mercoledì 28 gennaio 2009

EMERGENZA SANITA': NEL 2010 SPESA SCOPERTA DI 10 MILIARDI DI EURO

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Emergenza sanità: nel 2010 spesa scoperta di 10 miliardi
Tagli agli ospedali pubblici: meno posti letto e più diseguaglianze tra Nord e Sud. Lo Stato si dimentica dei suoi cittadini. Almeno di quelli che una clinica privata non possono proprio permettersela. Nel 2010, infatti, le Regioni saranno costrette a tagliare ospedali pubblici e posti letti. Il perché? Semplice: i fondi stanziati dal governo non saranno sufficienti a pagare i 10 miliardi "scoperti" necessari alla spesa sanitaria.E' questo il quadro che emerge dal rapporto 'Sanità 2008' curato dal Ceis (Centre for economic and international studies) dell'università Tor Vergata di Roma presentato oggi in una sala del Senato. Lo scenario descritto dallo studio è allarmante: sono circa un milione e 200mila le famiglie che si sono impoverite nel 2006 a causa di spese sanitarie impreviste, la maggior parte delle quali, circa 861mila, hanno ammesso di aver dovuto affrontare "spese catastrofiche". Una situazione di fronte alla quale il ministero del Welfare tenta una razionalizzazione dell'offerta sanitaria cercando di "liberare risorse - spiega il titolare del dicastero, Maurizio Sacconi - per destinarle ai servizi", riducendo il numero di ospedali e puntando su poche grandi strutture specializzate. Una scelta però bocciata dal rapporto Ceis. Ospedali e posti letto, infatti, sono necessari in quanto la domanda c’è ed è confermata dai dati resi noti: mentre cala l'offerta pubblica, aumenta quella privata.Tra il 2000 e il 2006 il numero degli ospedali pubblici in Italia è diminuito del 16,7% mentre, nello stesso periodo, quello delle strutture private accreditate è aumentato del 5%. Allo stesso tempo il numero di posti letto disponibili nelle strutture statali è calato del 13,6%, mentre in quelle accreditate, al contrario, è aumentato del 2,6%. Ormai, scrive il Cei, solo il 54% delle strutture sanitarie è di proprietà pubblica. E' vero che sono mediamente più grandi e ancora garantiscono l'80% dei posti letto. Ma si tratta di una percentuale che, secondo le proiezioni, è destinata a diminuire.Nel 2006, precisa il Ceis, il numero di posti letto complessivi, tra pubblico e privato, è pari a 4,5 ogni mille abitanti (in calo del 10,8% rispetto al 2000): di questi, 3,9 sono destinati al ricovero per acuti e 0,6 ai lungo-degenti, un livello al di sotto di quanto prescritto dalla legge, che prevede almeno un posto disponibile ogni mille abitanti. Solo il Lazio e la Provincia di Trento risultano in regola; per tutti gli altri la disponibilità è insufficiente. Tra il 2000 e il 2006 il numero degli ospedali è calato complessivamente del 7,9%. Primi nella classifica dei tagli il Veneto, che tra il 2000 e il 2005 ha sforbiciato il numero di strutture del 42% e quello dei posti letto del 15%, e il Friuli Venezia Giulia con, rispettivamente, -8% e -21%. In controtendenza il Molise con +22% delle strutture e +16% dei posti."I dati del Ceis – ha criticato il senatore Lionello Cosentino, responsabile Sanità nel governo ombra del Pd, commentando i dati del rapporto - purtroppo non sono una novità. La spesa cresce e il Governo annuncia tagli. Eppure le diseguaglianze nella salute e nelle cure sono già grandi nel Paese, fin troppo grandi"."Ciò che occorre - prosegue Cosentino - è aiutare le Regioni, soprattutto al Sud, a fare e a fare bene: controllare la spesa, la sua efficienza, i suoi risultati. Il piano nazionale, promesso per settembre con il Libro bianco sul Welfare dal ministro Sacconi, ancora non si vede".Secondo l'esponente democratico "sarebbe necessario definire le priorità e gli obiettivi di salute, coordinare le politiche delle Regioni in difficoltà, fare gioco di squadra. Ma il governo - conclude Cosentino - annuncia solo tagli. Non è la strada giusta".

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