine lasciando il territorio in balia della criminalità. Veramente un bello scherzo. Nel caso di Berlusconi è proprio vero che la miglior battuta è quella non detta. Piuttosto vorrei sapere cosa ne pensano donne come il ministro Gelmini o il ministro Meloni, chissà se anche loro hanno lo stesso spirito umoristico”. “Suscita indignazione la decisione di concedere gli arresti domiciliari al responsabile, reo confesso, dello stupro di una giovane donna a Roma nella notte di Capodanno”. Lo ha dichiarato Vittoria Franco, ministro delle Pari Opportunità del governo ombra del PD. “Se manca la certezza e l’esemplarità della sanzione – ha continua Franco – il rischio è che passi un messaggio di non gravità del reato compiuto. Mai come in casi del genere la certezza della pena – chiunque sia il colpevole, straniero, immigrato o ragazzo di buona famiglia – serve da esempio e contribuisce alla prevenzione. La violenza contro le donne è ormai diventato un fenomeno da combattere con strumenti adeguati. Guai a sottovalutarne la portata, come oggi ha irresponsabilmente fatto il presidente del Consiglio, perché questo costituisce un’offesa alla dignità di chi ha subito la violenza”.
Per Marina Sereni, vicepresidente dei deputati PD, "la violenza sulle donne non può essere oggetto né di campagna elettorale, né tanto meno di polemiche o battutacce oscene. Il Parlamento approvi subito una legge seria sulle molestie persistenti, sullo stalking. Noi del PD siamo impegnati alla Camera, che ne sta discutendo in questi giorni, a far sì che insieme a norme che puniscano penalmente il responsabile del reato, ne vengano approvate altre che insistano sulla prevenzione, sulla formazione del personale medico, di pubblica sicurezza e di assistenti sociali dedicati. Ratificate le norme sulle molestie, mi auguro, non si perda altro tempo e si passi immediatamente all’approvazione di una legge complessiva contro la violenza di genere".
Frasi oscene
Battute, smentite, insensibilità, irresponsabilità. Sostantivi e avverbi comuni a Berlussconi
Ennesima battuta. Ennesima frase shock che infiamma il dibattito politico: "Dovremmo avere tanti soldati quante sono le belle ragazze italiane, credo che non ce la faremmo mai...". Parole indegne che dimostrano quanto sia scarsa la responsabilità e la sensibilità per le violenze sulle donne da parte di Berlusconi. Ma fa ancora più senso il fatto che queste frasi sembrano cadere nel vuoto e nell'indifferenza della gente comune. Sembra che essere Presidente del Consiglio autorizzi la possibilità di dire qualunque cosa passi per la testa senza alcuna preoccupazione o rispetto per la carica istituzionale.La faccenda è ancora più drammatica se si pensa che anche stavolta il premier ha dovuto rilanciare e ribaltare l'accusa. Benzina sul fuoco: "Lo stupro - ha aggiunto - è un reato indegno, incivile ed esecrabile. Punto e basta. E' un punto fermo, il mio era un complimento alle ragazze italiane che sono alcuni milioni, io penso che in ogni occasione serva sempre il senso della leggerezza e dell'umorismo”. Leggerezza e umorismo?Poi, avendo completamente perso la faccia ha proseguito commentando la concessione degli arresti domiciliari per il violentatore di Capodanno: “lo stupro è un trauma che rimane nella vita e quindi sono in disaccordo totale con il giudice che ha messo fuori il responsabile dell'atto". Per fortuna!Per Walter Veltroni “l’ennesima battuta del presidente del Consiglio di fronte al dramma delle tante donne violentate in questi giorni è una dimostrazione ulteriore di scarsa responsabilità e di scarsa sensibilità per una forma di violenza che segna la vita delle persone che la subiscono”. Quindi interpellato da alcuni giornalisti, il segretario del Partito democratico ha dichiarato che “il Presidente del Consiglio ignora il dramma della violenza sessuale, offende le donne italiane e smentisce se stesso sull’utilità dell’impiego dei militari”. Indignata anche Giovanna Melandri, ministro ombra per le Comunicazioni: "il linguaggio della politica è talvolta ambiguo, frutto di mille mediazioni e, per questo, poco chiaro. E Berlusconi ha da tempo abituato gli italiani alle sue battute. Ma mai come questa volta mi sento da donna, ancor prima che da parlamentare, di dover dire a Berlusconi una cosa chiara: quello che ha detto sugli stupri è profondamente offensivo e inqualificabile, perché il dolore e la sofferenza delle donne non può racchiudersi mai in una battuta così sciatta”.“Tra un'ora potrà smentire, - ha proseguito la Melandri - minimizzare o dire, come fa sempre, che è stato frainteso. Ma personalmente non cambierò mai idea sul fatto che nessun uomo, e men che meno il presidente del Consiglio, possa ironizzare sulle donne e sul dolore e sulla sofferenza prodotti dalla violenza cieca su di esse”. “Ringraziamo il presidente del Consiglio per la sua sincerità e per il sense of humor con cui ci aiuta a stemperare la tensione e la paura. Grazie per aver detto a tutte le donne che se escono da sole, in fondo in fondo, se la cercano. Grazie per aver scherzato sullo stupro, grazie per aver scherzato su di una tragedia che colpisce nella mente e nel corpo le donne che la subiscono” ha commentato Pina Picierno, ministro ombra del PD per le politiche giovanili.“Grazie per essersi rivelato quello che è – ha continuato la Picierno. Grazie per aver rivelato agli italiani che la sua campagna per la sicurezza non era altro che un bluff orchestrato in maniera magistrale. Grazie per aver promesso più sicurezza tagliando i fondi per le forze dell’ordine lasciando il territorio in balia della criminalità. Veramente un bello scherzo. Nel caso di Berlusconi è proprio vero che la miglior battuta è quella non detta. Piuttosto vorrei sapere cosa ne pensano donne come il ministro Gelmini o il ministro Meloni, chissà se anche loro hanno lo stesso spirito umoristico”. “Suscita indignazione la decisione di concedere gli arresti domiciliari al responsabile, reo confesso, dello stupro di una giovane donna a Roma nella notte di Capodanno”. Lo ha dichiarato Vittoria Franco, ministro delle Pari Opportunità del governo ombra del PD. “Se manca la certezza e l’esemplarità della sanzione – ha continua Franco – il rischio è che passi un messaggio di non gravità del reato compiuto. Mai come in casi del genere la certezza della pena – chiunque sia il colpevole, straniero, immigrato o ragazzo di buona famiglia – serve da esempio e contribuisce alla prevenzione. La violenza contro le donne è ormai diventato un fenomeno da combattere con strumenti adeguati. Guai a sottovalutarne la portata, come oggi ha irresponsabilmente fatto il presidente del Consiglio, perché questo costituisce un’offesa alla dignità di chi ha subito la violenza”.
Per Marina Sereni, vicepresidente dei deputati PD, "la violenza sulle donne non può essere oggetto né di campagna elettorale, né tanto meno di polemiche o battutacce oscene. Il Parlamento approvi subito una legge seria sulle molestie persistenti, sullo stalking. Noi del PD siamo impegnati alla Camera, che ne sta discutendo in questi giorni, a far sì che insieme a norme che puniscano penalmente il responsabile del reato, ne vengano approvate altre che insistano sulla prevenzione, sulla formazione del personale medico, di pubblica sicurezza e di assistenti sociali dedicati. Ratificate le norme sulle molestie, mi auguro, non si perda altro tempo e si passi immediatamente all’approvazione di una legge complessiva contro la violenza di genere".
