8 gennaio 2009 PRIMO PIANO - Articolo
Università, è legge il decreto che scontenta tutti
Picierno: "decreto università è un prodotto mediocre" Contro tutto e tutti! Questa mattina, il decreto legge n° 180 è stato convertito in legge. Un risultato che la maggioranza ha ottenuto, facendo orecchie da mercante e ignorando le richieste, non solo dell’opposizione, ma anche e soprattutto quelle di coloro che vivono l’università: studenti e docenti.Già nella giornata di ieri erano apparse chiaramente le intenzioni dell’esecutivo. Quando le cose si mettono male, bisogna avere fiducia! Perciò il governo ha chiesto l’ennesimo voto di fiducia alla Camera dei Deputati. In aula ha fatto la sua comparsa anche il presidente del Consiglio, evidentemente deciso a ricordare ai suoi, con la sua presenza, come bisognasse votare…Intanto, dentro e fuori dall’aula, le proteste e i dissensi si sprecano, e contro l’ “avanti tutta” del governo si sollevano le voci più diverse.Primi fra tutti gli studenti universitari. “Criminale è chi distrugge l’università” è lo slogan che campeggia sullo striscione degli studenti dell’Università “La sapienza” di Roma, riuniti in occasione del presidio “democratico” di fronte a Montecitorio. Sfilano in via del Corso, la “Roma delle vetrine”, distribuiscono volantini, ribadiscono il loro no a questa legge e ricordano che “in tempi di saldi l’università non è in vendita”. Non viene risparmiato neanche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno che nei giorni passati aveva accusato gli studenti di tenere in ostaggio l’ateneo.Al coro dell’ “Onda”, si uniscono i docenti universitari, che dopo essere scesi nelle piazze con gli studenti, gridano il loro no al decreto Gelmini in un j’accuse, intitolato “Manifesto per l’università pubblica”. Il libro, scritto da quattro docenti appartenenti a diversi atenei e facoltà, denuncia un malcontento inascoltato. "Da tempo voci isolate o minoranze combattive - si legge nellapresentazione del libro edito da DeriveApprodi – hanno manifestato il proprio dissenso e avanzato proposte. Oggi però si tratta di una lotta per la sopravvivenza: la riduzione dei fondi, le misure che rendono pressochè impossibile l'inserimento dei giovani studiosi nel sistema di ricerca, la privatizzazione delle università sono le armi di un'eutanasia annunciata". Contro le misure adottate dal governo Berlusconi in materia di università, “il mondo universitario si ribella. Dopo anni di torpore e silenzio gli studenti hanno ritrovato la voglia e la forza di manifestare. Queste le ragioni che hanno spinto alcuni docenti a riflettere sul presente, ma anche rivendicare un possibile futuroper l'università pubblica e il sapere critico"Disapprovazione arriva anche dalla Flc Cgil che, mediante il suo segretario generale Domenico Pantaleo, afferma: “Il governo ha posto il voto di fiducia, svuotando del tutto di significato la discussione svolta alla camera e gli emendamenti presentati. Si ripropone esattamente quanto è accaduto per i precedenti interventi legislativi: l’espropriazione, oltre che del confronto con i soggetti rappresentativi interessati, e l’approvazione di misure unilaterali del governo”. “Il blocco totale del reclutamento per tutti gli atenei che superano il 90% alle spese di personale – prosegue Pantaleo – rappresenta un vincolo che, a partire dall’anno prossimo, produrrà la desertificazione nella maggior parte degli atenei.Il Partito Democratico si è espresso duramente nei confronti del governo e della nuova legge.Immediato il commento di Mariapia Garavaglia, ministro ombra dell'Università nel governo ombra del PD: "L'università italiana soffre di una crisi che non sarà certo il provvedimento approvato oggi, con le sue misure insufficienti e in alcuni casi anche peggiorative, a riportare ad una situazione di normalità gli atenei. Serve invece una rapida azione in profondità che nessun decreto è ingrado di garantire. Il ministro Gelmini, prima della pausa natalizia, aveva annunciato la presentazione nel più breve tempo possibile di un disegno di legge organico sull'università. Speriamo che a questo impegno seguano i fatti. Di fronte a un'iniziativa che restituisca al Parlamento la centralità che la Costituzione gli garantisce, il Partito Democratico è pronto aconfrontarsi con la maggioranza, non certo per un desiderio d'intesa, ma per la salvaguardia di un settore fondamentale per il futuro del Paese e delle sue generazioni più giovani”.Chiaramente insoddisfatta anche Pina Picierno, ministro delle Politiche Giovanili nel governo ombra del PD: "Il decreto università è un prodotto mediocre, elevato a rango di riforma da una accurata campagna mediatica del governo. Si fa un po' di maquillage ma non si affrontano i problemi strutturali. Il nuovo testo fallisce nelle finalità principali: non razionalizza le risorse, non diminuisce il potere dei baroni, non migliora la capacità produttiva degli studenti e soprattuttonon opera in una dimensione di lungo periodo. Ancora un volta vi è una preoccupante assenza di regia: il grande assente è una visione organica della funzione dell'Università rispetto agli obiettivi strategici del Paese.Più ironico il senatore del PD Antonio Rusconi che, rispondendo all’on Italo Bocchino del Pdl, che si detto meravigliato per il voto contrario del Partito Democratico: "Perché tanta meraviglia? Vogliamo rammentare che la nostra non è una opposizione pregiudiziale, tant'è vero che apprezziamo il fatto che il Ministro Gelmini abbia voluto, per esempio, recuperare il ruolo degli istituti tecnici nella scuola superiore". "Peccato però - ha poi aggiunto il senatore del Pd - che qualcuno pensi ancora che l'università italiana possa avere un futuro decente tagliando, a partire dal 2010, i trasferimenti del 25 per cento". E ancora: "Come potranno essere premiate le università virtuose con un miliardo e mezzo di euro in meno?". "Vorremmo - conclude Rusconi - che qualcuno ci convincesse di questo".Dalla parte dell’università anche la vicepresidente dei deputati PD, Marina Sereni, che ha commentato la conversione del decreto in legge dicendo: “L'Università italiana va cambiata, ma per affermare questa necessità non c'era e non c'è nessun bisogno di una campagna denigratoria sugli atenei italiani. In queste settimane invece, per contrastare una pacifica e razionale protesta di studenti e docenti contro un taglio insostenibile alle risorse da destinare alle università, si è alimentata una vera e propria campagna contro le università del nostro paese, facendo di tutta l'erba un fascio, dipingendole tutte come sprecone, corrotte, incapaci di formare e fare ricerca". La Sereni ha inoltre ricordato che con 25 decreti legge e 8 voti di fiducia, il governo sta sminuendo e squalificando il lavoro del Parlamento.Conclude Manuela Ghizzoni, capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, sottolineando che “i dati Eurostat mostrano che l'intero sistema dell'istruzione pubblicaitaliana, dalla scuola elementare all'università, è fortementesottofinanziato e smentiscono completamente l'impostazione del MinistroGelmini secondo cui l'Italia è tra i paesi europei più virtuosi". Secondo la Ghizzoni qualsiasi intervento sull’università, non può prescindere da un potenziamento dei fondi, al contrario della nuova legge che prevede tagli consistenti.
giovedì 8 gennaio 2009
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