TRA LA GENTE PER CAMBIARE
26 gennaio 2009 PRIMO PIANO - Articolo
Tra la gente per cambiare
Walter Veltroni incontra i segretari provinciali e illustra le proposte del Pd. Franceschini: "Non ci sarà un comune nel quale non si terrà un'iniziativa" Una grande giornata di mobilitazione per il lavoro e contro la crisi, l'assemblea degli amministratori locali del Pd e un nuovo giro d'Italia. Sono queste le proposte illustrate dal segretario del Pd Walter Veltroni a margine della riunione con i rappresentanti provinciali del partito. Un'occasione, l'incontro tra il segretario del Pd, Walter Veltroni, il vicesegretario, Dario Franceschini, e i segretari provinciali, di confronto con il territorio, per ascoltare le richieste proveniente dalla realtà locali e illustrare le prossime iniziative del Partito democratico.Per denunciare il totale "disinteresse del governo" e riportare l'attenzione alla gravità della crisi economica, che investe trasversalmente lavoratori, e imprese, famiglie, studenti e pensionati il Pd organizzerà il 14, 15 e16 febbraio, tre giorni di mobilitazione in tutta Italia per illustrare le proprie proposte in materia di crisi economica. "Ci saranno - spiega Franceschini - giornate di mobilitazione in ogni Comune d'Italia, non ci sarà un Comune nel quale non si terrà un'iniziativa sul tema della crisi".In particolare, sabato 14 febbraio tutti i principali dirigenti del partito, i parlamentari, i ministri ombra, gli amministratori e i dirigenti locali parteciperanno a manifestazioni e incontri con le categorie economiche. Nella giornata di domenica saranno invece coinvolti tutti i circoli del Pd che apriranno le loro sedi e daranno vita a iniziative pubbliche sul territorio. Lunedì 16 febbraio, infine, mobilitazione capillare del Pd davanti ai luoghi di lavoro e organizzazione di alcuni eventi di valore simbolico alla presenza dei massimi dirigenti del Pd.Sempre oggi sono state annunciate altre due iniziative, l'assemblea degli amministratori locali del Pd, che si terrà il 7 febbraio a Bologna, e un nuovo giro d'Italia che il segretario del partito effettuerà da qui alle elezioni europee e amministrative. Ecco le date delle tappe:Venerdì 30 gennaio: TORINO Giovedì 5 febbraio: SIENAVenerdì 6 febbraio: PERUGIAMercoledì 11 febbraio: OLBIA, SASSARIGiovedì 12 febbraio: ORISTANO, NUORO, MEDIO, CAMPIDANOvenerdì 13 febbraio: CAGLIARI, CARBONIA, IGLESIAS,OGLIASTRAGiovedì 19 febbraio: PESARO, URBINO Venerdì 20 febbraio: MONZAMercoledì 25 febbraio: POTENZASabato 28 febbraio: BENEVENTO
Tra la gente per cambiare
Walter Veltroni incontra i segretari provinciali e illustra le proposte del Pd. Franceschini: "Non ci sarà un comune nel quale non si terrà un'iniziativa" Una grande giornata di mobilitazione per il lavoro e contro la crisi, l'assemblea degli amministratori locali del Pd e un nuovo giro d'Italia. Sono queste le proposte illustrate dal segretario del Pd Walter Veltroni a margine della riunione con i rappresentanti provinciali del partito. Un'occasione, l'incontro tra il segretario del Pd, Walter Veltroni, il vicesegretario, Dario Franceschini, e i segretari provinciali, di confronto con il territorio, per ascoltare le richieste proveniente dalla realtà locali e illustrare le prossime iniziative del Partito democratico.Per denunciare il totale "disinteresse del governo" e riportare l'attenzione alla gravità della crisi economica, che investe trasversalmente lavoratori, e imprese, famiglie, studenti e pensionati il Pd organizzerà il 14, 15 e16 febbraio, tre giorni di mobilitazione in tutta Italia per illustrare le proprie proposte in materia di crisi economica. "Ci saranno - spiega Franceschini - giornate di mobilitazione in ogni Comune d'Italia, non ci sarà un Comune nel quale non si terrà un'iniziativa sul tema della crisi".In particolare, sabato 14 febbraio tutti i principali dirigenti del partito, i parlamentari, i ministri ombra, gli amministratori e i dirigenti locali parteciperanno a manifestazioni e incontri con le categorie economiche. Nella giornata di domenica saranno invece coinvolti tutti i circoli del Pd che apriranno le loro sedi e daranno vita a iniziative pubbliche sul territorio. Lunedì 16 febbraio, infine, mobilitazione capillare del Pd davanti ai luoghi di lavoro e organizzazione di alcuni eventi di valore simbolico alla presenza dei massimi dirigenti del Pd.Sempre oggi sono state annunciate altre due iniziative, l'assemblea degli amministratori locali del Pd, che si terrà il 7 febbraio a Bologna, e un nuovo giro d'Italia che il segretario del partito effettuerà da qui alle elezioni europee e amministrative. Ecco le date delle tappe:Venerdì 30 gennaio: TORINO Giovedì 5 febbraio: SIENAVenerdì 6 febbraio: PERUGIAMercoledì 11 febbraio: OLBIA, SASSARIGiovedì 12 febbraio: ORISTANO, NUORO, MEDIO, CAMPIDANOvenerdì 13 febbraio: CAGLIARI, CARBONIA, IGLESIAS,OGLIASTRAGiovedì 19 febbraio: PESARO, URBINO Venerdì 20 febbraio: MONZAMercoledì 25 febbraio: POTENZASabato 28 febbraio: BENEVENTO
giovedì 22 gennaio 2009
FEDERALISMO, IL PD SI ASTIENE AL SENATO
21 gennaio 2009 MAGAZINE - Articolo
Federalismo, il PD si astiene al Senato
Veltroni: "Astensione responsabile. Governo chiarisca questione dei conti". La riforma del federalismo fiscale è ormai una necessità. Ma deve essere una riforma condivisa e giusta. Il PD si dichiara disponibile al dialogo per risolvere gli ultimi nodi per la sua realizzazione. Per Walter Veltroni esistono tre condizioni “di contorno” per poter votare il federalismo. La prima, concerne “le risorse, quanto costa questa riforma. Il Ministero non ha ancora detto nulla sulle cifre, e così è solo un contentino. In secondo luogo noi diciamo no al federalismo senza una Camera delle Regioni, e in terzo luogo chiediamo una Carta delle autonomie locali”.“Ora – ha continuato Veltroni - toccherà al gruppo del PD al Senato decidere come votare”. Questo a seguito dell'astensione in sede di commissione dei senatori democratici, motivato, per voce di Anna Finocchiaro, “dalla disponibilità che abbiamo trovato da parte della maggioranza ad accogliere alcune nostre istanze. Ma adesso, ci sono questioni aperte su cui attendiamo risposte. E non sono solo la Camera delle regioni o la Carta delle autonomie locali”. Il capogruppo del PD ha ribadito che la maggioranza deve dare chiarimenti sulla “qualità dei diritti assicurati ai cittadini, che deve essere la stessa su tutto il territorio nazionale dalle Alpi alla Sicilia". E necessario sapere quale sarà il ruolo dei “Comuni, i loro poteri, le loro funzioni. Quindi conoscere quali saranno le strategie per la restituzione dell'Ici che ha impoverito molto i municipi italiani con effetti sulla vita dei cittadini". Infine, ha chiosato la Finocchiaro "vogliamo che la commissione bicamerale che controllerà i decreti legislativi emanati dal governo abbia poteri di controllo ma anche di contrasto". Intervenuto in Aula per la replica del Governo, il ministro Tremonti non ha saputo dare risposte. Per il responsabile del dicastero di Via XX Settembre non si possono quantificare le cifre della riforma. “Le variabili che devono essere conteggiate per formulare il calcolo sono un numero elevatissimo”.Una riforma, quella federalista, che si trova davanti la crisi economica:"Nell'attuazione federalismo terremo conto di questo vincolo esterno, ovvero il contesto di crisi. L'obiettivo del governo è che il federalismo non costituisca un fattore di intensificazione e prolungamento della crisi". Quel che è certo è che l'incertezza regna sovrana. "Siamo in terra incognita, dentro una crisi senza precedenti nella storia recente. E' una novità assoluta e noi facciamo tutto il possibile per affrontarla" assicura il ministro. Le parole di Tremonti, non hanno convincono il Partito Democratico. "Ad oggi ci sono solo chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere poiché non c'è una sola cifra sul tavolo" ha rincarato la dose il sindaco di Venezia Massimo Cacciari. "Le parole di Tremonti, oggi, non hanno risposto alle nostre preoccupazioni" ha ribadito Anna Finocchiaro. "Stamattina il ministro dell'Economia – ha continuato il presidente PD al Senato - la cui presenza e collaborazione rispetto a questo provvedimento chiedevamo ormai da tempo, è venuto a rispondere alla questione centrale che abbiamo posto per misurare il nostro atteggiamento nei confronti del federalismo fiscale: quanto costa al paese, qual è l'impatto finanziario di un provvedimento strutturale di questo genere tra l'altro in un momento di grave crisi economica e finanziaria del Paese? La risposta – ha continuato Anna Finocchiaro - è stata che il costo non è calcolabile adesso, sulla base della legge delega, ma si calcolerà di volta in volta, mano a mano che il governo emanerà i decreti delegati. Questo pone un'altra grande questione: quali saranno i poteri di controllo e di correzione della commissione bicamerale sui decreti delegati? Questa è un'altra questione che è rimasta insoluta anche nelle dichiarazioni del ministro Calderoli di oggi. Il rappresentate del Popolo delle Libertà ha detto che votare per questo provvedimento senza conoscerne i costi, che certo è una circostanza molto importante da approfondire, è un atto di fiducia. Noi invece vogliamo andare con i piedi di piombo perché si tratterebbe un atto di fiducia che comunque coinvolgerebbe migliaia e migliaia di Comuni e soprattutto quei livelli essenziali delle prestazioni nei confronti dei cittadini, che dovrebbero costituire il vantaggio e il valore aggiunto del federalismo fiscale. Un'Italia ad una velocità, con diritti uguali assicurati in tutto il paese sono per noi il primo dei risultati che il federalismo fiscale dovrebbe raggiungere. Non è così e se i costi sono incompatibili con questa assicurazione, io non so dove prendere gli ulteriori elementi di valutazione e di approfondimento di questo provvedimento. Insomma, dare credito all'atto di fiducia del Popolo delle Libertà oggi significa in sostanza non avere nessun numero, nessun dato, nessuna valutazione di impatto sui costi di questo provvedimento. Noi siamo persone serie, abbiamo seguito questo percorso legislativo con molta serietà, mettendo a disposizione la nostra cospicua e interessante produzione di proposte. L'abbiamo fatto ottenendo dei risultati in commissione, ma abbiamo posto alcune questioni sulle quali valuteremo il nostro comportamento. Vediamo adesso il dibattito e i voti in aula cosa ci consegneranno, quale sarà la fisionomia finale di questo federalismo fiscale. Certo, devo dire che questa prima giornata con l'elusione, da parte del ministro Tremonti, del tema che riguarda la commissione parlamentare sui decreti legislativi e i suoi poteri, con questo rinvio ai decreti legislativi per valutare l'impatto economico e finanziario della riforma, cioè i suoi costi, ci tengono in gravissima preoccupazione".Nel pomeriggio di oggi il Partito Democratico decide di astenersi dal voto al Senato sul federalismo. Il segratario Walter Veltroni parla di "decisione giusta, di una forza che ha la responsabilita' di affrontarele grandi sfide e la forza di aver cambiato il testo base, perche'sono passate molte nostre proposte sul federalismo" Il leader PD precisa però che non si tratta di un'astensionismo a priori e che questa posizione vale "solo per la prima lettura, perche' molte cose ci lasciano insoddisfatti del testo, a cominciare dall'assenza di una copertura finanziaria". le prossime posizioni del PD in merito dipenderanno dalle scelte operate dalla maggioranza. Veltroni si aspetta in primo luogo il chiarimanto della "questione dei conti" e aggiunge: "La maggioranza deve sapere che il banco di prova sono queste questioni, alle quali bisogna aggiungere la carta delle autonomie"
Federalismo, il PD si astiene al Senato
Veltroni: "Astensione responsabile. Governo chiarisca questione dei conti". La riforma del federalismo fiscale è ormai una necessità. Ma deve essere una riforma condivisa e giusta. Il PD si dichiara disponibile al dialogo per risolvere gli ultimi nodi per la sua realizzazione. Per Walter Veltroni esistono tre condizioni “di contorno” per poter votare il federalismo. La prima, concerne “le risorse, quanto costa questa riforma. Il Ministero non ha ancora detto nulla sulle cifre, e così è solo un contentino. In secondo luogo noi diciamo no al federalismo senza una Camera delle Regioni, e in terzo luogo chiediamo una Carta delle autonomie locali”.“Ora – ha continuato Veltroni - toccherà al gruppo del PD al Senato decidere come votare”. Questo a seguito dell'astensione in sede di commissione dei senatori democratici, motivato, per voce di Anna Finocchiaro, “dalla disponibilità che abbiamo trovato da parte della maggioranza ad accogliere alcune nostre istanze. Ma adesso, ci sono questioni aperte su cui attendiamo risposte. E non sono solo la Camera delle regioni o la Carta delle autonomie locali”. Il capogruppo del PD ha ribadito che la maggioranza deve dare chiarimenti sulla “qualità dei diritti assicurati ai cittadini, che deve essere la stessa su tutto il territorio nazionale dalle Alpi alla Sicilia". E necessario sapere quale sarà il ruolo dei “Comuni, i loro poteri, le loro funzioni. Quindi conoscere quali saranno le strategie per la restituzione dell'Ici che ha impoverito molto i municipi italiani con effetti sulla vita dei cittadini". Infine, ha chiosato la Finocchiaro "vogliamo che la commissione bicamerale che controllerà i decreti legislativi emanati dal governo abbia poteri di controllo ma anche di contrasto". Intervenuto in Aula per la replica del Governo, il ministro Tremonti non ha saputo dare risposte. Per il responsabile del dicastero di Via XX Settembre non si possono quantificare le cifre della riforma. “Le variabili che devono essere conteggiate per formulare il calcolo sono un numero elevatissimo”.Una riforma, quella federalista, che si trova davanti la crisi economica:"Nell'attuazione federalismo terremo conto di questo vincolo esterno, ovvero il contesto di crisi. L'obiettivo del governo è che il federalismo non costituisca un fattore di intensificazione e prolungamento della crisi". Quel che è certo è che l'incertezza regna sovrana. "Siamo in terra incognita, dentro una crisi senza precedenti nella storia recente. E' una novità assoluta e noi facciamo tutto il possibile per affrontarla" assicura il ministro. Le parole di Tremonti, non hanno convincono il Partito Democratico. "Ad oggi ci sono solo chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere poiché non c'è una sola cifra sul tavolo" ha rincarato la dose il sindaco di Venezia Massimo Cacciari. "Le parole di Tremonti, oggi, non hanno risposto alle nostre preoccupazioni" ha ribadito Anna Finocchiaro. "Stamattina il ministro dell'Economia – ha continuato il presidente PD al Senato - la cui presenza e collaborazione rispetto a questo provvedimento chiedevamo ormai da tempo, è venuto a rispondere alla questione centrale che abbiamo posto per misurare il nostro atteggiamento nei confronti del federalismo fiscale: quanto costa al paese, qual è l'impatto finanziario di un provvedimento strutturale di questo genere tra l'altro in un momento di grave crisi economica e finanziaria del Paese? La risposta – ha continuato Anna Finocchiaro - è stata che il costo non è calcolabile adesso, sulla base della legge delega, ma si calcolerà di volta in volta, mano a mano che il governo emanerà i decreti delegati. Questo pone un'altra grande questione: quali saranno i poteri di controllo e di correzione della commissione bicamerale sui decreti delegati? Questa è un'altra questione che è rimasta insoluta anche nelle dichiarazioni del ministro Calderoli di oggi. Il rappresentate del Popolo delle Libertà ha detto che votare per questo provvedimento senza conoscerne i costi, che certo è una circostanza molto importante da approfondire, è un atto di fiducia. Noi invece vogliamo andare con i piedi di piombo perché si tratterebbe un atto di fiducia che comunque coinvolgerebbe migliaia e migliaia di Comuni e soprattutto quei livelli essenziali delle prestazioni nei confronti dei cittadini, che dovrebbero costituire il vantaggio e il valore aggiunto del federalismo fiscale. Un'Italia ad una velocità, con diritti uguali assicurati in tutto il paese sono per noi il primo dei risultati che il federalismo fiscale dovrebbe raggiungere. Non è così e se i costi sono incompatibili con questa assicurazione, io non so dove prendere gli ulteriori elementi di valutazione e di approfondimento di questo provvedimento. Insomma, dare credito all'atto di fiducia del Popolo delle Libertà oggi significa in sostanza non avere nessun numero, nessun dato, nessuna valutazione di impatto sui costi di questo provvedimento. Noi siamo persone serie, abbiamo seguito questo percorso legislativo con molta serietà, mettendo a disposizione la nostra cospicua e interessante produzione di proposte. L'abbiamo fatto ottenendo dei risultati in commissione, ma abbiamo posto alcune questioni sulle quali valuteremo il nostro comportamento. Vediamo adesso il dibattito e i voti in aula cosa ci consegneranno, quale sarà la fisionomia finale di questo federalismo fiscale. Certo, devo dire che questa prima giornata con l'elusione, da parte del ministro Tremonti, del tema che riguarda la commissione parlamentare sui decreti legislativi e i suoi poteri, con questo rinvio ai decreti legislativi per valutare l'impatto economico e finanziario della riforma, cioè i suoi costi, ci tengono in gravissima preoccupazione".Nel pomeriggio di oggi il Partito Democratico decide di astenersi dal voto al Senato sul federalismo. Il segratario Walter Veltroni parla di "decisione giusta, di una forza che ha la responsabilita' di affrontarele grandi sfide e la forza di aver cambiato il testo base, perche'sono passate molte nostre proposte sul federalismo" Il leader PD precisa però che non si tratta di un'astensionismo a priori e che questa posizione vale "solo per la prima lettura, perche' molte cose ci lasciano insoddisfatti del testo, a cominciare dall'assenza di una copertura finanziaria". le prossime posizioni del PD in merito dipenderanno dalle scelte operate dalla maggioranza. Veltroni si aspetta in primo luogo il chiarimanto della "questione dei conti" e aggiunge: "La maggioranza deve sapere che il banco di prova sono queste questioni, alle quali bisogna aggiungere la carta delle autonomie"
VILLARI, FINE DELLE TRASMISSIONI!!!!!!!!!
22 gennaio 2009 PRIMO PIANO - Articolo
Villari, fine delle trasmissioni
I presidenti di Camera e Senato revocano i componenti della Commissione di Vigilanza Avendo accertato l'assoluta impasse che regna da tempo a Palazzo Macuto e dopo le dimissioni di 37 commissari su 40, i presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani hanno inviato le lettere di revoca a tutti i componenti della Commissione di Vigilanza Rai. Con questa decisione di rigetto, dovrebbe aver fine ad una tra le più infime pantomime degli ultimi mesi: l'elezione di Riccardo Villari a presidente della Commissione parlamentare.A seguito della revoca dei commissari, dopo il voto favorevole delle giunte per il Regolamento di Camera e Senato, la prossima mossa sarà quella di rinnovare interamente la composizione della Commissione a due mesi dall'elezione, a dir poco, non ortodossa.In una nota Fini e Schifani hanno motivato la loro scelta “per risolvere una non più sostenibile situazione di paralisi dell'organo parlamentare. Erano a rischio i valori costituzionali primari come la libertà di manifestazione del pensiero e il pluralismo. È stato preso atto dell'esito infruttuoso di tutti i tentativi posti in essere per giungere a una soluzione politica della vicenda e di aver sottoposto alle due Giunte per il Regolamento la situazione, straordinaria ed eccezionale. Le Giunte hanno deliberato due pareri di analogo contenuto con i quali riconoscono esclusivamente ai presidenti delle Camere il potere di procedere al rinnovo integrale di tale organo, da esercitare tempestivamente". I presidenti hanno comunicato la revoca dai loro incarichi anche agli unici commissari non dimissionari: Marco Beltrandi, Luciano Sardelli e lo stesso Riccardo Villari. Spetterà ai gruppi parlamentari la nuova designazione dei componenti della Commissione.Il prossimo presidente, quasi certamente, sarà Sergio Zavoli, senatore del PD e uomo di grande prestigio. “Ripartiamo dalla convergenza trovata su Sergio Zavoli quale candidato alla presidenza” ha dichiarato Marina Sereni vice capogruppo PD. “Aspettiamo che i presidenti Fini e Schifani valutino i pareri espressi dalle Giunte e prendano insieme una decisione. Siamo impegnati, come Partito Democratico, a eliminare qualsiasi ostacolo perché si arrivi presto a una soluzione che permetta alla Commissione di Vigilanza di cominciare a svolgere le proprie importanti funzioni di garanzia”.Per Giovanna Melandri, ministro delle Comunicazioni del governo ombra, “si sta finalmente mettendo un punto ad una vicenda penosa. Con una nuova commissione di Vigilanza, presieduta dal senatore Zavoli, si potrà ricominciare a lavorare. La priorità è la riforma della Rai, del suo assetto, del suo modello di governo e anche della sua funzione sociale e culturale nell’era digitale.Continuo a ritenere che rinnovare il vertice della più grande impresa culturale del Paese con l’attuale legge sarebbe un grave errore e vorrebbe dire voler del male alla Rai. Nessun servizio pubblico, in Europa, reggerebbe l’urto di un simile modello di governo che legittima l’ingerenza dei partiti limitando, allo stesso tempo, l’efficienza e la capacità strategica dell’Azienda”. E Villari come l'ha presa? “Non so che dire... Non intendo commentare”, sono state le sue prime parole. Ma continua a fare orecchie da mercante convocando la Commissione il prossimo venerdì. Nell'ordine del giorno si legge “comunicazioni del presidente e conseguenti determinazioni”. Qualcuno dovrebbe avvisarlo che la revoca è effettiva. Si spera che non voglia trasformare Palazzo Macuto nella casa degli specchi, piena dei riflessi della sua immagine. Sola
Villari, fine delle trasmissioni
I presidenti di Camera e Senato revocano i componenti della Commissione di Vigilanza Avendo accertato l'assoluta impasse che regna da tempo a Palazzo Macuto e dopo le dimissioni di 37 commissari su 40, i presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani hanno inviato le lettere di revoca a tutti i componenti della Commissione di Vigilanza Rai. Con questa decisione di rigetto, dovrebbe aver fine ad una tra le più infime pantomime degli ultimi mesi: l'elezione di Riccardo Villari a presidente della Commissione parlamentare.A seguito della revoca dei commissari, dopo il voto favorevole delle giunte per il Regolamento di Camera e Senato, la prossima mossa sarà quella di rinnovare interamente la composizione della Commissione a due mesi dall'elezione, a dir poco, non ortodossa.In una nota Fini e Schifani hanno motivato la loro scelta “per risolvere una non più sostenibile situazione di paralisi dell'organo parlamentare. Erano a rischio i valori costituzionali primari come la libertà di manifestazione del pensiero e il pluralismo. È stato preso atto dell'esito infruttuoso di tutti i tentativi posti in essere per giungere a una soluzione politica della vicenda e di aver sottoposto alle due Giunte per il Regolamento la situazione, straordinaria ed eccezionale. Le Giunte hanno deliberato due pareri di analogo contenuto con i quali riconoscono esclusivamente ai presidenti delle Camere il potere di procedere al rinnovo integrale di tale organo, da esercitare tempestivamente". I presidenti hanno comunicato la revoca dai loro incarichi anche agli unici commissari non dimissionari: Marco Beltrandi, Luciano Sardelli e lo stesso Riccardo Villari. Spetterà ai gruppi parlamentari la nuova designazione dei componenti della Commissione.Il prossimo presidente, quasi certamente, sarà Sergio Zavoli, senatore del PD e uomo di grande prestigio. “Ripartiamo dalla convergenza trovata su Sergio Zavoli quale candidato alla presidenza” ha dichiarato Marina Sereni vice capogruppo PD. “Aspettiamo che i presidenti Fini e Schifani valutino i pareri espressi dalle Giunte e prendano insieme una decisione. Siamo impegnati, come Partito Democratico, a eliminare qualsiasi ostacolo perché si arrivi presto a una soluzione che permetta alla Commissione di Vigilanza di cominciare a svolgere le proprie importanti funzioni di garanzia”.Per Giovanna Melandri, ministro delle Comunicazioni del governo ombra, “si sta finalmente mettendo un punto ad una vicenda penosa. Con una nuova commissione di Vigilanza, presieduta dal senatore Zavoli, si potrà ricominciare a lavorare. La priorità è la riforma della Rai, del suo assetto, del suo modello di governo e anche della sua funzione sociale e culturale nell’era digitale.Continuo a ritenere che rinnovare il vertice della più grande impresa culturale del Paese con l’attuale legge sarebbe un grave errore e vorrebbe dire voler del male alla Rai. Nessun servizio pubblico, in Europa, reggerebbe l’urto di un simile modello di governo che legittima l’ingerenza dei partiti limitando, allo stesso tempo, l’efficienza e la capacità strategica dell’Azienda”. E Villari come l'ha presa? “Non so che dire... Non intendo commentare”, sono state le sue prime parole. Ma continua a fare orecchie da mercante convocando la Commissione il prossimo venerdì. Nell'ordine del giorno si legge “comunicazioni del presidente e conseguenti determinazioni”. Qualcuno dovrebbe avvisarlo che la revoca è effettiva. Si spera che non voglia trasformare Palazzo Macuto nella casa degli specchi, piena dei riflessi della sua immagine. Sola
GIUSTIZIA A SERVIZIO
22 gennaio 2009 GOVERNO OMBRA - Copertina
Giustizia a servizio
La giustizia e le intercettazioni sono in cima all’agenda del Partito Democratico. “Questo governo non ha una politica della giustizia, è profondamente diviso e segue solo i voleri del presidente del Consiglio, con qualcuno che ogni tanto tenta di opporsi” afferma Lanfranco Tenaglia, ministri della Giustizia nel governo ombra del PD.Già perchè è senza fine il tango di Berlusconi sulle intercettazioni. Il cavaliere torna sul tema per confondere le acque a chi cerca di farsi un’idea chiara sull’argomento, affermando candidamente di non volere fermare le intercettazioni, ma di volerle soltanto circoscrivere “ai casi di reato già provato, per poter aumentare le prove a carico”. In pratica le intercettazioni non potranno più essere utilizzate per accertare un reato, ma solo per incrementare le accuse a carico dell’imputato. La maggioranza giustifica questa grave limitazione affermando, per bocca del ministro della Difesa,Ignazio La Russa, che essa riguarderà soltanto i “reati bagatellari, di nessuna importanza”. Evidentemente La Russa considera di minore rilevanza reati come sequestro di persona, violenza sessuale, rapina, usura ed estorsione, solo per citarne alcuni. E il dovere di cronaca impone di ricordare che fra i reati non intercettabili sarebbe compreso anche quello di corruzione in atti giudiziari, contestato a Silvio Berlusconi nel’ormai celebre processo Mills, sicuramente una coincidenza.“Venerdì prossimo la montagna di divisioni della maggioranza partorirà il topolino di un provvedimento sulle carceri, – ha aggiunto Tenaglia - l’emergenza carceri c’è ma ci vuole un intervento incisivo, risorse economiche e umane. Se invece si tagliano i fondi, la nomina di un commissario servirà solo come alibi per nascondere il fallimento”. Il ministro ombra si è poi espresso sulla questione intercettazioni: “Si annuncia una virata a 360 gradi sul problema dei reati intercettati, e certamente noi non la consentiremo, ci opporremo ad una virata per fare entrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta . il limite temporale alle intercettazione deve esserci, m,a deve essere logico, 45 giorni sarebbe un danno enorme. Con questo limite – ha concluso- Provenzano sarebbe ancora libero”. E nelle continue smentite della maggioranza, Antonello Soro, capogruppo PD alla Camera, intravede l’ombra dei dissapori da cui essa è pervasa: “Da tre mesi Berlusconi annuncia che nel prossimo Consiglio dei ministri verrà approvata la riforma della giustizia: è evidente che c’è una divisione nella maggioranza e questo ci preoccupa”. Si esprime invece favorevolmente in merito all’apertura del governo che ha accolto le proposte del PD sui reati della Pubblica Amministrazione, “anche se,- conclude- restano molte distanze”.E proprio su queste distanze il Partito democratico darà battaglia all’esecutivo all’interno delle aule parlamentari e della commissione Giustizia, a partire da subito. Sono già stati presentati 70 emendamenti al ddl del governo in materia di intercettazioni, all’interno dei quali, si prevede l’abbassamento della soglia al di sotto della quale le intercettazioni non sarebbero consentite o sarebbero pesantemente limitate. “Gli emendamenti del Pd – spiega Donatella Ferranti- puntano ad ampliare al massimo la categoria dei reati per i quali possono essere richieste e stabiliscono che le intercettazioni, se rilevanti, possano essere utilizzate anche in altri procedimenti penali. Inoltre, se poi risultino comprovate, non potranno essere limitate nel tempo”.Le proposte del Partito democratico, inoltre, tengono conto delle preoccupazioni espresse dal procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, che nel corso di un’audizione parlamentare si era detto contrario all’abrogazione di un articolo del decreto legge 151/91 che consente di usare strumenti più agili ed efficaci per le intercettazioni telefoniche e ambientali quando si tratti di reati di mafia. Il PD chiede che tale articolo resti in vigore. Nel corso della conferenza stampa convocata dal PD in mattinata viene toccato anche un altro tema caldo: la pubblicazione degli atti giudiziari. La posizione del Partito Democratico media tra l’intransigenza del ddl Alfano, che pone il divieto di pubblicare ogni atto d’indagine, anche riassunto, fino al dibattimento, e gli abusi che si sono avuti finora. I democratici propongono di mantenere il divieto ma solo fino alla conclusione delle indagini preliminari. Quando alla fine della conferenza, i giornalisti fanno notare a Tenaglia come in queste ore si stiano diffondendo voci di un’ apertura da parte della maggioranza, spesso seguite da rapide smentite, il ministro ombra tenaglia taglia corto: “Il confronto si deve fare in Parlamento ed è qui che attendiamo le proposte del centrodestra”.
Giustizia a servizio
La giustizia e le intercettazioni sono in cima all’agenda del Partito Democratico. “Questo governo non ha una politica della giustizia, è profondamente diviso e segue solo i voleri del presidente del Consiglio, con qualcuno che ogni tanto tenta di opporsi” afferma Lanfranco Tenaglia, ministri della Giustizia nel governo ombra del PD.Già perchè è senza fine il tango di Berlusconi sulle intercettazioni. Il cavaliere torna sul tema per confondere le acque a chi cerca di farsi un’idea chiara sull’argomento, affermando candidamente di non volere fermare le intercettazioni, ma di volerle soltanto circoscrivere “ai casi di reato già provato, per poter aumentare le prove a carico”. In pratica le intercettazioni non potranno più essere utilizzate per accertare un reato, ma solo per incrementare le accuse a carico dell’imputato. La maggioranza giustifica questa grave limitazione affermando, per bocca del ministro della Difesa,Ignazio La Russa, che essa riguarderà soltanto i “reati bagatellari, di nessuna importanza”. Evidentemente La Russa considera di minore rilevanza reati come sequestro di persona, violenza sessuale, rapina, usura ed estorsione, solo per citarne alcuni. E il dovere di cronaca impone di ricordare che fra i reati non intercettabili sarebbe compreso anche quello di corruzione in atti giudiziari, contestato a Silvio Berlusconi nel’ormai celebre processo Mills, sicuramente una coincidenza.“Venerdì prossimo la montagna di divisioni della maggioranza partorirà il topolino di un provvedimento sulle carceri, – ha aggiunto Tenaglia - l’emergenza carceri c’è ma ci vuole un intervento incisivo, risorse economiche e umane. Se invece si tagliano i fondi, la nomina di un commissario servirà solo come alibi per nascondere il fallimento”. Il ministro ombra si è poi espresso sulla questione intercettazioni: “Si annuncia una virata a 360 gradi sul problema dei reati intercettati, e certamente noi non la consentiremo, ci opporremo ad una virata per fare entrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta . il limite temporale alle intercettazione deve esserci, m,a deve essere logico, 45 giorni sarebbe un danno enorme. Con questo limite – ha concluso- Provenzano sarebbe ancora libero”. E nelle continue smentite della maggioranza, Antonello Soro, capogruppo PD alla Camera, intravede l’ombra dei dissapori da cui essa è pervasa: “Da tre mesi Berlusconi annuncia che nel prossimo Consiglio dei ministri verrà approvata la riforma della giustizia: è evidente che c’è una divisione nella maggioranza e questo ci preoccupa”. Si esprime invece favorevolmente in merito all’apertura del governo che ha accolto le proposte del PD sui reati della Pubblica Amministrazione, “anche se,- conclude- restano molte distanze”.E proprio su queste distanze il Partito democratico darà battaglia all’esecutivo all’interno delle aule parlamentari e della commissione Giustizia, a partire da subito. Sono già stati presentati 70 emendamenti al ddl del governo in materia di intercettazioni, all’interno dei quali, si prevede l’abbassamento della soglia al di sotto della quale le intercettazioni non sarebbero consentite o sarebbero pesantemente limitate. “Gli emendamenti del Pd – spiega Donatella Ferranti- puntano ad ampliare al massimo la categoria dei reati per i quali possono essere richieste e stabiliscono che le intercettazioni, se rilevanti, possano essere utilizzate anche in altri procedimenti penali. Inoltre, se poi risultino comprovate, non potranno essere limitate nel tempo”.Le proposte del Partito democratico, inoltre, tengono conto delle preoccupazioni espresse dal procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, che nel corso di un’audizione parlamentare si era detto contrario all’abrogazione di un articolo del decreto legge 151/91 che consente di usare strumenti più agili ed efficaci per le intercettazioni telefoniche e ambientali quando si tratti di reati di mafia. Il PD chiede che tale articolo resti in vigore. Nel corso della conferenza stampa convocata dal PD in mattinata viene toccato anche un altro tema caldo: la pubblicazione degli atti giudiziari. La posizione del Partito Democratico media tra l’intransigenza del ddl Alfano, che pone il divieto di pubblicare ogni atto d’indagine, anche riassunto, fino al dibattimento, e gli abusi che si sono avuti finora. I democratici propongono di mantenere il divieto ma solo fino alla conclusione delle indagini preliminari. Quando alla fine della conferenza, i giornalisti fanno notare a Tenaglia come in queste ore si stiano diffondendo voci di un’ apertura da parte della maggioranza, spesso seguite da rapide smentite, il ministro ombra tenaglia taglia corto: “Il confronto si deve fare in Parlamento ed è qui che attendiamo le proposte del centrodestra”.
mercoledì 21 gennaio 2009
SU ALITALIA SOLO MENZOGNE...
21 gennaio 2009 PRIMO PIANO - Articolo
Su Alitalia solo menzogne
PD al governo: "L'unica verità è il danno erariale che sarà pagato dai contribuenti" "Quali azioni intende intraprendere il governo per scongiurare sia il danno erariale che il possibile indebito arricchimento dei soci privati che hanno acquisito la compagnia?” Questa la richiesta formulata oggi in aula alla Camera da Andrea Martella, ministro delle Infrastrutture del governo ombra, nel corso del question time a seguito dell’interrogazione presentata dall’on. Linda Lanzillotta sulla vicenda Alitalia e sulle procedure dell’accordo tra Cai ed Air France."La conclusione della vicenda Alitalia si configura come un vero e proprio scandalo nazionale – ha detto ancora Martella, rivolto al governo –, con 4 mld di debiti scaricati sui cittadini e la svendita dell’azienda ad Air France. Un esito che ci consegna una compagnia più piccola, con meno servizi, meno voli, assenza di concorrenza e dunque tariffe più alte e migliaia di posti di lavoro in meno".Al governo ha replicato l’estensore dell’interrogazione Linda Lanzillotta, ministro della Pubblica amministrazione del governo ombra, che si è detta ‘insoddisfattissima’ della risposta del ministro Rotondi."Il governo non ha fatto altro che dire menzogne – ha detto Lanzillotta –. Ha mentito quando, nascondendosi dietro valutatori evidentemente molto poco indipendenti, ha affermato che il prezzo di cessione a Cai era congruo, visto che Air France ha pagato la sua parte addirittura il 14% in più rispetto al prezzo pagato dai soci privati allo Stato italiano. Ha mentito quando ha assicurato che la compagnia sarebbe rimasta italiana, dal momento che Colaninno ha ammesso che tra 4 anni il controllo passerà ad Air France. Hanno mentito Berlusconi e Tremonti quando hanno detto che sarebbero stati protetti i piccoli risparmiatori, dal momento che oggi azioni e obbligazioni sono carta straccia. Ha mentito sulle tariffe, visto che lo stesso ministro Castelli si è detto scandalizzato dal fatto che andare da Roma a Milano nelle ore meno frequentate costi oggi 328 euro"."Quella su Alitalia è stata un’operazione ignobile – ha concluso Lanzillotta nella sua replica – che sarà pagata dai contribuenti, dagli utenti e dai risparmiatori e per la quale ci auguriamo che prima o poi sarete chiamati a pagare anche voi".
Su Alitalia solo menzogne
PD al governo: "L'unica verità è il danno erariale che sarà pagato dai contribuenti" "Quali azioni intende intraprendere il governo per scongiurare sia il danno erariale che il possibile indebito arricchimento dei soci privati che hanno acquisito la compagnia?” Questa la richiesta formulata oggi in aula alla Camera da Andrea Martella, ministro delle Infrastrutture del governo ombra, nel corso del question time a seguito dell’interrogazione presentata dall’on. Linda Lanzillotta sulla vicenda Alitalia e sulle procedure dell’accordo tra Cai ed Air France."La conclusione della vicenda Alitalia si configura come un vero e proprio scandalo nazionale – ha detto ancora Martella, rivolto al governo –, con 4 mld di debiti scaricati sui cittadini e la svendita dell’azienda ad Air France. Un esito che ci consegna una compagnia più piccola, con meno servizi, meno voli, assenza di concorrenza e dunque tariffe più alte e migliaia di posti di lavoro in meno".Al governo ha replicato l’estensore dell’interrogazione Linda Lanzillotta, ministro della Pubblica amministrazione del governo ombra, che si è detta ‘insoddisfattissima’ della risposta del ministro Rotondi."Il governo non ha fatto altro che dire menzogne – ha detto Lanzillotta –. Ha mentito quando, nascondendosi dietro valutatori evidentemente molto poco indipendenti, ha affermato che il prezzo di cessione a Cai era congruo, visto che Air France ha pagato la sua parte addirittura il 14% in più rispetto al prezzo pagato dai soci privati allo Stato italiano. Ha mentito quando ha assicurato che la compagnia sarebbe rimasta italiana, dal momento che Colaninno ha ammesso che tra 4 anni il controllo passerà ad Air France. Hanno mentito Berlusconi e Tremonti quando hanno detto che sarebbero stati protetti i piccoli risparmiatori, dal momento che oggi azioni e obbligazioni sono carta straccia. Ha mentito sulle tariffe, visto che lo stesso ministro Castelli si è detto scandalizzato dal fatto che andare da Roma a Milano nelle ore meno frequentate costi oggi 328 euro"."Quella su Alitalia è stata un’operazione ignobile – ha concluso Lanzillotta nella sua replica – che sarà pagata dai contribuenti, dagli utenti e dai risparmiatori e per la quale ci auguriamo che prima o poi sarete chiamati a pagare anche voi".
martedì 20 gennaio 2009
CRISI: VELTRONI, MOBILITAZIONE IL 13 E 14 FEBBRAIO
20 gennaio 2009 Ufficio stampa - Flash news
CRISI: Veltroni, mobilitazione 13 e 14 febbraio
19.02 - 9colonne"Un presidente del Consiglio che dice che non è unproblema che cali il Pil del 2 per cento, non sa che questo significa posti dilavoro in meno, piccole e medie imprese che chiudono, esercizi commerciali indifficoltà, cioè una parte del paese vero che soffre". Walter Veltroni hacriticato così i commenti del premier Silvio Berlusconi alla notizia del calodel prodotto interno lordo italiano. Parlando con i cronisti a Montecitorio,il leader del Pd ha detto: "Noi ci mobiliteremo per dire al Paese che c'è chisi occupa della crisi". L'iniziativa, decisa oggi dal coordinamento delpartito, si svolgerà il 13 e il 14 febbraio. "Il primo giorno davanti allefabbriche e ai posti di lavoro il giorno successivo con decine dimanifestazioni nei comuni" ha spiegato Veltroni sottolineando che in Italia"un lavoratore su dieci rischia il posto di lavoro" e che i più esposti sonosempre i precari, di cui "due milioni sono a rischio". Nonostante un drammatico scenario di crisi economicofinanziaria internazionale, secondo Veltroni il "governo non ha ancoraprodotto un grande piano per affrontare" la difficile situazione. Conversandocon i giornalisti in Transatlantico, il segretario del Pd ha anche affrontatoi grandi temi all'ordine del giorno dell'agenda politica: riforma dellagiustizia e federalismo fiscale. "Noi abbiamo avuto un atteggiamento di granderesponsabilità sulla questione del federalismo, ma ci sono due o trecondizioni di contorno che sono indissolubilmente legate" ha dichiaratoVeltroni secondo cui è fondamentale "l'indicazione delle risorse finanziare"che servono per realizzare la riforma federalista e che ad oggi, secondoVeltroni, non è ancora arrivata dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti."Non si può fare una legge senza dire quanto costa, non scherziamo. Le cifrefanno la differenza tra una legge e un volantino", ha aggiunto Veltroni. IlPartito Democratico, ha sottolineato ancora il leader del Pd, si opporrà aduna riforma federalista che "non contempli la Camera delle Regioni" e infineha spiegato Veltroni "non si può fare il federalismo senza la Carta delleautonomie locali". Per quanto riguarda la riforma della giustizia, Veltroni hadetto ai cronisti di sperare "che la bozza ricalchi i sei punti illustrati dalpresidente Fini nella lettera al 'Corriere' e che per larga parte coincidevanocon i punti indicati dal Partito democratico. La riforma - ha aggiunto ilsegretario del Pd - potrà essere condivisa se il governo seguirà quellastrada". In caso contrario "ciascuno si regolerà di conseguenza".
CRISI: Veltroni, mobilitazione 13 e 14 febbraio
19.02 - 9colonne"Un presidente del Consiglio che dice che non è unproblema che cali il Pil del 2 per cento, non sa che questo significa posti dilavoro in meno, piccole e medie imprese che chiudono, esercizi commerciali indifficoltà, cioè una parte del paese vero che soffre". Walter Veltroni hacriticato così i commenti del premier Silvio Berlusconi alla notizia del calodel prodotto interno lordo italiano. Parlando con i cronisti a Montecitorio,il leader del Pd ha detto: "Noi ci mobiliteremo per dire al Paese che c'è chisi occupa della crisi". L'iniziativa, decisa oggi dal coordinamento delpartito, si svolgerà il 13 e il 14 febbraio. "Il primo giorno davanti allefabbriche e ai posti di lavoro il giorno successivo con decine dimanifestazioni nei comuni" ha spiegato Veltroni sottolineando che in Italia"un lavoratore su dieci rischia il posto di lavoro" e che i più esposti sonosempre i precari, di cui "due milioni sono a rischio". Nonostante un drammatico scenario di crisi economicofinanziaria internazionale, secondo Veltroni il "governo non ha ancoraprodotto un grande piano per affrontare" la difficile situazione. Conversandocon i giornalisti in Transatlantico, il segretario del Pd ha anche affrontatoi grandi temi all'ordine del giorno dell'agenda politica: riforma dellagiustizia e federalismo fiscale. "Noi abbiamo avuto un atteggiamento di granderesponsabilità sulla questione del federalismo, ma ci sono due o trecondizioni di contorno che sono indissolubilmente legate" ha dichiaratoVeltroni secondo cui è fondamentale "l'indicazione delle risorse finanziare"che servono per realizzare la riforma federalista e che ad oggi, secondoVeltroni, non è ancora arrivata dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti."Non si può fare una legge senza dire quanto costa, non scherziamo. Le cifrefanno la differenza tra una legge e un volantino", ha aggiunto Veltroni. IlPartito Democratico, ha sottolineato ancora il leader del Pd, si opporrà aduna riforma federalista che "non contempli la Camera delle Regioni" e infineha spiegato Veltroni "non si può fare il federalismo senza la Carta delleautonomie locali". Per quanto riguarda la riforma della giustizia, Veltroni hadetto ai cronisti di sperare "che la bozza ricalchi i sei punti illustrati dalpresidente Fini nella lettera al 'Corriere' e che per larga parte coincidevanocon i punti indicati dal Partito democratico. La riforma - ha aggiunto ilsegretario del Pd - potrà essere condivisa se il governo seguirà quellastrada". In caso contrario "ciascuno si regolerà di conseguenza".
VELTRONI A NAPOLI: VOLTIAMO PAGINA. ALLE PROVINCIALI CON LE PRIMARIE.
20 gennaio 2009 PRIMO PIANO - Articolo
"Voltiamo pagina. Alle provinciali con le primarie"
Veltroni all'assemblea napoletana del PD: "Al centro la questione morale" "Tutti insieme siamo chiamati a girare pagina e a ripartire facendolo con la Serenità e la forza di un grande partito che ha di fronte a sé compiti e possibilità immense". napoli, la campania e il mezzogiorno possono e devono girare pagina, puntando su una nuova classe dirigente. lo ha ribadito il segretario del pd, walter Veltroni, durante l'assemblea pubblica del Pd di napoli. anche perché al sud il Pd ha ottenuto successi elettorali di cui essere orgogliosi, ma "Abbiamo avuto un ciclo. queste esperienze di governo - ha aggiunto - ha fatto sperare in un'occasione di riscatto per il sud, non solo napoli, ma poi è arrivata a conclusione qui e in altre regioni del mezzogiorno". Per cui serve una "messa a punto”, dal punto di vista programmatico e da quello delle classi dirigenti."A Napoli, in Campania e in tutto il Mezzogiorno la sfida che dobbiamo ingaggiare è che deve nascere, selezionata democraticamente, una nuova generazione di amministratori e di dirigenti della cosa pubblica che sia l'espressione di un centrosinistra nuovo, unito, sintesi delle culture diverse.Questa è la nostra sfida da fare tutti insieme". E dopo aver ringraziato Gino Nicolais, il dimissionario segretario provinciale, ha annunciato che il candidato per le provinciali di Napoli sarà scelto con le primarie. Dal discorso nella Mostra d'Oltremare, sede dell’assemblea, non sono mancati né l'invito a Bassolino a innovare sulla squadra e sui contenuti né lo stop al correntismo interno, "Basta con gli ex Ds e gli ex Margherita - sbotta tra gli applausi Veltroni - ora ci sono i militanti del Pd, che costituiscono la risorsa per costruire l'alternativa alla destra. Un conto è il pluralismo delle idee, un conto quello delle correnti, che anzi pregiudica l'apertura di un grande dibattito nel partito. Se un cittadino viene ad un circolo - ammonisce Veltroni - nessuno si azzardi a chiedergli 'con chi stai', perché lui questo problema lo ha già risolto stando con il Pd, Noi dobbiamo decidere - scandisce Veltroni - cosa vogliamo fare da grandi: se essere solo quelli che sono contro Berlusconi, oppure riuscire a spostare i consensi, a catturare i voti che erano dall'altra parte. Vogliamo tornare alle coalizioni che vanno da Caruso a Mastella?''. E sul tema delle alleanze non è mancata una critica all'Udc di Pier Ferdinando Casini, "lo rispetto e lo capisco quando va da solo o con altri partiti dell'opposizione. Non capisco quando sta con lo schieramento contro cui si batte in Parlamento: questo avviene in troppi comuni, province e regioni''. Berlusconi, 15 anni di potere e fallimenti. "Nessun politico in Italia ha mai avuto tanto potere come quello di Berlusconi. Governa questo Paese da otto anni e per altri sette è stato a capo dell'opposizione. Ma fa sempre finta di venire da un altro Paese e non accetta di riconoscere che, se il Paese sta così, la gran parte delle responsabilità è in primo luogo sua e della destra, che ha ruolo preminente in questo Paese. Fa pagare un prezzo al Nord dove non ha fatto nulla di quello che si era impegnato a fare e uno al Sud, con il quale ha avuto un atteggiamento negativo perchè si muove in una situazione di totale assenza strategica".Ora serve discutere in parlamento del federalismo e di riforme istituzionali a partire dalla riduzione del numero dei parlamentari da 1.000 a 530. "Solo così svrebbe senso la riforma federalista cui va accompagnato un nuovo meridionalismo''. Veltroni ha definito l'idea di federalismo che ha il centrodestra "un contentino alla Lega sul quale Tremonti non ha messo ancora una lira".Certo se "oggi il governo Berlusconi appare in difficoltà, l'opposizione non è capace di sfruttare la situazione. Sono stati presentati dei sondaggi nei quali si dice che c'è una crisi di consenso da parte di chi governa, ma non c'è ancora la capacità da parte nostra - ha detto - di raccogliere questo disagio e di tradurlo in un consenso".Veltroni ha poi fatto autocritica, "Siamo apparsi troppo chiusi in noi stessi. Ora vanno messi a fuoco gli obiettivi programmatici, con la rimessa al centro della questione morale come punto qualificante dell'azione di governo". Al centro al questione morale. La questione morale non è solo l'onestà richiesta da chi governa, ma anche una certa idea dei rapporti tra partito e società. "I partiti politici si devono fermare a un certo punto perchè c'è la società civile con le sue competenze e la sua autorganizzazione. Fuori i L enuov etecnologie per smaltire i rifiuti. "Non ha senso avere un atteggiamento di ostilità nei confronti delle nuove tecnologie per smaltire i rifiuti. Dobbiamo arrivare a un ciclo di smaltimento dei rifiuti che sia fatto sulla base delle nuove tecnologie che consentano di smaltire i rifiuti producendo energie. Impianti che possono funzionare nel pieno rispetto delle compatibilità ambientali".Poi ha ricordato che proprio a Napoli "è cominciata un'emergenza rifiuti, momento drammatico in cui è stata vissuta anche la campagna elettorale, ma non è una questione che possa essere facilmente attribuita solo alle responsabilità locali".Per il leader del PD c’erano all'interno della coalizione dell'Ulivo, elementi di contraddizione, posizioni "molto diverse, che hanno contribuito a questa difficile situazione. Una delle ragioni per cui decidemmo di andare da soli - ha aggiunto Veltroni - era proprio per non ripetere esperienze di questo tipo".
"Voltiamo pagina. Alle provinciali con le primarie"
Veltroni all'assemblea napoletana del PD: "Al centro la questione morale" "Tutti insieme siamo chiamati a girare pagina e a ripartire facendolo con la Serenità e la forza di un grande partito che ha di fronte a sé compiti e possibilità immense". napoli, la campania e il mezzogiorno possono e devono girare pagina, puntando su una nuova classe dirigente. lo ha ribadito il segretario del pd, walter Veltroni, durante l'assemblea pubblica del Pd di napoli. anche perché al sud il Pd ha ottenuto successi elettorali di cui essere orgogliosi, ma "Abbiamo avuto un ciclo. queste esperienze di governo - ha aggiunto - ha fatto sperare in un'occasione di riscatto per il sud, non solo napoli, ma poi è arrivata a conclusione qui e in altre regioni del mezzogiorno". Per cui serve una "messa a punto”, dal punto di vista programmatico e da quello delle classi dirigenti."A Napoli, in Campania e in tutto il Mezzogiorno la sfida che dobbiamo ingaggiare è che deve nascere, selezionata democraticamente, una nuova generazione di amministratori e di dirigenti della cosa pubblica che sia l'espressione di un centrosinistra nuovo, unito, sintesi delle culture diverse.Questa è la nostra sfida da fare tutti insieme". E dopo aver ringraziato Gino Nicolais, il dimissionario segretario provinciale, ha annunciato che il candidato per le provinciali di Napoli sarà scelto con le primarie. Dal discorso nella Mostra d'Oltremare, sede dell’assemblea, non sono mancati né l'invito a Bassolino a innovare sulla squadra e sui contenuti né lo stop al correntismo interno, "Basta con gli ex Ds e gli ex Margherita - sbotta tra gli applausi Veltroni - ora ci sono i militanti del Pd, che costituiscono la risorsa per costruire l'alternativa alla destra. Un conto è il pluralismo delle idee, un conto quello delle correnti, che anzi pregiudica l'apertura di un grande dibattito nel partito. Se un cittadino viene ad un circolo - ammonisce Veltroni - nessuno si azzardi a chiedergli 'con chi stai', perché lui questo problema lo ha già risolto stando con il Pd, Noi dobbiamo decidere - scandisce Veltroni - cosa vogliamo fare da grandi: se essere solo quelli che sono contro Berlusconi, oppure riuscire a spostare i consensi, a catturare i voti che erano dall'altra parte. Vogliamo tornare alle coalizioni che vanno da Caruso a Mastella?''. E sul tema delle alleanze non è mancata una critica all'Udc di Pier Ferdinando Casini, "lo rispetto e lo capisco quando va da solo o con altri partiti dell'opposizione. Non capisco quando sta con lo schieramento contro cui si batte in Parlamento: questo avviene in troppi comuni, province e regioni''. Berlusconi, 15 anni di potere e fallimenti. "Nessun politico in Italia ha mai avuto tanto potere come quello di Berlusconi. Governa questo Paese da otto anni e per altri sette è stato a capo dell'opposizione. Ma fa sempre finta di venire da un altro Paese e non accetta di riconoscere che, se il Paese sta così, la gran parte delle responsabilità è in primo luogo sua e della destra, che ha ruolo preminente in questo Paese. Fa pagare un prezzo al Nord dove non ha fatto nulla di quello che si era impegnato a fare e uno al Sud, con il quale ha avuto un atteggiamento negativo perchè si muove in una situazione di totale assenza strategica".Ora serve discutere in parlamento del federalismo e di riforme istituzionali a partire dalla riduzione del numero dei parlamentari da 1.000 a 530. "Solo così svrebbe senso la riforma federalista cui va accompagnato un nuovo meridionalismo''. Veltroni ha definito l'idea di federalismo che ha il centrodestra "un contentino alla Lega sul quale Tremonti non ha messo ancora una lira".Certo se "oggi il governo Berlusconi appare in difficoltà, l'opposizione non è capace di sfruttare la situazione. Sono stati presentati dei sondaggi nei quali si dice che c'è una crisi di consenso da parte di chi governa, ma non c'è ancora la capacità da parte nostra - ha detto - di raccogliere questo disagio e di tradurlo in un consenso".Veltroni ha poi fatto autocritica, "Siamo apparsi troppo chiusi in noi stessi. Ora vanno messi a fuoco gli obiettivi programmatici, con la rimessa al centro della questione morale come punto qualificante dell'azione di governo". Al centro al questione morale. La questione morale non è solo l'onestà richiesta da chi governa, ma anche una certa idea dei rapporti tra partito e società. "I partiti politici si devono fermare a un certo punto perchè c'è la società civile con le sue competenze e la sua autorganizzazione. Fuori i L enuov etecnologie per smaltire i rifiuti. "Non ha senso avere un atteggiamento di ostilità nei confronti delle nuove tecnologie per smaltire i rifiuti. Dobbiamo arrivare a un ciclo di smaltimento dei rifiuti che sia fatto sulla base delle nuove tecnologie che consentano di smaltire i rifiuti producendo energie. Impianti che possono funzionare nel pieno rispetto delle compatibilità ambientali".Poi ha ricordato che proprio a Napoli "è cominciata un'emergenza rifiuti, momento drammatico in cui è stata vissuta anche la campagna elettorale, ma non è una questione che possa essere facilmente attribuita solo alle responsabilità locali".Per il leader del PD c’erano all'interno della coalizione dell'Ulivo, elementi di contraddizione, posizioni "molto diverse, che hanno contribuito a questa difficile situazione. Una delle ragioni per cui decidemmo di andare da soli - ha aggiunto Veltroni - era proprio per non ripetere esperienze di questo tipo".
LA SPERANZA, NON LA PAURA
20 gennaio 2009 INTERNAZIONALE - Copertina
La speranza, non la paura
E' un giorno storico. Il mondo si è come fermato per seguire l'insediamento di Barack Obama, che dopo aver prestato giuramento sulla scalinata di Capitol Hill, a Washington, ha tenuto il suo primo discorso da Presidente degli Stati Uniti. Il 20 gennaio 2009 è una data simbolica, una data storica. Perché come ha ricordato lo stesso Obama "60 anni fa un uomo di colore non sarebbe stato neanche servito in un bar". Un discorso breve ma che ha toccato temi come la politica, estera, il valore della responsabilità, la libertà della scienza. Pubblichiamo la traduzione dell’intervento integrale:“Cari concittadini, mi trovo qui oggi con l'umiltà per il compito che è davanti a noi. Ringrazio il presidente Bush per il servizio alla NazioneQuarantaquattro americani a questo punto hanno fatto il giuramento presidenziale. Il compito che mi è stato affidato viene dal sacrificio dei nostri antenati. Il fatto che siamo nel mezzo di una crisi è ben noto, la Nazione è in guerra. I dati della crisi sono ben noti a tutti noi ed è una situazione figlia di avidità e irresponsabilità. Si apre una nuova era di responsabilità. Le sfide che dobbiamo affrontare sono reali, gravi e numerose. E' ora di rialzarsi, di togliersi la polvere di dosso e di darsi da fare abbiamo davanti a noi una nuova era di responsabilità.Oggi si respira un clima di grande sfiducia, come se si fosse il timore strisciante che il declino dell'America sia inevitabile. Sappiate questo Americani, tutti i problemi saranno affrontati. Siamo qui oggi perché abbiamo scelto la speranza sulla paura. Ci siamo riuniti per porre fine alle lamentele meschine e alle false promesse, alle recriminazioni e ai dogmi consumati che per troppo tempo hanno strangolato la nostra politica. Restiamo una nazione giovane. Ma è il momento di mettere da parte le cose infantili. Bisogna rimboccarsi le maniche per ricostruire l'America, perché dovunque guardiamo c'è lavoro da fare. A partire da oggi dobbiamo rimetterci in moto per rifare l'America. Oggi io vi dico che le sfide che abbiamo dinanzi sono reali: che sono serie e che sono tante. Non le affronteremo facilmente né in breve tempo. Ma sappiate questo: America, queste sfide le affronteremo. Abbiamo dei doveri nei confronti di noi stessi, della nostra nazione e del mondo intero. Nulla ci definisce meglio come americani della nostra determinazione nell'affrontare i nostri compiti. Un giorno si dovrà dire di noi che quando siamo stati messi alla prova, ci siamo rifiutati di darci per vinti.Per la nostra economia servono decisioni coraggiose e rapide e siamo pronti a prenderle. Creeremo infrastrutture, ammoderneremo le reti elettriche e investiremo sulle energie alternative. Useremo le nuove tecnologie, creeremo posti di lavoro. Gli Stati Uniti combatteranno lo spettro del surriscaldamento del pianeta e ridaranno alla scienza la sua giusta collocazione. Ci sono alcuni che mettono in dubbio la portata delle nostre ambizioni. Hanno la memoria corta, perché hanno dimenticato ciò che ha già fatto questo Paese. Per la sicurezza respingiamo la falsa alternativa tra ideali e sicurezza. I nostri padri hanno steso una carta con i diritti per tutti. Siamo i guardiani di questa eredità, ci faremo guidare dai principi dei padri per affrontare le minacce cui andiamo incontro. L'America è un Paese amico di ogni nazione, ogni uomo, donna, bambino che cerchi un futuro di pace e dignità. Siamo pronti a guidare il mondo di nuovo. Cominceremo a lasciare in modo responsabile l’Iraq alla sua gente e a forgiare una pace difficile da ottenere in Afghanistan.Siamo più uniti che prima, più forti di prima per affrontare e battere il terrorismo. A tutti coloro che perseguono i propri scopi con il terrore e l'assassinio degli innocenti possiamo dire...non sopravvivrete, non durerete più a lungo, noi vi sconfiggeremo. Al mondo musulmano: cerchiamo un modo nuovo per andare avanti basato sul rispetto reciproco e sul reciproco interesse. Ai leader che cercano di dare le colpe all'Occidente, sappiate che il vostro popolo vi giudicherà per quello che farete. Anche se mostrerete il pugno, noi vi tenderemo la mano. Ai popoli delle nazioni povere: c'impegniamo a lavorare con voi per dar da mangiare a tutti. E alle altre nazioni che vivono a un alto livello di benessere diciamo che non possiamo più permetterci di vedere questa povertà. Il mondo è cambiato e noi dobbiamo cambiare con lui.Sessant'anni fa un nero non sarebbe stato servito in un bar. Oggi può pronunciare il discorso più solenne. Dio benedica gli Stati Uniti d'America”.
Barack Obama
La speranza, non la paura
E' un giorno storico. Il mondo si è come fermato per seguire l'insediamento di Barack Obama, che dopo aver prestato giuramento sulla scalinata di Capitol Hill, a Washington, ha tenuto il suo primo discorso da Presidente degli Stati Uniti. Il 20 gennaio 2009 è una data simbolica, una data storica. Perché come ha ricordato lo stesso Obama "60 anni fa un uomo di colore non sarebbe stato neanche servito in un bar". Un discorso breve ma che ha toccato temi come la politica, estera, il valore della responsabilità, la libertà della scienza. Pubblichiamo la traduzione dell’intervento integrale:“Cari concittadini, mi trovo qui oggi con l'umiltà per il compito che è davanti a noi. Ringrazio il presidente Bush per il servizio alla NazioneQuarantaquattro americani a questo punto hanno fatto il giuramento presidenziale. Il compito che mi è stato affidato viene dal sacrificio dei nostri antenati. Il fatto che siamo nel mezzo di una crisi è ben noto, la Nazione è in guerra. I dati della crisi sono ben noti a tutti noi ed è una situazione figlia di avidità e irresponsabilità. Si apre una nuova era di responsabilità. Le sfide che dobbiamo affrontare sono reali, gravi e numerose. E' ora di rialzarsi, di togliersi la polvere di dosso e di darsi da fare abbiamo davanti a noi una nuova era di responsabilità.Oggi si respira un clima di grande sfiducia, come se si fosse il timore strisciante che il declino dell'America sia inevitabile. Sappiate questo Americani, tutti i problemi saranno affrontati. Siamo qui oggi perché abbiamo scelto la speranza sulla paura. Ci siamo riuniti per porre fine alle lamentele meschine e alle false promesse, alle recriminazioni e ai dogmi consumati che per troppo tempo hanno strangolato la nostra politica. Restiamo una nazione giovane. Ma è il momento di mettere da parte le cose infantili. Bisogna rimboccarsi le maniche per ricostruire l'America, perché dovunque guardiamo c'è lavoro da fare. A partire da oggi dobbiamo rimetterci in moto per rifare l'America. Oggi io vi dico che le sfide che abbiamo dinanzi sono reali: che sono serie e che sono tante. Non le affronteremo facilmente né in breve tempo. Ma sappiate questo: America, queste sfide le affronteremo. Abbiamo dei doveri nei confronti di noi stessi, della nostra nazione e del mondo intero. Nulla ci definisce meglio come americani della nostra determinazione nell'affrontare i nostri compiti. Un giorno si dovrà dire di noi che quando siamo stati messi alla prova, ci siamo rifiutati di darci per vinti.Per la nostra economia servono decisioni coraggiose e rapide e siamo pronti a prenderle. Creeremo infrastrutture, ammoderneremo le reti elettriche e investiremo sulle energie alternative. Useremo le nuove tecnologie, creeremo posti di lavoro. Gli Stati Uniti combatteranno lo spettro del surriscaldamento del pianeta e ridaranno alla scienza la sua giusta collocazione. Ci sono alcuni che mettono in dubbio la portata delle nostre ambizioni. Hanno la memoria corta, perché hanno dimenticato ciò che ha già fatto questo Paese. Per la sicurezza respingiamo la falsa alternativa tra ideali e sicurezza. I nostri padri hanno steso una carta con i diritti per tutti. Siamo i guardiani di questa eredità, ci faremo guidare dai principi dei padri per affrontare le minacce cui andiamo incontro. L'America è un Paese amico di ogni nazione, ogni uomo, donna, bambino che cerchi un futuro di pace e dignità. Siamo pronti a guidare il mondo di nuovo. Cominceremo a lasciare in modo responsabile l’Iraq alla sua gente e a forgiare una pace difficile da ottenere in Afghanistan.Siamo più uniti che prima, più forti di prima per affrontare e battere il terrorismo. A tutti coloro che perseguono i propri scopi con il terrore e l'assassinio degli innocenti possiamo dire...non sopravvivrete, non durerete più a lungo, noi vi sconfiggeremo. Al mondo musulmano: cerchiamo un modo nuovo per andare avanti basato sul rispetto reciproco e sul reciproco interesse. Ai leader che cercano di dare le colpe all'Occidente, sappiate che il vostro popolo vi giudicherà per quello che farete. Anche se mostrerete il pugno, noi vi tenderemo la mano. Ai popoli delle nazioni povere: c'impegniamo a lavorare con voi per dar da mangiare a tutti. E alle altre nazioni che vivono a un alto livello di benessere diciamo che non possiamo più permetterci di vedere questa povertà. Il mondo è cambiato e noi dobbiamo cambiare con lui.Sessant'anni fa un nero non sarebbe stato servito in un bar. Oggi può pronunciare il discorso più solenne. Dio benedica gli Stati Uniti d'America”.
Barack Obama
lunedì 19 gennaio 2009
VELTRONI: BASTA CORRENTI NEL PD
19 gennaio 2009 Ufficio stampa - Flash news
Pd/ Veltroni: Basta ex Ds ed ex Dl, no a strutturazione correnti
22.20 - ApcomPregiudicano l'apertura di un grande dibattito democraticoIl pluralismo all'interno di un partito è "fisiologico", ma non lo è una "rigida strutturazione verticale delle correnti". Lo ha detto il leader del Pd, Walter Veltroni, nel corso del suo intervento all'assemblea pubblica del partito a Napoli."Il pluralismo all'interno di un partito è fisiologico, è naturale ed è bene che ci sia - ha spiegato - ma una cosa è il pluralismo delle idee, una cosa è una strutturazione verticale delle correnti rigida, persino ossessiva, che finiscono con l'essere argomento che pregiudica la ricchezza e l'apertura di un grande dibattito democratico".Per Veltroni il Partito democratico deve "essere aperto" e dice "basta con gli ex Ds e gli ex Margherita". Una cosa che è "durata anche troppo. Non ci sono ex Ds ed ex Margherita. Ognuno ha la sua storia - ha proseguito - ma ora ci sono i militanti del Partito democratico che sono la risorsa sulla quale si vuole investire"."Se un cittadino si presenta a un circolo - ha concluso - nessuno si azzardi a chiedergli con chi sta, perché lui il problema l'ha già risolto stando con il Pd".
Pd/ Veltroni: Basta ex Ds ed ex Dl, no a strutturazione correnti
22.20 - ApcomPregiudicano l'apertura di un grande dibattito democraticoIl pluralismo all'interno di un partito è "fisiologico", ma non lo è una "rigida strutturazione verticale delle correnti". Lo ha detto il leader del Pd, Walter Veltroni, nel corso del suo intervento all'assemblea pubblica del partito a Napoli."Il pluralismo all'interno di un partito è fisiologico, è naturale ed è bene che ci sia - ha spiegato - ma una cosa è il pluralismo delle idee, una cosa è una strutturazione verticale delle correnti rigida, persino ossessiva, che finiscono con l'essere argomento che pregiudica la ricchezza e l'apertura di un grande dibattito democratico".Per Veltroni il Partito democratico deve "essere aperto" e dice "basta con gli ex Ds e gli ex Margherita". Una cosa che è "durata anche troppo. Non ci sono ex Ds ed ex Margherita. Ognuno ha la sua storia - ha proseguito - ma ora ci sono i militanti del Partito democratico che sono la risorsa sulla quale si vuole investire"."Se un cittadino si presenta a un circolo - ha concluso - nessuno si azzardi a chiedergli con chi sta, perché lui il problema l'ha già risolto stando con il Pd".
GOVERNO/VELTRONI: NESSUN POLITICO TANTO AL POTERE COME BERLUSCONI
19 gennaio 2009 Ufficio stampa - Flash news
Governo/ Veltroni:Nessun politico tanto al potere come Berlusconi
22.08 - ApcomSe Paese sta così è gran parte per sua responsabilitàNessun politico in Italia ha mai avuto "tanto potere" come quello di Berlusconi. Lo ha detto il leader del Pd Walter Veltroni intervenendo a Napoli all'assemblea pubblica del suo partito.Riferendosi ai fallimenti e ai mancati obiettivi non raggiunti dall'Italia Veltroni ha detto: "Berlusconi governa questo Paese da otto anni e per altri sette è stato a capo dell'opposizione.Non c'è stato uomo politico che abbia nella storia d'Italia tanto potere come quello di Berlusconi che - ha aggiunto - fa sempre finta di venire da un altro Paese e non accetta di riconoscere che, se il Paese sta così, la gran parte delle responsabilità è in primo luogo sua e della destra, che ha ruolo preminente in questo Paese".
Governo/ Veltroni:Nessun politico tanto al potere come Berlusconi
22.08 - ApcomSe Paese sta così è gran parte per sua responsabilitàNessun politico in Italia ha mai avuto "tanto potere" come quello di Berlusconi. Lo ha detto il leader del Pd Walter Veltroni intervenendo a Napoli all'assemblea pubblica del suo partito.Riferendosi ai fallimenti e ai mancati obiettivi non raggiunti dall'Italia Veltroni ha detto: "Berlusconi governa questo Paese da otto anni e per altri sette è stato a capo dell'opposizione.Non c'è stato uomo politico che abbia nella storia d'Italia tanto potere come quello di Berlusconi che - ha aggiunto - fa sempre finta di venire da un altro Paese e non accetta di riconoscere che, se il Paese sta così, la gran parte delle responsabilità è in primo luogo sua e della destra, che ha ruolo preminente in questo Paese".
VELTRONI: C'E' TOTALE ASSENZA GUIDA POLITICA NEL CENTRODESTRA
19 gennaio 2009 Ufficio stampa - Flash news
Apc-*Pil/ Veltroni: C'e'totale assenza guida politica da centrodestra
20.24 - ApcomGoverno ha sottovalutato completamente la crisiIn Italia esiste una "totale assenza" di una guida politica da parte del governo. Così il segretario del Pd Walter Veltroni, durante l'assemblea pubblica del suo partito a Napoli, riferendosi allo sforamento del deficit pubblico dichiarato oggi dall'Unione europea. In Italia, per Veltroni, esiste "la totale assenza di una guida politica da parte del centrodestra". Il governo, attacca, ha "sforato i conti pubblici non perchè ha sfornato un piano per affrontare la crisi, ma per assenza di guida politica". Per il segretario del Partito democratico il premier ha "sottovalutato completamente la crisi" dichiarando in più occasioni che questa non avrebbe "avuto ripercussioni sul nostro Paese".
Apc-*Pil/ Veltroni: C'e'totale assenza guida politica da centrodestra
20.24 - ApcomGoverno ha sottovalutato completamente la crisiIn Italia esiste una "totale assenza" di una guida politica da parte del governo. Così il segretario del Pd Walter Veltroni, durante l'assemblea pubblica del suo partito a Napoli, riferendosi allo sforamento del deficit pubblico dichiarato oggi dall'Unione europea. In Italia, per Veltroni, esiste "la totale assenza di una guida politica da parte del centrodestra". Il governo, attacca, ha "sforato i conti pubblici non perchè ha sfornato un piano per affrontare la crisi, ma per assenza di guida politica". Per il segretario del Partito democratico il premier ha "sottovalutato completamente la crisi" dichiarando in più occasioni che questa non avrebbe "avuto ripercussioni sul nostro Paese".
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